sabato 11 agosto 2007

Un deserto chiamato cemento





12 agosto 2007



leggevo i giornali questa mattina. E' il secondo giorno che parlano del crollo della borsa, merito dei titoli emessi dalle banche americane. Una specie di scatola cinese finanziaria, che sono state costituite dall'esposizione delle stesse a mutui insolvibili, i subprime, concessi dalle banche d'oltreoceano a persone senza rilascio di garanzie ed ipoteche . Sono andati a finire chissà dove, la banca d'Italia si dice tranquilla. Sicuramente investitori americani si troveranno con un pugno di mosche mentre le banche che hanno emesso i mutui hanno guadagnato su tutto, sulla vendita dei mutui, e sulla vendita dei successivi titoli.


Ora L'europa trema , ma si continua a costruire a cementificare seppure ciò che sta succedendo in america fosse risaputo da anni. L'edilizia come la finanza, come le azioni che sono crollate all'improvviso, azioni come quelle della parmalat o della telecom acquistate ad un prezzo superiore a quello nominativo. Azioni ed edilizia dai prezzi gonfiati, per una speculazione che ora mostra il vero volto della sua fragilità. Proprio ieri ho saputo di un artigiano che in società con altri in una immobiliare, ha acquistato casa e terreno contiguo, per poter edificare e vendere.

Probabilmente o è un modo per diversificare il proprio operato oppure l'edilizia attualmente tira perchè a conti fatti rende. Non si spiegherebbero i mutui pluriennali che ora passeranno anche di generazione in generazione, come in Giappone. Non amo veder crescere case come funghi, non amo le speculazioni per far soldi, per arricchirsi. Sarà pure il concetto di capitale, va dove ti porta il cuore, dicevano una volta. Va dove ti porta il portafoglio è giusto dire ora. Percarità non è peccato almeno per adesso e finquando la Chiesa, parlo come Prodi, non condannerà il capitalismo sfrenato pubblicamente, e anche se lo farà son convinto che molta gente cambierà religione, si convertirà all'Islam, questo è sicuro.

Certo provo un senso di disagio nell'osservare che molti imprenditori, anczi quasi tutti sia che operino nella metallurgia sia che siano mobilieri o semplici artigiani, hanno optato di investire il danaro guadagnato in operazioni immobiliari. Sarà un segno di sfiducia del mercato o un modo per far sparire e riciclare del danaro?Perchè mi domando costoro non investono nelle loro realtà produttive per farle crescere finanziando la ricerca o cambiando produzione se troppo poco competitiva? Non sono cambiati i tempi da quando costoro investivano i proventi in buoni del tesoro o in azioni piuttosto che nell'ambiente stesso in cui lavorano. Mi viene il dubbio che tanto alla fine ci pensa pantalone a rimediare attraverso le tasse o con il proprioo posto di lavoro. E' un mercato che non ha senso, è come se in Italia ci fosse ancora bisogno di case.


Ma allora è o non è vero che i possessori di abitazioni sono più dell'ottanta per cento? o come dicevo una volta questa percentuale è concentrata nelle mani di pochi?Vi dico la verità una casa ce l'ho l'ho fatta in anni di sacrifici, ma siate sicuri che non ne acquisterei una se dovessi farlo ora, non c'è rapporto fra il prezzo e il prodotto. Come è facile notare, non si costruiscono più case popolari, strano e si mandano via gli anziani che occupano stabili nel centro delle città. I lupi sono sempre in agguato, sempre pronti ad edificare senza rispetto della natura.


Italo Surìs

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