domenica 23 gennaio 2011

"a livella"


Vi ricordate quando all'estero, sopratutto in Germania, gli immigrati italiani venivano chiamati macheroni?. Quanto tempo è passato, ricordi ormai rimasti nell'oblio. La nostra terra è terra di immigrazione, una terra in cui ci si permette di decidere della vita e della speranza di molti, in cui le regole servono non tanto per dare ordine e legalità, ma come deterrente e/o discriminazione, per far pesare la "civile" inciviltà nostrana, il narcisismo di uno smisurato super ego che la stessa camuffa, nelle scelte comportamentali di lavoratori indifesi. Non è forse più una questione di razza o provenienza, nemmeno esiste più la provocante conflittualità fra il meridionale ed il settentrionale, " il terrone o il polentone",termini passati in disuso, ora la differenza la fa il capitale e con esso la posizione sociale. Quando si entra in un negozio o in un locale, vieni squadrato da testa a piedi, le finanziarie e le banche analizzano i movimenti, il datore di lavoro guarda non tanto il tuo curriculum quanto la griffe della borsetta e l'albero genealogico di famiglia, sì viviamo in un mondo difficile, in un sistema in cui l'apparenza vale molto più della sostanza. Sembrare e non essere sono le regole incise nel nuovo codice comportamentale. Certo l'italiano è diventato un popolo di snob, un insieme di poveri arricchiti
come diceva mia madre " pezzent' sagliut". Ecco perché la sinistra non emerge, non fa scic e apparentemente livella, come la morte e noi non vogliamo confonderci, vogliamo essere un tantino più sù, architetti, imprenditori, generali, cardinali, medici, direttori di banca, manager, piloti e chi più ne ha più ne metta. Chi vuole essere operaio? chi desidera prendersi l'ombrello nel culo?, il famoso ombrello di altan?. Esiste ancora il cipputi o è scomparso con la sua dignità di lavoratore, le sue mani callose sporche di grasso, la tuta blu con le bretelle, con la sua faccia rugosa e il suo sorriso sdentato? Chi è quel pazzo che desidererebbe vivere di stenti e di fatica? nessuno ovvio, non siamo certo dei masochisti e preferiamo la cravatta a pallini su sfondo grigio e un vestito a doppio petto alla camicia a quadri e ai pantaloni di cotone color blu notte. Anch'io, nella mia smisurata megalomania, ho sempre desiderato essere un bravo imprenditore e come tale ho sempre pensato, arrivando a proporre proprio come Marchionne, una ad partecipazione della classe operaia agli utili della società già nel 1986. Hanno riso di me, ora non tanto. Ma c'era bisogno di arrivare a questo? ora è più arduo e più doloroso risalire la china, sicuramente ce la faremo a discapito come è chiaro di chi prende 1200€ al mese sembrerebbe. Non è certo ciò che mi auguravo avvenisse. Il benessere non è ricchezza. Ora penso qual'è il messaggio che si vuole dare " diventiamo tutti imprenditori e prendiamoci le nostre responsabilità" per caso?. Sarebbe il messaggio più sbagliato e contrario a ciò che necessita in questo momento, un momento drammatico per la nostra economia in cui sì è indispensabile venire incontro alle esigenze di una moderna classe operaia, ma nel contempo è necessario e rafforzare in essa sentimenti di fiducia, stima, speranza e dignità personale. Non parlo della responsabilità, quella ritengo ci sia sempre stata nella stragrande maggioranza dei lavoratori, per quel che so e per quanto mi riguarda. Lo dico perché così facendo rafforzeremmo proprio quel concetto che per migliorare bisogna essere tutti imprenditori che è diverso a parer mio da essere partecipi responsabilmente. Non è il danaro che ci rende responsabili, ma la consapevolezza e la partecipazione non solo agli utili, ma anche alle scelte imprenditoriali. In poche parole essere uniti nel bene e nel male.

martedì 18 gennaio 2011

maledetta solitudine


L'uomo più discusso, più ricco e più potente d' Italia scopriamo che è il più solo, il più fragile, il più esposto ricattato e ricattabile. E' questa l'impressione che ho di Berlusconi.Un' impressione suffragata dalle dichiarazioni e dalle intercettazioni della stessa Ruby, schiava aguzzina, cinica e determinata a raggiungere il successo. Un obiettivo agognato da quando fuggì di casa per recarsi a Milano. Una ragazza come tante affascinata dall'opulenza, dalla fama, dalla notorietà, che venga pur questa da comportamenti trasgressivi. Prima Noemi poi questa figlia di padre arrivato dal nordafrica, più precisamente dal Marocco, e di madre italiana. Ruby è una ragazza cresciuta troppo in fretta che vuole fuggire probabilmente dalla miseria e dal suo stesso passato, che desidera riscattare sé stessa e la sua famiglia dal giudizio impietoso di gente che probabilmente non è riuscita ad accettare, integrandola nella società, il suo nucleo familiare. Sono supposizioni queste s'intende, mie supposizioni personali. Eppure quanto si somigliano nel carattere i due protagonisti di questo reality show nostrano, ci sarebbe da pensare, da lasciar passare, in segno di comprensione e compassione, se non fosse che di mezzo c'è il nostro presidente del consiglio e con esso l'immagine di tutta la nazione. Non so se quello che scrivono i giornali corrisponda al vero, so solo che c'è un'inchiesta e che Silvio parrebbe non voler chiarire dinnanzi all'autorità proposta," i pm , come qualunque cittadino dovrebbe fare", la sua posizione. Se ciò avvenisse, sarebbe un fatto molto grave, con un significato d'altrettanta gravità, chiunque può intuirlo. Ma torniamo al vero motivo per cui scrivo, la solitudine e la ricerca spasmodica di approvazione e amore da parte del leader. Già perché solo un uomo solo e " malato di protagonismo e amore " potrebbe pagare per essere amato. E' sicuramente un segno di disistima, evidenzia la necessità di una continua verifica del proprio valore. Un valore che si quantifica in questo caso con la quantità di donne " conquistate ", influenzate dal fascino del grande conquistatore o dall'odore dei suoi soldi. Grande sofferenza quindi di un uomo che per essere accettato ritiene, come probabilmente qualcuno gli ha fatto credere che si debba per forza essere qualcuno, un grande, un potente. quanta sofferenza, signori, quanta miseria umana, gran brutto affare per la nostra nazione ma sopratutto per un uomo con tante mogli ma eternamente solo.

giovedì 13 gennaio 2011

tutti al mare


Mi rifaccio alla dichiarazione del premier Silvio Berlusconi " se vince il no giusto andarsene dall'Italia" Probabilmente guardando la cosa sotto l'ottica prettamente imprenditoriale la frase potrebbe suonare corretta, ma.. Ci sono più di una motivazione che avvallerebbe l'inadeguatezza di tali dichiarazione. Primo chi le ha dette non è uomo qualunque, ma un personaggio politico di rilievo istituzionale e con grossi conflitti d'interesse. Secondo è una logica disfattista in cui pur dando la possibilità di esprimersi liberamente, non si accettano le conseguenze di una eventuale scelta non conforme alle proprie esigenze o aspettative. Terzo La dichiarazione avvalora la tesi che in Italia non c'è futuro né per un'imprenditoria seria ma neppure per chi volesse crearsi un futuro in base a risultati basati esclusivamente sulla meritocrazia e capacità. Lascino quindi come ormai purtroppo già stanno facendo tutti coloro che meritano un futuro migliore, parlo ovviamente dei cervelli già peraltro in fuga e dei lavoratori con capacità e qualificazione di alto livello. Seguano pure la Fiat o altre multinazionali nei vari spostamenti. E l'Italia? vi chiederete. Beh l'Italia potrà pur restare terra di mafia e di camorra, di vecchi pensionati e di politici irresponsabili e corrotti.


italo suris

martedì 11 gennaio 2011

il germe maledetto


Cosa sta succedendo nel mondo, e in Italia?. Ho terminato di lavorare da appena un anno e già mi sembra di vivere in un altro mondo, un mondo a me estraneo sotto taluni aspetti. Gira talmente velocemente che non riesco a seguire e a capire tutti gli avvenimenti, le scelte politiche ed imprenditoriali, eppure poter diventare un buon imprenditore è sempre stato il mio sogno. Ho lavorato con passione per quasi quarant'anni, ho dato il massimo per il piacere di essere il migliore, per il gusto di fare cose belle per me e per la società. Quando parlo di società, parlo del mio paese, dell'Italia, del Friuli, terre che non riconosco più tanto sono distanti ormai dal mio utopico concetto di nazione e di appartenenza. L'Italia è diventata come l'Afghanistan, terra di Clan e di complotti, di soprusi e di guerra. Si certo la guerra è in atto e nessuno se ne avvede. E' una guerra senza esclusione di colpi, una guerra di poteri occulti, in cui la sostanza è l'apparenza o viceversa. Onestamente ho sempre ingenuamente pensato che la società Italiana avrebbe potuto superare momenti di massima difficoltà solo con la coesione e la condivisione. Ora ho capito che è un sogno che non c'è un leader capace di ottenere questo importante risultato, ho capito che gli interessi sono enormi, grandi quanto il personale egoismo, un sentimento questo che si esprime in maniera ambigua, camuffandosi talvolta in generosità. Proprio stasera ho sentito dire che in Italia si sta bene. Non l'ho certo sentito dire dai Rom, o dai marocchini o dai clandestini. Non l'ho sentito dire nemmeno dai disoccupati, quei giovani disoccupati che vivono in un limbo, senza futuro seguendo e perseguendo obbiettivi che talune volte si scoprono sogni. Un sogno di stabilità, un sogno di un governo capace, un sogno di una famiglia normale, normalissima, anzi più di normale, minimale direi. Una famiglia ridotta ai sentimenti grandi e potenti, sentimenti d'amore. Ecco cosa salva ancora i nostri ragazzi, l'amore e la speranza resterà viva finché ci sarà amore. Un sentimento ormai dimenticato in un paese cinico e egoista. Marchionne e la globalità. Ma può un manager dettare le scelte di mercato senza tener in considerazione la differenza culturale, antropologica, e sociale di un popolo?. Si può cambiare in fretta, tanto in fretta per poter affrontare ad armi pari una sfida mondiale impari per il contesto mondiale, possiamo competere nel prezzo con imperi di uomini e materie prime?FOLLIA, PURA FOLLIA!!! Serve ancora andare a cercare la responsabilità di tutto ciò e far pagare coloro che hanno provocato volontariamente questa crisi finanziaria? O come al solito "quel che è stato è stato, scordiamoci il passato, etc. etc. etc."In altri tempi avrei dato una risposta repentina, senza nemmeno pensarci avrei mandato alla forca i grandi capitalisti, gli speculatori. Ora mi guardo allo specchio e mi chiedo: " c'è il germe maledetto della speculazione e dell'avidità anche in me?" Incominciamo a chiedercelo, troveremo una risposta e i nostri figli probabilmente saranno un pò più sereni, ne sono convinto. Non vinceremo forse la sfida con l'oriente o con l'occidente, saremo forse tutti più poveri, ma sicuramente più uniti e allora potremo guardare con serenità al futuro.
pub-9734653329526511