mercoledì 18 aprile 2007

Oggi ho visto Cristo

17 Aprile 2007

Mi sto chiedendo a cosa serve che scriva questo blog, sono domande che mi pongo spesso. Un atto d'esibizionismo?, un desiderio non ancora smorzato e tutt'ora imperante per dimostrare agli altri che sono bravo?Oppure per dialogare con le persone che ti leggono, tutelato dalla distanza e dall'anonimato offerto dalla rete internet. Non posso parlare solo di paura di dimostrare le proprie emozioni, timore che queste vengano capite ed interpretate in maniera errata, no! forse c'è qualcos'altro che mi dà una forte motivazione. Il desiderio di trasmettere a più gente possibile messaggi che anche se considerati arcaici sono sicuramente positivi. Ecco venire allo scoperto, senza remore, senza timori, abbandonare le proprie difese, i preconcetti, esporsi completamente, liberando quella parte di me che forse non mi piaceva, quella che ritenevo la più debole e che invece scopro più forte più coraggiosa. Il re è nudo, finalmente mostra le pieghe della sua carne, i cuscinetti di grasso attorno ai fianchi, la muscolatura flaccida le gambette gracili e sottili. Eppure è un uomo! un bellissimo e ridicolo uomo. Questo ho pensato, questo ho detto a me stesso. Se dovessi fare un quadro o una scultura di Cristo in croce, la farei immaginando inchiodato al legno, l'ultimo barbone, il più povero accattone. Il suo fisico sicuramente sfatto, i denti ingialliti, le mani tremanti dalla paura, dal freddo o per l'alcool. Un Cristo di carne e di miseria, di paura e di rassegnazione. Un disadattato un disperato. Beati gli ultimi che saranno i primi! Ma quali sono gli ultimi quali i primi in questa società? I ricchi i depravati, i furbi, i ladri, gli assassini, i disperati, i manager, i preti, i commercianti?. Mi viene il dubbio che ci troveremo tutti indistintamente in paradiso, o all'inferno o da nessun'altra parte; sicuramente in un nuovo mondo, forse diverso, ma in cui tutti tornerebbero a fare i tabaccai, i mendicanti, i ricattatori. Infatti Dio non può abbandonare nessuno dei propri figli. Proprio in considerazione del suo perdono della sua immensa bontà e del suo immenso amore, non potrà sussistere il concetto di punizione. E' come se si punisse un internato mentale, un pazzo paranoico, uno schizofrenico per quello che ha commesso, senza rendersene conto. E' come se alla Franzoni venisse comminato l'ergastolo. Questo probabilmente non sarà mai fatto. Perchè la misericordia e il perdono sono componenti essenziali dell'individuo umano che non vuole prevaricare, che riconosce i limiti, le debolezze umane. Il giudizio dell'uomo non può esser molto diverso da quello Divino, se l'uomo è stato concepito a sua immagine e somiglianza. Un buon giudice deve dare la possibilità di redimersi, di cambiare di modificare il proprio pensiero, altrimenti una punizione troppo dura avrebbe solo il sapore della vendetta. Rappresenterebbe l'ergastolo della propria coscenza, più che il carcere di una persona; la morte dell'orgoglio personale, la sconfitta definitiva della propria intelligenza. So che ciò che scrivo troverà scettiche alcune persone e maggiormente quelle inserite nell' organizzazione ecclesiastica con il compito di educatori. Ma Dio non può punire, può invece educare, questo sì, deve cercare di far capire, far cambiare, rendere il mondo più equo ed accettabile. Oggi andando a Padova ho veramente visto Cristo: Aveva le fattezze umane, il corpo di donna giovane, i vestiti trasandati anzi lerci, costituiti da un semplice maglione di lana pesante con le maniche più lunghe del necessario, jeans sdruciti, sporchi. Ai piedi nudi, dei sandali infradito dalla suola in gomma ormai consunta, che scivolavano da tutte le parti, probabilmente perchè non più integri. Una chioma folta di stopposi capelli ricci o lavorati a treccine, acconciatura perlopiù usata dalle donne africane, coprivano le spalle curve in avanti. Mi sono accorto di lei all'ultimo momento mentre sfrecciavo lungo l'asfalto in corsia di sorpasso. L'ho notata con la coda dell'occhio sinistro, mi aveva colpito il suo modo di procedere,insicuro, trabballante. Era infatti inciampata nel cordolo di una'iuola spartitraffico, nell'indifferenza di tutti. Le auto le sfrecciavano accanto, sembrava quasi che la potessero investire, mentre lei cadeva rovinosamente e fotunatamente nello stretto lembo di terriccio fra i due cordoli di cemento grigio. Le mani protese davanti, sembrava volessero proteggersi dalle conseguenze di una caduta disastrosa, quasi temendo di poter graffiare quel corpo martoriato da ematomi di siringhe e di lacci emostatici. Forse che un livido dovuto a caduta potesse deturpare quella femminilità rimasta interiore. Un corpo acerbo di una ragazza fatta, rifatta e ormai sfatta!. Sporca emaciata, con i muscoli del viso contratti, una smorfia di dolore e di sofferenza sulle labbra violacee, e la luce degli occhi che mancava. Occhi senza espressione alcuna, mani e dita graffiate dalla polvere, fango nei capelli come corona di spine e il tracollo di tutto il corpo nella nuda terra, lo sforzo successivo per rimettersi in piedi in un equilibrio tanto incerto quanto vano, mi hanno fatto rivivere le immagini di una nuova via crucis. Dove la droga sostituisce la frusta, la disperazione la croce, l'asfalto il traffico la fretta; l'indifferenza dei nuovi Giudei. Sì oggi ho trovato un cristo dalle fattezze di donna, che metterei sulla croce affinchè l'essere umano possa pregare battendosi il petto per non aver ancora capito. Vedi ho detto allo zio parapelgico che si lamentava delle sue disgrazie, per il fatto di essere rimasto vedovo e senza figli, paralizzato. Oggi nonostante tutto ho apprezzato la vita anche nelle sue brutture o forse proprio per quest'ultime. Come sarebbe triste un mondo senza sofferenze, il mondo illusorio che l'uomo inutilmente e continuamente cerca di costruirsi per non affrontare la realtà: Vano miraggio di felicità cosparso di croci uncinate.




Italo Sùris

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