lunedì 19 marzo 2007

Sapori & Colori





19 marzo 2007


Diamo un’occhiata ad un mondo incantevole, la cantina, nelle navi… cambusa, dispensa… in cucina. I colori creano allegria. La certezza di avere a disposizione ogni ben di Dio, rinfranca i cuori, ma anche la disposizione ordinata delle provviste , sugli scaffali in pietra, contribuisce a rasserenare gli animi.
Non c’è più la cantina di un tempo, quelle cantine umide, in cui i nostri vecchi, in montagna o in campagna preservavano, o almeno tentavano di farlo, il cibo faticosamente accumulato durante le stagioni. La farina di frumento, i salumi appesi al soffitto e le forme di formaggio, appoggiate su lunghi scaffali di legno, ammuffito. La ricchezza delle famiglie era commisurata alla grandezza delle dispense stesse.
Le volte ad arco sostenevano il terreno che gravava impietosamente sui tesori della natura; botti in rovere erano allineate ordinatamente e accatastate in piramidi lignee, ai lati di larghi saloni dal pavimento in terra o tutt’al più in pietra. Le damigiane, rivestite di paglia, occupavano disordinatamente spazi inutilizzati. Il sughero dal color rosso rubino, ne evidenziava all’occhio il contenuto. Boccali e caraffe in terracotta assieme a bicchieri di vetro non più trasparente e anch’esso consunto dagli anni, erano appoggiati su un rozzo tavolo in quercia, dalle gambe rose dai ratti. Erano lì a disposizione degli occasionali assaggiatori dei vini.
Un cassetto celava coltelli memori degli affondi sacrileghi, nei ventri rigonfi di profumate caciotte di formaggio caprino e ancora inebriati dal profumo di lievito, delle gigantesche pagnotte di pane di segala appena sfornate.
Rigagnoli di liquido d’ intenso colore rubino scorrevano lungo le canalette che collegavano, come tante via Appia, lastricate da pietre squadrate, i muri di botti dai diametri enormi, frutto sapiente della mano dell’uomo, complice il calore del fuoco, simbolo di vita e di continuità. Gocce cadenti da spinelli di legno nervoso e attento, rimbalzavano tuonando nel silenzio profondo, sul fondo di secchi di zinco.
La luce soffusa di lampade ad olio, allungava le forme, rendendo vivente la danza, di ombre chinate sul letto di sassi.
Questa è l’immagine di una vecchia cantina, uscita dal cuore più che dalla mente, che ho ricreato per il diletto d’amici, con l’intento di dare ai loro occhi, colori e le forme d’un tempo!
Descrizione: Gli scaffali di granito, della larghezza di cm 40, in numero di tre per lato, e dello spessore di mm. 40, sono disposti lateralmente rispetto alla porta d’entrata. Gli stessi poggiano su tre file di mattoni in cotto, intonacati e successivamente pitturati come il resto della stanza, con vernice tempera bianca. Sotto la finestra trova posto un largo tavolo di dimensioni ragguardevoli che congiunge le due pareti opposte. Celate allo sguardo da una tendina scorrevole, vengono stipate fra i suoi montanti, due capienti damigiane da trenta litri. Quattro prese a muro, permettono di utilizzare gli elettrodomestici necessari alla preparazione o al taglio del cibo riposto sugli scaffali. L’altezza fra scaffale e scaffale è sufficiente per contenere comodamente una bottiglia. A soffitto parallelamente alle pareti, ad una distanza di 30 cm., sono stati collocati due lunghi bastoni torniti in legno di pino. A questi verranno appesi salumi e le trecce d’aglio. Capienti ceste, appoggiate al tavolo, fungono da contenitori per le varie verdure di stagione. Lateralmente ad altezza del pavimento, poste al buio in un contenitore adeguato, si conservano i tuberi di patata. La porta è in legno d’iroko , laccata ad acqua di un verde muschio. La maniglia in ottone richiama lo stile del primi novecento. Le piastrelle 30x30 in gres porcellanato, si armonizzano perfettamente al color noce degli infissi in legno e a quelli delle tende oscuranti in verde, con disegni stampati in tema. Le zanzariere proteggono ulteriormente, in caso di bisogno di ventilazione, da eventuali intromissioni di piccoli animali.


Italo Sùris

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