domenica 13 maggio 2007

Le perle nei boschi



13 maggio 2007

Qualcuno si crederà il perchè di questo mio blog. Vi sono dei validi motivi per cui ho deciso di farlo. Alcuni non li posso dire, altri ve li spiego immediatamente. Sentivo il bisogno di ristabilire un rapporto con delle persone a cui ci tenevo, dimostrare di essere credibile, nonostante il fango gettato sulla mia persona, gratuitamente, per invidia o frustrazione, per cattiveria forse. Ho deciso quindi di mostrarmi di raccontarmi, ma non per vantarmi di questo o di quello, non per elogiarmi, per fare la prima donna, no! Solo ed esclusivamente per acquisire quella stima e fiducia che qualsiasi persona merita. Che sia bello, brutto, giovane, vecchio, bravo, meno bravo, ricco, povero, bianco di colore, sano, malato, non ha alcuna importanza. Ognuno di noi ha molto da dare ma anche da ricevere, sempre che ne abbia l'umiltà. Ma questo è un bene che va scomparendo, si ha paura di non poter diventare abbastanza ricco e potente se ci si dimostra fragili o umili, o tranquilli. Potrei fregarmene di quello che gli altri pensano, anzi a dir la verità fregarsene potrebbe sembrare un atto di vanità o di superiorità. Ed io tengo più ad avere amici che nemici è un mio debole. Discutevo con un'amica giorni addietro, mi diceva che stava bene in questo paese perchè gli bastava l'amore del suo uomo, per il resto non le interessava più di tanto. Strano ho pensato, eppure è orgogliosa di come va la sua attività, è felice se la gente frequenta il suo ambiente, allora? non penso che lo faccia per i soldi, ma per orgoglio e per amore, per bisogno di approvazione e perchè in fondo ama i suoi clienti, inconsciamente ma li ama, come chi torna da lei. Non certo lo stesso tipo d'amore, ma quello che tiene legata una società sana, non malata, una società che non deperisce che non è stata intaccata dal virus del profitto a tutti i costi. Amava, ma non se ne era accorta, proprio come la maggiorparte di noi, ama e non vuole capirlo, forse odia solo per non capirlo, perchè le hanno detto che amare i poveri è controproducente, voler bene ai malati, non rende nulla, donarsi agli altri è tempo sprecato. Per le mie personali esperienze, che vi assicuro sono state traumatizzanti, come avrete forse modo di appurare, posso tranquillamente assicurarvi che la serenità è come la ricchezza, non serve a chi ce l'ha o la ha avuta. Non chiedo affetto, non scrivo per questo, ad una certa età non si può più rincorrere un passato che mai più potrà tornare, inseguire un sogno che mai si realizzerà. Scrivo perchè chi mi legge abbia fiducia in me sappia che quello che dico non è frutto di immaginazione nè tantomeno di pazzia, ma di esperienze, fatti reali, credibili, nonostante ci sarà sempre qualcuno che per proprio tornaconto non lo vorrà ammettere. Io sono qui a dimostrare tutto se solo costoro avessero il coraggio di attaccarmi pubblicamente. Abbiamo già parlato dei moderni bravi e dell'innominato nei promessi sposi del tremila, non serve dir altro. Ecco allora che piano piano inserirò qualche documento, che comprovi l'attendibilità delle mie parole. Da quando ho iniziato a scrivere, molte persone che non mi conoscevano sotto le attuali vesti sembrano meno diffidenti e questo per me è già abbastanza. Anche mia madre era una figlia dei non amati. l'amore è come la linfa nelle piante, la sicurezza, come la clorofilla delle foglie. Mamma è stata abbandonata a tre anni per fare la serva in una famiglia che non l'amava, anzi che la picchiava forse, che le usava violenza e non ha importanza di che genere fosse, le è mancata la linfa, la clorofilla, quell'amore necessario a crescere senza timori, senza paure, senza sospetti, ma aprendosi al mondo con fiducia e sertenità, idem papà. Crescere senza affetto è come non conoscere una lingua, vuol dire non poter dialogare oppure non poter capire e se non ci si capisce il divario diventa più grande, il baratro appare insormontabile, la sfiducia e l'agressività aumentano proporzionalmente alla paura. Ha cercato l'amore mia madre, anche lei per tutta la vita, briciole di affetto, negli sguardi, nei gesti, nelle parole di chi l'ha conosciuta. Si illudeva che fosse così, travisava gesti e parole, frasi intere, intenzioni, programmi e progetti, perchè nella sua mente voleva che fosse così, che ci fosse per lei un momento di dolcezza e di speranza, di sicurezza e non di paura. Conosco bene questo meccanismo, lo osservo e lo vedo nelle persone che mi siedono accanto, ne intuisco l'intensità, riconosco la mancanza , il vuoto dalla loro postura, leggo nei loro occhi i sentimenti. Il mio sguardo scivola in loro fino al cuore o al plesso nell'addome, lì dove si formano le più profonde emozioni. Riconosco la pazzia sopratutto nei sani, la depressione, l'egocentrismo, la tempesta interiore. Ho imparato a conoscere ciò per salvare la mia vita, per sopravvivere in un ambiente ostile, disturbato, in un ghiacciaio, gelido ambiernte privo del fuoco di tutti hanno goduto. Ho visto mia madre morire, ho letto nei suoi occhi più che la paura il rimpianto o se vogliamo la delusione di non aver mai potuto godere di quel sentimento, indispensabile. I suoi occhi erano tristi, sapeva che aveva vissuto rincorrendo una chimera, era conscia d'essere un albero vuoto, senza midollo, senza linfa vitale, solo corteccia indurita dal tempo e dalla cattiveria, dalla delusione e dalla triste realtà. Un albero secco fragile anche se stupendo, non come quelli che ho visto in Lituania, una pianta la cui corteccia ormai rinsecchita si sarebbe per sempre sfaldata nella terra, dove certo non c'è più amore. Io non voglio morire così, con quello sguardo stupito, come se dicesse :" è giunta già l'ora?, no! vi prego datemi ancora qualche minuto, so che troverò quello che non ho mai avuto". No non voglio morire così grazie, non voglio più elimosinare affetto da nessuno, è stata dura ma all'amore ho dovuto rinunciare da me.


Ecco dei pendenti raffigurati su un depliant, datomi da una ditta produttrice di oggetti in ambra, affinchè aprissi il mercato in Italia. Penso che per il diletto delle Donne inserirò le tipologie di oggettistica su questo sito. Unisco anche il biglietto di prenotazione dell'albergo a Vilnus. Più avanti saprete come mai e con chi sono arrivato agli estremi dell'Europa ben undici anni addietro.




La figura sopra rappresenta delle collane in ambra, ho portato tanti cuori in ambra uno di questi il più grande l'ho ovviamante regalato a mia moglie, a voi donne che mi seguite sul blog, donerei volentieri se potessi una collana come quelle qui sopra rappresentate, ma non la consegnerei semplicemente nelle vostre mani affusolate, no!, le allaccerei delicatamente dietro il collo affusolato, baciandovi contemporaneamente all'altezza della spalla.

La contea di Vilnius (in lituano Vilniaus apskritis) è una delle dieci contee della Lituania.


Ciao



Italo Surìs

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