venerdì 27 aprile 2007

Il vecchio ardore



27 Aprile 2007


L'amore non ha età 1°


Camminavo lentamente lungo la strada che conduce a San Marco, ero distratto e pensieroso, allorché una voce improvvisa, ha fatto in modo che tornassi in me stesso. Una voce squillante di un bimbo, una voce gentile. “ Mamma”, ho sentito, “mamma”, per la seconda volta”. Allora ho alzato lo sguardo rivolto al selciato e ho guardato quella strana famigliola che camminava davanti, a due passi da me. Ho incominciato, osservando come spesso avviene, le scarpe dei tre. L’uomo calzava un paio di mocassini bruni, leggeri, eleganti, il bambino e la donna, un paio di scarpe da ginnastica di quelle moderne, comode e costruite con tela traspirante ai lati. Il carrarmato dei plantari era conformato, spesso , ed il bambino addirittura aveva inserite nel tacco a mo d’ammortizzatore, degli strani involucri colorati riempiti da liquido speciale. Camminavano lesti guardando a destra e a manca le vetrine e soffermandosi su questa o quella, ora uno, ora l’altra, in base ai personali interessi. La donna si bloccava spesso e volentieri, come tutte d’altronde, ad ammirare abiti preziosi, cappelli indumenti di biancheria intima, ma anche scarpe e borsette. Si sa la vanità è donna. Quando si bloccava lei, si fermava tutta la carovana, che attendeva pazientemente. Il sorriso le compariva sulla bocca , una bocca irregolare, coronata da denti non molto bianchi né regolarmente allineati. I capelli toccavano appena appena le spalle ed erano leggermente mossi, di un colore castano chiaro. Si vedeva che erano ordinati, puliti, curati, come se la proprietaria fosse appena appena uscita da un parrucchiere per signora. Il collo esile e lungo era adornato da una collana di perle, semplice semplice, che richiamava nel disegno, l’anello che portava al dito medio della mano sinistra assieme alla grossa vera. Anch’essa normale, semplice nella linea e che passava quasi inosservata. Il volto osservandolo bene era quello di una giovane donna dall’apparente età di trentadue, trentacinque anni, il corpo infatti, inguainato da un paio di jeans di marca, stretti in vita, era esile, filiforme, quasi fosse il corpo di una teen ager. Oltre ai calzoni di tela americana ovviamente, completava il modo di vestire una semplice camicetta di cotone, elegante anch’essa e aperta leggermente al collo. Una fila di bottoncini in madreperla ne assicuravano la chiusura anteriore. Camminava speditamente ancheggiando, le natiche sembravano che si muovessero a ritmo di samba, ed io ero come ipnotizzato dal movimento ritmico delle stesse. Sotto ai pantaloni, un leggero segno in rilievo, faceva intuire che portasse un sottilissimo tanga. Ogni tanto la ragazza, se così vogliamo definire , si girava verso il bambino, o per riprenderlo quando frenava troppo la marcia, oppure per incitarlo ad andare più lentamente, allorché spinto da inerzia, procedeva da solo in avanti mentre la coppia si fermava a guardare una vetrina, discutendo animatamente di prezzi, di qualità di colori, di forme.



Alla prossima

Italo Surìs

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