lunedì 30 aprile 2007

Celestiale come un mandarino

30 Aprile 2007

Mi sono chiesto in questo periodo come mai la figura della madonna fosse così importante nella mia vita. E' sicuramente un retaggio della primissima infanzia e una dimostrazione di ciò la ho avuta recentemente, scartabellando fra le vecchie foto. Sì proprio quelle che ho deciso di inserire in questo blog. Nella vecchia e impolverata scatola di cartone, ho trovato due cose interessanti, apparentemente senza significato alcuno dal punto di vista psicologico e da quello emotivo. Ma analizzando le due figure e confrontandole, sono arrivato ad una conclusione. La figura della Vergine inviata in cartolina nel periodo che dopo prenderò in considerazione, per me doveva giocoforza rappresentare una medicina per l'anima, un prodotto curativo, intenso. Forte come potrebbe essere adesso l'uso degli antibiotici, o del cortisone, per delle determinate malattie del corpo, per infiammazioni ormai croniche, per virus infettivi. Sì avevo bisogno di pensare a qualcosa di dolce di bello, di idealizzato ed idealizzabile, una figura materna bella nel volto come mia madre, con gli stessi occhi azzurri, con gli stessi capelli biondi, ma infinitesimamente dolce, buona comprensiva. Una figura irraggiungibile, che forse ho inseguito per tutti questi anni. Forte in me deve essere stata la delusione, la rabbia, la frustrazione, forte il sentimento che provavo, come ora provo per tutti. Un sentimento di ingenua affettuosità. Già la madonna, occhi celesti che ti controllano con discrezione e non ti spiano, mani affusolate che ti accarezzano e non ti picchiano, una voce soave che ti sussurra e non ti sgrida, braccia forti che ti stringono e non ti squaotono! Seni discreti che ti alimentino e non ti soffochino. Sì quaesta era la figura parfetta, la traslazione ed idealizzazione di una vera madre. Un sogno, un bellissimo sogno che non volevo si rompesse come un cristallo, tanto era bello, nel manto azzurro. Tanto era dolce il suo volto, tanto era candido il suo sorriso. Ero troppo piccolo per far morire un' immagine di cui avevo estrema necessità per vivere, troppo fragile per riconoscere ed accettare la dura realtà. La realtà di una madre anch'essa fragile, bisognosa, piangente. Ecco le lacrime forse erano ciò che le accomunava, lacrime di dolore e di disperazione. Quante volte figure immaginarie e celestiali, mi avete aiutato a proseguire, mi avete dato la forza di continuare, di sperare, tu o Madonna e tu o Signore. Madre e figlio ma per me genitori dolci e comprensivi. Siete stati i veri genitori della mia vita, coppia discreta che mi ha adottato, sorretto, aiutato, nella mia solitudine, nella disperazione, nella mia rabbia, che torna e ritorna ciclicamente, ma che ora anch'essa mi abbandona non più compagna della mia solitudine. Adesso sono veramente solo con me stesso ed il mio coraggio. Ne hai e ne hai avuto tanto coraggio marietto, sì marietto!. Ti aiuto a ricordare quei tristi giorni della tua infanzia allorchè fosti mandato per un anno in collegio militare a Resina, vicino ad Ercolano. Luoghi incantevoli se visitati da turista, ma che per te e per altre decine, centinaia? di ragazzi sono stati per lungo tempo oscuri luoghi di prigionia. Il collegio per figli orfani di militari di guerra, era gestito da Salesiani, i sucessori di Don Bosco, ma non per pazienza, non per coerenza cristiana. Frequentavo la quinta elementare ricordo, quindi avevo grossomodo nove, dieci anni. Appena arrivammo ci diedero subito una divisa militare, il moschetto le scarpe d'ordinanza ed il basco. Ecco là forse incominciai già a capire cosa significasse ordine, ma più che ordine inquadramento o forse ideologia?. Ma che c'entra Cristo con la divisa?oppure cosa centra la divisa con i Salesiani? e gli orfani con Cristo? e lo Stato con gli orfani. Ancora adesso non capisco, mi rifiuto di comprendere. Sì eravamo diventati tutti figli di nessuno o forse figli del Governo, piccoli manipolati strumenti di guerra?? Alte mura forse di tre o più metri circondavano la villa settecentesca, magnifica immensa. Delle enormi scalinate in pietra portavano allo spiazzo dove ogni mattina, col freddo, col sole, col vento o con la neve, dovevamo con i fucili prelevati poco prima in armeria, eseguire l'alza bandiera, allo squillo della tromba. Peperepeeee! AttTentiii!; peperepeeeI, Riposo!. Battevamo all'unisono i nostri poveri piccoli piedi infreddoliti, ricoperti dalle garrette grigioverdi. Le braccia rigide in una posizione di forzatura, le mani inguainate in candidi Guanti, sorreggevano in tensione il moschetto della prima guerra mondiale con la baionetta innestata. Poi la messa , la colazione e lo studio, e di nuovo la messa e lo studio, un ppò di svago la cena , la messa l'ammaina bandiera e finalmente soli nelle brande di rozza tela in cotone, sorretta da tubolari in ferro, ormai scrostati. Sotto lenzuola di duro cotone e coperte scure di fattura militare. Quelli erano i momenti in cui socchiusi gli occhi vedevi la madonna, veniva verso di te, si adagiava nel tuo letto accanto e ti accarezzava per darti coraggio!. Quanti ragazzi sono fuggiti scavalcando di notte le alte mura, subito riaciuffati alla vicina stazione ferroviaria o più distante, dai carabinieri e riportati prontamente dai carcerieri. Li riconoscevi subito perchè rapati a zero ed isolati, privati del cinema, dei momenti di svago. Lo svago il gioco. equivalevano ad un gran campo di calcio di terra battuta, arida terra del sud. Campo di gioco ma anche di gran sofferenza. Quante volte ho dovuto percorrere il perimetro per un numero imprecisatodi volte fino allo sfinimento del corpo, che riuscivo a completare barando, tagliando di nascosto di sbieco più volte lo stesso. Quanti calci violenti ho avuto quella volta che qualcuno occupò prepotentemente il mio letto. Li ricevetti dal caro educatore vestito di nero e dal candido rigido colletto, unica cosa di candido in lui. Lo stesso che poi con mano sicura ti porgeva quell'ostia benedetta durante la funzione domenicale. Ecco dove ho imparato a conoscere l'ipocrisia umana ed il cinismo abbietto. Esperienze del passato che mi tornano utili nel presente. Uscimmo solo una volta in un anno da quelle alte mura. Per partecipare ad una processione di San Gennaro, terminata la quale, tornammo prontamente in prigione. Ecco perchè Cristo si fermò ad Eboli. Ma voglio lasciarvi col sorriso sulle labbra. La visione del paradiso terrestre!!. Separato da una rete vicino al campo sportivo, esisteva un immenso mandarineto. Da lontano vedevo i frutti arancioni che pendevano da quelle meravigliose piante, secolari, dalle foglie minute e verdeggianti. Mi sottraevo volentieri all'ora d'aria e di gioco e di soppiatto, sfuggendo al controllo degli assistenti, scavalcavo la rete e mi sedevo solo sotto uno di questi magnifici alberelli. Come profumavano quei frutti, com'erano dolci i loro spicchi. Li raccoglievo delicatamente dall'albero, e li gustavo seduto all'ombra dello stesso, chiudendo per un attimo gli occhi. Ero sereno, sapevo di non essere solo in quel momento. E voi già sapete chi ci fosse lì con me! Tornai a casa con l'orecchio sinistro quasi strappato, si rimarginò la ferita del corpo e ora spero quella dell'anima. Non trovo la cartolina della vergine inviata in quegli anni lontani ai miei genitori. E' triste, nostalgica, ma è un pezzo della mia storia.

ciao
Italo Surìs

se sei un salame

30 Aprile 2007

Pensavo a questo detto: " non si vive di solo pane"; "ma nemmeno di sola aria", aggiungo io. Purtroppo i nostri amministratori hanno preso alla lettera solo la prima parte del presente aforisma.

meditate gente

Italo Surìs

Un topogrillo

30 Aprile 2007



Certo alcune volte farnetico o sogno, sai che bello se riuscissi a fare un Blog come quello di Grillo e li fondessimo entrambi? Poi poso i piedi per terra e mi dico(: Che cavolo Mario, non sai che lui è un artista famoso? e tu un semplice ex bidello, come qualcuno ha detto??


Non si sa mai nella vita! chi vive sperando, muore.....c....do!


ciao
Italo Surìs

Chi si presta è perduto

30 Aprile 2007

Quando vuoi rompere il rapporto con un amico troppo invadente o petulante, prestagli un pò di soldi. Perderai entrambi per sempre!


meditate gente

Italo Surìs

Chi non piscia in compagnia....


30 Aprile 2007






Così va il mondo!

Anche questa mattina mi sono svegliato a buon’ora, ma non perché sia un individuo attivo, giammai, solo perché stupidamente mi sono dimenticato d’aver chiesto, come tutti, un giorno di ferie a scuola! Già a scuola si sta bene, ma a casa gli Italiani stanno meglio!. Bisognerebbe un po’ riflettere sulle motivazioni di ciò. Ho deciso quindi di uscire a prima mattina per andare ad acquistare il pane ed il giornale. Se devo dire il vero a deciderlo, non sono stato proprio io, ma mia moglie per me. Piccolo particolare insignificante. Come ogni volta che esco, approfitto per far fare una passeggiata al cane, cosa che stranamente in questo Comune sembra sia vietata. Si badi bene, non dalle decisioni della Giunta o da eventuali regolamenti, no, piuttosto dal pensiero di gran parte della gente. Hanno terrore del piscio di cane. Già il piscio di cane, giustamente, non deve insozzare la loro proprietà, né portoni, né cancelli, né pilastri e non muri. Concordo anch'io e onestamente darebbe fastidio anche a me, ma essere talmente prevenuti o allarmati senza che ciò succeda, mi sembra esagerato. C'è psicosi collettiva. E’ grossomodo come se il povero animale tirasse fuori l’aggeggio dalla patta e urinasse in faccia a chichessia, per dispetto, per spregio. Ma come si permette? Questo immondo animale, chi crede di essere?, un bastardino?, ma io mi faccio pisciare sul portone solo da alani blasonati, o da quadrupedi canini appartenenti a gente nobile e ricca, mi pare di leggere nel pensiero di alcuni. Già anche il piscio diventa elemento prezioso. D’altronde, non è giallo come l’oro?. Ecco l’idea, diamogli un valore intrinseco, come quando nelle città, ricordo, le bocce di urina umana venivano depositate al mattino fuori delle porte. Ma non era liquido fisiologico di animale e non era gratuito. Era Urina del vecchietto, della vecchietta o dell'intera famiglia, che le case farmaceutiche ritiravano pagando un tot. Bene, allora sì le strade di Budoia e di altri paesi del circondario, potevano riempirsi di fiaschi, bocce bottiglie e bottiglioni. Peccato che nessuno riuscisse trattenerla così a lungo da riempire le damigiane. E’ il secondo caso che mi capita e mi fa pensare. Il primo qualche mese fa ha fatto in modo che rompessi una vecchia amicizia. Il mio cane era uscito dal cancello come fa raramente, ma non per allontanarsi. Quando siamo a casa infatti, preferisce restare con noi, e quando non ci siamo invece, per evitare, lo leghiamo con una catena. Quel giorno qualcuno venne a sbraitare presso il cancello di casa, non riuscivo proprio a capire cosa volesse. aveva un grosso bastone per le mani e lo agitava minaccioso. Era venuto, non a salutarci come mi illudevo visto che suo padre sofferente ha frequentato quella del mio, No! era solamente venuto a protestare, a minacciare ad instillare nella mia mente il dubbio che il mio cane con l’urina avesse rovinato il suo cancello, facendolo arrugginire. Arrivò a dire che avrebbe fatto fare la prova del DNA sull'orina!!! Signori, ci pensate?, scomodare l’FBI per il mio cane?. Quale onore!!!Certo sarebbe stata dura poi convincere tutti i cani randagi a fare la stessa cosa.Per scoprire eventualmente che il danno poteva essere stato provocato da un difetto di verniciatura, come un esperto del settore mi ha poi confermato. Per far corrodere un pezzo verniciato, sappiate, questo dovrebbe restare in ammollo per giorni, se non per mesi nella soluzione acida giallognola. Evviva i nostri piccoli pensatori. Ma il bello mi è capitato proprio oggi. Dunque stavo andando verso la piazza, quando, passando per la strada principale mi fermo ad un’entrata di una viuzza, dove abita un conoscente che avrei voluto salutare. Ma pensieroso mi blocco. A quell’ora forse se fosse stato a casa, stavo pensando, sicuramente starebbe dormendo. Oppure potrebbe essere sul lavoro. Ero entrato di un passo in questo viottolo sterrato, che conduceva alle entrate di più civici. Il cane era saldamente da me tenuto al guinzaglio, un guinzaglio non più lungo di un metro credo. Pensavo a ciò osservando contemporaneamente, incuriosito, un bel lavoro di muratura. Stavano sostituendo delle ringhiere con un cancello elettrico.Osservavo il tutto per semplice curiosità, solo per imparare qualcosa di nuovo. Ad un certo punto, si avvicina una simpatica vecchietta, che con tono sostenuto dice: “Vada via, questa è proprietà privata, non si portano i cani a pisciare sul mio contenitore dei rifiuti, lo porti a casa sua a cagare”. Rimango senza parole, e rispondo con l’aria più serafica di questa terra: “va bene signora!” "Ma che va bene e va bene non si piscia a casa mia.” E daiieee!, Il cane è stato fermo al guinzaglio con me solo per pochi minuti, giusto il tempo che un giovane signore uscisse da casa e venisse, guardandomi con sguardo truce, a riprendersi il contenitore di plastica. Che fossero parenti?, che la simpatica anziana fosse stata mandata deliberatamente con una scusa? Strano, tutto molto strano. Pippo,il mio cane, NON aveva assolutamente sporcato da nessuna parte. Non c'erano tracce!!ed io ero presente, mi teneva al guinzaglio! Strano comportamento mi son detto, ma si sà, ad una certa età! Certo che ciò che è successo, mi ha fatto pensare e non solo alla pipì di cane, no, a tante altre cose. Sarebbe meglio che certa gente fosse più comprensiva. Ora chiedo al Comune ed ai cittadini di Budoia. E’ possibile o non è possibile passeggiare in centro con l’animale? Oppure bisogna legarlo come un salame ad un palo? In fondo il centro è di tutti i cittadini. Sicuramente i muri e i portoni no, però il problema sussiste e bisogna risolverlo. Si potrebbero inventare orinatoi per cane, poi per gatti, poi per uccelli, e persino per lepri e fagiani. Di soluzioni per evacuare la cacca d’uomo ce né a vonde!, dicono in friulano. Ma il problema resterebbe anche se si girasse esclusivamente per i campi e le stradine interpoderali. Munendoci di planimetrie e mappe militari, poiché ci sarebbe il rischio di non trovare il giornalaio, né il panificio ed il cane poi potrebbe sporcare in piena campagna. Nei campi si sa la cacca di cane potrebbe provocare grossi problemi: mentre penso che i colibatteri distribuiti con le feci umane da mezzi adeguati, renderebbero invece rigogliosi i prati, nè vero?. In ogni modo non sono qui per fare polemiche, ma proposte costruttive. Primo, non sarebbe il caso di affiggere per strada norme e leggi relative al problema; secondo è possibile collocare al centro, distributori di palette o sacchetti per la raccolta di escrementi?, terzo visto che ormai i cani sono uno dei motivi per cui la gente viene a comprar casa qui a Budoia, (per poterli tenere ovviamente, non per ammazzarli), non sarebbe il caso di sensibilizzare la gente del posto ad essere più comprensiva e comprensibile. Vi è un terzo caso che adesso ricordo; un giorno non molto lontano, sempre passeggiando per la zona, e si badi non al centro, ma in strade di estrema periferia, con il cane a guinzaglio. Sentii una voce femminile che si lamentava della presenza del cane. Era stata avvertita dal marito, che ci aveva visti avvicinare. Il cane seppur lontano aveva, con la sua esistenza, intimorito una squadra di gatti, che viaggiava con loro. Le bambine della coppia furono quindi costrette a rincorrerli e prenderli in braccio! “Ma chi è quel tipo che lascia solo un cane che gira abbandonato?”, (come se i suoi gatti fossero stati al guinzaglio!), chiese al consorte la donna. Il marito impacciato: ” nnnoon è abbandonato,sta portando a spasso il suo padrone!" Bene. Io chiedo una nuova legge. Per cui cani e gatti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri. Eh, casso!, piscio è piscio e merda è merda, o no?? In ogni modo, io per il mio cane ho risolto il problema. Faccio come fece una volta mio padre allorché, a me ancora piccolo, in un treno tanto affollato da non poter raggiungere il bagno, mi scappò da fare la pipì. Lui intelligentemente risolse il problema. Mi infilò il pisellino in una bottiglia vuota in cui orinai, con grande soddisfazione mia e delle donne presenti.

Ciao


Italo Surìs

gola profonda

30 Aprile 2007


Un buon motivo per avere debiti piuttosto che denaro o ricchezze accumulate, è che i primi non fanno gola a nessuno.!



meditate gente


Italo Surìs
NB) Purtroppo, non sono più i topi di una volta!

batti tre colpi

30 Aprile 2007



Troppa carne sul fuoco signori. Questo Blog ormai è diventato come un giornale, una casa editrice, un editoriale libero, nato così per caso e che sopravviverà finquanto sarà possibile o il blogghista lo desidererà. Sono già 175 i post da me realizzati, Quasi avessi scritto un libro da metà febbraio fino ad oggi. Bel risultato! con oltre 3050 impressioni alle 24 di questa sera. E' un' ulteriore prova a cui non ho rinunciato. Una piccola sfida, una nuova impegnativa occupazione, che mia moglie trova inutile. Io so che non è proprio così. Almeno lo spero, sarebbe un sacrificio inutile, per voi, perchè per me è stata una grande esperienza. Eppure anche se fosse vero, finalmente , senza che alcuno con protervia potesse zittirmi, senza un valido motivo ; ho potuto finalmente dire la mia al mondo intero. Proprio come se fossimo in una VERA DEMOCRAZIA.


Forse domani o postdomani, inserirò il 6° capitolo di "lettera ad un bambino mai nato". Sapete sono già al decimo. Ma non ho molto tempo a disposizione, devo inventarmi il romanzo giorno per giorno. E poi ci saranno.......altre interessanti novità.



Un caro saluto



Italo Surìs

domenica 29 aprile 2007

seni retrò

29 Aprile 2007

Vi sono persone talmente abituate a battersi il petto allorchè sbagliano, che ora camminano con le tette al posto delle scapole!


meditate gente

Italo Surìs

Il collo di bottiglia.


29 Aprile 2007

Due notizie di ogg, mi hanno in un certo senso rinfrancato, alleggerito l'animo, lo spirito. Una francamente mi ha addolorato. L'uccisione da parte di due prostitute Romene di una giovane donna. Un dramma nel dramma. La miseria porta miseria, il dolore porta dolore, la sofferenza altra sofferenza e la gioia???, sicuramente serenità. Che la giustizia faccia il suo corso, umanamente e rispettando le regole, così come è stato fatto con la Franzoni alla quale è stato riconosciuto un grave disturbo psicotico isterico. Sicuramente ci saranno coloro che non credono nè ai medici, nè ai giudici. Spero Iddio di non trovarmeli davanti un domani, nè sotto una, nè sotto l'altra veste.



La vera notizia positiva è l'acquisizione, come d'altronde mi ero augurato avvenisse, di quote di mercato della Telecom da parte di una ditta Spagnola. Bene spero in un serio rilancio, e che si facciano prontamente delle leggi adeguate per salvaguardare obbiettivi strategici chiave per la nostra società, da pericoli d'interferenze, al di fuori del mercato unico Europeo. Sicuramente pur restando a tavolino, mi immagino un grande lenzuolo o se volete una coperta di una grande realtà come l'Europa, tirato da tutti i lati. Alcuni cercano di mantenerlo integro altre potenze di smembrarlo. Il dividi et impera infatti, vale anche per l'economia. E come ripeto la vera guerra degli anni tremila, la si sta facendo acquisendo, comprando, producendo, impedendo alle economie concorrenti di decollare. Una guerra dura, ma per certi versi molto affascinante. Quando feci un viaggio in auto fino a Riga, capitale della repubblica Lettone nel lontano 1991, con un intermediario che conosceva a fondo il mondo ed il mercato dell'est, la stessa , i suoi bellissimi palazzi, i suoi centri, le sue fabbriche, i suoi boschi e le falegnamerie, erano in vendita per un bianco e un nero. Agli Italiani mancò il coraggio d'investire, oppure equilibri a me sconosciuti, non lo permisero. Fatto sta che gran parte di quei paesi ora è sotto influenza tedesca e Austriaca e tutto il legno che avremmo potuto produrre, ora lo acquistiamo dall'aAustria, che badate bene è solo un centro di lavorazione e smistamento. Ciò vale per altri paesi dell'est Europeo, quelli che hanno nei secoli sempre avuto l'influenza dei Prussiani. La storia ha come si vede dei corsi e ricorsi, ecco perchè ho fiducia di vedere nuovamente un'Europa unita. E' come riappropriarsi del sangue fuoriuscito dalla flebo in mille rivoli e versatosi in vasi, vasetti, bacinelle varie e riportarlo nelle vene da cui è stato prelevato. Quest' estate in Croazia, Austriaci e tedeschi, ho saputo, stavano acquistando grossi appezzamenti di terreno. Il nocciolo del problema è semplice e politico. In Istria forse preferiscono avere tedeschi più che Italiani. Retaggi storici o paure?,o nessuno dei due? Chissà io sono un semplice osservatore. Ma se dovessi dare la mia opinione di libero cittadino, ritengo che dovrebbe esserci il veto alla Croazia, d'entrare in Europa, finquando il governo Croato, non dimostrerà un atteggiamento meno ambiguo nei confronti dell'mprenditoria Italiana. Ricordate il caso del nostro caro presidente, Giorgio Napolitano? durante la commemorazione per i martiri delle foibe?, un caso fortunatamente rientrato. Probabilmente la nostra Diplomazia sta lavorando, speriamo in bene. altrimenti: is this the problem?


Intanto ben fa il presidente Illy a forzare per la maxi regione; una vasta area che comprende appunto realtà anche se piccole come quella Slovena. Porta obbligatoria verso il resto dell'Europa dell'Est. E' come dicevamo anche questo un problema logistico, di trasporti, di sviluppo, di collegamenti a regione già cointeressate da anni con le realtà imprenditoriali nazionali. La Romania, La Bulgaria, L'Ungheria. Una damigiana in cui però l'unico accesso è rappresentato dal collo di bottiglia, la Slovenia appunto!, che ovviamente per il passaggio, chiede un giusta rincompensa, rappresentata dallo sviluppo. Uno sviluppo economico sicuramente di grossa portata, a cui noi ovviamente dovremo a tutti i costi partecipare, con la benedizione di nostra santa madre Europa???. Poi ovviamente toccherà all'altro collo di bottiglia, rappresentato dalla Sicilia e dalle restanti regioni meridionali, verso quello che fu l'impero romano ai tempi di Costantino. La Tunisia, L'Algeria, la Libia, il Marocco. Approdi per la nostra merce e di quella di tutta l' Europa, via vai di prodotti che vede nel porto di Gioia Tauro con i suoi scali commerciali, un avamposto per l'interscambio commerciale dell'Europa, ma non solo ( Cina, India..etc.), con l'intera Africa del nord e ovviamente del centro e del sud. Questo approdo soffocato ora da interessi malavitosi, potrebbe essere il trampolino di lancio per poter, in breve , anzi in brevissimo tempo, far accrescere a dismisura l'occupazione meridionale, con i benefici che ne deriverebbero sotto tutti gli aspetti. Politici e legali.

Altrimenti signori Malta sta ad aspettare!



Ciao ciao


Italo Suris

Due punti di sutura

29 Aprile 2007



Allora ragazzi, ho inventato un nuovo modo di far politica se proprio vogliamo dire così. Farla amare attraverso piccole osservazioni, spunti, non certo approfonditi, che diventano storie avvincenti, piccoli giornalini, fumetti di una vita reale da leggersi tutto d'un fiato, come un romanzo, avvincente, coinvolgente. Sì ci pensavo proprio stasera. Sarebbe una rivoluzione per tutti i giovani e anche per i non più giovani. Proprio come si è giustamente raccomandato il nostro caro Presidente Giorgio Napolitano. Figura insigne, uomo d'altri tempi, corretto, encomiabile, misurato nei toni. Politico tutto d'un pezzo, come ormai ne sono rimasti pochi, combattente per l'unificazione e per i valori di un'Italia che sta smarrendo sè stessa. Un personagiio della resistenza che ha voluto nonostante l'età avanzata, impegnarsi in un momento molto pericoloso, quanto difficile per la nostra Nazione. Un grazie a tutti i politici di buona volontà qualsiasi possa essere lo schieramento in cui militino.



Grazie
Italo Surìs

più & meno

29 Aprile 2008



Avete mai notato? In genere chi fa finta di lavorare tanto quando i capi sono presenti, meno fa quando questi sono assenti!




meditate gente



Italo Surìs

pollicino in grigioverde


29 Aprile 2007




A caso inserisco una simpatica foto facente parte di un gruppo di tre, una delle quali già pubblicata. Come potete ben vedere l'impulso dell'ordine e della disciplina, mi era già stato impresso all'età di tre anni. Unica cosa che mi mancasse: l'altezza. Ho sopperito alla stessa, non tanto facendomi fare delle scarpe su misura con la suola di spessore maggiorato, quanto sequestrando e spostandomi ritto su una campagnola.






Aaaa.....ttenti!




Riii....posooooo!

sabato 28 aprile 2007

Un buon lavoro di lingua

28 Aprile 2007




Alle persone, che nell'ambiente di lavoro sono abituate ad usare troppo la lingua, resta poca energia per lavorare realmente!




meditate gente

Italo Surìs

un UFO fra le rose


Madonna di Castelmonte




28 Aprile 2007


La natura ha mille colori


Dovendo stimolare i miei scarsi neuroni, ieri notte mi sono messo in cerca di nuovi spunti e nuove idee. E ho incominciato ad osservare un libro di giardinaggio regalatomi recentemente da amici. Come al solito, già preparato a ciò che stavo per fare,il libro si è aperto volutamente ad un determinato punto, come se avessi saputo che ad un dato spessore del volume, corrispondesse la lettera “R”. Sì! R come rose!. Perché?, oggi mi chiedo, seduto davanti alla tastiera del mio vecchio computer che uso ormai esclusivamente per dialogare con i miei nuovi amici. Amici invisibili, che come se fossero in una foresta, restano appiattiti dietro gli schermi LCD, con occhi attenti, con i cinque sensi allertati; olfatto, udito, tatto, vista, gusto. Sì anche il gusto!, il gusto di assaggiare le cose che vengono proposte, con l’aiuto dei quattro fratelli, menzionati poc’anzi! Io scruto loro, e loro scrutano me, mi annusano, mi studiano, mi valutano, mi scoprono come strano essere venuto dalla galassia lontana. Omino verdastro e cefalopode, con braccia sottili e mani prensili, formate da quattro dita con terminazione falangee a ventosa. Grandi occhi tristi e luminosi in un volto da extraterrestre, privo di bocca e con due minuscoli fori al posto del naso. Inoltre due orecchie bizzarre e lanceolate, come se fossero attaccate con il bostik ai lati del capo, mentre una coppia di terminazioni nervose, sulla sommità dello stesso, fungono da sensibili antenne ricetrasmittenti. Il corpo è nudo, glabro, privo di peli, asessuato, dal minuscolo pene appena appena accennato. Insignificante ricordo degli anni duemila, quando ancora sulla terra, esistevano i fiori e con esso l’amore. Corpo strano, un ventre rigonfio poggiante instabilmente su gracili gambe, sottili e traballanti supporti di riserva in caso di improvvisa necessità per un breve spostamento. La metamorfosi infatti non prevede lunghi tragitti per quella forma bizzarra denominata omoide, ormai divenuta solo cervello e obbligata ad un lavoro esclusivamente cerebrale. Due piedi enormi piatti, deformi anch’essi, con dita dalle terminazione stavolta, a forma di piccola biglia, privi di unghie, molli, quasi gelatinosi, servono a mantenere un precario equilibrio. Un lungo arto posto all’altezza dell’addome, funge da membro riproduttore. Nebulizza gli spermatozoi a mo di spray, formando una nuvola di nuova vita che ingravida un essere della stessa specie ermafrodita, presente nelle immediate vicinanze. Attorno, solo polvere e aridi crateri, né un goccio d’acqua, non una pozzanghera, non una pianta, nemmeno di quelle che abbondavano nell’era di Bush, nei deserti dell’America del Sud. Niente di simile, un timido filo d’erba anche mal cresciuto, un fiore, un’ erica, una pianta di luppolo, NULLA, solo un immenso sterile deserto tanto polveroso, quanto inutile. UFO mi chiamano, ma io ho un nome!, ROBCOPT mi dicono, ma io ho un cuore!, VECCHIO pensano, ma non è così!. O forse un vecchio che ama ancora le rose, anzi ha imparato nel tempo a conoscerle, a perdonarle se l’hanno volontariamente punto!, a curarle, a vederle crescere e divenire ogni giorno più belle, nel mese di maggio. Le accudisce nella sua serra, le protegge dalle intemperie, le priva delle foglie malate, le copre di molteplici attenzioni, qualsiasi fosse la loro età, il loro nome, il loro colore. Attende con somma pazienza che sboccino al sole per vederle abbracciarsi fra loro, col volto ed i petali rivolti alla luce, in attesa di nuova energia. Ho letto quel libro, l’ho attentamente guardato, ho ammirato figure incantevoli, mi sono riempito gli occhi, l’animo ed il cuore dei molteplici colori. Belle le rose, un tempo fiore vietato dal Clero. Forse perché convinto che fosse fiore di perdizione, simbolo d’amore solo carnale, ma poi intelligentemente e sapientemente rivalutato, finanche a divenire l’identificazione della Madre di Cristo. Ecco perché amo le rose, esse stesse madonne, belle nelle loro svariate forme, raggianti nei loro colori, delicate nei loro profumi, morbide nel velluto della loro sostanza. Esco in giardino a rimirarle ad ogni giornata di sole, le accarezzo sul capo, le passo in rassegna, anzi le vado a trovare tutte. Maria, Maddalena, Agnese, Beatrice; per me ognuna di esse ha un nome. Ho tutti i colori di rose in giardino, dal giallo tenue a quello più intenso, dal rosa pallido a quello carico, dal rosso intenso, al rosso cardinale, finanche l’arancio. E se ogni fiore fosse realmente una madonna, me ne mancherebbe solo una, per essere alla fine felice. Forse la più bella, forse la più dolce, la più profumata: la Madonna di Castelmonte.



Santuario Madonna di Castelmonte / Frati Minori CappucciniTel. 0432.73.10.94 - 0432.70.12.67 / Diocesi: Udine.Calendario: La solennità del Santuario è celebrata l’8 settembre, giorno della Natività di Maria.Note: Molto ricca e significativa la raccolta di ex voto. Intorno al Santuario sono presenti molti edifici medievali e palazzi rinascimentali.



Un saluto
Italo Surìs

venerdì 27 aprile 2007

cibo da cani

27 Aprile 2007

Parliamo di cani.



Dicono che in genere si sceglie un cane perchè ci si identifica in lui. Ecco perchè l'uomo mangia costicine ed il cane gustose scatolette!




meditate gente




Italo Surìs

Tutti in galera

27 Aprile 2007









Sono appena tornato da Pordenone e strada facendo mi è venuta un'ulteriore idea. D'altronde mi è sempre stato detto,una ne fai e cento ne pensi. E così fu. Stamattina sono stato piacevolmente colpito dalla gentilezza e dall' educazione di una graziosa signorina che dovrebbe frequentare il liceo classico. Mi ha educatamente salutato e mi ha chiesto come stessi. Non capita spesso sopratutto in quel di Budoia. Questa ragazza in futuro vorrebbe fare il Magistrato, ovviamente ci riuscirà. Ora ho pensato due cose, primo parlare con l' On. Mastella perchè lo impedisca. Infatti un magistrato con i suoi occhi ed il suo sorriso, farebbe sicuramente aumentare il numero di reati. Chi è quello stupido che non si farebbe arrestare in futuro per farsi giudicare da lei ?; Secondo. Ho pensato di fare un regalino virtuale a coloro che mi mettono a conoscenza di qualche azione gentile ed importante fatta nella giornata, dandomi eventuali indicazioni. Saranno doni virtuali inviati con il blog. Basta il pensiero, dicono!. Ecco il premio di oggi!





Congratulazioni Magistrato!


Italo Surìs

Maccheroni a colazione



27 Aprile 2007






Oggi ho intenzione di dare un tocco di freschezza al mio blog, iserendo nello stesso alcune novità. Ho pensato di farvi vedere alcune foto di famiglia, così senza alcuna successione logica, nessuna data collegata ad avvenimenti ben precisi, ma alla rinfusa, per crearvi confusione, per non darvi assolutamente nessuna possibilità di indovinare, per lasciarvi sempre in sospeso.

Ecco la prima. Tema: scuola di cucina. Si ho incominciato ad amare la cucina agli inizi della mia attività lavorativa. Avevo grossomodo tre anni. Fummo invitati a partecipare ad un corso accelerato per chef de range, presso una scuola rinomata e prestigiosa in quel di Sacile. Correva l'anno di grazia 1954. Come lor signori possono notare la cuoca in primo piano è finanche estasiata per la prelibatezza da me preparata. Un ottimo piatto di subbiot avec le trombè. Alla destra della stessa mia sorella maggiore invita con la mano sinistra il teleoperatore a stringere la ripresa sul cucchiaio. Le suppellettili infatti erano come si può ben notare di pregiato metallo proveniente dal Tolouse. In fondo con occhio scrutatore e bocca spalancata in atto d'illustrare ai critici la felice combinazione degli elementi che compongono la pietanza il sottoscritto, che come si può ben notare ha avuto l'accortezza, come si usa nei ristoranti più prestigiosi, di adagiare nel piatto solo la quantità di cibo necessaria all'assaggio. Il fisico è ovviamente quello di un cuoco abituato ad adoperarsi assiduamente dietro i fornelli. Il piatto è stato accolto dalla critica con favore ed è stato premiato col primo posto. Al ristorante sono state assegnate ben due carciofi, inserendosi prepotentemente e a titolo, fra le scuole più rinomate della provincia di Udine. Anche l'arredo era consono all'avvenimento come ben si può vedere. La tavola infatti è stata bandita con tovaglia di filo di scozia preziosamente ricamata esclusivamente a mano.


buon pasto




Italo Surìs

un soffritto di bambino

27 Aprile 2007



Si è visto che valore si dia al bambino di questi tempi. Esso per alcuni, vale meno di una cipolla per il semplice fatto che quest'ultima non piange ma fa piangere.




meditate gente




Italo Surìs

Il vecchio ardore



27 Aprile 2007


L'amore non ha età 1°


Camminavo lentamente lungo la strada che conduce a San Marco, ero distratto e pensieroso, allorché una voce improvvisa, ha fatto in modo che tornassi in me stesso. Una voce squillante di un bimbo, una voce gentile. “ Mamma”, ho sentito, “mamma”, per la seconda volta”. Allora ho alzato lo sguardo rivolto al selciato e ho guardato quella strana famigliola che camminava davanti, a due passi da me. Ho incominciato, osservando come spesso avviene, le scarpe dei tre. L’uomo calzava un paio di mocassini bruni, leggeri, eleganti, il bambino e la donna, un paio di scarpe da ginnastica di quelle moderne, comode e costruite con tela traspirante ai lati. Il carrarmato dei plantari era conformato, spesso , ed il bambino addirittura aveva inserite nel tacco a mo d’ammortizzatore, degli strani involucri colorati riempiti da liquido speciale. Camminavano lesti guardando a destra e a manca le vetrine e soffermandosi su questa o quella, ora uno, ora l’altra, in base ai personali interessi. La donna si bloccava spesso e volentieri, come tutte d’altronde, ad ammirare abiti preziosi, cappelli indumenti di biancheria intima, ma anche scarpe e borsette. Si sa la vanità è donna. Quando si bloccava lei, si fermava tutta la carovana, che attendeva pazientemente. Il sorriso le compariva sulla bocca , una bocca irregolare, coronata da denti non molto bianchi né regolarmente allineati. I capelli toccavano appena appena le spalle ed erano leggermente mossi, di un colore castano chiaro. Si vedeva che erano ordinati, puliti, curati, come se la proprietaria fosse appena appena uscita da un parrucchiere per signora. Il collo esile e lungo era adornato da una collana di perle, semplice semplice, che richiamava nel disegno, l’anello che portava al dito medio della mano sinistra assieme alla grossa vera. Anch’essa normale, semplice nella linea e che passava quasi inosservata. Il volto osservandolo bene era quello di una giovane donna dall’apparente età di trentadue, trentacinque anni, il corpo infatti, inguainato da un paio di jeans di marca, stretti in vita, era esile, filiforme, quasi fosse il corpo di una teen ager. Oltre ai calzoni di tela americana ovviamente, completava il modo di vestire una semplice camicetta di cotone, elegante anch’essa e aperta leggermente al collo. Una fila di bottoncini in madreperla ne assicuravano la chiusura anteriore. Camminava speditamente ancheggiando, le natiche sembravano che si muovessero a ritmo di samba, ed io ero come ipnotizzato dal movimento ritmico delle stesse. Sotto ai pantaloni, un leggero segno in rilievo, faceva intuire che portasse un sottilissimo tanga. Ogni tanto la ragazza, se così vogliamo definire , si girava verso il bambino, o per riprenderlo quando frenava troppo la marcia, oppure per incitarlo ad andare più lentamente, allorché spinto da inerzia, procedeva da solo in avanti mentre la coppia si fermava a guardare una vetrina, discutendo animatamente di prezzi, di qualità di colori, di forme.



Alla prossima

Italo Surìs

una congestione!

27 Aprile 2007




Raramente chi ha potere lo gestisce in modo corretto. Il più delle volte invece, egli è gestito correttamente dallo stesso.



meditate gente





Italo Surìs

Se la fanno sotto come le cozze.





27 aprile 2007



Mio nipote si è sposato ad Ancona con una bella ragazza Marchigiana, sono stato invitato alle nozze e per la prima volta ho potuto assaggiare alcuni tipici prodotti del luogo. Purtroppo la sera prima non sono potuto arrivare in tempo per poter gustare una deliziosa cena a base di pesce, gentilmente offerta dalla mamma dello sposo, che poi sarebbe mia sorella., almeno credo! Ora finquando non si sposeranno altri nipoti o addirittura mio figlio, sarò costretto a rinunciare alla degustazione di nuovi ed interessanti piatti della gastronomia regionale Italiana, o addirittura piatti internazionali se qualcuno avesse la buona idea di maritarsi qualche indù o qualche ragazza nepalese. Per ora devo solo vivere di ricordi e di speranze. Ma si sa c’è un detto che dice : chi vive sperando, muore:ca….do! Ma cerchiamo di non essere troppo volgari, non ne sono il tipo anche se sembrerebbe. Ma non è proprio così. In ogni modo alcune volte bisognerebbe proprio esserlo. Infatti spudoratamente, qualcuno si lamenta che i piatti di cui scrivo, sono semplici o non sono farina del mio sacco. Bene e allora?, con tremila impressioni sul blog alla data attuale, ci sarà pur qualcuno che non conosce o gradisce le ricette che propongo, mie o scopiazzate che siano!. Potrebbe essere anche un cinese, ma qualcosa di buono lo avrei sempre fatto. Oltre ovviamente, a non spaventare mia moglie, non scrivendo più di attualità o di politica. Bene, non potendo cucinare, ho pensato di prelevare dalla mia libreria un buon manuale di cucina regionale e incominciare ad analizzarne il contenuto. UHM vediamo un pò!; Le Marche sono una regione italiana, sull'adriatico: E fin qua ci siamo. E' caratterizzata da un territorio di natura collinare, montana e marina. I suoi piatti quindi al di là da essere molto vari, presentano le caratteristiche, di venir realizzati con prodotti delle singole zone di provenienza, o addirittura da una mescolanza degli stessi. Per esempio anche se ancora adesso molti cuochi sono restii a farlo, già da parecchio tempo si usa cucinare prodotti della terra con quelli del mare. Non ho mai asserito d'essere uno chef ad altezza mondiale, nè di cucinare al livello di Vissani, anche se ci sono molto vicino, per la mole intendevo!. Il piatto che ho trovato per voi oggi è: Vongole con patate e salsicce. Mi viene l'acquolina in bocca solo a vederlo raffigurato. Figurarsi quando mi inviterete a sercarlo.( in dialetto veneto).
Ingredienti per quattro persone:
1/2 chilo di vongole veraci
200 gr. di patate
100 gr. di salsiccia
1 bicchiere di verdicchio o vino bianco secco
1 spicchio d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
2 cucchiai d'olio d'oliva extravergine
sale e pepe
Preparazione; 15 minuti
Cottura; 20 minuti
Esecuzione facile
Vino consigliato : San Giovese dei colli Pesaresi
In una padella ampia, scaldate l'olio ed imbionditevi l'aglio, quindi aggiungete il prezzemolo tagliuzzato finemente. A questo punto versatevi le vongole e sfumatele con il vino bianco. Spellate le patate e tagliatele a tocchetti piccoli; unite le patate in padella e poi rosolatevi la salsiccia spezzetata, salate e pepate. Cuocete per altri dieci minuti col coperchio a fiamma moderata. Servite le vongole con patate e salsicce ben calde, accompagnate , a piacere da fette di pane tostato.
ciao
Italo Surìs Sono impaziente!!

Prodotti tipici della regione Marche: Per ingrandire, cliccare sulla piantina.






giovedì 26 aprile 2007

Due righe alle nuvole V^

26 Aprile 2007


Due righe alle nuvole IV^


Lettera ad un bambino mai nato. Capitolo 5




Il terreno per questo motivo presentava larghe ferite, linee discontinue che si rincorrevano a mo di ragnatela, rughe della natura ormai stanca delle angherie dell’uomo, dei suoi soprusi, delle violenze in risposta al suo amore, ai frutti da essa donati. Frutti del suo seno, del suo corpo maturo, nei secoli sempre generoso con l’uomo e con ogni abitante che incurante calpestasse il suo volto, senza rispetto né accortezza, ma con protervia ed arroganza. Lungo i confini dei pascoli brulli, si ergevano mura di pietra formati da sassi sovrapposti fra loro e resi scuri dagli anni e sostenuti dalla misericordia del tempo. Vano tentativo per ricordare all’uomo moderno la nobiltà del lavoro fisico, il piacere di trasferire la propria energia in un rapporto di scambio e di ruoli. Scambio perpetuo di passione fra l’essere umano e la pietra, senza inutili illusioni di una impossibile durata nel tempo ma con la consapevolezza che l’uno avrebbe dovuto prima o poi prendersi cura nuovamente dell’altro. Anzi con la speranza da parte del manufatto di sassi, che l’uomo tornasse prima o poi ad accarezzare le pietre per riporle con delicatezza al proprio posto più naturale. Un gesto d’amore per la natura, un rispettoso e dovuto compito, necessario a conservare nel tempo l’integrità del creato, come questo ci è stato donato, senza infierire ma preservando, senza ferire ma rifinendo, un’opera ormai già strutturata nei tempi più antichi. Non cemento, non leganti bituminosi, né ferri che potessero ferire, scalfire, incidere, deturpare, infangare con il colore del liquido brunastro della ruggine, i licheni cresciuti nelle sue fessure. Solo muretti massicci nelle misure e nella forma, ma instabili nella struttura . Scaglie di pietre raccolte nei campi dopo lunghe e faticose ricerche, ma anche divelte con forza e protervia dai fianchi dei monti adiacenti. Cave antiche, ferite nei fianchi, nel costato di una generosa natura, silenziosa e paziente da uno stupido uomo che in un raptus d’incontrollabile follia distruttrice, ha affondato i suoi acuminati arnesi d’offesa, nel ventre. Pura follia l’uso indiscriminato di un oggetto per qualcosa già donato, meretricio di madre, sfruttamento del corpo da parte di figli ingrati, sciupio di un rapporto sereno d’amore, con un atto di violenza incestuosa e sprezzante. Vecchi muretti fatiscenti e cadenti dalle cui fessure fra le pietre nel terriccio misto ad humus stratificato nel tempo, trovava la forza di nascere e svilupparsi un piccolo fiore dal colore intenso degli occhi di nostra Madonna. E nei cui piccoli anfratti famigliole di minuscoli esseri animali cercano sicurezza e protezione. Ecco i veri miracoli, che osservavo nell’incantevole spazio contiguo, muretti che delimitavano enormi appezzamenti verdeggianti di terra in modo continuo come lunghi serpenti dal corpo senza limite alcuno.


Al prossimo capitolo.


ciao

Italo Surìs


Un cuore, rotto ..da legare

26 Aprile 2007


Il potere diceva qualcuno che lo conosce molto bene, logora chi non ce l'ha! Peccato dico io, che esista l'infarto!!



meditate gente


Italo Surìs

L'orco nel sottoscala



26 Aprile 2007







Una scuola materna all’attenzione della gente, mass media che mettono in evidenza la comparsa di un’abitudine sempre più preoccupante; l’abuso di minorenni da parte di adulti. Adulti che dovrebbero essere educatori, di cui i ragazzi si fidano o dovrebbero fidarsi. Sostituti di genitori indaffarati, a cui gli stessi affidano i propri tesori, pezzi della loro carne, segmenti della loro vita, nella speranza e nella certezza che costoro accudiscano con pazienza, il frutto del loro amore. Ma non è sempre così. Lo psichiatra Andreolli in una trasmissione ha detto: bisogna temere di più i così detti normali, di cui è impossibile prevederne il comportamento. L’ira che può scaturire improvvisamente dal loro essere, per futili motivazioni. La gente è sconvolta, si stringe dubbiosa ed impaurita attorno alle persone conosciute, amici di famiglia, la compagna di classe; quella che la mamma si è raccomandata di frequentare, quella che dovrebbe fungere da supporto, da protezione. Coppie di reciproco aiuto. Ecco le nuove discussioni da intavolare fra amici. Gruppi d’amici uniti dallo stesso pensiero, dalle stesse paure, dalle stesse convinzioni, spesso preconcetti utilizzati per accrescere il loro prestigio, le loro insicurezze di fondo, la loro innata fragilità emotiva che non vogliono dimostrare, ma amano scaricare, come di consueto, sulla vittima di turno. Ecco che quindi, in una forma di bizzarro atteggiamento, si trincerano nei nuovi fortini, barricati nel dubbio atroce che lacera le loro anime. Meglio evitare, meglio allontanare, meglio considerare questo o quello scritto come attestazione di verità, di tesi, di dietrologie saccenti, fatte senza cognizione di causa alcuna, da pseudo laureati che si illudono d'essere attenti conoscitori dell’animo umano, ma che finiscono per restar soli, senza un compagno o una compagna; tanta grande è in essi la conoscenza dello stesso!. Ma ciò non importa. Se i fatti scardinano le loro teorie preconcette, è solo un maledetto piccolo errore, un insignificante e banale errore di valutazione, non importa chi si colpisce, la violenza che si perpetra consciamente!! La verità assoluta, quella di Dio, è in loro, superbi portatori del verbo divino, in questa terra di lacrime. Non ha importanza se, come nei secoli bui, in una nuova inquisizione, al rogo si mandino storpi e malati di mente, gente insicura paurosa e timorosa proprio perché vittime a suo tempo di violenze subite, che a loro volta non farebbero ad alcuno. Perché mai avrebbero voluto esserne vittima; perché solo bisognosi d’amore. Ecco, la caccia al mostro è già cominciata negli anni tremila, sotto la spinta di nuove pulizie etniche, di selezioni genetiche, di clonazioni di razze pure, di procreazioni in vitro. Una scelta non più fatta per il colore della pelle, no! Il giusto colore, lo decide la nuova razza vincente, i figli della nuova Sparta, protetta dalla spada, da nuovi e immensi scudi anche spaziali e dalla croce vuota di un Cristo che non rifiuta il massacro. Paura terrore inquietudine, questi i sentimenti della gente comune, quella che del sesso e del danaro ha fatto i suoi miti, i suoi eroi, i nuovi dei. Nuove Pompei sono sorte dovunque, con i suoi lupanari, postriboli d'altri tempi che non rispettano nè i valori nè i pudori. Non affannatevi quindi signori, a cercare i mostri, ad infierire su povere vittime innocenti, non correte, sprecate il vostro tempo!, non strizzate inutilmente le vostri menti inquiete. Il mostro non è poi così lontano, come la cronaca purtroppo ci insegna, è più vicino di quanto si pensi, è in voi signori proprio in voi stessi!!. Voi, che avete perso il gusto d'amare, del romanticismo, del naturale, di ciò che è terreno!!!. L'animalesco essere è in tutti coloro, che con superbia, non hanno voluto esplorare il profondo della propria anima, per paura, per la mancanza del coraggio necessario a scrutare il fondo stagnante e putrescente di quell'orribile pozzo che c’è nella loro mente. Per evitare di conoscere gli impulsi incontrollabili e spaventosi, dettati da esigenze o paure infantili, e che immancabilmente fanno capolino mentre meno te lo aspetti. Mostri nascosti come nei films degli orrori della più convenzionale tradizione holliwoodiana, in fatiscenti interrati, fra lerci assi di legno marcito, in mezzo a sacchi gettati confusamente per terra, ad attrezzi arrugginiti, in disuso, esseri legati a fragili catene anch’esse macchiate da chiazze arrugginite dal tempo. Mostri ringhianti come animali feriti, privati della libertà, di cibo, d' acqua; dalle labbra arse, dagli occhi dilatati per il terrore e cerchiati di rosso, che attendono solo che qualcuno si prenda veramente cura di loro. Ciò mentre ai piani superiori i proprietari di casa, nuovi padroni, discendenti dagli schiavi prelevati da zone remote dell’africa, costretti nei campi di cotone, legati anch'essi da catene ai piedi, vivono serenamente il giorno del ringraziamento, cibandosi del tacchino ripieno. Ecco l'immagine, ognuno di noi è schiavo in catene, padrone rinato, che innesca un meccanismo perverso di collettiva follia. Per non voler rinunciare, per non sapersi accontentare, per cercare egoisticamente il piacere dove non c’è. In un bisogno incessante di ossessiva creazione di nuove esigenze, anche affettive, di forme sempre più strane, di un’elaborazione paranoica e incontrollata di raffinate tecniche d'amore. Sì l’onnipotenza e l’egoismo sono i colpevoli. Ma egoista non è il più povero, anzi semmai l’incontrario, la ricchezza non l’accumula l’umile o il malato, anzi è all’inverso, la violenza non la perpetra il più debole ma il conquistatore. Esso si appropria delle ricchezze materiali, ma non solo. Il nuovo possesso è il potere, il piacere, il gusto sottile d’umiliare, di sporcare, insudiciare, di gestire e schiavizzare il più debole. E’ questo l’orco che conduce alla perdizione, ai misfatti. L’arroganza d’essere Dio e di creare solo per il proprio benessere personale. Abbiamo creato un nuovo terribile Re, che divora i propri figli per godere della loro carne, che, proprio come quella di cui ci cibiamo, più tenera è, più stuzzica l’appetito. Cibo che finisce nello stomaco molle, di perversi e viziati esseri immondi, mai saturi della carne straziata di giovani agnelli immolati sull’altare della propria onnipotenza e del profitto. Un mondo bizzarro, la cui moneta, in tempi assai recenti, e a tutt'oggi, è rappresentata da un foglio verdastro di rozza fattura e con su stampigliato il volto di un eroe, un unificatore, un liberatore di schiavi approdati su navi negriere. E che mai avrebbe pensato, che quel semplice foglio di carta, in mani scellerate avrebbe rappresentato la sconfitta dell’uomo, generando nuovi sopprusi, nuovi esseri in catene, nei campi di cotone non più di un sud assolato, ma di un mondo perverso.

Pompei
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Pompei è un comune di 25.751 abitanti in provincia di Napoli. Oggi la cittadina è parte dell'area metropolitana di Napoli.
Indice
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· 1 Storia
· 2 Evoluzione demografica
· 3 Galleria fotografica
· 4 Voci correlate
· 5 Collegamenti esterni
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[modifica] Storia

Ciao

Italo Surìs

el piasèr de piasèr

25 Aprile 2007

Un giorno a Venezia I°



Ciao a tutti, sono appena tornato da Venezia, la giornata è stata stupenda il sole splendente, ha reso la giornata calda, 20° C. Abbiamo camminato fino a sfiancarci per le calli e le piazze di questa millenaria città lagunare, collegata a terra ferma da un ponte costruito durante il periodo fascista. Ho pensato che sarebbe stata forse più affascinante se fosse rimasta com'era 60,70 anni fa. Isola in laguna lontana dalla contaminazione dellindustrializzazione, dalla calata in massa dei moderni travestiti da turisti d'ogni nazionalità, priva di banchetti che vendono prodotti posticci, maschere di cartone pressato, vetri fatti industrialmente stampe xilografate incorniciate da legno pressato e verniciato con porporina color oro. Studenti bloccati su cassette di plastica in un immobilismo statuario e giovani mendicanti abbronzati da lampade nei solarium. Bar pizzerie napoletane, ristoranti cinesi, gondole dai fregi di plastica e dallo scafo di vetroresiana. Ambulanti venditori di gelati con carretti d'acciaio luccicante sotto i raggi del sole, cani randagi attaccati ai padroni anch'essi erranti senza meta diretti frettolosamente un'inutile corsa contro il tempo per impossessarsi dei colori svampiti di una Venezia ormai scomparsa nell'oblio dei secoli. Volti e corpi dalle fattezze orientali, ma non fasciati da splendidi turbanti di seta o da lunghi abiti impreziositi da ricami. Miscuglio di razze che camminano sorridenti parlando fra loro in idiomi sconosciuti in una babele di linghe e di suoni dolci suadenti duri o gutturali. Fermi su ponti a ammirare il passaggio di barche dalla forma assimetrica, governate sapientamente col piedede e le braccia da un forte ragazzo dal camice a striscie e da un buffo cappello di paglia calzato sul capo e bardato da un nastro colorato. Lunghe carovane di gondole itineranti lungo passaggi obbligati di un nuovo deserto composto, non da finissima sabbia, da palmeti, da oasi e pozzi ma da canali, labirinti di putrida acqua mista a salsedine, fogne a cielo aperto, arrogante dimostrazione di superiorità di autosufficienza, di unicità ed egocentrismo a dispetto d' ospiti ignari. Mancanza di tatto di rispetto di riconoscenza, irriguardoso predominio del profitto sulla vera ospitalità. Acque mortificate, nere non solo di feci ma di rabbia di bile di vergogna nei confronti di coloro che da immemore tempo hanno protetto, che hanno salvato dalle razzie da terraferma da parte di barbari assetati di sangue, di ori, di sesso, perpetrato su donne e bambini, vittime innocenti con la paura trasmessa nel tempo e tutt'oggi impressa negli occhi e trasmessa nella mente. E che sanno che mai più si cancellerà, se non con la pace che viene con la morte: Unico placebo di ansie ancestrali. Strade d'acqua stagnante, percorse da barche strapiene di gitanti dal volto giallo degli ultimi turisti, nuovi ricchi venuti dall'asia, da quel magnifico paese in via di sviluppo. Miliardi di piccoli uomini pronti ad invadere e a calpestare per la gioia dei commercianti di cianfrusaglie le pietre capelpestate una volta da Dogi, dame, grandi signori d'altro tempo con i volti celati da maschere , dai visi incipriati, calzanti lucide scarpe con fibbie argentate, candide calze che finivano al ginocchio e sovrastate da calzoni impreziositi da ricami, da merletti da gioielli. Come sicuramente dev'esser stata più bella mi son detto Venezia la città di Marco Polo, di Casanova, dalle bettole e dai locali frequentate in incognito da nobili signori e signore travisati negli abiti e nel volto in cerca di stuzzicanti avventure di esperienze particolari di eccitanti trasgressioni. Una fuga dalla realtà dal tran tran familiare dall'opprimente e mediocre vita di coppia. Dame bellissime in cerca d'amore, spudorato e appassionato rapporto carnale con marinai incalliti scaricatori di porto, giovani garzoni, carpentieri, amori consumati dietro portoni socchiusi di giorno, nell'oscurità di androni. Amanti a malapena celati alla vista dei passanti frettolosi, di donne, casalinghe distratte, dirette frettolosamente al mercato vicino. Oppure spudoratamente avvinghiati in piedi, appoggiati al muro di un convento, di un palazzo cinquecentesco, in una calle, su un portone di legno massiccio verniciato di verde e le cui borchie in ottone raffiguravano teste feroci di leoni ringhianti, gelosi di ciò che stava accadendo sotto i loro occhi di bronzo.. Dame accovacciate, inginocchiate, supplicanti, con il volto affondato nello spazio creatosi fra le vesti, scivolate sui fianchi di corpi statuari, colte dal frenetico desiderio d'impossessarsi della gioventù che stava loro sfuggendo, suggendo rinnovata fluida energia dal corpo della giovane vittima di turno. Magnifiche dame dalle ampie scollature, dalle anche generose e capienti, messe in evidenza dai corpetti stretti ai fianchi, seni impreziositi da camiciole di candido filo di cotone lavorato a merletto. Lunghe gonne a pieghe, cadenti a campana fino ai piedi calzati da morbide scarpette di stoffa, generalmente velluto. Donzelle ridenti, sorelle e figlie di vetrai di osti di barcaioli o pescatori. Che si muovevano gioiosamente ammiccando, con lo sguardo malizioso, ai loro Bepi o Toni o Gigi; insomma al loro ragazzo, con cui si appartavano nelle barchesse o sotto i ponti, o nelle buie soffitte nei sottotetti abitate dai bianchi colombi anch'essi eterni morosi tubanti, loro pure candidi di piume e di cuore. Antica Venezia, dove il dialetto del nostro Goldoni era la lingua più gioiosa del mondo, la si sentiva al mercato del pesce, ove venditori capaci e attenti piazzavano alle signore, alle serve, ai vecchi nobili o ai loro maggiordomo, la fauna preziosa pescata nei bassi fondali. Peoci, granseole, renghe, canoce, sardele, saraghi, boseghe ecc.ecc. Ecco è la Venezia del Canaletto
quella che ho nella mia mente, mentre migliaia di persone dalle figure più diverse fra loro, dagli idiomi e lingue incomprensibili, passano al mio fianco distratte, fotografando, appropriandosi smembrando l'integrità di una città che sta per morire. Una città che ha vissuto tempi migliori, più fiorenti, più intensi culturalmente, in cui da tutt' Europa arrivavano le menti più raffinate, gli uomini più colti, i musicisti più dotati. E che ora viene inzozzata da sugo di pizza, merde di cani, latte lattine stracci, carta, piscio e da escrementi umani. Questi sono i tempi moderni, che nessuno vuol cambiare, per paura di perdere il passato di cartapesta.
Giovanni Antonio Canal (Mestre, 7 ottobre 1697Venezia, 19 aprile 1768) è stato un pittore e incisore italiano; meglio conosciuto come il Canaletto, fu noto soprattutto come vedutista.






Giambattista Tiepolo, o Giovanni Battista Tiepolo (Venezia, 15 marzo 1696 - Madrid, 27 marzo 1770), è stato un pittore ed incisore italiano.
Il suo
stile grandioso viene caratterizzandosi come sofisticato e iperbolico, in un senso tipicamente settecentesco
ciao
Italo Surìs ( Sacile, 25 gennaio 1951- Budoia quandoverrà) Il suo stile fresco, originale sia nel disegno che nelle sue opere , lo rende alquanto eccentrico, e discusso creativo.
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