mercoledì 17 ottobre 2007

Vecchio ardore XIII^



18 ottobre 2007

L’amore non ha età 13°



Il grande circo del divertimento, il famosissimo circo “Barnum”,”mitico tendone degli anni passati, in cui, due veri eroi ;Buffalo Bill e Toro seduto, si erano ridotti a fare da comparse e attori consapevoli, volteggiando sui loro cavalli in mezzo ad una pista circolare di terra battuta, attorniati da gente estasiata, entusiasta e applaudente. Ignara che e nei loro ricordi e impressa per sempre nella loro mente, rimaneva indelebile l’immagine della prateria infinita e verdeggiante, fra le alte montagne del Montana, percorsa da immense mandrie di bufali americani. E mentre la gente rideva e si divertiva di fronte alle loro prodezze, nel loro cuore, grandi occhi nascosti all’interno di un petto di rudi guerrieri, sgorgavano invece grosse lacrime di dolore e di vergogna. Certo sei qui in questo momento, sei presente e ti sorrido. Con il mio sguardo fisso teneramente i tuoi occhi, tenendo nel contempo le tue fragili mani fra le mie, impacciate e sudate, per la paura di poter rovinare le tue dita così sottili. Siamo ancora assieme Anita, forse la gente non lo sa, non può accorgersi che voliamo assieme come una coppia di magnifiche e variopinte farfalle dalle ali spezzate. E neppure può percepirci come due magnifici fiori, appena un pò appassiti, avvinghiati per sempre fra loro, in un abbraccio perenne, in una stretta tenace, dettata dalla forza della disperazione e dalla conoscenza del proprio corpo, ma più di esso delle proprie intime esigenze. Certo Anita due fiori cresciuti per caso fra i rovi, fra le rovine di edifici pericolanti, macerie di pietre posizionate malamente da artigiani inesperti anche se volonterosi. Un edificio mal progettato le cui mura di grezza pietra, sono state erette su una superficie dissestata, senza che alla base ci fossero solide fondamenta rappresentate nella tua vita da una base di serena armonia familiare, cementata dall’agglomerato dell’amore unico e vero elemento aggregante e resistente alle intemperie dell’esistenza Ora odo la tromba che suona mesta il silenzio, devo andare, ti saluto, ma non per sempre, tornerò a trovarti, spaziando ancora con la memoria per rivivere assieme alla tua incantevole figura attimi sereni della mia giovinezza. A quanti lutti ho dovuto assistere con rabbia e soffrendo, quante giovani vite di amici si sono spezzate senza che neppure potessi oppormi al loro destino, quante bare ho accompagnato silenzioso fino all’estremo punto del non ritorno, giovane caronte che con la sua barca ha guadato le oscure acque che portano verso l’ignoto! Tutti amici, tutti giovani, col sorriso come il tuo, candido e splendente come solo la gioventù può essere. Chissà se il pianto e le lacrime dei genitori, dei fratelli e di coloro che hanno amato la vostra persona, apprezzandone i lati positivi che facevano scomparire del tutto i piccoli difetti dell’essere umano, sono serviti a far sì che il vostro trapasso nel mondo dei più sia avvenuto nella misericordia di colui che ci dovrà giudicare. Chissà se veramente amici di scuola e di gioco, di ferie e di vita, potremo di nuovo ritrovarci con lo stesso sorriso che ha addolcito i nostri volti ogni qualvolta ci siamo incontrati. Nonni, zii, amanti, amici, fratelli, sento che prima o poi ci rivedremo per terminare ciò che insieme avevamo iniziato. Consideriamo la morte solo un breve periodo di riposo forzato, voluto dalla natura per farci pensare , per maturare e nient’altro!



alla prossima puntata


Italo Surìs

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