domenica 16 settembre 2007

Lamellare che passione


Interno di piscina in lamellare a Saint Affrique Francia




16 settembre 2007


Il viaggio verso la foresta nera 2


Ritorniamo al mio viaggio di ventuno anni fa, giovane ragazzo ancora sotto gli anta, con il desiderio di spaccare il mondo, di creare in Italia, ciò che era appena una flebile fiamma di un lumicino nel settore dell’edilizia. Impostare in Italia o meglio in Friuli, una fabbrica di legno lamellare, iniziare a costruire con concetti diversi, con materiale ecocompatibile, gli stessi materiali che avevo trovato in Francia, durante il mio peregrinare lavorativo. Vi ricordate, mi fermai in durante quel primo viaggio in quel grazioso ristorante, il cui terrazzo affacciava , quasi a strapiombo sul lago di Costanza.


Rimasi affascinato da quella bellissima ragazza dagli occhi azzurri, gentile e professionale, sempre sorridente. Sembrava che la Svizzera con il suo ambiente sereno e la natura incontaminata, portasse nell’animo una pace che sfugge a chi vive nel mondo industrializzato, la nevrosi che ne è il figlio naturale pareva scomparsa, e nel viso della giovane ragazza si leggeva serenità e distensione, nessun segno di animosità o di xenofobia, cosa che invece avrei trovato più avanti, in un altro momento , in una ulteriore occasione.


Il tragitto della prima esperienza fu il più breve, d’altronde i miei padroni soci, mi attendevano per definire i particolari commerciali e la strategia di marketing da impostare. Eravamo fiduciosi che il nuovo paese,il mio paese, avrebbe accettato le nuove tecnologie costruttive con interesse, anche se non nego, non conoscevamo appieno il sistema in cui avremmo dovuto inserirci, lo stesso che ci ha condotto ad essere fragli e ultimi in Europa. D’altronde il prodotto che avremmo voluto inserire nel mercato nazionale, era osteggiato e non veniva usato se non in casi eccezionali per le grandi strutture, e quasi sempre nel settore sportivo.


Ma vi era , se così si può con ipocrisia dire, diffidenza verso questa particolare tecnica costruttiva, ed il prodotto doveva essere testato presso il centro delle Capannelle a Roma. Un laboratorio che avrebbe dovuto attestarne la sicurezza tecnica e la resistenza al fuoco. Problemi ragazzi!!!!. Il legno lamellare è conosciuto ed usato da anni all’estero proprio per le garanzie che il materiale stesso offre in caso d’incendio. Infatti come mi sembra d’aver già menzionato, si conosce quanto diminuisce lo spessore dello stesso in caso d’incendio. La sezione di questo prodotto naturale, diminuisce di un centimetro all’ora. E’ chiaro come delle prove semplicissime, possano determinare la resistenza al carico, alla trazione, alla compressione e soprattutto la durata di una trave in caso d’incendio.

Un tetto infatti con travi ben calcolate, ha la garanzia di resistere e mantenere le sue caratteristiche, semplicemente aumentando la sezione di quanto è necessario. Un centimetro se lo si vuol fare resistere , prima che crolli, un’ora. Due centimetri, due ore, e così via. Da noi in caso di utilizzo di questo materiale era obbligatorio ricoprirlo con una vernice salvafuoco. Una vera e inutile porcheria che avrebbe deturpato il fascino e l’aspetto architetturale nell’insieme, di tutta la costruzione. Ovviamente pensandoci bene eravamo coscienti che il nostro avrebbe potuto essere un mercato difficile, drogato perché in mano ad amministratori pubblici….diciamo in taluni casi corrotti ed incompetenti. Politici legati ormai a doppio filo a grossi gruppi edili e a fornitori di materiali non certo innovativi. E’ stata per me un’esperienza indimenticabile, che mi ha permesso di conoscere tecnologie costruttive moderne e di modesto impatto ambientale e quasi autonome dal punto di vista energetico.

Italo Surìs

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