sabato 14 aprile 2007

Passione di ghiaccio

Giove ed Antiope (Watteau 1715 c.)

14 Aprile 2007

Ho trovato ciò che cercavo, la storia concisa di un amore fra giovani, scritta per un' idea concorso lanciato da una ditta costruttrice di frigoriferi, tramite un settimanale. Tema: Una storia attorno ad un frigorifero.

Italo Sùris

Maria, mentre gustava una granita seduta su una panchina di una grande città di mare, col sorriso velato da una lieve tristezza, mise al corrente l'amica Antonietta che di lì a poco si sarebbe iscritta alla facoltà di Architettura a Venezia.
Aveva scelto quell'ateneo per due motivi ben precisi; primo perchè era di gran lunga il più prestigioso, poi, per dimenticare la relazione avuta con Michele, giovane pescatore del luogo, fatta di sguardi intensi, di carezze ardite, di baci teneri e profondi.
Una goccia del sorbetto che stava suggendo, le era scivolata dalle labbra e si era insinuata fra i seni, sotto la camicetta rosa. La pelle si accapponò, i capezzoli si inturgidirono, ma non fu quello a procurarle piacere, no!, fu l'immagine del volto e del corpo del giovane pescatore con il quale i suoi genitori avevano voluto troncasse il rapporto d'amore.
Il giorno del suo imbarco per Venezia, accompagnata al porto dai genitori, Maria cercò inutilmente con lo sguardo quello di Michele fra la folla e sperò vivamente d'udire la sua voce sovrastare il brusio dei viaggiatori e le grida concitate del comandante della nave. Avrebbe voluto che Michele fosse lì, per gridargli quanto le sarebbero mancati i suoi capelli ricci e le sue forti braccia. Ma lui non c'era.

Quattro anni dopo, alla tesi di laurea di Maria, con papà e mamma, era presente anche Marco, figlio di un costruttore edile. Si sarebbero sposati a breve. Per impegni, egli non sarebbe sceso con lei a Taranto. Antonietta che si era resa disponibile ad ospitarla per qualche giorno, le aveva riferito del matrimonio di Michele con una coetanea. Proprio in quella casa, conobbe Michele, glielo presentò Antonietta. Ricordò come se fosse oggi, quel giorno. Il suo sguardo dolcissimo la paralizzò ed il suo cuore ebbe un sobbalzo, allorchè le loro mani si afferrarono casualmente sul maniglione del grande frigorifero, nell'intento di prendersi da bere. Scoppiarono a ridere fragorosamente. Quante volte quel frigo è stato il muto testimone di ciò che avvenne fra loro due. Michele era solito giocare con lei, rovesciandole sul seno delle gocce di bevanda ghiacciata, che poi asciugava con labbra ardenti. Alla fine , avvinghiata al suo corpo e trasportata dalle sue poderose braccia, finiva per essere posseduta sul divano posto frontalmente al frigidaire.Ed ecco che quel vecchio frigo, sui cui ripiani erano stipate le croccanti verdure ed i succosi frutti del Salento, fungeva da severo guardiano dei loro amplessi vegliando sulla loro felicità, mentre il cibo in esso contenuto sostituiva il carburante necessario ad alimentare la loro passione. Faceva caldo quella notte aTaranto, dalla finestra aperta si udiva il lieve sciacquio delle onde contro il molo. Sola, a casa di Antonietta, mi ero assopita sul divano, addosso solo una leggera sottoveste. Fui svegliata da un brivido lungo la schiena. Cercai di capire a cosa fosse dovuto, a chi appartenesse quel volto che intravvedevo in controluce. Una mano accarrezzò i miei lunghi capelli lisci, mentre una voce calda sussurrava contemporaneamente al mio orecchio: " ciao, Antonietta mi ha raccontato tutto!, sono venuto a farti il più bel regalo del tuo matrimonio." Fu una lunghissima e bellissima notte d'amore, la più bella della mia vita, un'esplosione di sensi, di passioni, di desideri appagati, di emozioni indimenticabili, di concessioni e tabù superati. Il tutto sotto lo sguardo discreto del frigo, che con la portiera aperta , fungendo da imponente candelabro, rischiarava con discrezione i nostri corpi avvinghiati.

Io e Marco ci siamo sposati, e con mio figlio Michele che ha i capelli ricci , diversi da quelli di suo padre, viviamo in una città veneta. Quando lo guardo, il mio pensiero corre veloce a quella notte infuocata, ma sopratutto a quel caro e arruginito frigorifero che con la sua luce, ha illuminato il mio futuro.

Italo Sùris














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