giovedì 26 aprile 2007

L'orco nel sottoscala



26 Aprile 2007







Una scuola materna all’attenzione della gente, mass media che mettono in evidenza la comparsa di un’abitudine sempre più preoccupante; l’abuso di minorenni da parte di adulti. Adulti che dovrebbero essere educatori, di cui i ragazzi si fidano o dovrebbero fidarsi. Sostituti di genitori indaffarati, a cui gli stessi affidano i propri tesori, pezzi della loro carne, segmenti della loro vita, nella speranza e nella certezza che costoro accudiscano con pazienza, il frutto del loro amore. Ma non è sempre così. Lo psichiatra Andreolli in una trasmissione ha detto: bisogna temere di più i così detti normali, di cui è impossibile prevederne il comportamento. L’ira che può scaturire improvvisamente dal loro essere, per futili motivazioni. La gente è sconvolta, si stringe dubbiosa ed impaurita attorno alle persone conosciute, amici di famiglia, la compagna di classe; quella che la mamma si è raccomandata di frequentare, quella che dovrebbe fungere da supporto, da protezione. Coppie di reciproco aiuto. Ecco le nuove discussioni da intavolare fra amici. Gruppi d’amici uniti dallo stesso pensiero, dalle stesse paure, dalle stesse convinzioni, spesso preconcetti utilizzati per accrescere il loro prestigio, le loro insicurezze di fondo, la loro innata fragilità emotiva che non vogliono dimostrare, ma amano scaricare, come di consueto, sulla vittima di turno. Ecco che quindi, in una forma di bizzarro atteggiamento, si trincerano nei nuovi fortini, barricati nel dubbio atroce che lacera le loro anime. Meglio evitare, meglio allontanare, meglio considerare questo o quello scritto come attestazione di verità, di tesi, di dietrologie saccenti, fatte senza cognizione di causa alcuna, da pseudo laureati che si illudono d'essere attenti conoscitori dell’animo umano, ma che finiscono per restar soli, senza un compagno o una compagna; tanta grande è in essi la conoscenza dello stesso!. Ma ciò non importa. Se i fatti scardinano le loro teorie preconcette, è solo un maledetto piccolo errore, un insignificante e banale errore di valutazione, non importa chi si colpisce, la violenza che si perpetra consciamente!! La verità assoluta, quella di Dio, è in loro, superbi portatori del verbo divino, in questa terra di lacrime. Non ha importanza se, come nei secoli bui, in una nuova inquisizione, al rogo si mandino storpi e malati di mente, gente insicura paurosa e timorosa proprio perché vittime a suo tempo di violenze subite, che a loro volta non farebbero ad alcuno. Perché mai avrebbero voluto esserne vittima; perché solo bisognosi d’amore. Ecco, la caccia al mostro è già cominciata negli anni tremila, sotto la spinta di nuove pulizie etniche, di selezioni genetiche, di clonazioni di razze pure, di procreazioni in vitro. Una scelta non più fatta per il colore della pelle, no! Il giusto colore, lo decide la nuova razza vincente, i figli della nuova Sparta, protetta dalla spada, da nuovi e immensi scudi anche spaziali e dalla croce vuota di un Cristo che non rifiuta il massacro. Paura terrore inquietudine, questi i sentimenti della gente comune, quella che del sesso e del danaro ha fatto i suoi miti, i suoi eroi, i nuovi dei. Nuove Pompei sono sorte dovunque, con i suoi lupanari, postriboli d'altri tempi che non rispettano nè i valori nè i pudori. Non affannatevi quindi signori, a cercare i mostri, ad infierire su povere vittime innocenti, non correte, sprecate il vostro tempo!, non strizzate inutilmente le vostri menti inquiete. Il mostro non è poi così lontano, come la cronaca purtroppo ci insegna, è più vicino di quanto si pensi, è in voi signori proprio in voi stessi!!. Voi, che avete perso il gusto d'amare, del romanticismo, del naturale, di ciò che è terreno!!!. L'animalesco essere è in tutti coloro, che con superbia, non hanno voluto esplorare il profondo della propria anima, per paura, per la mancanza del coraggio necessario a scrutare il fondo stagnante e putrescente di quell'orribile pozzo che c’è nella loro mente. Per evitare di conoscere gli impulsi incontrollabili e spaventosi, dettati da esigenze o paure infantili, e che immancabilmente fanno capolino mentre meno te lo aspetti. Mostri nascosti come nei films degli orrori della più convenzionale tradizione holliwoodiana, in fatiscenti interrati, fra lerci assi di legno marcito, in mezzo a sacchi gettati confusamente per terra, ad attrezzi arrugginiti, in disuso, esseri legati a fragili catene anch’esse macchiate da chiazze arrugginite dal tempo. Mostri ringhianti come animali feriti, privati della libertà, di cibo, d' acqua; dalle labbra arse, dagli occhi dilatati per il terrore e cerchiati di rosso, che attendono solo che qualcuno si prenda veramente cura di loro. Ciò mentre ai piani superiori i proprietari di casa, nuovi padroni, discendenti dagli schiavi prelevati da zone remote dell’africa, costretti nei campi di cotone, legati anch'essi da catene ai piedi, vivono serenamente il giorno del ringraziamento, cibandosi del tacchino ripieno. Ecco l'immagine, ognuno di noi è schiavo in catene, padrone rinato, che innesca un meccanismo perverso di collettiva follia. Per non voler rinunciare, per non sapersi accontentare, per cercare egoisticamente il piacere dove non c’è. In un bisogno incessante di ossessiva creazione di nuove esigenze, anche affettive, di forme sempre più strane, di un’elaborazione paranoica e incontrollata di raffinate tecniche d'amore. Sì l’onnipotenza e l’egoismo sono i colpevoli. Ma egoista non è il più povero, anzi semmai l’incontrario, la ricchezza non l’accumula l’umile o il malato, anzi è all’inverso, la violenza non la perpetra il più debole ma il conquistatore. Esso si appropria delle ricchezze materiali, ma non solo. Il nuovo possesso è il potere, il piacere, il gusto sottile d’umiliare, di sporcare, insudiciare, di gestire e schiavizzare il più debole. E’ questo l’orco che conduce alla perdizione, ai misfatti. L’arroganza d’essere Dio e di creare solo per il proprio benessere personale. Abbiamo creato un nuovo terribile Re, che divora i propri figli per godere della loro carne, che, proprio come quella di cui ci cibiamo, più tenera è, più stuzzica l’appetito. Cibo che finisce nello stomaco molle, di perversi e viziati esseri immondi, mai saturi della carne straziata di giovani agnelli immolati sull’altare della propria onnipotenza e del profitto. Un mondo bizzarro, la cui moneta, in tempi assai recenti, e a tutt'oggi, è rappresentata da un foglio verdastro di rozza fattura e con su stampigliato il volto di un eroe, un unificatore, un liberatore di schiavi approdati su navi negriere. E che mai avrebbe pensato, che quel semplice foglio di carta, in mani scellerate avrebbe rappresentato la sconfitta dell’uomo, generando nuovi sopprusi, nuovi esseri in catene, nei campi di cotone non più di un sud assolato, ma di un mondo perverso.

Pompei
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Pompei è un comune di 25.751 abitanti in provincia di Napoli. Oggi la cittadina è parte dell'area metropolitana di Napoli.
Indice
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· 1 Storia
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· 3 Galleria fotografica
· 4 Voci correlate
· 5 Collegamenti esterni
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Ciao

Italo Surìs

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