sabato 17 marzo 2007

il grembiulino bianco



17 marzo 2007

Un argomento molto interessante è ovviamente la scuola, anzi l’istruzione dei nostri ragazzi. Il livello culturale si è abbassato di molto, e le conoscenze fra gli studenti italiani rispetto ad altri di altre nazioni, sono mediocri. Almeno per quel che si dice. Io, certo di scuola, ne ho già subita “ avonde”, come si dice nel dialetto friulano!, “ fin troppo”, non tanto perché abbia frequentato gli atenei universitari, ma in quanto la mia attuale attività, si svolge nel settore!

Sono ormai dodici anni che bazzico l’ambiente e quasi sempre a tempo determinato. Ma lasciatemi affrontare il problema sotto un altro punto di vista: la qualità della pubblica istruzione e le responsabilità dei singoli e del sistema, nel complesso!

Sono entrato nella pubblica istruzione dopo venticinque anni di attività nel privato, sia come dipendente, sia nel lavoro autonomo. I problemi nel settore in cui operavo, mi hanno costretto a scegliere un’attività sicuramente meno redditizia e gratificante, e apparentemente più sicura. La nuova attività mi ha permesso, fra l’altro, di avvicinarmi di parecchio a casa. Ma parlerò delle mie avventure lavorative più avanti, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Vorrei invece ritornare ad analizzare le problematiche legate alla scuola!.

Chiariamo innanzitutto: scuola pubblica o privata?, finanziata dallo Stato o no? E’ il solito problema che si ripete costantemente. Lo stato deve intervenire economicamente nel sostegno di attività private, anche se di interesse pubblico? Io personalmente, penso proprio che non sia il caso. Questo ovviamente vale sia per l’istruzione, ma ancor di più nell’industria. Tutt’alpiù lo stato potrà legiferare, affinché vi siano stanziamenti a favore dell’incremento di tali attività. Finanziamenti che, si badi bene, non dovrebbero essere a fondo perduto! Ciò per ovvi motivi. Anzi per un importante motivo, quello di disincentivare l’assalto alla diligenza, rappresentata dalle casse dello stato. Se ben ricordo, un tempo si diventava imprenditori con il proprio danaro ma soprattutto rischiando.
Il secondo nodo da sciogliere, è la riforma Moratti, la quale, come ben si sa, ha cambiato radicalmente l’istituzione scolastica. Per chiarire il problema, direi, non si deve tanto discutere e soffermarsi sull’età degli alunni di una stessa classe, sul fatto di suddividere la scuola in licei e scuole tecniche, quanto nel capire che l’istruzione è stato sempre un settore sottovalutato dalla politica di destra, la quale ha sempre guardato con sospetto la cultura. Questo probabilmente per motivi storici e culturali o perché l’istruzione e le scuole, come complessi, sono sempre stati una roccaforte della sinistra. Gli altri partiti ovviamente hanno influenzato altri settori dello Stato. Tutto ciò che si considerava più importante e più vicino all’ottica della grossa imprenditoria. La cultura non ha mai prodotto ricchezza! Ora le cose stanno cambiando, ci si accorge che la ricerca e la cultura possono rendere, anche non solo economicamente, come pure la salvaguardia della natura e la conservazione dei beni archeologici ed architetturali. Ecco che l’istruzione da cenerentola diventa principessa. Inizia a far gola. Nella scuola si possono creare i presupposti di una formazione tecnica ma anche politica. L’istruzione di oggi, può essere il presupposto per la creazione di quella piattaforma, da cui decollerà il futuro delle scelte democratiche ed imprenditoriali del Paese. Capite ora qual'è la posta in gioco?, quale lo scontro fra due diversi modi di vedere, di concepire la società? Se osservate bene, noterete che la sinistra al governo è rappresentata per lo più da persone d'estrazione culturale elevata ed inserite professionalmente nell'ambiente. La destra da avvocati, commercialisti, imprenditori, a stragrande maggioranza. La sfida quaindi è fra l'umanesimo e la tecnologia, fra il classicismo ed il capitalismo. La Moratti sicuramente non voleva cambiare le regole della scuola come istituzione, no!, intendeva avvicinare la stessa alle esigenze dell’imprenditoria, preparare futuri tecnici con cuore da tecnico, un cuore meccanico, informatico, un cuore a forma di provetta, uomini scaldati non dalla passione ma da una torcia BUNSEN. Sono d'estrazione tecnica, ma fortunatamente posseggo la sensibilità e la creatività di un classicista. Ma questo è il futuro. L'uomo è metà donna e viceversa. Due animi albergano in ciascheduno di noi. Può la politica separarli con una legge??Mi pare assurdo, sarebbe come dividere il cervello in zone, facendo lavorare solo una sfera invece che tutte! Grande assurdità. E' come chiedere ad un cavallo di razza di correre solo con due zampe sperando che vinca.! Questo mi era sembrato positivo nella riforma, estendere e allargare le conoscenze umanistiche negli istituti tecnici. Avremmo ottenuto operai e tecnici con maggior critica e fantasia, una capacità critica sicuramente maggiore, ma anche una creatività di gran lunga più sviluppata. Questo a favore di tutti, compresa l'imprenditoria. Una paga adeguata, gratificazioni maggiori, un diverso concetto d'identificazione nei ruoli di ricercatore tecnico o scienziato, avrebbero fatto il resto. Convincendo la massa di studenti e genitopri di studenti che apparire , non significa nulla. e che si premia LA CONCRETEZZA. e la meritocrazia. Si bloccherebbe così la corsa verso i lavori ritenuti di prestigio, quelli per capirci, dove :"Si comanda o si guadagna"Mancano ingegneri, siamo scarsi nelle materie tecniche, tutti scelgono il liceo classico, o lo scientifico. Su questo avevo già espresso la mia idea: Tutti cercano un posto all’ombra ( per non dire al sole), ma di ombrelloni non ce ne sono. Cosa fare??? Si può impedire ad un ragazzo di auto realizzarsi? NO! Non avremmo persone preparate. Si può cambiare denominazione ad una scuola dandogli un’etichetta invece che un’altra? NO! La sostanza non cambia, se non cambiano i contenuti, allora? Allora si deve fare in modo che la scuola tecnica sia maggiormente valorizzata, migliori paghe a chi produce piuttosto che a chi amministra. Maggiori onori ai tecnici e ai ricercatori che agli innumerevoli avvocati e menager. Più severità, pulizia, immagine, più laboratori e maggiormente rinnovati, più ore di insegnamento, far dello stesso, unico lavoro ben specializzato e ben rimunerato. Corsi frequenti per il personale nelle scuole. Valutazione accurata dei Dirigenti. Eliminazione dell’influenza politica e sindacale dalle stesse. Più meritocrazia, più imprenditoria. Più innovazione. Poi tutto viene da sé. Il problema nasce alla radice e paradossalmente lo crea proprio quella struttura che lo dovrebbe risolvere; la classe politica, con la sua metastica influenza. Due mentalità contrapposte, una la sinistra composta da cervellotici pensatori illuminati, lontana dai problemi pratici, l’altra la destra, una compagine di figure abituate a considerare il reddito, fine unico di ogni scelta. Non a caso con la Moratti le scuole dovevano passare alle regioni, sarebbero state ovviamente più coinvolte dalla realtà produttiva delle stesse. Ma non si può fare i conti senza l’oste, questo è il problema, perché fra gli schieramenti i ragazzi, gli insegnanti, i tecnici, gli amministrativi ed il personale tutto sta ancora aspettando, seduti compitamente al banco, in grembiule bianco, una scuola veramente efficiente.


Italo Sùris

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