venerdì 2 marzo 2007

Il sorriso dei giusti!

Oggi finalmente ho pianto, si ho pianto!

Erano anni,che non provavo questa sensazione .
Non è stato un pianto infantile,
nè un flusso incontenibile di lacrime o una esplosione di rabbia.
È stato solo un momento di intensa emozione.

Un’ impercettibile, almeno credo, incrinazione della voce;
un nodo in gola ha impedito il normale movimento ritmico del respiro mentre il cuore, nel petto, ha avuto come un sussulto.
Si è fermato per un attimo riprendendo poi prontamente, quasi eseguisse un ordine perentorio, a battere velocemente per recuperare in un sol colpo gli attimi perduti.

Ma qual’è stato il motivo scatenante di un simile sconvolgimento emotivo?, la sconcertante bellezza della giovanissima ragazza che avevo dinnanzi, la presa di coscienza delle incolmabili differenze sia fisiche che comportamentali che distingueva le nostre generazioni? o i ricordi che man mano affioravano nella mia mente, mentre in uno stato di transfert mentale rivivevo gli inizi della mia attività lavorativa, quando giovanissimo assistente di una ditta, seguivo gli operai nei lavori di posa di complessi impianti di rete telefonica.

Solo una parte di ciò ha scatenato in me quella commozione, che ha per un attimo paralizzato con le mie corde vocali, anche il mio cuore, bloccandomi completamente e lasciandomi per un' istante ,quasi fossi in coma vegetativo, in balia del prossimo, che per mia fortuna era in quel momento rappresentato da una rassicurante figura femminile.

Forse i miei occhi erano in movimento, forse rappresentavano l’unica parte visivamente attiva del mio corpo, o forse erano coperti da un leggero accenno di lacrime, non lo saprò mai.

Adesso ricordo, avevamo discusso di impresa, di operai, d’ impegno sociale, avevo espresso la convinzione che un imprenditore avrebbe dovuto essere il più povero dei poveri, avrebbe dovuto impegnarsi a vivere con il minimo necessario, ad usare solo l’indispensabile , a vestirsi in modo essenziale, a mangiare in modo parco, a reinvestire i capitali nella sua creatura , nello e per lo sviluppo della ditta , se veramente avesse creduto in essa , e nella società.

Avrebbe......, oppure….dovrebbe,…..abbandonare gli abiti in grigio e le cravatte quadrettate in tono o quelle sgargianti, dovrebbe,…dovrebbe, ….scendere i gradini di quel podio effimero del potere e della ricchezza, ma non come reincarnata Vanda Osiris, no!,
ma come farebbe un vero condottiero, che, balzato a terra dal destriero, divide l’acqua delle borracce e il pane ormai rancido, con i propri soldati.

……Ecco perché ho pianto, ho pianto perché si è definitivamente spezzata un’ illusione, ho pianto, memore delle fatiche dei miei operai che negli anni settanta hanno contribuito allo sviluppo di questa regione, scivolata poi in mani indegne.

La nuova imprenditoria priva di scrupoli, le grosse finanziarie, le multinazionali le corporazioni, i sindacati, i pseudo politicanti,……e chi più ne ha più ne metta.

Ho pianto perché come in un flash, ho rivisto quei ragazzi inerpicarsi sui sentieri delle nostre bellissime montagne, sotto il peso di pali pesantissimi, le cui sostanze impregnanti bruciavano la pelle delle mani.

Mi è venuto un nodo in gola sbirciandoli in un sogno ipnotico, dal basso della collina mentre, come novelli redentori, trascinavano sulle spalle la loro croce, una croce che avrebbe dovuto essere una speranza per la gente delle valli fra le vette verdeggianti, montanari isolati dal mondo, che finalmente avrebbero avuto la possibilità di rompere l’assedio della solitudine , concatenandosi in un genoma di relazioni con il mondo dei cosiddetti “ cittadini”.

E nonostante il sudore colasse copioso dalle loro fronti, mentre quasi a mani nude scavavano nelle rocce in cima a Barcis, Pielungo, Cimolais, Tramonti, Pradis, Sauris, Sella Nevea, Navarons, Frisanco, Vito D’Asio , per collocare la palificazione della salvezza, soprattutto durante i giorni del terremoto, mentre i loro volti cotti dal sole si deturpavano delle pieghe della fatica ,mentre si asciugavano con il dorso della mano la fronte imperlata di sudore , mentre i loro ventri si gonfiavano per l’alcool o la birra ingurgitati.

Nonostante tutto ciò avvenisse, ho sempre visto sui loro volti un sorriso.

Il sorriso dei giusti!

Si, oggi ho pianto, ma penso che ne valesse la pena!

Italo Sùris

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