mercoledì 17 ottobre 2007

Eroi del tubo





10 ottobre 2007


Ho lascito la data in cui questo post è stato realizzato, il motivo è semplice, perchè il post di Beppe Grillo conferma ciò che scrivo nel mio: siamo in una finta democrazia ed il nostro compito è solo quello di sopravvivere e anche male se possibile. In questo piccolo giochetto sono coinvolti un pò tutti.



Forse qualcuno penserà che il nome “Tito” debba giocoforza essere abbinato a quello di un ex dittatore della ex Jugoslavia. Il nome di un uomo, percepito da alcuni come unificatore ed eroe e da altri invece come despota e dittatore. Come per ogni cosa c’è sempre il rovescio della medaglia. In questi giorni è caduto il 40° anno dalla morte violenta di Che Guevara, un eroe per i ragazzi della mia generazione, un mito ancora adesso. In una recente trasmissione radiofonica lo hanno paragonato ad un individuo diabolico con due personalità contrastanti: eroe e diavolo.

E’ stato detto, per confermare questa seconda ipotesi, che nel suo diario avesse già previsto la sua morte violenta. Hanno peraltro aggiunto che per ottenere il suo sogno, quello di creare una società più equa e solidale, riscattando la classe dei contadini dall’oppressione di regime corrotto, totalitario, non si sia fatto scrupolo di uccidere anche i contadini che non lo volevano seguire. Ma predirre la propria morte non è difficile, se si è coscienti a cosa si va incontro, se si è scelto di andare in salita, combattendo un sistema ritenuto ingiusto, ma più potente.

Infondo è questo che fa eroi, la coscienza di andare incontro alla morte immolandosi perseguendo i propri ideali fino alla fine. Essere dei ribelli convinti del proprio operato, dei sognatori alla ricerca del giusto, che non può esistere in un mondo imperfetto, perché costituito da un insieme di esseri umani creati forse a somiglianza di Dio, ma non certo perfetti e amorevoli quanto lo stesso. In Italia di eroi ne abbiamo avuti fin troppi, tutti coloro che hanno contrastato gli interessi di poteri oscuri, forti, che hanno cercato di perforare con la trivella della ricerca di verità, gli strati più profondi ed oscuri del nostro sistema politico istituzionale, per scoprire alla fine che l’oro può essere anche nero come la morte.

Parlo di Dalla Chiesa, di Borsellino, di Falcone, Imposimato e di tutti coloro che hanno combattuto per gli interessi della società. Loro sapevano benissimo che sarebbero andati incontro a morte sicura, non sapevano dove e quando, ma erano coscienti che sarebbe successo. Chi infatti intraprende una strada, sa bene dove questa porterà ed è per questo motivo che prosegue, non certo per diventare un martire, ma solo perché cosciente che quello che ha scoperto non può in coscienza essere accettato. E’ impossibile far finta di nulla, soprattutto se è innato in queste persone un forte senso di giustizia sociale. E a proposito di Borsellino e Falcone, bisogna sapere che costoro da ragazzi giocavano assieme e si erano ripromessi di cambiare la loro terra in meglio per l’ amore che provavano per essa! Ma proprio come pensavo fra me e me, non c’è amore senza martirio, o sofferenza.

Tutti i grandi o mediocri statisti, hanno lavorato nella convinzione della giustezza del loro operato, dagli eroi e dittatori di ieri a quelli di oggi da Lenin , Stalin, Tito, Enrico VIII, Pietro il Grande Giulio Cesare, Carlo Magno, Hitler Mussolini, Gengis Kan, Attila, Lincon, Roosvelt, Gandi,Mao Garibaldi ai moderni Saddam . Solo la storia e gli avvenimenti ed i risvolti della stessa hanno deciso la loro sorte e fatti diventare nell’immaginario collettivo eroi o criminali. Ma tutti e dico tutti pur di raggiungere il loro scopo hanno usato la forza e la violenza. Personalmente ho grossi dubbi che le guerre, sia in un caso che in un altro, siano state fatte per giustizia o per amore.

Gengis Kan è ricordato come il più grande guerriero mongolo, ha unificato tribù divise fra loro, ha occupato immense zone dell’Asia, la Cina ed è arrivato fino in Europa. Per far ciò ha ucciso, saccheggiato, depredato. Oggi in Mongolia e non solo è considerato un eroe, un grande uomo, un unificatore. Ma per diventarlo, è stato costretto a far giustiziare perfino il proprio fratello di sangue, diventato un ambizioso rivale. Questa è la vita e l’uomo continua a cercare l’appagamento interiore dei propri istinti di sopraffazione, andando incontro a catastrofi, seguendo le idee malsane dettate da sogni di onnipotenza. Solo pochi hanno rappresentato nei tempi figure carismatiche positive, e anch’essi, in alcuni dei casi, sono andati incontro alla morte pur sapendolo.

Johnn f. Kennedy e M. l. King, per esempio, ma anche Moro. Sono morti per le loro idee progressiste, nell’intento di modificare in meglio la società, cozzando anch’essi contro gli interessi ideologici ed economici di potenti corporazioni. Non si può non morire o aver paura di morire, se si vuol ottenere dei cambiamenti e ripeto non sto a discutere in merito a quali e al perché. Ognuno ha un proprio pensiero di società ideale, derivante dal vissuto personale. Ma per ognuno, lo scopo definitivo alla fine può essere lo stesso; il desiderio di fare qualcosa di grande, nel bene o nel male, convinti che sia bene.

Qualche volta costoro vengono strumentalizzati da persone o Stati più ambiziosi e potenti, Idi Amin e Saddam sono casi emblematici, come lo furono nei paesi sudamericani, Cile, Argentina, Bolivia, i dittatori che hanno fatto gli interessi di stati capitalisti. Alla fine una dittatura sostituisce l’altra, cambia il volto, si ingentilisce, si fa chiamare anche democrazia, ma ottiene sempre lo scopo che si prefigge, il controllo totale sulla vita dei cittadini e sul loro pensiero. Cambiano i sistemi, si depongono le armi da fuoco e si impugnano quelle dello sviluppo e del consumismo.

Alla fine, però, come qualcuno ha detto, diventiamo tutti a tutti gli effetti dei tubi digerenti: quello che entra deve anche uscire, vivere per consumare e far arricchire. Chi ha creato o vuol creare questo sistema, non si è ricordato una cosa: si mangia cibo, ma alla fine esce solo me…da!. Abbiamo creato un circolo vizioso, come quello del cane che si morde la coda, un circolo vizioso in cui una miriade di persone cerca, riuscendoci di metterlo nel c..lo all’altro cercando goduria e felicità, vanificate però dalla sofferenza! Nessuno alla fine pensa di star fermo al proprio posto e di divertirsi solo con…. l’immaginazione!


« ¡Hasta la victoria, siempre! » (IT) « Fino alla vittoria, sempre! »(Che Guevara)

Italo Surìs

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