giovedì 29 novembre 2007

Che Di...ni ce la mandi buona

29 novembre 2007

Sembra che sia stata posta la fiducia alla finanziaria nel momento di maggior criticità; l’approvazione del welfare. Dini ha vinto, dice lui, contro gli odiati nemici di sinistra, gli irriducibili conservatori marxisti, comunisti, antiliberali. Quelli cioè che hanno come loro elettori gli operai. Sono questi e il loro dannato bisogno di sicurezza e di vivere degnamente, che impedisce lo sviluppo di questo paese a quanto sembra. E’ una convinzione ormai estesa fra la gran parte della comunità borghese, quella che una volta era l’elite.


La teoria per non modificare la legge? A parer di Dini è perché non vi è la copertura sufficiente per mandare in pensione la stessa gente che egli stesso ha impedito per ben due volte che ci andasse. Non c’è copertura nemmeno per istituire un fondo per i co co co o qui pro quo che si voglia dire, visto che alla fine di confusione si parla. Non è più chiaro infatti se siano dei lavoratori o dei professionisti non pagati, degli ectoplasmi vaganti nel mondo del lavoro. Forse il futuro che ci aspetta, sarà pure così in un prossimo futuro, in cui il mondo non è neppure globalizzato come si diceva una volta, ma addirittura universalizzato. Uno stato interagisce politicamente ed economicamente con gli altri, direttamente o di riflesso, creando contraccolpi sulla stabilità e sul benessere di ognuno di noi.

Certo quello che se dovessimo paragonare Dini ad un animale, come Fassino è stato paragonato ad una cicogna, allora come è già stato detto il rigido presidente di un nuovo filone politico dovrebbe aver le fattezze di rospo, che il rospo lo fa ingoiare purtroppo ai suoi diretti avversari e agli operai da essi rappresentati. E’ un animale politico, seduto in Parlamento o al Governo, da quando è entrato in politica Andreotti, o giù di lì. Ciò nonostante le casse dello Stato non hanno sofferto e nemmeno soffriranno per il suo sfrenato liberismo, e per il senso di risparmio e di rigore un po’ atipico e che dà addito a sospetti, perché caratterizza l’economia nazionale e meno quella personale.

Certo si sta muovendo come se volesse rimanere in eterno sugli scranni del potere e a questo punto mi viene un dubbio: “che sia una talpa anziché un rospo?”. Me lo chiedo da parecchio, vista la sua amicizia con i potenti dell’economia nazionale, è alla fine un vero uomo di sinistra una ruota dentata a forma di volano, sbilanciata probabilmente più verso la pro-pecunia che lo sviluppo del paese basato sulla produttività equamente retribuita. Ha ragione Giordano a dire che l’attuale Governo è prigioniero della Confindustria. E con esso forse Prodi. Ma fra i mali si sceglie sempre il minore , sempre che lo si possa poi fare.

Italo Surìs

Nessun commento:

pub-9734653329526511