lunedì 16 aprile 2007

Due righe alle nuvole I^ dedicato alle donne

16 Aprile 2007
Lettera ad un bambino mai nato. Capitolo I°

Caro Daniele, è il tuo papà che ti scrive, so che ora non puoi leggere questa mia lettera, ma verrà il momento che la leggeremo assieme. Ho molte cose da dirti, cose che non ti ho mai detto poiché il lavoro mi ha tenuto lontano da te. Ti chiedo scusa per questo. Avrei dovuto dedicarti più tempo, avrei dovuto essere vicino alla mamma mentre ti cibava e guardare entrambi negli occhi, come i papà in genere fanno. Perdonami se puoi Daniele, oggi sono andato a trovare la mamma, lo sai lì dove tutt’ora risiede. L’ho trovata serena nonostante tutto, le ho portato anche un mazzo di fiori, sai quelli che piacciono tanto a lei, le margherite quelle gialle e intensamente profumate. Tu non eri ancora nato, anzi nemmeno pensavamo che la tua presenza avrebbe potuto allietare la nostra vita così intensamente. Solo un miracolo ha voluto ciò, solo la volontà divina ci ha permesso di godere dei tuoi sorrisi, dei vagiti, della vista dei tuoi bellissimi occhi luminosi. Quante volte ti ho baciato delicatamente sul capo con l’ansia di rovinare un gioiello. Quante volte la mamma, dopo averti allattato, ti ha trasferito dalle sue braccia alle mie, delicatamente e con timore, quasi tu fossi un vaso di cristallo. Ed io impacciato nei movimenti rigido, quasi imbranato sollevavo il tuo corpicino all’altezza del mio viso per baciarti meglio in volto. Poi ti adagiavo frettolosamente nel lettino o ti restituivo alle braccia di Francesca, la mia donna. Francesca una donna paziente e meravigliosa, ti ha sempre intensamente voluto, desiderato ardentemente, caparbiamente. Quante volte mi ha supplicato, inginocchio perfino piangente, irritata, disperata, di renderla mamma. Non ho mai voluto capire, egoisticamente. Per paura dell’ignoto, delle responsabilità, della mia immaturità. Tante sono state le suppliche, tante le volte in cui si è rifugiata, sbarrando la porta, in bagno. Sentivo i suoi singhiozzi provenire strazianti, ma il mio cuore restava di ghiaccio. Un uomo dal cuore di pietra che nemmeno la passione dell’amplesso più intenso riusciva a scioglier. Nel momento cruciale, sprecavo una nuova vita, scaricandola al di fuori del suo ventre proteso. Ciononostante sorrideva forzatamente per non sciupare il piacere donatomi. Ma ad un marito affettuoso non sarebbe sfuggito quel velo di delusione che in quei momenti immancabilmente compariva nei suoi occhi.
Alla prossima puntata!.
ciao
Italo Sùris

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