domenica 9 settembre 2007

Vecchio Ardore XII^



L’amore non ha età 12°

09 settembre 2007

Gli infelici pare si attraggano, si ritrovino sempre. Sembra quasi che una calamita tanto potente, quanto invisibile, li unisca , ed una cometa o una bussola magnetica, nascosta nel cervello di ognuno di questi sfortunati, segni la direzione per farli avvicinare al nord assoluto.Verso il polo, conducendoli verso il gelo, in direzione dell’antartico, fra i ghiacciai, candidi sì ma pursempre formati da ghiaccio gelato, un immenso deserto nel cuore di qualche giovane sfortunato. Ti inviano là dove appunto la temperatura è più rigida, dove la notte non dura una manciata di ore, ma interi mesi ed il buio avvolge la tua vita quotidiana, impedendoti di vedere oltre le tenebre, l’inizio del giorno successivo. Ma gli abitanti di quei paesi e luoghi inospitali, conoscono il fenomeno, si preparano, raccolgono cibo, conservano pesci, affumicandoli, sciolgono il grasso delle loro prede, che siano foche o grossi cetacei, per poi cibarsene durante il periodo di carestia. Non è così purtroppo per chi non è abituato ad affrontare le ostilità della natura, che sono difficili da superare, ma mai quanto quelle provocate dalla cattiveria e dall’egoismo umano. Ecco perché le coppie di alcuni personaggi, “diversi” fin dalla nascita, sono formate da persone caratterialmente deboli, gente insicura, alcolizzata o violenta, ma anche da ragazzi o giovani drogati. Costoro si cercano quasi inconsciamente perché trovarsi per loro, significa ritrovare e prolungare la propria infanzia, un’infanzia tremenda, terribile, un inferno, ma pur sempre qualcosa che hanno imparato a conoscere come unica possibilità di esistere, e come elemento amorfo di una sicurezza anomala ma indispensabile. Anita, povera bambina mia, sembravi una foglia nella stagione autunnale, una foglia rinsecchita e ingiallita, Sì non serviva molto per sconfiggere la natura del tuo male fisico, l’anoressia, bastava spingere lontano la mano nera della depressione, allontanare le tue paure con un gesto di semplice amore, una carezza, una frase di conforto, un costante se pur faticoso contatto rassicurante per dimostrarti che il mondo non è sempre quello che si immagina, quello che si è imparato a conoscere o all’inverso ad immaginare durante un’infanzia negativa o come la tua, triste ed infelice. Già bastava poco per farti tornare il sorriso sulle tue bellissime labbra, un bacio, una carezza sul volto, un'altra anche più ardita, fra le tue gracili cosce, o sul tuo quasi inesistente petto da ragazzina. Ti vedo ancora così gracilina, mentre ti ritrai con i capelli scompigliati dalle mie mani, con il corto vestito scomposto e stropicciato, e con un sorriso smagliante che addolcisce i tratti spigolosi del tuo viso, facendolo assomigliare a quello di una Madonna. Sì è come se tu fossi ancora presente in questo momento, proprio qui a Venezia, seduta accanto a me sui gradini di un qualsiasi ponte che attraversa un canale. Proprio qui in quest'istante, fra una quantità impressionante di gente, che cammina come fossero fantasmi in movimento, inebetiti ma felici nell’osservare le meraviglie di coccio esposte dietro a traslucide vetrate.


Alla prossima puntata

Italo Surìs

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