giovedì 31 maggio 2007

verdi occhi d'artista



31 maggio 2007

Ciao mia bella bambina dagli occhi verdi e dai capelli ricci, ciao.


Perdonami se mi avvicino a te , anche se in punta di piedi sfiorando con la mia voce baritonale il tuo orecchio per indirizzarti in un fievole bisbiglio, dolci parole di speranza.



Ma vorrei sussurarti con tutta la dolcezza possibile, e con l'amore dell'intero universo che non val la pena piangere, no! sono solo lacrime gettate al vento, concime per una terra ingrata.


Non svuotare il tuo essere del liquido prezioso, cellule di passione da serbare per un vero amore, non asciugare il tuo corpo privandolo della linfa che giungendo direttamente, ai tuoi magnifici occhi, li rende color dello smeraldo.



Non sprecare nemmeno un briciolo della tua bellezza , non sciupare nemmeno un lembo del tuo volto, non ferir a morsi le tue stupende labbra nè gridare con la voce del dolore; artista!.



Ti chiamerò artista per le tue bellissime affusolate mani da pianista, mani delicate bianche come il latte, lunghe dita, che vedo non solo afferrare matite o pennelli, ma anche scivolare teneramente a mò di pettine fra i ricci e fluenti capelli della tua nuca.


Ti chiamerò artista per il tuo sguardo sempre attento, acuto, penetrante sguardo, che non avrei voluto veder mai così triste e davanti al quale il mio stesso s'inchina in imbarazzante devozione.


Ti chiamerò artista per le tue unghie così lunghe e ben curate, per il tuo sorriso dipinto sul volto di giovincella spensierata, allegra amante della vita e del futuro.



Ascolta ti prego chi non ha più lacrime per piangere, ascolta il corpo ormai arido di un vecchio senz' anima, che ha versato inutilmente nel tempo fiumi di lacrime amare; ascolta chi soffre vedendo soffrire senza ragione alcuna, un angelo caduto dal cielo.



Non piangere d'amor bambina, serba la tua bellezza per la natura, conserva il tuo sorriso per il futuro, racchiudi in un iridiscente cofanetto, color dei lapislazzuli come i tuoi occhi, quel sentimento così genuino che tanto affligge il tuo tenero cuore.


Non far sì che alcuno mai possa addombrare la luce che illumina il tuo essere, l'alone celestiale che ti avvolge in un'aureola irreale, completamente e costantemente.



E' questo l'amore vero, mia bella musa, un amore pulito che esiste da sempre, che sempre rimarrà in te e con te, che seguirà passo dopo passo il tuo essere aggraziato, che fungerà da faro per indicarti la via più giusta e la strada meno dolorosa.



E' troppo bello l'amore per essere offeso, troppo ingenuo per essere ingannato, troppo fragile per essere sciupato, troppo forte per scivolare dal tuo corpo inglobato nel liquido amaro di lacrime di sofferenza.



Non lacerare il tuo cuore con ferite d'amore, non far sgorgare dallo stesso perle di sangue, prezioso liquido che donerà in futuro una vita e che esso stesso rappresenta un tesoro. Rispettalo questo tesoro, rispetta l'amore di Dio che poi è anche il tuo , e che poi è anche il nostro.


Non sciupare artista ti prego la luce che ancora c'è in te e che i tuoi occhi meravigliosi hanno la generosità d'offrire al mondo intero, appoggia pure ogni mattina, la tua immensa cartella gialla sulle ginocchia.



Fissa felice davanti a te la nuova strada che scorre veloce, ascolta con orecchio attento il cigolio dei cardini di quella porta che già si è dischiusa e sorridi, attendendo uno trillo che sicuro arriverà e questa volta per sempre.


Ciao bambina a domani,.............. sai domani è già un altro giorno.!


Italo Surìs

una scelta ponderata


30 maggio 2007



In alcune parti del mondo il fidanzato della figlia lo sceglie la madre all'insaputa di tutti; forse anche di sè stessa.



meditate gente



Italo Surìs

logoterapia

31 maggio 2007

Per la prima volta ho inserito il logo del mio Blog, un vecchio schizzo che avevo fatto per Intesa dei Valori, associazione politico culturale, nata dalla scissione del partito I.d.V. di Di Pietro. Un'associazione da cui mi sono " dissociato" per motivi di etica, la mia etica!, il mio concetto di morale!. Ora questo simbolo diverrà, così modificato, il simbolo del mio Blog, ma non solo, anche di tutto ciò che la mia creatività riuscirà a concretizzare, a formare. Che siano esse idee, disegni, opere letterarie, o poesie, queste saranno identificate, più riconoscibili, come saranno riconoscibili coloro che in questo simbolo o altria simili vorranno riconoscersi. E' ovviamente un'abbozzo che resterà tale finquando non si creeranno presupposti più concreti.



Ciao fedeli lettori, eccovi il logo. L'aquila rappresenta la forza e la fierezza, il coraggio e l'arguzia, la leggerezza e la padronanza, il carattere e la determinazione. La rosa l'amore, la sensibilità, la disponibilità, il perdono, la carità, la gentilezza, l'equità, la giustizia. Eccovi il simbolo, il simbolo di tutti i lettori di : " in salotto con gli amici".
Italo Surìs








Vecchio ardore VI




31 maggio 2007


L'amore non ha età 6°

Sono tutte domande alle quali ancora adesso non so dare una risposta. Però è importante per me capire il perché di un fatto apparentemente casuale, che potrebbe aiutarmi a ricostruire il mio passato, per analizzare poi il presente. Solo così potrei dare alla mia esistenza un significato, solo con questa spiegazione e in questo modo, potrei placare o perlomeno controllare le mie ansie i miei automatismi incondizionati. Ma sono finora rimasti misteri, misteri che solo la logica e la lettura degli avvenimenti successivi possono aiutarmi a dipanare. Eh già perché pensandoci bene mi viene un dubbio atroce, un dubbio che troverà poi conferma nei fatti. Che fossi stato spogliato e punito, facendomi uscire nudo da casa in pieno inverno, perché mi ero ancora una volta, a tre anni, sporcato?. Che fosse stata la frustrazione e la rabbia di una giovane madre con due figli da accudire, non abituata a gestire la situazione, a creare i presupposti di quell’allontanamento? Suppongo che mamma avesse in tutti i modi cercato d’insegnarmi l’igiene del corpo, prima con pazienza, ma poi con la violenza dovuta, all’insicurezza, alla constatazione dei suoi insuccessi, e alla solitudine. Non aveva avuto maestre mia madre, nessuno le aveva insegnato il mestiere di mamma, fin da piccola era cresciuta in una famiglia che l’aveva adottata per farne solo una serva. Fra l’altro all’insicurezza personale, bisogna aggiungere anche il fatto che fosse sola, lontana dalla sua terra. Non aveva quindi appoggi, né riferimenti, nessuna esperienza e come tutti sanno, genitori non si nasce e forse è difficile anche diventarlo senza commettere alcuni errori. In fondo l’educazione di un figlio si può paragonare all’edificazione di una casa. Ci vuole esperienza, bisogna pianificare, poi progettare, poi fornirsi della giusta attrezzatura e seguire costantemente le varie fasi della messa in opera del manufatto. Non è così facile, solo gli sciocchi possono pensarlo! Ecco perché tante coppie divorziano, sottovalutano i problemi, le difficoltà che sembrano insormontabili e creano i presupposti della rottura.. Sì i bambini si sa si sporcano,e se il problema non è affrontato nella giusta maniera, ma usando imposizioni e urlando, continuano in questo atteggiamento. Un comportamento che diventa una forma di sfida, di richiamo, un’indicazione costante, una supplica al cambiamento. Lo fanno più frequentemente quando non vengono ben educati, accuditi, amati, quando si crea conflittualità e conseguente sfida. Ecoprassia si chiama questo fenomeno.
E’ una variante caratteriale della prima infanzia, un disturbo grave ed è necessario come atto per richiamare l’attenzione, l’affetto, il contatto umano che dovrebbe scaturire naturale da parte di una madre che pulisce il proprio bambino. Oppure all’incontrario, serve per allontanare la gente, di cui si ha paura. Un disturbo che con gli anni non sparisce ma si camuffa, si somatizza in altre forme, in altri atteggiamenti, che però alla fine nelle stesse circostanze, ottengono lo stesso risultato . Quante volte nella mia vita non sono stato correttamente “ accudito” pur avendo dato il massimo?, quante volte sono stato messo metaforicamente, alla berlina, fuori di una porta in pieno inverno nudo e con la febbre? Tante, fin troppe. Ma mia madre era mia madre e ad una madre si vuole solo bene. Anche se la rabbia ti esplode nell’animo, se trattieni la voglia d’uccidere, l’ira, la paura, la frustrazione, la delusione. Ormai è morta, non c’è più, riposa spero finalmente in pace sotto due metri di terra, in una terra che consente sua, divorata da vermi , anch’essi politicizzati, come tutto in quest’Italia settaria.


Alla prossima puntata

ciao


Italo Surìs

condanna in duplex

31 maggio 2007

Conosciamo l'uomo, sappiamo che quando costui parla male di un altro, se per caso invece dovessero accorgersi che son tutte calunnie, lo stesso invece di voler sprofondare, desidererebbe uccidere la vittima dei suoi stessi pettegolezzi.


meditate gente


Italo Surìs

mercoledì 30 maggio 2007

la vita nelle proprie mani





31 maggio 2007




Sono anch’io un assiduo lettore dei blog di Beppe Grillo, al suo coraggio e alla sua tenacia e perseveranza, dobbiamo molto. Ha costituito e costituisce la coscienza di molti italiani, quella pulita, quella responsabile, quella costruttiva e disperata. Ieri ho letto l’ultimo blog della settimana. I paraculo diceva, si stanno defilando, quelli che fin’ora hanno gestito in modo molto discutibile e personalizzato la cosa pubblica, stanno modificando il loro atteggiamento, si defilano, si mescolano alla folla, prendono le distanze. hanno finalmente paura dell’ira della gente, di ciò che potrebbe succedere e di cui già se ne vedono i primi segnali. La gente giustamente scende in piazza, blocca i binari, protesta, vuole risposte chiare, immediate, concrete, il resoconto di ciò che i nostri amministratori stanno facendo o hanno fatto. Chiedono pulizia e giustizia, nell’imprenditoria e nella politica, nel pubblico ma anche nella gestione del privato, quando questa intacca gli interessi della popolazione. Interessi che non sono più economici, ma che coinvolgono aspetti legati anche alla salute e all’ambiente. Bene, erano anni che desideravo vedere qualcosa del genere, anni che speravo che la gente si rendesse conto delle sue potenzialità del suo reale potere , della sua forza Poteri che la costituzione in quanto tale le ha concesso. La repubblica è fondata sul lavoro. Già il lavoro e uguaglianza davanti alla legge. Questi sono i cardini della società moderna e democratica. E’con queste basi che una nazione può progredire, crescere, svilupparsi ed essere concorrenziale con le altre, quelle più avanzate economicamente e civilmente. Vi sono sempre state, ricordo, quando si discuteva di politica negli anni passati con gente che conosce quella nazionale ma non solo Italiana, due distinte linee di pensiero. La prima che ritengo sia quella più accreditata all’attuale Governo, voleva che il nostro paese si agganciasse all’Europa. Badate si parla del 1996, quando la comunità Europea non era ancora stata costituita. La seconda asseriva che sarebbe stato meglio che l’Italia divenisse il paese trainante di tutta l'area mediterranea, piuttosto che rimanesse ultima in Europa. Ho sempre pensato che la prima ipotesi fosse per l’Italia la più interessante, anche se la più difficile da realizzare. Ma proprio perchè dovendosi inserire in un contesto economico e normativo più impegnativo, ritenevo che la nostra imprenditoria si sarebbe impegnata nella crescita e nell’innovazione dei propri prodotti e delle tecnologia, aiutando quella ricerca che ancora fa la parte della cenerentola. Cosa più facile da dirsi che da realizzarsi, visto che anche in questo settore esistono i baronati ed il clientelismo, mali endemici di questa nazione. Purtroppo sono passati degli anni invano, non si sono visti risultati concreti, apprezzabili, anzi siamo retrocessi. Come se ci fossero delle forze occulte che non permettono la crescita democratica ed economica del paese, come se qualcuno facesse e qualcun’ altro disfasse. Due modi di vedere, interessi contrapposti?Imposizioni dall’alto?, non capisco e non mi interessa capire. Non vuole più capire nemmeno il popolo che scende nelle piazze, guidate da sindaci, da rappresentanti sindacali, che forse farebbero meglio a restare in disparte. Queste sono le battaglie del popolo, della gente che vuole riprendersi il futuro nelle proprie mani, che non delega a nessun altro, che pur costretta a votare con un sistema iniquo imposto dagli stessi amministratori, i quali si sa fanno le leggi a proprio uso e consumo, scende in piazza per i propri figli i propri mariti, per il lavoro per la salute per liberare questo paese dalle lunghe mani delle varie associazioni pseudo mafiose. I centri di potere che non rendono mai conto a nessuno, i parlamentari in odore d’illegalità, i funzionari corrotti, i nullafacenti, gli arroganti, gli avidi i cinici. Ma in queste richieste, in questo movimento volontario di uomini e donne di buona volontà, ognuno , dico ognuno deve fare la propria parte, come può, per quel poco che sa!. Sindaci, medici poliziotti, militari, impiegati, professionisti, mamme, studenti. Tutti coloro che amano la nazione e vogliono che il sistema cambi. Non si può più delegare, non ci si può nascondersi dietro ad un dito con la scusa di non esporsi personalmente. Tutti ormai sanno la verità, tutti conoscono come girano le cose in Italia, e perché girino così, perché si voti in un modo o nell’altro. Oggi ho ascoltato con disinteresse i risultati delle votazioni amministrative. Mi ha colpito il fatto che gli stessi politici avessero notato preoccupati una diminuzione di afflusso alle urne. Ma personalmente questo che sicuramente è un segnale ben chiaro, lo considero a tutti gli effetti non indispensabile. Il popolo si muoverà quando e come sarà necessario e se lo riterrà opportuno. Una preghiera alle persone che in questa società hanno più responsabilità degli altri, i medici e gli addetti alla sanità. Costoro sanno come realmente stanno le cose come funziona il, settore. Quindi se i medici di famiglia fossero a conoscenza di un problema o che un determinato prodotto potrebbe essere nocivo alla salute, è moralmente ed eticamente, proprio per il giuramento fatto, obbligato a scendere in piazza con la gente , con i clienti, i mutuati la stessa gente che cura fra quattro mura. Perché le malattie si devono evitare, prevenire, prima di dover aiutare ipocritamente il malato a morire. Ci sono medici che hanno coraggiosamente fatto questa scelta, scendendo in piazza e lottando per la libertà e la democrazia di cui godono alla fine anche loro.


Saluti

Italo Surìs












mens sana

30 maggio 2007

Non si resta mortificati dalle parole di una persona, quanto dal suo pensiero. Tutti sanno parlare male, pochi invece sanno ragionare bene.


meditate gente

Italo Suris

la crocerossina




30 maggio 2007

Ieri mi pare d’aver sentito distrattamente con l’orecchio sinistro alla televisione, che alcuni scienziati hanno recentemente scoperto una zona del lobo del cervello, in cui ha sede la cosiddetta empatia. Una breve ricerca su Wikipedia mi ha fatto conoscere una cosa sul mio conto di cui sono venuto a conoscenza a mie spese. Sono un’empatico, ma anche simpatico, aggiungo io!. Letteralmente la parola che deriva dal greco (empateia) come tutte quelle che si usano in medicina, veniva usata per indicare quel rapporto emozionale che si stabiliva fra il poeta cantore ed il suo pubblico. Ma proseguiva la presentatrice del breve spot scientifico, l’empatia sviluppa la generosità, quindi se ne deduce che le persone più generose abbiano questa parte del cervello più sviluppata. Ritengo la cosa sotto certi aspetti molto preoccupante, poiché un’asserzione di questo genere, potrebbe dare ulteriori alibi a coloro che sono egoisti di “ natura”, se crediamo alla natura come madre di tutti i mali. Indubbiamente esiste il fattore genetico, come già accennato precedentemente, ma ritengo che la formazione di quest’area o della zona menzionata sia la conseguenza del carattere, non la causa! Mi spiego meglio: Ho sempre considerato, e ora che mi occupo d’informatica ancora di più, il cervello né più né meno che una memoria di massa, come quella del computer, un disco rigido di enorme capienza. Un hardware completamente formattato, collegato alla memoria ROM la quale crea i presupposti per l’avvio; il cosiddetto, in gergo informatico, BOOT-STRAP. Alla nascita quindi siamo tutti dei piccoli desk-top dei personal computer, di marca diversa se volete, ma tutti con le stesse caratteristiche, lo stesso chip, la medesima scheda madre, che poi è il cuore del sistema. Ecco come al solito l’uomo per indicare qualcosa di indispensabile e di importante, usa il termine Madre. Già madre e sistema, le due parole magiche, il complesso di elementi che, attraverso il sistema operativo, antiquato o di ultima generazione e i programmi applicativi, più o meno aggiornati o sofisticati, creano la figura definitiva, l’elemento completo, un sistema dentro il case che si muove autonomamente con o senza una corretta interpretazione dei fatti: L’uomo con le sue passioni, con le sue idee, con i suoi errori. O con le modifiche interpretative fatte in base al programma in esso installato. Fatta questa brevissima introduzione, ritorniamo all’empatia, alla sensibilità, al desiderio di aiutare. Cosa che risulta spontanea leggendo nel pensiero, intuendo quali siano le necessità delle persone. Un metodo assimilato nel tempo, nei millenni dall’uomo, in base alle sue necessità di sopravvivenza. Tutte cose che, guarda un po’, ho già scritto, perché le conosco molto da vicino, personalmente e che le persone umili avrebbero dovuto analizzare attentamente e senza pregiudizi. Quindi l’empatico di natura o se preferite di discendenza, è un altruista, uno che suo malgrado ama le persone, nonostante tutto, nonostante cerchi d’indurire il cuore e l’animo per essere ai passi con i tempi. Non ci riuscirà mai e il suo destino sarà come il supplizio di tantalo, cercherà inutilmente di poter soddisfare le sue esigenze, la giusta ricompensa al fatto d’aver sempre anteposto l’interesse degli altri al proprio. Questo è il motivo per cui il mio Blog è nato, ve lo dissi, avrei voluto intraprendere ma non ne ho avuta la possibilità economica, né un aiuto. E badate bene non è semplice tenere il Blog costantemente aggiornato, inventandosi sempre cose nuove, cose che soddisfino, che lascino un segno, che non sembrino parole futili, che lascino il tempo che trovano o si disperdano alla prima folata di vento. No, non è assolutamente facile approffittare delle occasioni che la vita ti offre, sapendo che queste andrebbero a discapito di altri. Non facile mettersi contro tutti, su tutto, per dare un parere imparziale, almeno per quanto la stessa caratteristica caratteriale obbliga. Si perché la generosità non ha divisa, non guarda in faccia a nessuno e se lo fa predilige i deboli, gli inermi,i depressi i malati. E si scontra con il potere. Già è un atteggiamento, un comportamento che si fa sulla propria pelle, ma non metaforicamente parlando, ma rischiando realmente la vita, come appunto la rischiò un genio di nome Pasolini, ucciso, come sentito in una trasmissione della Rai, probabilmente perché dava fastidio ai politici, sparigliava le carte al potere, un potere oscuro e tetro come la pece. Ecco la calamita che attira chi ha il male della crocerossina; la depressione, che poi è malinconia, tristezza profonda, la depressione che si nota subito, in grandissimi e dolci occhi scuri, ma nel contempo tristi. Occhi che sono lo specchio dell’anima in cui io sono abituato a tuffarmi, senza bombole, in apnea, nonostante il mio passato di Sub.
Allora se realmente la scoperta inglese dovesse corrispondere al vero, sarebbe meglio far fare la prova del DNA alle persone che ci amministrano, ai dirigenti, ai politici. Solo dei politici Empatici, potrebbero fare gli interessi della gente a proprio discapito. Accontentandosi del giusto compenso, senza esagerare, sapendo che è più importante ciò che si costruisce non quanto si lascia su questa terra. Solo costoro se riuniti attorno ad un tavolo di trattative riuscirebbero a fare scelte realmente condivise, a risolvere pacificamente e in breve tempo le reali problematiche della società, senza contrapporsi in inutili lotte fra Guelfi e Ghibellini. Ma purtroppo al giorno d’oggi si sente per aria un ritornello che dice: “ chi è soggetto all’empatia, o è un ladro o è una spia!”




Ernest Hemingway
Intanto per sesibilizzarvi un pò, date un'occhiata al blog di Grillo.


ciao ragazzi

Italo Suris





Tantalo è una figura della mitologia greca. Figlio di Zeus e della pleiade Taigete, era il re della Lidia (o della Frigia). Dalle nozze con Dione, una delle Iadi, nacquero numerosi figli, tra cui Pelope, Brotea e Niobe. Fu autore di diverse offese agli dei, tra le quali il ratto di Ganimede, il furto del nettare e dell'ambrosia per distribuirlo ai suoi sudditi, il furto del cane d'oro custode di un tempio di Zeus e, soprattutto, l'uccisione del figlio Pelope, che imbandì come cibo agli dei per verificarne l'onniscienza. Fu per questi motivi condannato a subire nell'Ade il famoso supplizio di non poter né mangiare né bere, nonostante fosse immerso nell'acqua e con frutti che pendevano sul suo capo poiché essi si ritraevano ad ogni suo tentativo.

martedì 29 maggio 2007

un pò di fosforo ai muscoli

29 maggio 2007

Chi vince con la forza bruta perde sempre in una gara d'intelligenza.

meditate gente

Italo Surìs

vinsanto

28 maggio2007


Conchiglie allo spumante

Piatto semplice e gustoso secondopiatto della cucina veneta, che conviene assaggiare fino a che nei nostri mari ci saranno esseri viventi commestibili. E badate non ce ne sarà ancora per molto.

Ingredienti:

Una dozzina di conchiglie di san Giacomo.
4 porri
1 bicchiere di spumante
2 cucchiai di pangrattato
40 gr. Di burro
Sale e pepe q.b.

Preparazione

Lavate le capesante, levategli i gusci e le parti non commestibili e prelevate le parti molli. Rosolate quanto avete prelevato nel burro, con i porri mondati e affettati sottilmente. Mescolate e bagnate con lo spumante. Lasciate cuocere per una decina di minuti , quindi trasferite i molluschi in quattro conchiglie concave ( tre per conchiglia ). Cospargetele di sale, pepe e pangrattato e fate gratinare in forno caldo , nel reparto grill.

Con le capesante non si fa mai brutta figura, sia se servite come antipasto, sia se usate come secondo piatto. L’industria della surgelazione ha provveduto ormai a fornire sul mercato il prodotto già pulito ad un prezzo conveniente. Mentre i gusci vengono venduti a parte, a numero, e si possono ovviamente riutilizzare. Il sapore è sempre ottimo anche se non pescate in mattinata. Certo non è la stessa cosa, ma si sa, al giorno d’oggi, nulla più è come prima.

Ciao

Italo Surìs

Risòt cui cròz

27 maggio 2007 La Polirana

Intanto che attendo i risultati del blog della giornata, vi scelgo una ricetta questa volta delle nostra regione. Non ho però fotografie delle pietanza per cui accontentatevi di farla su fiducia. E' peraltro molto conosciuta e molto semplice. Mi è venuta l'idea poichè ho gustato questo piatto ad una sagra recentemente. Purtroppo di rane da noi non ce ne sono più, ne è rimasta solo una specie che vive negli stagni e balza da partito a partito. " Il polirana"!, ma una cucinatina e un pò di riso la rende perfino digeribile.

Risòt cui cròz ( riso con le rane)


Ingredienti per quattro persone:

300 gr. di riso.
una ventina di rane
1 carota
1 costa di sedano
1 ciopolla
olio e.v.o. e burro q.b.
1 mazzetto di prezzemolo
1/2 bicchiere di vino bianco secco
1 tazzina di panna
sale e pepe


Preparazione:

Lavate le rane, staccate le cosce dalla carcassa e sbollentate entrambe, in recipienti separati con carota e sedano tritati aggiungendo sale all'acqua.
Appena cotte scolate le coscette e saltatele in padella con l'olio ed il burro e mezza cipolla tritata; bagnatele col vino bianco e fatele stufare piano piano. Scolate anche le carcasse eliminatele e rimettete sul fuoco il brodo a sobbollire piano. Tritate quindi l'altra mezza cipolla ; rosolatela in un tegame con il burro , versate il riso e cuocete il risotto bagnandolo con l'acqua di cottura delle rane un poco alla volta, fino a cottura. Quando il riso sarà cotto, unite le coscette ormai stufate ed unite il prezzemolo tritato. Spegnete il fuoco e mantecate il risotto unendo la panna. Lasciate riposare per qualche minuto aggiungete il pepe macinato al momento aggiustate di sale e servite ben caldo su piatti di portata scaldati precedentemente in forno atrenta gradi.

Buon Appetito

Italo Surìs






Di Pietro o di dietro?



28 maggio 2007


Come vi avevo promesso, ho cercato nel mio archivio personale alcune foto che comprovassero come io fui uno dei fortunati? a far parte di Italia dei Valori, nel periodo in cui riuscimmo a collocare in regione la consigliera Arch. Alessandra Battellino. Io a dir la verità quando la stessa mi rese responsabile provinciale organizzativo del partito, la chiamavo solo Alessandra. Infatti lavorammo sodo tutti e con l'aiuto di mia moglie, riuscimmo a fare in modo che il partito entrasse nella competizione. Infatti perchè ciò avvenisse era necessario per determinati partiti raccogliere un certo numero di firme, da 500.000= a 1.000.000= andammo io lei il marito e altri amici a raccogliele un pò d'appertutto in Friuli. E alla fine la Battellino potè partecipare alle votazioni, vincendole. Nel tempo si sono formate altre associazioni a lei collegate, e si sa gli ultimi arrivati vogliono subito comandare, fagocitando tutto ciò che già è faticosamente stato costruito. Una responsabile alquanto precisina di una di queste organizzazioni alla quale fra l'altro proprio recentemente, un'amica si è iscritta, mi fece notare che avrei dovuto chiamarla col sostantivo di Architetto. I partiti adesso per darsi lustro, hanno bisogno di lucidarsi i gradi. Peccato che così non fosse quando andammo a Bellaria e a Roma, unici volontari alla conferenza degli stati generali. La signora di cui sopra a quel tempo sicuramente stava ancora in pantofole e pigiama, politicamente parlando s'intende e forse non solo!. Bene queste sono le foto con Di pietro di me e mia moglie, la quale fra l'altro ha partecipato alla competizione elettorale per le regionali precedenti. la terza foto trova noi due a tavola con la consigliera regionale : Arch. Alessandra Battellino. Tanto per chiarirci, visto cosa penso della politica e dei politici; ora non la chiamo proprio più!


Avete visto quel furbone di Di Pietro come è contento farsi fotografare con le donne? Vi assicuro che con me era meno sorridente!
Un saluto a tutti

il perito industriale Italo Surìs

lunedì 28 maggio 2007

al centro del mondo

28 maggio 2007


Ogni tanto tornando a casa in corriera, oppure al lavoro, trovo qualcuno che mi guarda in cagnesco, con un' espressione a dir poco risentita, offesa. Non essendoci con costoro rapporti diretti di amicizia, e non certo per colpa mia, ne deduco che: o stanno dando i numeri, nel senso che risentono della giornata, o hanno letto il mio blog e qualcosa dello stesso non è piaciuto essendosi identificati in personaggi o fatti puramente immaginari. Allora pregherei costoro di fare due cose molto sensate. Di continuare nel loro ridicolo atteggiamento, sorridendo però quando trovano ciò che a loro fa piacere, oppure leggersi un altro giornale!


ciao a tutti





Italo Surìs

un gioco pericoloso

28 maggio 2007


Se vuoi salvare il rapporto d'amore con la tua fidanzata, nel caso ti trovassi a giocare a carte con tuo suocero, ti conviene far finta di perdere.



meditate gente


Italo Surìs

La mosca lesbica



28 maggio 2007




In genere quando qualcuno odia o disprezza gli omosessuali, sempre che esistano, ha problemi di estrema insicurezza. Dubbi sulla sua reale identità sessuale o paura di essere contagiato, di cedere all’ammiccamento alla tentazione, di provare nuove esperienze, sconosciute per cui affascinanti. E’ la paura che scatena l’odio, ma non paura degli altri, quanto di sé stessi. Se così non fosse, l’atteggiamento innocuo e sotto certi aspetti anche simpatico, perché stridente, di taluni soggetti, non dovrebbe minimamente turbare il sogno di chicchessia. Ma si sa lo ripeto ancora, il diverso fa paura, fa paura perché non si riesce a capire chi realmente sia, come si comporti, se sia o no una reale minaccia per la società, se possa intaccarla con il suo atteggiamento. Si pensa all’omosessualità come ad una malattia virale, pericolosa, che può trasmettersi, dilagare senza freno, può scavalcare barriere, barricate, muri innalzati dal perbenismo e dall' ipocrisia, indebolire un sistema, composto apparentementemente da machi da uomini con gli occhiali scuri e la divisa da combattente , proprio come erano i nazisti. I nazisti, i tedeschi, rappresentavano l’esercito più forte del mondo negli anni trenta, assieme ai fascisti italiani e spagnoli, inneggiavano alla mascolinità alla forza al coraggio alla potenza del vero uomo, quello muscoloso, quello senza macchia e senza paura. Il combattente sprezzante e coraggioso che non indietreggiava nemmeno dinnanzi alla morte. Non è certo una novità che fra costoro i maggiori esponenti si sollazzavano con persone dello stesso sesso, rincorrendosi nudi alle feste del partito ed inchiappettandosi di brutto. Procioni con la croce uncinata. Allora, come la mettiamo? semplice l’omosessualità non guarda in faccia nessuno, e non si può bloccare o nascondere nemmeno camuffandosi con una divisa, di qualsiasi colore essa sia. E’ un vestito mentale che si vuole celare o non riconoscere, ma che probabilmente interessa il 10% o più delle persone , di ambo i sessi. E che sta dilagando, come un fiume in piena, inarrestabile e sapete perché?, perché non è altro che un problema mentale, caratteriale, che si può riscontrare facilmente in moltissime persone. Analizziamo la cosa da questo semplice punto di vista. Tutti alla televisione abbiamo visto e conosciamo, attori e cantanti omosessuali, e questo è il primo punto da sottolineare. Il desiderio di apparire, di piacere, di farsi bello, di attirare consensi. Poi in questi personaggi si può osservare la caratteristica di ridere per un non nulla, di essere perennemente eccitati , da cui la parola in americano Gay, allegro appunto!. Infine l' atteggiamento eccentrico e strano. Per ultima cosa la rigidità del portamento del corpo, come se camminassero con una scopa infilzata nel c..lo o fossero completamente ingessati. Bene, io di atteggiamenti così ne vedo e ne ho visti a migliaia, girando per le città durante la mia esistenza, li noto ancora adesso, vedo tante donne e ragazzi ridere scioccamente. Come d’altronde dicevano i romani:"risus abbundat in ore stultorum, si è detto tutto; sono semplicemente degli stolti, delle persone egocentriche e, con un forte narcisismo interiore, che, come ho scritto nelle prime righe di questo post, stanno aumentando di numero. Sperano di far colpo, irrigidendo il loro corpo con pressioni enormi, procurate dall’ansia d’ottenere il massimo consenso e dalla paura di non riuscire ad essere quello che la società vuole apparentemente che si sia. Se dovessi cambiare mestiere, farei sicuramente lo psichiatra o lo psicologo, dato che già mi ero iscritto per un anno, dopo la maturità, a questo affascinante indirizzo, in quel di Padova. Sicuramente ora avrei tanto lavoro, ne sono convinto. Ma non è detta l'ultima parola. Basta osservare, guardarsi attorno e si capisce dove stia andando il mondo: in un gay pride universale e collettivo; tutte prime donne, con le penne di struzzo attorno al collo e con i tacchi a spillo. Un vestito mentale che anche se celato da abiti alla moda, compare indistintamente in ogni momento. Non amo gli omosessuali per questo motivo. Un motivo molto semplice e non razziale; la loro frivolezza, la mancanza assoluta di serietà comportamentale. Non approvo la richiesta di adozione di un figlio in una coppia dello stesso sesso, perché ovviamente l'ambiente in cui sarebbe costretto a vivere, sicuramente contaminato, minerebbe psicologicamente la struttura mentale e psicologica dell'addottato. Per il resto, sulla convivenza fra persone dello stesso sesso o sulla formazione di famiglie allargate, penso che più di tanto lo Stato non possa e non debba intervenire. Sarebbe un’interferenza in una sfera che deve rimanere libera espressione personale. Si può, più o meno condannare il comportamento esclusivamente sotto l'aspetto morale di uno o dell’altro, ma sempre sotto un punto di vista prettamente personale. Se è per questo di cose da condannare moralmente ce ne sarebbero a iosa, per cui, un atteggiamento di comprensione e l’astensione da giudizi affrettati ed inutili, sarebbe secondo me il miglior atteggiamento da tenersi. Poi si sa, siamo liberi di fare quello che si vuole, sempre che non si commettano reati e non si faccia del male a nessuno. La professoressa di Pordenone, ormai famosa in tutto il mondo con il nome di Isabella la Tr..a, sotto un certo aspetto è una gay, se lo intendiamo come termine puro. Una persona felice, drogata da un concetto errato di felicità, che sprigiona, e lo si vede molto bene nelle foto, in occasione delle sue esibizioni sessuali. Quando è al centro dell’attenzione di più uomini. In quei casi, si fa trattare come una cosa, non ha amore per sé stessa , per il proprio corpo, e la droga che le dà la felicità più assoluta consiste probabilmente, nell’essere desiderata da più persone e rendere nel contempo loro felici. E' come se avesse davanti a sè tanti specchi in cui riflettersi. Esibizionismo puro!. Misura la propria felicità proprio con il numero di , uomini che invita a partecipare alle orge collettive. Il suo ragionamento dovrebbe essere questo: “ Più uomini rendo felici, più sono brava, più sono felice”. Ma signori questo è un atteggiamento abbastanza diffuso mi pare, se non nella sfera sessuale, anche in altre situazioni in cui vi è identificazione fra felicità e comportamento o risultato. Di esibizionisti ormai se ne trovano da tutte le parti, perfino nel confessionale!. Mi ricordo che una volta feci questa osservazione a qualcuno con cui affrontai questo discorso. La felicità può dipendere da più droghe: Dal potere, la più pericolosa; Dal sesso, anche questa abbastanza difficile da gestire e controllare; dal lavoro, dalla politica, dalla pulizia eccessiva, dalla ricerca della bellezza a tutti i costi, Dall’accumulo di danaro, dalla troppa devozione religiosa, dall'alcool, dalle droghe vere, dal fumo, etc, etc. Insomma da tutti gli eccessi, da tutte le manie, che all’apparenza rendono Felici e quindi GAY. Il problema allora deve essere affrontato a monte, con un cambiamento radicale degli obbiettivi, con la profilassi psicologica dell’intera famiglia, per scoprire quali siano le cosiddette zone erronee del nostro modo di vedere, quali le nostre paure, che compensiamo con eccessi di allegria. Depressioni neutralizzate da esaltazioni!! Quindi siamo arrivati alla conclusione e alla definizione. Abbiamo trovato il vero motivo dell’ omosessualità. Quella perlomeno, non scelta consapevolmente per esclusivo piacere sessuale come nuova esperienza erotica, come ultimo anello mancante di una vita di esperienze diverse nella sfera della libido, ma LA DEPRESSIONE. Ci siamo arrivati casualmente, assieme, facendo delle analogie, degli assiomi, in cui sapete sono bravetto. Una teoria che dovrebbe corrispondere appieno alla realtà. Ma signori la depressione non sta forse come dicevo agli inizi dilagando?? E le motivazioni dell'espandersi di questa malattia, non sono per caso quelle sopra esposte??. Allora dico io baciamoci tutti sulla bocca!!!, ( puah!; forza con l’espressione di disgusto!). Oppure, più realisticamente, iniziamo a fare sul serio, a guardarci attorno, a cambiare obbiettivi, per non aumentare il numero di gay infelici. Oggi mi sono permesso di parlare di questo spinoso e serio argomento perché alla televisione ho assistito all'agressione da parte di facinorosi, contro la delegazione del gay pride in Mosca. Indubbiamente il Governo Russo ha percepito questa manifestazione, come un’ingerenza politica, un metodo per scardinare dall’interno quella forma di ferrea gestione del potere, un sistema che ricorda appunto da vicino la dittatura nazista. Ove il pericolo di contagio dei costumi, era appunto visto quale possibilità di indebolimento dello stato, della sua potenza, della sua forza. L’attacco dei naziskin ne è stata la prova lampante. Una forma antidemocratica, un boomerang politico, una aperta sfida a tutte le democrazie, perpetrata da uno Stato che ha, a quanto pare, molte cose da nascondere. Gli ultimi avvenimenti, dalla Cecenia alle uccisioni di giornalisti ed imprenditori, mettono in evidenza ogni giorno di più, il reale volto della grande e sfortunata Russia. Paese che io fra l’altro amo moltissimo, per la sua cultura , le sue tradizioni, le sue sofferenze passate e recenti. Per i suoi geni, i grandi condottieri e zar. Una grande storia quella della Russia, che nell'illusione da parte di vecchi dirigenti di partito di ritornare nuovamente una grande potenza a livello mondiale, deve apparentemente assoggettarsi pericolosamente, al volere del novo piccolo zar e del suo enturage vestito di verde.





http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:HitlerSpeech1.gif


Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 - Parigi, 30 novembre 1900) fu un eccellente letterato, poeta e controverso artista irlandese

ciao

Italo Surìs

domenica 27 maggio 2007

un salame fatto in casa

27 maggio 2007

Succede che qualche volta la suocera palpi il fidanzato della figlia. Niente paura lo sta solo trattando da salame!


meditate gente

Italo Surìs

viaggio di studio


27 maggio 2007

Devo dirvi proprio la verità, oggi non sapevo quale disegno inserire in questo post. In un primo momento avevo pensato di mostrarvi l'arredamento che avevo fatto a Lecce, come raccontatovi precedentemente, poi ho optato per i bicchieri ancora da farvi vedere , ho pensato quindi di mostrarvi alcuni occhiali disegnati per una ditta del cadore e alla fine il mio sguardo è caduto su questo disegno: un ufficio ambulante. Già perchè un giorno mi sono svegliato con l'idea, anzi la fissazione d'inventare un ufficio completo di pc, lampade, archivio, calendario, lavagna, cassetti, piano d'appoggio, tastiera etc. etc., in modo da collocarlo in ogni camera o perlomeno in una cameretta da ragazzi. Si sa queste non sono molto grandi e quasi sempre è difficile che restino in ordine. Mi sono ricordato d'aver visto alcuni films americani dove in fretta e furia il fuggiasco inseriva disordinatamente nella valigia tutti gli indumenti chiudendola poi usando la forza delle ginocchia e alla fine ho gridato: EUREKA!!, Mario ci sei, sei un genio! Detto fatto mi sono messo a disegnare un'elegante valigia su ruote, ho preceduto in questo a quantopare anche i costruttori di valige e ho applicato alla valigia stessa un bel manico ( donneeeee!!!) di frassino con supporti in alluminio e voilà il gioco è fatto. Ho ottenuto il mio ufficio mobile con una valigia chiusa apparentemente da una finta cinghia di cuoio, ma in realtà da due robusti ganci in metallo.. Il mobile contenitore per ovvi motivi, non si apre come una normale valigia e cioè alzando il coperchio, ma aprendo due ante in legno curvato. In quella destra ho posto una luce rettrattile e il calendario con la lavagna posteriore. Mentre nello sportello sinistro ho applicato tanti contenitori che fungono da cassetti. Al centro come potete ben vedere, un'ulteriore lampada il monitor del pc, ora ovviamente LCD e la tastiera, nonchè il computer, il telefono ed una sedia; oltre il tavolo a scomparsa. Oh scusate mi dimenticavo le sagome per porta CD-ROM. Dei supporti pieghevoli, rendono stabili le ante una volta aperte. Al centro in alto anche il posto per dei contenitori box. Ovviamente con l'avvento dei portatili, tutto si semplifica, anzi potrebbe sembrare inutile, se non fosse che l'ufficio spostabile, potrebbe essere sempre utilizzato, modificandone i contenuti. E poi è bello ed elegante, nei colori, e nella forma. A voi un giudizio.






ciao a tutti

Italo Surìs

com'è grosso!

27 maggio 2007

Quando una madre chiede a sua figlia, pensando al fidanzato di questa, come lo ha?; pensa ovviamente al portafoglio!.


meditate gente


Italo Surìs

a 'munnezza

27 maggio 2007

Si sta discutendo animatamente sull’emergenza dei rifiuti a Napoli. Sono addirittura volate accuse e querele per questo annoso problema fra la Iervolino, sindaco di Napoli e Casini. Certo, si sa, in politica ogni motivo è buono per far cagnara, crear zizzania, accendere gli animi, farsi veder belli, in poche parole per vendersi meglio e portar acqua al proprio mulino. A Napoli, lo hanno fatto in tanti, ma che ricordi personalmente, il problema dello smaltimento dei rifiuti è rimasto invariato nel tempo. Eppure non si può dire che io non conosca bene questa città, sono figlio di napoletani e in quella città, ci passavo ogni anno le ferie. I cassettoni ricordo rimanevano pieni per intere giornate, per settimane, e i sacchetti si accumulavano alla base degli stessi. Non esisteva ovviamente la raccolta differenziata e quindi per terra si vedeva di tutto, dai residui delle verdure, scarti delle stesse lasciate a marcire dai fruttivendoli vicini, a pezzi di scarto di pesce e di carne, rimasti dalla pulizia di intere carcasse. Cani e gatti banchettavano felici e indisturbati, rovistando fra il cibo ormai in decomposizione. Unica compagnia al loro scicallaggio, le innumerevoli mosche che ronzavano di continuo attorno al deposito all’aperto. L’odore nauseabondo della creolina s’innalzava disgustoso e pungente nell’aria rarefatta dal caldo dell’estate. Voci di donne rimbalzavano fra le pareti di alti palazzi settecenteschi. Chiamavano i figli, i mariti, le amiche a pranzo o a colazione. Alcune di esse ogni tanto rincorrevano urlanti, con la gonna tenuta leggermente sollevata sulle ginocchia con una mano, il ladruncolo di turno, che lestamente si era appropriato del portamonete, dandosela poi a gambe. Due uomini ed un carretto passavano presto ogni mattina e con lunghe scope di saggina ; mentre uno ammucchiava le carte e i residui delle notti insonni di una Napoli sempre in festa, l’altro le raccoglieva con un largo badile di alluminio gettandole velocemente in due grossi bidoni di ferro zincato, agganciati fra loro di spalle ed incassati in un carretto a due ruote, trainato a mano da uno di loro. In mezzo alle strade, costituite da grigie lastre di pietra lavica accostate fra loro, scorrevano nauseabondi rigagnoli di liqidi vari. Lavatura di panni ancora schiumante, urina d’animali, liquidi ancora fumanti, versati dalle donne dei bassi dopo aver scolato la pasta. Chiazze d’olio di motorini o di auto e il liquido di cottura dei pomodori che venivano cucinati davanti la porta di casa, lungo la via. “Quann zì Carmela faceva e’ botteglie e pummarole!”. Sì, cucinavano i polposi pomodori di San Marzano, in grossi pentoloni di alluminio posti su fornelli, lungo i bordi delle strade, aiutandosi vicendevolmente. Poi passavano a mano i pomodori già cotti, versando la polpa ottenuta con l’aggiunta di una certa quantità di acido salicilico, e una foglia di basilico, in bottiglie di vetro dalla chiusura ermetica. Le proteggevano come se fossero figli naturali, appena partoriti, al caldo di grosse coperte di lana. Ovvio che il liquido di cottura dell’enorme pentolone, in cui galleggiavano residui rossastri dei pomodori, finisse riversato lungo la via. Lo stesso seguendo dolcemente la pendenza dei stretti viottoli che portavano alla Sanità, finivano ingloriosamente la loro corsa in tombini di ghisa incastrati fra le lastre leggermente in rilievo. E sotto Napoli uno strano mondo, dipinto dal Malaparte come se fossero inferi, caverne, fogne immense percorse da liquami immondi abitate da esseri strani, da ciechi, da storpi, da donne discinte o ormai sfatte e da vere baldracche. Questa è fantasia si sa, ma che ci sia sotto Napoli un mondo da scoprire è una realtà. La stessa è sorta su grotte e cave di tufo, su anfratti e stanze segrete, la fogna immensa quasi fosse un’autostrada la percorre per lungo in molteplici ramificazioni, con i suoi incroci, i suoi segnali le sue luci conosciute solo agli addetti ed agli abitanti di questo mondo infernale: ratti, zoccole come si dice a Napoli, nome appunto dalla doppia valenza, che la dice tutta sui segreti di questa città; ratto e puttana! E’ questo il ricordo della Napoli di sempre, bella affascinante ma anche recalcitrante, una città nata libera, priva di regole, che non accetta imposizioni da alcuno, se non da coloro che in quei luoghi rappresentano una vera autorità. Il potere in cui erroneamente ci si identifica perché simbolo nel tempo di rispetto, di correttezza di prestigio: il camorrista. Uomo d’altri tempi che si circondava di guaglioni vestiti elegantemente come lui, con pantaloni e panciotto, ma con in tasca o cultiell, il coltello, che con mano lesta estraevano solo e raramente in caso di vera necessità, più per far valere la loro autorità che per colpire e ferire. Quell’autorità acquisita nel rione di pertinenza, rione Sanità, ai Camandoli oppure ai campi Fregrei, o ai quartieri Spagnoli. Mi sembra di vedere la fotografia di mio nonno, nel primo novecento, con i baffetti all’insù, un cappello di paglia in testa, un bastone laccato di color scuro e dall’impugnatura di prezioso avorio nella mano destra. Calzavano poi scarpe bicolori, bianche con la punta nera. Giravano in tre per le vie i cammorristi , si muovevano fra i viottoli fra i banchi del mercato, scegliendo questo o quello che prontamente, alla richiesta del prezzo, veniva regalato, con un sorriso da parte di tutti. Lo stesso sorriso benevolo, fatto anche dalle mogli e dalle figlie del proprietario che spesso venivano cedute con servilismo , come merce di scambio, in un fugace amplesso nel retrobottega della macelleria o del pizzicagnolo. Amore prezzolato che avveniva mentre il marito o il padre, continuava a servire i clienti dietro al balcone, con stampato sul volto un grande sorriso d’ipocrisia. Erano tempi belli e difficili come lo sono tutt’ora. Nulla è cambiato a Napoli dai tempi dei Borboni, o di Masaniello. I camorristi, le zoccole i femminielli, transessuali ben accettati che in genere lavorano come garzoni, amati anche dal popolino che ne rispetta la dignità. Napoli come San Paolo del Brasile o come Rio La stessa realtà gli stessi problemi, la stessa miseria umana. Sopraffazioni, violenze perpetrate fra le mura di casa, illegalità dilagante, droga il cui commercio passa di madre in figlio, come sistema di sopravvivenza, come simbolo di potere. “Song a femmina ò boss e teng rispiett” . E’questo il dannato motivo che nulla fa cambiare al sud come al nord, ove il rispetto viene dato al più forte al prepotente, a chi si fa valere, anche se con mezzi illeciti. Già perchè non ci sono più i vecchi e romantici cammorristi dai nomi di Don Gennaro, Don Salvatore, Don Peppino, no! ora hanno nomi significativi, che incutono terrore; Sandokan, o'sposo, Malafemmena, o uappo. Gli equilibri sono cambiati, gli interessi economici legati alla droga, alla prostituzione e perchè no agli appalti e forse fra questi quello inerente allo smaltimento dei rifiuti, fanno gola. Quindi nascono continue guerre, per il mancato rispetto di questa o quella regola, per lo sconfinamento voluto o fortuito di un confine, per un mancato pagamento. Per l'acquisizione di un appalto. Ecco quali sono i motivi per cui a Napoli nulla si muove o scoppiano le guerre , guerre vere, con morti veri, anche innocenti, anche di giovane età. Significativo il gesto del vescovo di Napoliche ha chiesto di deporre coltelli in una cesta in una chiesa di un rione dei più malfamati; forcella! Pochi i coltelli depositati, nemmeno un bazooka. Questa è la mentalità da cambiare, l’immondizia da levare, il sistema da modificare. E non basta Bertolasi, né quell’illuso di Casini, né la Jervolino e nemmeno l’esercito, che potrebbe intervenire in caso d’eccezionale gravità, se si dovesse scoprire il malaffare, il controllo irregolare e illecito degli appalti, ma non per altro. Il Napoletano è diventato fatalista ha visto di tutto, ha provato di tutto è passato sotto molteplici amministrazioni politiche nei secoli passati. La popolazione è stata decimata da malattie terribili, come la peste che decimò mezza popolazione o il colera, e il tifo. Gli stessi pericoli di adesso, le stesse possibili epidemie, la stessa passività degli amministratori locali; i Borboni degli anni tremila. Encopressìa di Napoli, la voglio chiamare, incontinenza delle feci. Ne soffrii anch’io fino alle medie. La malattia dei pazzi, un metodo per richiamare l’affetto di una madre chiedendo attenzione, chiedendo che ti pulisca, illudendosi di essere accarezzato. O in alternativa un sistema per tenere lontane le persone di cui ne temi la violenza. Violenza che forse potrebbe anche non esserci, ma di cui hai paura perchè già conosci. Questo è il vero problema dei rifiuti di Napoli, una città che chiede amore, che implora sporcandosi di escrementi, rifiuti del consumismo attuale, di non essere lasciata ancora una volta sola, con i suoi problemi irrisolti. Affacciato ad un balcone di un alto e antico palazzo di uno dei quartieri della città, vidi nel pianerottolo del palazzo, posto al di là della strada, un movimento strano. Erano tre ragazzi che si erano appartati in quelle che erano una volta le stanze ormai abbandonate di un appartamento. Si strinsero sul braccio sinistro un laccio emostatico, riscaldarono con un accendino in un cucchiaino della polvere bianca che poi con una siringa si iniettarono nel corpo. Rimasero per parecchio tempo adagiati, senza più conoscenza, sul lercio pavimento di quelle stanze di un grande palazzo, di una immensa città, formata da un popolo meraviglioso che soffre immensamente della sua miseria umana. Chi riuscirà mai a ripulire la vera spazzatura chiamata eroina o droga, o malaffare che sono i veri motivi dell’incontinenza dei nostri giovani?? Se pensiamo che nel business dello smaltimento dei rifiuti ci sono interessi grandissimi, ove più che per il reale smaltimento, alcune volte pagano in base al trasporto, si può comprendere come sia finita sotto inchiesta quella ditta veneta che aveva sotterrato sotto il pavimento del suo stesso stabilimento del materiale altamente tossico, fatturando trasporti in Campania. Alcune volte m' immagino camion pieni d'immondizie che girano costantemente senza pace, da una località all'altra dell'Italia senza mai fermarsi, che sia fantascenza??



Panorama di Napoli



ciao
Italo Surìs


Camorra

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Con il termine camorra si indica l'insieme delle attività criminali organizzate, con una marcata presenza sul territorio, che si sviluppano ed hanno le proprie radici in Campania, e che possono avere interessi anche al di fuori delle proprie zone d'origine. Sebbene il termine sia usato per indicare la società criminale nata a Napoli nel XIX secolo e conosciuta anche come Bella Società Riformata, oggi spesso si tende, erroneamente, ad identificare con questo termine un'unica organizzazione criminale simile alla cupola mafiosa siciliana o ad altre organizzazioni di uguale stampo. In realtà la struttura della camorra è molto più complessa e frastagliata al suo interno perché è composta da molti clan diversi tra loro per tipo di influenza sul territorio, struttura organizzativa, forza economica e modus operandi. Inoltre le alleanze fra queste organizzazioni, qualora si possano considerare tali semplici accordi di non belligeranza fra i numerosi clan operanti sul territorio, sono molto fragili e spesso sfociano in contrasti o vere e proprie faide, con agguati ed omicidi. Con il termine camorra spesso si indica anche un tipo di mentalità diffusa in Campania, ed in generale nel meridione d'Italia, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non attendibile.

sabato 26 maggio 2007

ness'un ordine!

26 maggio 2007

Se tutti si stimassero e si amassero veramente, sicuramente nessuno vorrebbe comandare il prossimo suo.


meditate gente

Italo Surìs

giulietta e romeo







26 maggio 2007




Faccio sempre tanta difficoltà ad iniziare un nuovo post, non so mai cosa dire, poi quasi automaticamente, le parole sgorgano anzichè dalle mie labbra, dal mio cervello e si impressionano sulla carta immacolata di quelle lettere profumate che una volta si spedivano alla propria bella. Sì ecco è su uno di quei fogli che ora vi scrivo, in un nuovo formato vero, un formato elettronico, ma sempre profumato, sempre candido e con la busta con la righina periferica bicolore. Un bordino con una linea rossa e bleu a strisce inclinate intercalate fra loro, quelle buste che si spedivano via air-mail, per posta aerea. Le spedivo alla ghirlfriend di HongKong oppure a quella dello Yorkshire, contea situata nel nordest dell'inghilterra. Scrivevamo in inglese alle nostre ragazze del cuore, quell'inglese che avevamo imparato così bene cantando le canzoni dei Beatles o dei Rolling Stones. Ci promettevamo eterno amore, assicurandoci scambievolmente che prima o poi ci saremo visti, abbracciati, amati profondamente. Già fu così anche per la ragazza canadese, una bellissima ragazza friulana, di Talmassons del Friuli, i cui genitori erano emigrati in Canadà a far fortuna, penso con successo. Frequentavo il quinto anno dell' istituto tecnico Pacinotti di Conegliano e dovevo fare gli esami quell'anno. Esami molto impegnativi, che mi obbligarono a studiare molto, ad impegnarmi, giorno e notte. Non si scherzava con gli esami a quei tempi, sebbene fossimo in pieno sessantotto e si predicasse l'amore libero, fra i figli dei fiori. Era sì appena cambiato il sistema, nel senso che non era obbligatorio portare tutte le materie come l'anno precedente, ma l'istituto che frequentavo, godeva di una una fama a livello nazionale di estrema serietà e di elevata e riconosciuta capacità educativa. Il Pacinotti di Mestre, fu un istituto tecnico del veneto orientale da cui attinsero molte ditte del nord est e del nord ovest nel pieno sviluppo industriale. Molti periti usciti da quell'istituto, sopratutto i primi, sarebbero diventati i futuri manager di alcune grosse realtà produttive del tempo. Sì, mi ero ripromesso di andarla a trovare, questa ragazza di cui ora non ricordo più il nome, come nel dimenticatoio sono scivolati quelli della ragazza cinese e della bella Inglesina dai capelli biondi e corti, dal viso paffutello chiazzato da un numero infinito di lentiggini. A Linda, ah sì, adesso ricordo, questo il suo nome, mandai una foto, come si usava allora, in cambio di una delle sue. Mi promise che mi avrebbe atteso per tutta la vita. Già cose che si dicono quando si hanno diciott'anni. La ragazza canadese mi scrisse che sarebbe venuta in ferie in Italia quell'estate stessa, sì proprio in quella maledetta estate del 1970. Ma dico proprio l'estate ed il periodo in cui si svolgevano gli esami? Non prima, non dopo. Già sapevo, come mi aveva scritto precedentemente, che i fratelli non vedevano di buon occhio il nostro rapporto, il solito problema, dove chi sceglie dell'altrui felicità sono sempre gli altri. Probabilmente erano diventati ricchi lavorando nell'edilizia, come molti Italiani all'estero, come molto ricca era quella ragazza che stravedeva per me, il cui padre aveva ben quattro ditte. Per lei, non per i suoi soldi, lasciai Liviana, ricordate? il mio primo grande amore. Ma il rapporto fra me e Liviana, non filava più come una volta, erano nate delle incomprensioni. Beh anche qui il padre ci mise lo zampino, la allontanò da me. Ricordo che un giorno che andai a trovarla a casa, lo stesso, mi palpò tutto per sentire se fossi flaccido o muscoloso e insisteva trovando solo carne soda. Tastava qui, lì , a destra a sinistra , sperando di trovare l'alibi; il suo alibi: un filo di grasso!, per impedire con una scusa, un rapporto felice. Anche allora capii, la figlia era soggetta al volere del padre, l'andai a trovare di nascosto ancora per un pò di tempo e poi ci lasciammo, con sommo dispiacere d'entrambi. La vidi un giorno seduta nei giardini comunali con un altro ragazzo, mi si strinse il cuore. Poi seppi, si sposò divorziando subito dopo. Probabilmente il marito non era in grado di gestire l'impresa di papà, anch'essa fallita più avanti, assieme alle altre tre. Un giorno che la incontrai, dopo anni, mi confessò che il rapporto con il secondo marito durava perchè questo era un uomo energico, s'imponeva, proprio come suo padre. Ecco il baratto, il maledetto baratto che ho incomincito a conoscere sulla mia pelle fin da ragazzo. L'estrazione sociale, il danaro, i veri elementi che a discapito dell'altrui felicità avrebbero permesso o negato un'unione fra famiglie, fra due amanti, proprio come nel cinquecento, proprio come nel dramma di Giulietta e Romeo. Ricchi e poveri, l'amore soppesato con una bilancia, con il conto in banca. Più un'alleanza fra potenti che un rapporto fra amanti. Sì è proprio così. Pensate mi accadde qualcosa del genere anche nel casertano, dove andavo a fare le vacanze estive. A Mondragone, località in cui tutt'ora si producono le migliori mozzarelle di bufala del mondo, che io gustavo appena fatte, a morsi , uscendo dal vecchio caseificio. Erano queste, un mondo di crema di latte giallastro, ricche di grassi e di panna, dolci, cremose, nutrienti e generose come generose con me sono state le donne del sud. Quelle ragazze more e prosperose che si mettevano in fila per salutarmi e baciarmi la sera. Non è immodestia, ma solo giocosi ricordi d'infanzia. Avevo diciassette anni, diciotto o qualche anno di più. Un mio amico, dovendo partire per militare, mi raccomandò di vegliare su Anna, quella che lui credeva fosse la sua ragazza. Ma Anna non l'amava, amava me e io vegliai su di essa ogni notte, sulla spiaggia, nella sabbia ancora calda e fine, facendo l'amore, baciando i suoi seni giganteschi, accarezzando i suoi lunghi capelli. La chiamai dopo due anni a Napoli, quando scesi per un breve periodo. Era fidanzata e portava un grosso anello al dito, un dono del suo ragazzo. Mi attese due o più ore sperando che arrivassi. Sapeva che sarei sicuramente andato da lei. Facemmo anche quel giorno all'amore sotto l'arco del maschio Angioino, vecchio castello della città, in pieno centro, in pieno giorno, riparati solo dalla discrezionalità dell'ombra di vecchie mura. Ciao Anna ciao Ciro, così si chiamava il mio amico che non ebbi il coraggio di andare a trovare, dopo che vidi sua madre piangente. Ciro stava morendo di un male incurabile, per cui fu congedato. Dovetti dirgli la verità, capì e si accorse d'essersi illuso, come illuso fui anch'io quando mi misi, sempre in un rapporto fugace per un amore estivo, con una bellissima mora dagli occhi castani e dai capelli neri come la pece. Portava sempre anch'essa occhiali scuri, che mortificavano i suoi magnifici occhi. Il nostro rapporto durò parecchio finchè la stessa non lo disse alla madre. Si usava così in meridione allora, un rapporto con una donna non lo si poteva avere che sotto sorveglianza stretta e con il consenso dei genitori. Avrebbe dovuto durare una vita. Studiava al liceo classico ed abitava poco distante da noi. Un giorno sentii provenire dalla sua abitazione urla e pianti un rumore di piatti infranti, singhiozzi, riconobbi la voce ed il pianto sommesso della mia ragazza. Dovemmo lasciarci, fu costretta a lasciarmi perchè il mio diploma non era all'altezza del suo, del liceo classico. Già non sarei mai per loro diventato un insegnante o un laureato alla sua altezza. Se avessero saputo quanti laureati ho gestito nella mia vita lavorativa. Chissà dove sarà ora quella ragazza dai capelli e dalla carnagione scura, che si proteggeva gli occhi dal sole dell'estate afosa del sud con un paio di occhiali scuri. Ecco l'intelligenza classica, Omero, Euripide, Sofocle, Platone, Aristotele. Ma cos'hanno costoro a che fare con i miei baci??, con le carezze che furtivamente ci scambiavamo distesi uno accanto all'altra sulla spiaggia, coprendosi con l'asciugamano? con quale diritto un essere si intromette nella vita altrui?, perchè queste ingerenze?. Per il proprio prestigio personale, per la propria immagine per l'identificazione, quella maledetta identificazione, il transfert psicologico che una madre frustrata ha nei confronti della figlia. Una madre così, non sceglie la felicità della figlia, ma la propria, che vede riflessa negli occhi dei vicini, quando si complimentano con la figlia e quindi con lei e dicono: " ma che brava sua figlia, si è laureata in lettere o lingue ma con che voto?, ah con 100 su 100, ma che brava! è fidanzata vero?, con un professore del liceo scentifico mi pare o con il sottotenente dell'esercito?". Sempre le solite e banali storie di un mondo che non cambia mai. Come non cambiò la storia fra me e la bellissima canadese. Aspettavo impaziente il momento per poter fuggire da lei a Talmassons, vicino a Palmanova, volevo vederla a tutti i costi. E' come se avessi la foto dinnanzi a me ora , una ragazza mora, dai lunghi capelli castani che arrivavano fino alle natiche. Li portava sciolti come si usava negli anni settanta, o come nel cinquecento, quando s' intrecciavano sapientemente dietro la nuca. Mi scrisse che sarebbe arrivata in aereo e si sarebbe fermata per una quindicina di giorni. Mi diede le date sia di partenza che di arrivo dal Canadà. Il numero di telefono della zia dove avrebbe soggiornato tutta la famiglia. Mi ripromisi di correre da lei dopo gli esami, visto che la sua permanenza si sarebbe protratta dopo il termine degli stessi per altri tre, quattro giorni. Telefonai due giorni prima, avviasandola del mio imminente arrivo. Aveva una voce dolcissima come mai mi sarei immaginato. Ero felice fra poco sarebbe stata fra le mie braccia. Riuscii a farmi dare l'autobianchi A112 da papà, mi vestii di tutto punto per non sfigurare il giorno prefissato del nostro incontro. Saremmo stati assieme altri due giorni, forse tre. Arrivai quel giorno raggiante davanti alla sua villetta, con una scatola di cioccolatini per lei. Suonai e si presentò sua zia: "ah lei è Mario vero?, sa mia nipote si scusa ma suo papà e i fratelli hanno insistito per partire in anticipo , per andare a visitare Venezia, prima del ritorno in Canadà. Abbassai il capo, rattristato e mortificato. Ed impotente, avrei voluto gridare di rabbia, urlare che non era giusto che era tutto un maledetto trucco, per allontanarmi da lei, dal mio amore. Lasciai la scatola di baci all'anziana signora e tornai ad essere un povero senza speranze. Forse furono anche queste esperienze a farmi capire quanta illusione ci sia nel considerare la ricchezza ed il potere, più come unici elementi che rendano felici, che reali grimandelli che scardinino anche il più consolidato rapporto d'amore!


ciao


Italo Surìs

Romeo e Giulietta (The Most Excellent and Lamentable Tragedy of Romeo and Juliet) è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo.




Nel prologo, il coro racconta agli spettatori come due nobili famiglie di Verona, i Montecchi e i Capuleti, si siano osteggiate per generazioni e che "dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella", il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto.
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