domenica 28 ottobre 2007

Che Drago quel Draghi!

Paolo Uccello: San Giorgio e il Drago da wikipedia


28 ottobre 2007


Certo che Draghi è proprio un Drago, il nostro sveglio Governatore della Banca d'Italia si è finalmente accorto che gli stipendi dei dipendenti sono bassi e che nel resto d'Europa la paga di un operaio con la stessa mansione, può essere superiore anche del 40%. Ma va!, se non fossi impegnato presso la pubblica amministrazione, di certo avrei fatto l'economista. Non è per niente facile fare una scoperta già fatta da milioni di famiglie di dipendenti già vent'anni fa, e neppure calcolare la costante e continua svalutazione che la nostra paga ha subito in questi ultimi dieci anni.


Il risultato!, imprese che chiudono a bizzeffe ogni giorno, il calo del mercato interno e la mancanza di fiducia nei confronto di politici e di istituzioni. tutto ciò mentre persiste al governo una strisciante guerra sotterranea di opinioni e di poteri che corrode tutto il sistema, e lentamente si scivola verso il malcostume generale. L'evasione è nonostante tutto in aumento, le fatture vengono evitate per diversi motivi, primo dei quali è che i professionisti, dentisti o artigiani, non accettano più ad averti come cliente, se costretti a farla. Mentre gli acquirenti che sono gli unici che non possono defalcare dalle spese, l'importo dell'IVA, cercano di risparmiare sulle cifre iperboliche che vengono presentate, non sapendo che il più delle volte l'importo richiesto può essere già superiore alla media dei prezzi di mercato! Doppia illusione!


Nessuno fa più un preventivo che sia rispettato, trucchi e imperizia permettono di aumentare i tempi della manodopera, mentre i negozi fra una mercanzia e l'altra infilano anche prodotti scaduti o vicini alla data di scadenza. Sono troppi i commercianti, troppi e troppo cari. Fra l'altro non creano ricchezza e danno anche poco lavoro. Caro il mio Draghi, hai finalmente scoperto l'acqua calda e hai dettato la tua ricetta per uscire da una crisi ormai radicata, la recessione Italiana, se così si può ancora chiamare l'implosione economica simile a quella degli anni 30 in America.


Ormai è una via senza possibilità di ritorno, un cane che si morde la coda in un sistema in cui la paga del dipendente dovrebbe perlomeno, per diventare decente , aumentare più di 500 € netti, in busta paga. Ma se alcuni imprenditori dimostrano generosamente di anticipare trenta euro nella busta paga, un importo sia ben chiaro equivalente al costo del mancato contratto, altri assumono e licenziano approffittando di leggi per il precariato ancora imperfette. Intanto la confindustria per la seconda volta mette le mani sul tesoretto, levando ai dipendenti ciò che avrebbe potuto agevolare economicamente le famiglie. Forse nella scelta ha pesato il no dei metalmeccanici, degli aderenti al sindacato Fiom, l'ala più oltranzista dicono, sicuramente più attenta e conscia deil rapporto fra sacrifici e risultati. Sono costoro vecchi operai in attesa di andare in pensione, gente quindi che ha faticato e che conosce la parola lavoro! O anche dipendenti della pubblica amministrazione che dopo più di due anni devono ancora vedere operativo il contratto concordato fra le parti sindacali ed il Governo.


Un contratto capestro, che a malapena sopperisce alla svalutazione di questi ultimi anni e che tutti ipocritamente definiscono una grande conquista, senza peraltro aver ancora la certezza che esista una reale copertura economica. Certo caro Draghi, aspettavamo proprio te per capire che in Italia si fa la fame, che i manager pubblici e privati, proprio come in America stanno conducendo l'economia al collasso, con i loro benefit e le pensioni scippate agli operai e gli emolumenti di centinaia di milioni di euro all'anno. Cifre iperboliche pagate il più delle volte per portare ditte pubbliche o private allo sfascio totale.


Esiste in Italia un culto della personalità eccessivo, in cui il Dio sole collocato nella sua posizione da partiti, sembra che voglia cambiare un mondo che neppure conosce! Certamente quando si parla dei giovani, si fa notare come costoro non si allontanino da casa perchè mal retribuiti o perchè privi di una sicurezza per un futuro, la mancanza di ammortizzatori sociali non gioca peraltro a favore dei nostri trentenni, che se volessero veramente intraprendere, dovrebbero investire capitali che nessuno mai gli darà. Capitali che se anche dovessero trovare, non servirebbero a granchè, visto che troverebbero la strada sbarrata da clan di corporazioni creati dallo stesso sistema, che ipocritamente li accusa di essere dei bamboccioni. Largo ai giovani quindi, purchè non diventino dirigenti troppo in fretta. E i diagrammi mostrano come le paghe dei più anziani sia maggiore di quella dei giovani. Strano in uno stato che ha fatto di tutto perchè queste siano esclusivamente legate agli scatti di anzianità!Eppure a me è sempre sembrato che pagassero subito tanto, senza aspettare che l'età avanzasse!

Allora come la mettiamo?, è l'esperienza che fa bravi o la cultura, è l'intelligenza e la saggezza o l'arroganza e la dedizione al lavoro, è la disponibilità dei single o la necessità di un capofamiglia, è la fatiica cha merita di essere ricompensata, il rischio della salute o le chiacchere di illuminati manager, ai quali peraltro vengono dati dei benefit e dei premi in base al risultato raggiunto dalla società o dall'industria. Certo perchè dietro ai torni, e alle catene di montaggio, negli uffici, o nelle amministrazioni, costoro sono sempre peresenti e capaci di risolvere qualunque problema! Evviva gli dei del capitalismo del paese dei maccheroni.

In ogni modo ci mancherebbe anche altro che un anziano prendesse meno di un giovane suo parigrado, sempre che non si lavori a cottimo, ma anche in questo caso vorrei proprio vedere. Non è una novità che la gente aspirerebbe ad andare in pensione dai venti ai quarant'anni, iniziando a lavorare subito dopo. Una proposta del genere verrebbe certamente accettata più che volentieri, anche perchè gli anziani i soldi li spendono per mantenere i bambocci o per curarsi da mali endemici.
Il problema si risolve molto facilmente , basta che i nostri imprenditori mettano mano al portafogli, investendo sull'individuo non considerandolo solo come elemento produttivo, ma come elemento insostituibile di un sistema produttivo che sceglie la crescita e la qualità più che il fatturato stesso. Meritocrazia è la parola d'ordine che tutti apparentemente vogliono ma che nessuno realmente applica.


Tantè vero che i laureati oramai non trovano lavoro, perchè sostituiti da quelli con laurea breve, a tutti gli effetti considerata come il diploma degli anni sessanta. Figurarsi se un genitore manda a lavorare il proprio figlio laureato fuori casa, perchè venga sfruttato e pagato ottocento euro mensili. Una cifra che anche gli indigeni, arrivati dall'india o dal bangladesh per accudire le giumente nei grandi allevamenti del nord, rifiutano con disprezzo. E pensare che per loro sono soldi utilissimi, visto che li inviano ai parenti lontani. Su repubblica si legge: operai e neolaureati con lo stesso reddito dal 2001, premiati solo i dirigenti + 10.7%, mentre gli impiegati hanno perso potere d'acquisto - 1,3%


Sembra che l'impresa sia fatta solo da dirigenti, che il più delle volte sono inattendibili ed incapaci, sopratutto nel pubblico, ove gestiscono soldi pubblici facendo lavorare come i privati, ma pagando come gli statali. Si sa la struttura pubblica è a personale uso e consumo di costoro, e le leggi non valgono o valgono meno che nel privato ove uno sciopero può danneggiare la produttività o dove un dipendente capace è difficilmente sostituibile. Ho sempre convintamente sostenuto che i dirigenti, sia pubblici che privati, non dovessero essere peremiati in base al risultato economico ottenuto, con benefit o in percentuale!


Ne sarebbe andata a rischio la qualità del prodotto o il rapporto con i dipendenti. Ma le due cose non sempre coincidono, nel senso che un buon managere riesce ad ottenere degli ottimi risultati in base alla sua autorevolezza. Ciò non toglie che una paga spropositata diventi uno schiaffo dato al resto della categoria, se dovessero prese iniziative per il contenimento dei costi, solo riducendo gli stipendi degli operai o usando nei loro confronti una flessibilità eccessiva. E a maggior ragione se l'azienda dovesse godere di contributi statali.


Ne ho avuto negli anni riprova. In genere chi conduce la cosa pubblica è gente che non conosce il sistema produttivo, o che all'incontrario vorrebbe applicare le regole del mercato senza averne nè la capacità o la facoltà, identificandosi in un dirigente privato, ma quel che è peggio considerando la struttura pubblica come bene personale. E qui sorge spontanea una domanda: perchè lo fa a qual pro?, per mera ambizione personale o per motivi ai più sconosciuti? E', si badi bene, un atteggiamento encomiabile se bilanciato da regole basilari attuate e normalmente usate nell'imprenditoria privata, ma molto pericoloso e dannoso, se applicato come sistema in un contesto in cui non si può, pur con tutta la volontà, rispondere a queste richieste!


Nelle aziende pubbliche il lavoro è molto specialistico e non si è assunti in base al proprio curricola lavorativo, ma in base alle richieste di una specifica figura,e ai punteggi conseguiti in base titoli posseduti e in base al profilo delineato dagli organi competenti. Il resto è, e rimane, un personale bagaglio di esperienze che potrebbe anche non esistere. Se così non fosse sarebbe giusto a parer mio tenere in considerazione tutto l'iter professionale, inserendo la così detta risorsa umana in una posizione sicuramente di livello superiore, con conseguente rivalutazione stipendiale. In poche parole non è possibile assumere un Giudice in un'impresa edile con le mansioni di manovale, pagandolo come tale e pretendere che costui ti difenda in tribunale per risparmiare i costi di un avvocato.


E badate bene ciò non ha nulla a che vedere con l'amore nel lavoro, ma è solo una giusta e corretta determinazione di ruoli in un contesto produttivo efficente. Al limite sarebbe scorretto l'inverso e cioè, che un giudice retribuito come tale, si rifiutasse di compiere lavori di manovalanza se nel caso ci fossero le reali condizioni ed esigenze di farlo. Allora sì, sarebbe nel torto e non potrebbe, a mio avviso, rifiutarsi. Ma tutto si può fare nella vita, l'importante è trovare un accordo che guarda caso il più delle volte è economico, ma non solo. Se tali richieste dovessere essere imposte in modo scorretto e con atteggiamenti troppo coercitivi, in questo caso tutto il sistema ne verrebbe a soffrire.


Ma si sa, nessuno paga nel paese di pulcinella se non i più deboli, quelli al di fuori del giro dello scambio di favori. Ma non serve più Draghi, nè gli imprenditori per raddrizzare qualcosa che ormai è fintroppo difficile da sistemare. Non si può pensare ad aumentare la paga se non viene dato quello già pattuito contrattualmente o se concesso furbamente in ritardo per ridurne automaticamente il costo economico.
O se si sfrutta l'operaio sapendo che è bisognoso, pagandolo poco o facendogli fare più ore del perevisto; che poi è la stessa cosa! Sarebbe mancanza di rispetto e di riguardo verso un collaboratore, un possibile e volenteroso e generoso protagonista di un piano di crescita condiviso dalla comunità in cui ci si identifica. Altrimenti come sta avvenendo in Italia si scoprirebbe di venire traditi e quel che fa più male attraverso mezzucci e trucchi indecenti. In ogni modo ci penserà, come ho sempre sostenuto, il mercato a cambiare le cose, al di là di ciò che Casini, sposo in Caltagirone possa affermare. E qui mi riferisco al concetto di meritocrazia e al suo rapporto con il 68!


La meritocrazia è di chi la merita, non certo dei figli di papà o come nel suo caso dei discendenti di una casta partitica, che farebbe bene a giocare a canasta nei pochi giardini rimasti nelle grandi città! E non è stato il 68 , appiattendo la società, come ha affermato recentemente alla televisione il genero del re del cemento, ad eliminare tale concetto, anzi è proprio l'incontrario. L'uguaglianza è un principio costituzionale e la meritocrazia che non è blasonata, è di conseguenza anch'essa un diritto acquisito costituzionalmente. Non ha sangue blu nelle vene nè tantomeno si tramanda da padre in figlio.


Essa dipende da fattori diversi slegati da leggi o norme o atti, dal colore della pelle e tantomeno dal conto in banca posseduto dall'interessato. Essa dipende dalla volontà di ognuno di impegnarsi, dalle capacità intellettuali, dalla creatività, dalla rabbia e dalla voglia di crescere e riscattare il passato, dalle ambizioni e dal coraggio. Tutti coloro che hanno questi requisiti sono l persone che devono essere aiutate anche economicamente a crescere, per il bene della società, per coprire in futuro incarichi importanti e utili per l'intera nazione. E' una cosa che viene fatta in tutti i paesi civili al di là di 68 o no!


Ma per mettere in pratica questo sistema, bisogna partire da basi egualitarie, iniziare a correre partendo tutti dalla linea bianca, senza che i furbi si nascondino vicino al traguardo, come troppo spesso è avvenuto e avviene in Italia. E ritornando all'argomento di prima, se Draghi ha tanto a cuore il concetto di flessibilità per i dipendenti, faccia in modo che esista anche per le aziende ed i professionisti.
Per gli avvocati che potrebbero, invece di presentare parcelle salatatissime, darsi al giardinaggio o svegliarsi alle tre di mattina per salire su un mezzo della netezza urbana visto che Solo a Roma ci sono lo stesso numero di avvocati dell'intero Regno Unito! Meno avvocati quindi e più pulizia per le strade!. Ma ragazzi, sarà dura cambiare, meglio evitare di spendere, e di baruffare fra poveri, e vedrete che il mercato si stabilizzerà automaticamente!


Italo surìs

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