mercoledì 29 agosto 2007

E la morte sta a ghignare

Il trionfo della morte di Il trionfo della Morte, di Pieter Bruegel il Vecchio



29 agosto 2007

Stiamo tutti aspettando che qualcosa si muova sulla scena del delitto di Garlasco, uno di quegli omicidi che incollano le persone ai giornali morbosamente , come altrettanto morbosamente i mass media danno la notizia giornaliera al pubblico assetato di novità sconcertanti. Nulla ormai li colpisce in questa società con il pelo sullo stomaco, insensibile alle disgrazie e alla sofferenza altrui, quanto scandalizzata ed innorridita da ciò che quotidianamente la cronaca offre in pasto al popolino, che ormai ha dimenticato la mattanza perpetrata in Germania.


Una notizia rincorre l'altra, senza spazio di continuità, recente è anche l'omicidio di due anziani guardiani di Gorgo al Monticano. Un omicidio talmente barbaro, che si stenta a credere possa avvenire, un delitto di cui si attende che i colpevoli vengano scoperti e condotti dinnanzi alla giustizia. Se stranieri, come tutti sospettano, visto che nella zona si sono verificati fatti inquetanti da parte di extracomunitari e la gente si sente sotto assedio da ladri e criminali, i politici inizieranno sicuramente a suonare le loro trombe. Quelli della lega troveranno terreno fertile per invocare, come già si sta facendo, leggi più rigide, più giustizia, più ordine, più legalità. Ma anche quello che più preoccupa: il diritto di armarsi e difendersi da soli.


Eppure la zona non è ad alta densità criminale e ad eccezione di casi eclatanti le illegalità di norma, si riducono a furti e truffe. Ma i furti avvengono perlopiù di notte, quando la gente si sente più vulnerabile, indifesa. Fra l'altro non è la prima volta che vengono derubati dopo esser stati cloroformizzati nel sonno. Così i nostri leghisti sono pronti, come al solito, ad invocare le ronde ed i fucili. Le prime per vigilare giustamente, i secondi per non pagar le tasse dovute ed iniziare la rivoluzione fiscale.


Gentilini il prosindaco, cavalca la situazione. La sua fama di sceriffo, aumenta con l'avanzare dell'illegalità e delle efferatezze. E il popolo verde diventa sempre più nero, più ardito, più agressivo e meno comprensivo, con tutti ovviamente, non solo con i criminali! Poi se si dovesse scoprire che ad uccidere Chiara Poggi dovesse essere una sua coetanea, una conterranea gelosa, le armi si riporrebbero nel fodero come per incanto. Mentre le stesse persone che gridano vendetta, inabbandonerebbero il loro impulso distruttivo e il tutto si risolverebbe in una scommessa fra innocentisti e colpevolisti.


Penso che Corona dovrebbe venire ad abitare da queste parti. Sicuramente non gli mancherebbe il lavoro, fra scandali, corna, ammucchiate e vizi e virtù private. Poi non mancherebbero gemelle in cerca di notorietà, sono già in bella mostra sui siti web. Speriamo che il dramma della povera famiglia Poggi non crei precedenti di protagonismo eccessivo che altro non è che una forma di sciacallaggio morale. E' come sperare di diventare famosi, solo perchè parenti di una vittima di un omicidio dei più efferrati. Abbiamo perso l'occasione in tutti questi anni di assumere comparse a costo zero; i sopravissuti dei lagher nazisti o gli internati in siberia. Se l'avessimo fatto, il cinema italiano sarebbe fra i più gettonati. Il protagonismo sommato o derivante dalla violenza, è' purtroppo un esempio negativo, che già si sta osservando in altre parti del mondo.


Lo stesso impulso di notorietà e di egocentrismo ha creato ormai in alcune zone dell'Inghilterra la formazione di mini gang dal grilletto facile. Ultima vittima un bambino di undici anni. Uccidere per diventare famosi?, non è questo uno dei motivi che spinge molti ragazzi americani e non ad arruolarsi per l'Iraq?Sì è la morte quella che tira le fila della nostra esistenza, quella che ormai riesce ad attirare la nostra attenzione, quella che approfitta delle nostre debolezze per impossessarsi per sempre della nostra anima dannata. Il danaro, la cupidigia, l'invidia, e la gelosia, alla fine non sono altro che suoi servitori.


Italo Surìs

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