giovedì 10 maggio 2007

Precari o Pre cari??


10 maggio 2007

Quel giorno! Tre milioni di precari a Roma, GRANDEEE!!!!



Mi dispiace per qualcuno, ma oggi devo scrivere essenzialmente in rosso, mi auguro che non ve ne abbiate a male!. Sì in rosso, il colore che più mi piace, ma non politicamente parlando, no!, per molteplici motivi. Perchè è il colore della passione e allora sì c'entra anche la politica, quello del sangue e allora sì rientra la politica, quello dei fiori più belli, e allora sì c'è pure politica, il colore di queste bandiere, quello della nostra bandiera, del vestito di molte donne di piacere, delle lanterne nella città proibita di Pechino, dei graffiti e delle pareti nelle più lussuose ville pompeiane. Il colore del fez, dei colbacchi canadesi, delle giubbe rosse, del fuoco, dei frutti maturi esternamente o al loro interno. Sì rosso, come gli abiti cardinalizi, come i mantelli degli antichi Romani, come alcuni pesci dei mari e le foglie di alcune piante, come pietre preziose come la lingua umana, Come il tramonto e come l'alba. Come l'ufo che vidi quel giorno. Rosso operaio allora, e rosso speranza. Speranza di riscatto di crescita, di riappropriarsi del significato di quel segno rosso a forma di croce inserito nel mezzo dello scudo bianco, della balena. Rosse le gocce di sangue che colavano dalle spine impresse sul capo e sul volto di Gesù Cristo, nel giorno del martirio. Quello che usciva abbondante sotto la pelle divelta dal flagellum romano nel momento della tortura. Che alla fine mi chiedo possa essere servito a qualcosa??


E’ il rosso delle bandiere sventolate con orgoglio a Roma quel giorno ormai mitico, nella famosa dimostrazione di forza, da milioni di lavoratori, ma non solo, da madri preoccupate, da padri, da giovani speranzosi. Sì, ho visto tante famiglie quel giorno a Roma, tanta paura, ma non rabbia, timore, anche se il clima era festoso, anche se l’ordine pubblico sembrava non ci fosse. Si era defilato, sparito ma io , noi tutti, sapevamo come fosse invece massiccio, pronto, vigile, in agguato . Una manifestazione contro un governo?, contro un presidente del Consiglio? No! Contro il promulgatore di una legge voluta anche dalla sinistra?? Sicuramente ancora no! E poi no! E no! anzi no e no!! Era una manifestazione contro l’ingiustizia, le caste, gli interessi, l’incapacità politica progettuale di un governo che nella ricerca di una modernità ha ottenuto il risultato opposto, bloccando lo sviluppo, perdendo i consensi e la fiducia. L’Articolo 41 della Costituzione dice testualmente: “ L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da creare danno alla sicurezza , alla libertà , alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. Mi sembra che il suddetto articolo sia stato da troppi dimenticato e che chi ha il dovere di controllarne il rispetto sia perlomeno distratto. Qualche nome? Parmalat per esempio, Cirio, e poi? Fate voi. Conservate i quotidiani signori, fate il vostro archivio storico personale, perché si sa qui va tutto in vacca, anche la memoria storica. Prima si dimentica e meglio è! E questo vale per tutto e per tutti. In specialmodo per i morti. Che c’entrano i morti con l’articolo 18?. Signori è molto semplice: le morti bianche in Italia sono in continuo aumento. Sono morti sul lavoro che interessano per lo più precari, poveri cristi venuti a guadagnarsi una pagnotta in un paese lontano, ma non solo, anche donne e bambini Italiani svolgono lo stesso lavoro, nelle stesse condizioni, nel medesimo disagio materiale e psicologico . Nei cantieri edili, come nei campi del sud, a raccogliere ortaggi o pomodori. Questi sono i morti che pesano sulla coscienza di una società civile. Poi ci sono i decessi per droga, per asfissia o negli incendi di abitazioni fatiscenti, affittate a prezzi esorbitanti e occupate da un numero eccessivo di persone. Le morti sulle strade, all’uscita dai pub, dalle discoteche, nei cantieri, lungo le strade della perdizione, fra i giardini, vittime di stupri e di violenze, nelle case fra le quattro mura, nelle caserme e anche in guerra. Esagerato! Tutte queste morti hanno a che fare con l’articolo diciotto?? Tu sei pazzo, direte, tu vaneggi. No! Io non vaneggio e vi spiego perché. Sono tutte conseguenze di una programmazione confusa, di una carovana allo sbando, di mancanza di obbiettivi chiari da concretizzare sia a breve che in tempi medi.E il lavoro è il rimedio a molti mali di quelli sopra descritti!!! Io ero contrario all’articolo in merito, non tanto perché sia personalmente contro la flessibilità, che ritengo univoca ed iniqua così com’ è impostata. Con questo sistema, gli operai con l’instabilità della loro occupazione, diventano alla fine un elemento di stabilità del sistema imprenditoriale. Per cui loro stessi assumono le caratteristiche d’impresa che sono alla fine, il rischio e l’investimento economico finanziario. Rischio di perdere il l’avoro ed investimento personale e familiare per adeguarsi alle nuove richieste del mondo imprenditoriale. E questo senza alcuna forza contrattuale!, senza possibilità di avere una paga adeguata, concordata personalmente. Come la mettiamo signori??? Un pò come dire che se la barca incomincia a fare acqua allora si gettano in mare i vecchi, poi i bambini, poi le donne, e per ultimo il comandante. Gesto nobile direte voi. Forse non mi sono spiegato bene. Le medaglie d’oro si davano una volta al comandante, perché costui era solito abbandonare la nave per ultimo, ma non per salvarsi ma per morire, inabissarsi con essa. Non penso che questo senso di proprietà di amor proprio di coraggio, di dedizione sia ancora in uso! Nel caso sopra menzionato, i lavoratori verrebbero messi in acqua senza salvagente, senza imbarcazioni, proprio come nel titanic dove le scialuppe furono riservate ai ricchi, mentre l’orchestra ancora suonava. Quindi con l’articolo18 oltre al senso d’appartenenza ad una realtà produttiva, sarebbe venuta meno anche la sicurezza, mentre sarebbe aumentata la sfiducia in uno Stato iniquo. La ricchezza di ognuno, se guardiamo la Costituzione, diviene ricchezza della Nazione tutta. La flessibilità quindi può anche andare, ma allora, non vedo perché si dovrebbe sovvenzionare con i soldi della comunità ditte che poi al primo problema, levano le tende per fuggire dalle proprie responsabilità. Per essere realmente credibile, una politica di liberalizzazione e di libero mercato, dovrebbe essere inserita in un contesto economico maggiore, come la realtà Europea, e nel contempo si dovrebbero come da anni si fa in Germania, attuare quelle forme chiamate ammortizzatori sociali, forme per cui a colui che dovesse rimanere senza lavoro, verrebbe offerta una nuova formazione retribuita. Allora sì i nostri giovani potrebbero muoversi liberamente in un grande mercato come succede negli USA, un mercato realmente globale. Ma ciò ripeto non può avvenire senza formazione, sia da parte delle istituzioni, sia da parte delle ditte, che a quanto pare da questo orecchio non ci sentono. Mi sembra di sentireil ritornello di un parente acquisito, abituato, come si dice a Napoli a“ chiagne o’ muort pè futtere o vivo”. Chiaro no?. La ricerca comporta dei costi, da scaricare o sulla collettività o sul singolo privato, il classico sistema di fare impresa coni soldi degli altri. E in questo esempio calza anche l’abitudine d’evadere. Strana imprenditoria la nostra. I lavoratori non possono più “fottere il vivo “ perchè non hanno più lacrime per piangere. E ormai di operai, per fortuna in Italia, ce ne sono molti, sempre di più. Siamo tutti diventati operai. Questa si è una grande notizia ragazzi, anche se in apparenza potrebbe sembrare una disgrazia. E sapete perché?? Più gente c’è incazzata in giro e più è grande la certezza di cambiamento.
Ciao bella!, ciaooooooooooo
Italo Suris



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