lunedì 10 settembre 2007

piccolo angelo biondo


10 settembre 2007

Bella quella bambina bionda dagli occhi celesti con lo sguardo sereno, l'hanno cercata in tutto il mondo con la speranza di ritrovarla in fretta, nel timore che fosse finita in mani di orchi famelici di carne tenera ed indifesa. Madeleine questo il suo il suo nome, è o era una bambina di appena quattro anni, scomparsa quattro mesi fa da una località turistica del Portogallo.

Non serve ripeterne la storia, la successione dei fatti, le perquisizioni, il pianto e la disperazione dei genitori, la visita al Papa. Sono cose viste e riviste da tutti in ogni angolo del mondo, tanto i mass media ne hanno parlato. Morbosa attenzione di condor travestiti da editori, che si cibano delle notizie, che più sono scabrose e orripilanti, più trovano seguito nella popolazione dei lettori, desiderosa di informazioni trash o di gossip.

Ecco che la storia assume l’aspetto di un giallo, di un triller da leggere tutto d’un fiato, che si divora pagina dopo pagina con l’ansia di essere i primi ad indovinare il finale. Ma il finale in questi casi è sempre lo stesso, una piccola bara bianca, circondata da una folla solidale e piangente e ricoperta da ghirlande di candidi fiori. Poi mazzi lasciati sul selciato o accanto al luogo di ritrovamento del cadavere, fra i boschi o presso ruderi abbandonati, luoghi ove si spera non venga trovata mai, priva di vita.

E’ un dramma che si ripete sempre più spesso, in questo mondo impazzito, in cui tutti siamo colpevoli, sia per la nostra indifferenza, sia per il nostro ambiguo comportamento, che genera nelle stesse nostre famiglie un mostro insospettabile. Quando succede qualcosa del genere, non si guarda mai ad un parente, ad un congiunto, al fratello e nemmeno al fidanzato o ai genitori stessi. Figuriamoci se si sospetta di una madre, una donna che ha voluto concepire, come in genere si crede, una creatura, per e con un atto d’amore. Ma è veramente così? Come funziona concretamente la nostra mente umana, quali sono i meccanismi distorti che ognuno di noi rifiuta di considerare anche propri, ed accettare, meccanismi tanto primordiali quanto aberranti.

Nei tempi passati la prole veniva anche sacrificata per necessità e sopravvivenza della società, un po’ come in questo periodo in cui addirittura si evita a priori che figli possano nascere, se scomodi o se malati. E’ la selezione che l’uomo ha sempre fatto, sostituendosi alla natura, oppure all’incontrario eseguendo, per essa, quella selezione necessaria alla continuità della specie. Ma è il caso di ciò che sta avvenendo nel mondo moderno? Forse sì, se la società non provvede essa stessa a regolare il suo stesso sviluppo, a rivedere concetti e regole astratte quanto astruse. Ad esimersi nel voler livellare il benessere , dando la possibilità a tutti di sopravvivere decentemente. Se no si evita di soddisfare richieste egoistiche, come può essere quella di una madre che vuole a tutti i costi un figlio, non per amore , ma solo per non sentirsi diversa o inadeguata, come forse è successo per Kate McCann, madre della bambina scomparsa.

Gli investigatori portoghesi sospettano che alla bambina sia stato data dai genitori, una massiccia dose di soporifero, che ne ha determinato il decesso. I genitori si difendono dall’Inghilterra accusando a loro volta la polizia, d’incompetenza e malafede. La verità forse verrà fuori prima o poi, ma ormai questo, al di là di come finisca la cosa è l’ennesimo caso in cui viene a galla una realtà scomoda a tutti. La nostra impreparazione ad affrontare le difficoltà che un legame comporta, l’egoismo a cui non sappiamo rinunciare e che è causa di irresponsabili o addirittura aberranti atteggiamenti e che alla fine, ben che vada, lasciano per sempre i segni e le tracce di sofferenza psicologica e fisica. Una cicatrice indelebile nella mente di coloro che domani potrebbero essere futuri genitori, edificatori di una società che si pensava potesse essere migliore.

Non resta che aspettare, pregando e sperando che non sia stata la madre a macchiarsi, anche se involontariamente, di una morte assurda e della relativa scomparsa del corpicino di un angelo biondo. Ma può, come qualcuno ha già fatto notare, considerarsi involontaria la morte dovuta alla somministrazione ad una bambina di sostanze soporifere, o è questo un atto da considerarsi doloso? Si può, in poche parole, considerare un figlio come un oggetto di cui sbarazzarsene anche se non fisicamente, quando non comoda? E la somministrazione di una sostanza non necessaria è da considerarsi un atto normale o come un attentato alla salute o peggio? Sono domande che tutti ci dobbiamo dare per il semplice fatto che il sonnifero che noi somministriamo costantemente a chi ci sta vicino, non è detto che debba per forza essere una sostanza chimica, può essere una parola, un atto violento, l’egoismo l'incopetenza o l’incomprensione.

Italo Surìs

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