mercoledì 27 febbraio 2008

Un bavaglio inutile

28 febbraio 2008

I blogger finiti nei guai per il contenuto dei loro blogg, aumentano di numero continuamente. Ultimo caso, sembrerebbe sia quello di un ragazzo che ha riportato sul suo sito personale, in concomitanza con altri 50 blogger, un fatto di malasanità in Sicilia. Il problema, a quanto pare, era stato prima evidenziato da uno o più quotidiani locali, ed il blogger aveva ripreso il contenuto dei loro articoli, divulgandone la notizia. Fatto che parrebbe vero, visto che la testata giornalistica, non è stata querelata.

La denuncia della Polizia postale, dei possibili errori commessi dal singolo individuo, che come la legge afferma è pienamente respponsabile dei contenuti del sito e dei commenti dei visitatori, pone ovviamente delle domande a cui si potrebbero dare risposte contradditorie. Il fatto a parer mio abbastanza emblematico, lo si potrebbe configurare come un metodo per regolementare e contenere un mondo in evoluzione, attualmente privo di regole. Una forma autonoma di comunicazione che potrebbe al limite anche dare fastidio, sopratutto se si dovesse scrivere di politica. I blogger che ormai sono oltre settantamilioni nel mondo, esprimono liberamente il loro pensiero, visto che il blog è nato all'inizio come semplice diario on line. Un sistema per esprimersi liberamente, dialogando attraverso il web con persone di ogni razza e continente.

E' quindi un mondo di passioni che sfugge alle regole della stampa normale e che sta forse minando la sopravvivenza di quest'ultima, tant'è vero che fra i blogger ormai, vi sono moltissimi giornalisti free-lance, come è altrettanto vero che gli stessi quotidiani stanno man mano abbandonando la forma cartacea, per inserirsi lentamente nel mondo digitale. E' in atto una rivoluzione tecnologica di enorme importanza, in cui ognuno può attingere notizie o video e immagini e trasmetterle in tutti i continenti tramite l'uso di un semplice personal compiuter. E' di questi giorni la notizia della condanna a morte di uno studente universitario afgano il quale ha scaricato da internet, materiale relativo ai diritti delle donne. Informazioni ritenute dal sistema politico di quel paese contrarie alle leggi islamiche.

Ecco allora che il contenuto da semplice diario potrebbe forse, come nel caso del siciliano, trasformarsi agli occhi di qualcuno come esplicita accusa di malcostume o di malgoverno, sottolineando problematiche che si vorrebbero tener nascoste. Forse al di là di tutto potrebbe essere questa la verità. Ma se così fosse, ritengo pericoloso ed inutile tentare di zittire e ammutolire il progresso nell'era della multimedialità. Non è certo facile ormai, in un modo globalizzato, poter gestire con il potere l'informazione, dovrebbero altrimenti essere oscurati i cellulari, gli i-pod; i notebook, le radio locali, i Cb, le ricetrasmittenti, come pure tutto ciò che è collegato alla multimedialità. Resterebbero in ogni modo, il passaparola, il chiacchierio dei bar o i discorsi in piazza e gli scritti, le poesie i libri e perchè no, Provenzano insegna, anche i pizzini. Troppe energie sprecate per nulla. Meglio sarebbe quindi affrettarsi a dare regole certe, agli appassionati dei diari on line, descrivendo modalità comportamentali e norme ben precise, ma lasciando il libero arbitrio di esprimersi democraticamente.

Italo Surìs

lasagnette con i broccoli e piselli

27 febbraio 2008

Dosi per 4 persone

200 gr. di farina 0
150 gr. di farina di grano duro
3 uova
150 gr di fagiolini
150 gr. di pisellini sgranati
150 gr di zucchine
300 gr di cime di broccoli
2 spicchi d'aglio
2 cucchiai di pinoli
4 cucchiai d'olio d'oliva
4 cucchiai di parmigiano grattuggiato
sale e pepe

Preparazione

Mescolare le farine, poi disponetele a fontana su un piano e versatevi al centro le uova un pò per volta. Amalgamate con le dita, mettete un pizzico di sale , un cucchiaio d'olio e qualche cucchiaiata d'acqua. Rimestate e amagalmate fino ad ottenere un impasto di buona consistenza. Un impasto cioè liscio e omogeneo. Lavorate a lungo ancora l'impasto, poi fatene una palla e conservate l'impasto avvolto in un canovaccio per circa un'ora.

Trascorsa la quale, spianate la pasta molto sottilmente, sporcando eventualmente il piano con altra farina e arrotolate la sfoglia creando un rotolo che taglierete a fette di circa due centimetri di larghezza. Dipanate le fette, sollevandole più volte fra le dita. Appoggiatele su un canovaccio e fatele asciugare per il tempo necessario. A parte, lavate i broccoli, mondate e lavate i fagiolini ed i piselli sgusciati. Scolate la verdura e fatela saltare assieme alle zucchine affettate in un recipiente con olio caldo in cui starà rosolando uno spicchio d'aglio tritato ed i pinoli. Frullate il tutto nonappena vi sembrerà sufficientemente cotto, cucinate la pasta gettandola in abbondante acqua salata, scolatela e versatela nella padella facendola saltare. Versatela nei piatti e cospargetela di abbondante parmigiano grattuggiato, poi servite.

La fogna che c'è in noi

27 febbraio 2008

Bene, anzi male, maledettamente male! In genere sono portato ad incominciare un discorso con quest’avverbio, un’affermazione di fiducia e di soddisfazione che trasmette un positivo e ottimista pensiero di vita. Ma non posso più incominciare con la visuale di un mondo edulcorato e visto attraverso lenti rosate, né trasmettere negli altri, fiducia e speranze. Non me la sento, non voglio essere complice incosciente di chi vende arbitrariamente delle illusioni, posiamo i piedi per terra, scendiamo dalle nuvole e guardiamo la realtà in faccia, per quello che è; una vera porcheria, una fogna intasata dai più disgustosi escrementi che la mente umana possa generare.

Guerre, omicidi, truffe, tradimenti, aborti, liti, odio, gelosie, corruzione, avidità, avarizia, invidia, malattie, ossessioni, pazzia e….Vi basta? O ne volete ancora, eppure tutto ciò è partorito dalla nostra mente, nasce da un rapporto incestuoso con il proprio io, da un orgasmo di deliri e passioni nascoste nel più profondo della nostra anima malata, putrescente ectoplasma che si mimetizza astutamente con modi educati ed affabili che non sono altro che ipocriti mezzi di illusoria affettività e di reale manipolazione per un proprio tornaconto, materiale o psicologico che sia, ma pur sempre un tornaconto. “Ma che cavolo Mario, vuoi spaventarci?, è già così difficile vivere in un mondo così duro senza che ti ci metta pure tu a terrorizzarci, e pensi poi che non ce ne siamo accorti, credi d’essere l’unico individuo disgustato da quest’andazzo?”, mi sembra di sentire esclamare da più parti, come risposta alle mie banali constatazioni.

Già avete ragione miei cari amici, non volevo spaventarvi, scusatemi, scusatemi tanto, la vita nonostante tutto è bella, anche se molto difficile. O forse per questo ha un fascino maggiore, perché la comprensione delle sue difficoltà e l’accettazione delle ombre che avvolge l’esistenza di noi tutti, fa sembrare una flebile luce un’accecante lampo, il flash di uno sconosciuto e vicinissimo mondo di luminescente speranza, che incondizionatamente potrebbe capovolgere la situazione ribaltandone le proporzioni. Già poiché come sostiene un moderno e grande psichiatra, fra bene e male, fra luce e buio, fra pazzia e normalità, la distanza è quasi inesistente, ma difficilmente riscontrabile se bendati dal proprio egoismo. L’orgoglio di esseri immaturi che non vogliono vedere, perché vedere potrebbe voler dire essere costretti a cambiare, riconoscere a sé stessi d’aver vissuto in modo superficiale, senza cioè aver mai approfondito i motivi della nostra esistenza, ma soprattutto quelli per cui ci è stata data la vita, senza la cui consapevolezza, il nostro mondo finisce prima ancora d’iniziare.

Bene o male la domanda da farsi è sempre la stessa: “ a cosa serve la mia vita, a chi può giovare la mia esistenza, e la personale sofferenza?. Perché esisto?, e cosa, qualcuno o qualcosa inaccessibile a tutti i sensi e allo scibile, ma non ai sentimenti e alla spiritualità più profonda, ha voluto dirmi senza che io riuscissi a capire. Solo se riuscissimo a comprendere ciò, non sarebbero necessarie le lotte fra gli uomini, né quella schermaglia continua fatta di roboanti proclami e false promesse, che si chiama politica, una forma d’arrogante presunzione da parte di piccoli uomini che pensano che il loro sapere possa alleviare la quotidianità di ognuno di noi. Farebbero meglio a pregare e a meditare i nostri beniamini, etichettatisi con un logo e un nome. Farebbero meglio a non parlare, ad abbandonare e lasciare, anziché voler prendere, ad essere scelti piuttosto che candidarsi, a nascondersi anziché ostentare la loro presenza. Ieri sono stati ritrovati i corpi di due piccoli esseri scomparsi da quasi un anno, e le parole, i bla, bla, bla di milioni di cittadini, me compreso, non sono riuscite a scaldare nemmeno l’ultimo attimo della loro esistenza. Bla, bla, bla e ancora Bla!


Italo Surìs

L'indifferenza

27 febbraio 2008

Ognuno nella propria fertile fantasia può immaginarla come vuole la storia di un dramma annunciato. Chiacchiere da bar o serie congetture, basate su analisi, ipotesi e dati finalmente concreti, s’incrociano sulle pagine dei quotidiani di questa mattina. Il titolo in prima pagina a caratteri cubitali, è ciò che ciascuno di noi non avrebbe mai voluto leggere, aggrappandoci all’illusoria speranza, che gli angeli di Gravina fossero da qualche parte ancora in vita. E invece no, quel titolo apparso sui quotidiani è uno schiaffo ricevuto all’improvviso, un pugno nello stomaco che scuote le coscienze, che alimenta dubbi e ripensamenti, sensi di colpa e attimi di insicurezze profonde, che mostrano ansie malcelate e paure inconsce, in tutti coloro che sanno cosa voglia dire essere genitori. “L’agonia dei fratelli nel pozzo, morti di fame, sete e freddo”, recita impietoso il titolo del quotidiano che ho dinnanzi ai miei occhi.

Già hanno trovato casualmente Francesco e Salvatore Pappalardi. Il padre Filippo, è in carcere indiziato per la loro morte. Ma ha reali responsabilità materiali quest’uomo? si chiedono i giornalisti ma anche gli investigatori e la gente tutta. E’ stato lui a gettarli nel pozzo o sono caduti da soli, giocando fra le mura di quel vecchio stabile cinquecentesco, chiamato il palazzo dalle 100 stanze. Sono più propenso a pensare che ci sia una diretta responsabilità del padre, anche se potrebbe sembrare una tremenda e abnorme ipotesi, piuttosto che ad una disgrazia, e per un semplice e valido motivo. Erano ragazzi, apparentemente sorridenti e felici, ma morti nel cuore da tanto, tanto tempo. Li univa solo il forte sentimento d’amore che avevano l’uno per l’altro e forse questo fortissimo legame di vita, li ha uniti per sempre nell’abbraccio di una matrigna severa ed insaziabile, la morte.

Avrei forse accettato l’inaccertabile, un attimo di follia di un genitore colto da furiosa ira, la perdita del raziocinio di un uomo mentalmente fragile, piuttosto che assistere ad errori ad atteggiamenti irrazionali, a drammi familiari a momenti di reciproche incomprensioni ed accuse, quelle di una madre che si sentiva tradita negli affetti più cari, abbandonata da un uomo che più che severo, hanno descritto prepotente. Un padre padrone, a cui recentemente, dopo anni di collegio, i figli sono stati dati in affidamento e di cui essi stessi temevano l’ira e ne agognavano invece l’affetto. E’ tutto ancora da dimostrare, saranno l’autopsia e gli indizi raccolti dagli investigatori a definire il vero quadro di questa tragedia giunta all’epilogo.

Mi sconcerta che forse un innocente sia in carcere, che con leggerezza forse si sia arrivati ad accusare un uomo prepotente sì, ma pur innocente. E’ tutto ciò che mi fa sperare che sia un assassino, altrimenti lo saremmo tutti noi, coloro che non li hanno trovati, quelli che assurdamente non hanno indicato il luogo preferito da tutti i bambini del luogo, il castello da esplorare, con i suoi labirinti, con le sue grandi e affascinanti e numerose stanze, con quelle scale di marmo e le immense terrazze su cui correre. E’ mai possibile che nessuno li abbia mai visti dalle innumerevoli finestre che si affacciano lungo le strade che circondano da ogni lato il castello di tufo maledetto?E’ mai possibile che genitori si accorgessero di loro se non al tramonto, che non ci fosse un’anima pia che li accudisse. La loro morte è la morte di una civiltà millenaria, che si sta decomponendo proprio come è stato per i loro fragili corpicini, che urla senza che nessuno possa udire, che non ama come dovrebbe fare con i suoi figli più fragili, che è distratta e non vede ciò che succede dinnanzi ai propri occhi. Sì avete capito, la tragedia di Gravina in fondo è la tragedia della nostra perduta nazione.

Italo Surìs

martedì 26 febbraio 2008

gli euro e la calamita bancaria

26 febbraio 2008



Per appropriarsi dei beni altrui, non è certo necessario arrampiacarsi su un balcone ed entrare in una casa di estranei, si può farlo semplicemente facendo uscire la refurtiva tramite una legge adeguata.


meditate gente


Italo Surìs

Rapinatori di classe


26 febbraio 2008


Ieri a Milano, finti finanzieri, entrati da un foro eseguito nel muro che collegava una delle gioiellerie più in della città ad un ambiente adiacente, hanno compiuto senza colpo ferire una di quelle rapine che passeranno sicuramente alla storia. Si sono presentatiin quattro e si sono fatti aprire la porta blindata da un cameriere, inmgannato per il vero dalla divisa e dalle mostrine poste in bella viasta davanti allo spioncino. Appena entrati hanno immobilizzato, legandoli con fascette di plastica da elettricisti, i presenti: direttore, impiegati e donne delle pulizie. e si son fatti accompagnare nel cavou da una impiegata. Qui si sono impossessati di valori e gioielli corrispondenti a milioni di euro e poi si sono allonntanati indisturbati.


Scusate, so che non si dovrebbe esaltare le gesta di criminali e delinquenti, ma a dir la verità la professionalità deve essere riconosciuta come quella di altri colpi miliardari che hanno fatto la storia di truffatori galantuomini e scaltri. Vi ricordate dell'assalto del treno Londra Glasgow?E di truffe all'arsenio Lupen? o quelle che si vedono nei films di totò, quando vende la fontana di Trevi ad un turista americano? Bei tempi e nostalgici tempi in cui senza violenza ma con classe anche i disonesti si preparavano con serietà e professionalità a compiere il loro lavoro.


Un pò come gli scugnizzi, che con destrezza scippavano il portafogli aturisti distratti o facevano ubriacare gli americani, conducendoli in bordelli e nei bassi dove giovani donne con la scusa di fare l'amore, li lasciavano ancora sbronzi ed in mutande nei vicoli di forcella. Bella e folcloristica Napoli degli anni passati, Come Roma città di vizi e di virtù di attori e marioli, di uappi e gentiluomi. Pochi gli omicidi ed in genere solo ferite di coltello, sfregi lasciati da fidanzati traditi o da guappi di quartiere, per dimostrare con la forza il loro valore di uomini fatti d'altra pasta.


Non certo rapine violente e uccisioni di donne sottomesse e drogate, non scelleratezze come in questi anni impazziti di violenza e di frenetica voglia di eccedere e trasgredire. Nostalgia? certo e tanta, in fondo una rapina così può ancor far pensare di vivere nel passato.


Italo Surìs

lunedì 25 febbraio 2008

L'eldorado degli anni tremila

25 febbraio 2008


Vi ricordate i massacri nelle verdi praterie del montana? Bambini, donne, coraggiosi guerrieri Sioux, indiani che fino alla comparsa delle giubbe blu, vivevano in modo pacifico cacciando i numerosi bufali che pascolavano negli spazi immensi di una terra generosa e ricca. Essere fieri, liberi di vagare nelle immense distese di verde, dove lontane si stagliavano le vette innevate, sulle quali venivano trasportati, per essere abbandonati su letti improvvisati di ramaglie, i corpi dei vecchi saggi deceduti per vecchiaia o malattia, affinché i condor o gli avvoltoi, si cibassero delle loro carni ormai rinsecchite.

Si sollevavano allora nel cielo ancora terso i suoni dei loro tamburi, i pianti delle anziane vedove che sapevano di dover a loro volta perire, o sopravvivere in solitudine senza l’appoggio del resto della tribù. Triste destino il loro, dura legge della natura, peso per l’intera comunità che nelle ferree e rigide regole, trovavano un equilibrio per la sopravvivenza del resto della comunità. Una scelta Darwinista, in cui il debole e l’anziano ha il dovere di soccombere per rispetto della comunità tutta.

Triste destino ma rispettabili, semplici ed elementari regole della convivenza. Il cibo era quello che la natura offriva, ed era anche abbondante, eppure nulla era sprecato, dai bufali se ne traeva cibo, pellami, con la pelle essiccata e ridotta a sottili strisce si costruivano le corde dei lacci o degli archi, con il ferro, la lama e con il corno di quei giganteschi bestioni, manici di coltelli, con le pietre affilate ed appuntite asce ma anche oggetti e suppellettili. Le tende adornate di meravigliosi e variopinti disegni schematizzati, con colori creati dalla terra e dai fiori, con le bacche con gli insetti colorati. Mentre le penne d’aquila cingevano infisse in fasce colorate di stoffe e pietruzze colorate le fronti di guerrieri fieri con il volto dipinto da alternanza di colori accostati fra loro a simboleggiare il valore o per spaventare il nemico da affrontare in battaglia.

Maschere bianche rappresentanti il colto della morte, scheletri ambulanti, petti di guerrieri segnati da profonde cicatrici, che non rappresentavano altro che i gradi del loro innato valore. Fiumi impetuosi attraversavano le immense superfici degli spazi verdeggianti, mentre salmoni e trote gigantesche venivano afferrate dagli artigli di giganteschi orsi grizzly, tremendi e possenti animali contro cui, armati del solo coraggio e della disperazione, si trovavano a dover combattere con la sola arma del coraggio e delle lame in loro possesso, uomini soli attaccati a loro insaputa.

Mentre nel deserto ed in ogni anfratto fra le rocce aride dei canyon e fra i monti, serpenti dal morso micidiale e velenoso potevano all’improvviso assalire i componenti della carovana, di nomadi che si spostava in continuazione con tutti i loro beni caricati in un’improvvisata e semplice slitta formata da due bastoni paralleli collegati fra loro da altrettanti orizzontali legati con lacci di pelle e ricoperti dallo stesso pellame che fungeva nelle fredde e buie notti da coltre. Una semplice barella agganciata provvisoriamente al dorso di pazienti cavalli, dalla pelle candida o chiazzata di scuro.

Ma un giorno arrivarono i primi dal lontano continente europeo, i primi coloni, inglesi, irlandesi, scozzesi francesi vennero alla scoperta del nuovo mondo dio terre da coltivare, di verde selvaggio da soggiogare, portando quella che loro stessi chiamarono sviluppo e civiltà; armi da fuoco, alcool, malattie veneree vizi gioco d’azzardo e puttane. Ma anche il futuro , lo sviluppo costituito dalle banche, dai pistoleros, dalle forche e dagli sceriffi, dalla strada ferrata che doveva congiungere l’est all’ovest, prevaricando e scacciando i nativi, uccidendoli depredandoli se si ribellavano. Nacquero le nuove città all’insegna del divertimento e degli affari, le merci e gli uomini si dovevano spostare velocemente trasformando in un inferno la pace che fino allora aveva regnato nella solitudine e nel silenzio di quelle lontane terre. I Sioux vennero confinati in riserve sempre più piccole, la parola data venne tradita più volte, e valorosi condottieri furono costretti a sottomettersi e addirittura a far da comparsa nei circhi per divertire l’uomo bianco, Per costruire la ferrovia furono abbattuti alberi secolari, bestiame, bisonti per cibare i milioni di nuovi arrivati, mentre le malattie trasmesse volontariamente sotto forma di virus del vaiolo, infettando le coperte che venivano regalate o scambiate con gli indigeni, decimarono tutti o quasi i nativi.

Ecco allora che la storia si ripete in un escursus storico, la ferrovia da ovest ad est incomincia ad arrecare i primi danni alla natura, intere montagne scompaiono per diventare cemento, immense aree coltivate vengono espropriate, intervengono gli sceriffi moderni, con il volto coperto da visiere di plexiglas e i pettorali avvolti in giubetti di klevar. Dove sono i coraggiosi Sioux? Con che forza potranno opporsi all’avidità dei nuovi conquistadores? Che possibilità avranno donne, bambini, vecchi inermi di contrastare gli stessi poteri che devastarono le bellezze di un mondo incantato?

Nessuna, eppure pur coscienti i coraggiosi guerrieri si opposero ed è per questo che ancora adesso, Geronimo o Cavallo pazzo, sono rimasti ancora nel cuore dei loro discendenti, grandissimi uomini che nelle nuvole avevano predetto il loro destino. Bene ora tocca a noi da Ovest sta procedendo un serpente di ferro, una nuova linea ferroviaria che dovrà arrivare, partendo dal lontano Portogallo, fino a Kiev. Passerà in nome dello sviluppo sui corpi e sulle tende di moderni tribù indiane. I cerokee, i cejenne, i Sioux della pianura Padana o del Veneto, di Val di Susa o del Friuli, travolgendo tutto ciò che ci sarà da travolgere in nome di uno sviluppo molto discutibile.

Italo Surìs

domenica 24 febbraio 2008

L'identificazione politica

24 febbraio 2008

Ho scoperto perchè in Italia non si arriva a maturare politicamente. Quando si vota ognuno non vota il più capace, ma solo sè stesso.

meditate gente

Italo Surìs

lasagnette alla Fiorentina

24 febbraio 2008

Ingredienti per 4 persone:

350 gr. di farina 0
3 uova
300 gr di spinaci
300 gr di ricotta fresca
4 cucchiai d'olio d'oliva
100 gr di panna
4 cucchiaini di parmigiano grattuggiato
sale pepe noce moscata

P5reparazione:

Disponete la farina sul piano a fontana e incorporando man mano le uova sbattute con un pizzico di sale e un cucchiaio d'olio, rimestando la farina con le mani, lavorando quindi l'impasto fino a quando non si otterrà un composto omogeneo. Avvolgetela in un canovaccio òlasciandola riposare per circa mezz'ora. Poi come al solito spianatela e arrotolate la sfoglia fino ad ottenere un rotolo che taglierete a fette di circa 5 mm Dipanate e allargate le fette ponendole su un tovagliolo, lasciandole asciugare. A parete lessate gli spinaci; scolateli e tritateli, poi saltateli in un tegame, in olio caldo. In un recipiente lavorate la ricotta con la panna, ottenendo una crema liscia e omogenea, salatela moderatamente e insaporitela con la noce moscata e se volete con la cannella. Lessate la pasta , scolatela ed aggiungetela al condimento rimestate per far amlgamare nell'intingolo e versatela in piatti preriscaldati coprendo le porzioni con gli spinaci ben caldi.
buon appetito
Italo Surìs

sabato 23 febbraio 2008

Anche le arance soffrono


23 febbraio 2008




Curiosamente questa mattina mi sono ritrovato nella borsa il solito frutto che mi serve per colazione. In genere, mentre mi rado, mia moglie Rosa provvede a prepararmi la colazione. Avrebbe bisogno di dormire, di riposarsi un po’ ed io onestamente non le ho mai chiesto di svegliarsi prima di me , ma si sa, la moglie è moglie e se madre, vive per le persone che ama di più, quelle della sua famiglia.

Ma a parte ciò, che considero cosa logica e scontata, almeno nei nuclei familiari in armonia, oggi alle ore 10 circa aprendo la borsa, zeppa delle cose necessarie, fra le stesse ho trovato un frutto di stagione, un’arancia. Che cosa c’è di strano , direte voi, non sarai mica il primo né l’ultimo a portarsi la colazione da casa, vista l’aria che tira. Direi che non è proprio così per diversi motivi che capirete osservando l’immagine allegata al seguente post. Facciamo un’analisi approfondita del frutto e dei problemi ad esso collegati. Cosa si può dedurre osservando questo frutto in modo attento e analizzandolo approfonditamente?

Prima cosa; è enorme, non ho una bilancia con me e per ovvi motivi, il principale dei quali, è il fatto che, nella borsa, non c’era più spazio. Ma non ha molta importanza, ho combinato lo stesso e soppesandola con le mani, suppongo che pesi sicuramente quasi due etti, se non più. E che cavolo mi interessa direte voi, vi interessa, vi interessa, e vi dimostro il perché. Se sono state acquistate dalla mia signora delle arance così grosse, due sono le cose; o in casa ci sono soldi da buttare, oppure erano le ultime rimaste nella cesta del fruttivendolo, o anche come ultima e più probabile ipotesi, mentre le acquistava, ha pensato a me, per qualche inconscio motivo psicologico e sessuale, intendo. Quindi se ne deduce che la gente compera quelle che pesano meno, sapendo che la frutta, come i dati istat insegnano, costa parecchio.

Ora osserviamo la buccia. Rispetto ad altri tipi d’arance, in questa, con l’aumento del volume, aumenta anche lo spessore della stessa. Un secondo elemento questo non certo favorevole al consumatore, illuso ed inchiappetato!. Il peso, lo spessore ed il volume quindi, giocano a sfavore dell’acquirente maldestro o sempliciotto. Infatti, o il prezzo, rimane invariato rispetto alle altre arance della stessa qualità e provenienza, o cosa illogica, è addirittura superiore a quelle di pezzatura inferiore. Ecco quindi la seconda incubata, per non dire altro. Indubbiamente il verde delle foglie dà un tono di eleganza e fa sembrare il frutto ecologicamente testato e non sicuramente appestato.

Si sa, molte volte l’apparenza inganna, come dicono i nostri vecchi: “Tanta apparenza ma poca sostanza”. Infatti manco a farlo apposta, sbucciato il frutto, appare alla vista un contenuto non certo invitante, sarà per il tipo e la qualità d’arancia acquistata, ma non mi sarei mai aspettato di trovare degli spicchi secchi e asciutti, nonché insapori. Bell’incubata, direte voi, certo ma è tutta colpa della politica, governo ladro! Come anche la politica nelle arance, e che ci azzecca direbbe il nostro caro Di Pietro. Ci azzecca, ci azzecca, perché, se osservate il fondo del frutto, la parte contraria a quella del picciolo, è evidente una protuberanza che ho considerato, in un primo tempo, come forma di promozione: 2 al prezzo di 1, ho immaginato ci fosse scritto su un cartello che accompagna in genere l’esposizione della frutta stessa. M’illudevo, il prezzo non era per niente scontato. Allora subito mi è apparsa dinnanzi agli occhi la classica vignetta di Altan, sapete quella dell’ombrello e subito mi sono detto: vuoi vedere che a forza d’essere prese per il culo dai politici, proprio come tutti gli italiani, ora le arance nascono già con le emorroidi?



Italo Surìs

Come brontolano i brontosauri

22 febbraio 2008

Senitude in solitude

De Mita si è offeso, si è sentito come uno straccio logoro e usato, gettato nella spazzatura di casa, quella "domus" che aveva, con la sua esperienza di vecchio politico democristiano, aiutato a costruire fino a giungere all’attuale Partito democratico. Ha vissuto la richiesta d’allontanamento, come un’ingiustizia, o come un atto di prepotenza politica in nome del cambiamento, forse anche gerezionale. Ma è proprio così?, difficile dirlo, certo che la barra di comando è difficile che vada in mano a persone giovani e forse nemmeno tanto esperte. Non si tratta certo di guidare un monopattino, ma di coordinare e gestire importanti strutture economiche ed enti governativi, mica bruscolini.

E’ successo ultimamente, d’aver avuto uno scambio d’idee con un mio collega, anch’esso avanti negli anni, circa la correttezza di escludere chi ha compiuto una certa età, da posti di responsabilità. Tale scelta, è sembrata da parte mia, come una forma d’esclusione ingiusta e punitiva, fatta nei confronti di coloro che hanno creato e si sono formati una professionalità. La quale, a parer mio, non andrebbe certo sprecata.

Mi risulta infatti che alcune grosse strutture imprenditoriali stiano richiamando alcuni pensionati, proprio per istruire la nuova classe produttiva e dirigenziale. E’ questa l’essenza stessa della vita, si nasce si cresce, si prolifera e poi si lascia con la morte che il mondo proceda per il suo corso. Non vedo per quale motivo nel lavoro e nella politica, in questo caso, dovrebbero esserci differenze. Stanno allungando l’età pensionabile per il motivo che la vita si sta essa stessa allungando e che quindi si dovrebbe lavorare più a lungo. Poi si scoprono degli aberranti e irrazionali controsensi, legati appunto all’età.

Alcune aziende cercano di mettere in aspettativa, in mobilità, se non addirittura in prepensionamento, un numero sempre maggiore di dipendenti considerati “vecchi”, non idonei cioè alla tipologia di produzione richiesta, perché materialmente considerati poco produttivi. Ma in questo caso più che la produttività, gioca il fattore costi. Infatti, una persona vicina al pensionamento costa molto di più alla ditta, sia dal punto economico, sia per le capacità di apprendimento di nuove tecniche operative inserite dalla nuova era digitale. Ma in questo caso, anche se non condivido l’atteggiamento economico imprenditoriale, tale tecnica dovrebbe essere adottata esclusivamente per i lavori prettamente manuali, non certo intellettuali, quali potrebbero essere considerati, la politica, la letteratura, la finanza ecc.; materie che con l’età hanno poco a che vedere, anzi.

Più questa è avanzata, maggiore è il numero di nozioni acquisite, forse si deficerà di manualità, ma non certo di potere decisionale e di fantasia ed intelligenza creativa. Molti artisti e scienziati del nostro rinascimento, si possono considerare come testimonianza di ciò che asserisco. A maggior ragione in politica, al di là delle assenze dovute ad impedimenti legati alla salute, l’esperienza e la passione potrebbero essere considerati elementi certamente positivi, più che un impedimento o un problema. In fondo nelle aule del Parlamento si sono viste parecchie poltrone e altre occupate da vecchi e anziani senatori come per esempio la Montalcini, scienziata e politica accorta e responsabile.

Nell’antica Roma e anche ad Atene i saggi governavano la città e l’impero. Era la loro saggezza, tradotta in esperienza, che talune volte, ha impedito grossi drammi, tragedie provocate invece da giovani ed ambiziosi imperatori.

Ed è per questo che voglio spezzare una lancia a favore di De Mita, sua è la responsabilità della scelta di continuare a trattare di politica e di questa ne dovrà far conto agli elettori. E’ la buona politica che manca in Italia, non certo il numero di persone che desiderano cimentarsi con essa. Quella dell’età sta diventando esclusivamente un argomento politico, come anche l’inserimento, in quello che sta diventando a tutti gli effetti, un ambito lavoro di donne e d’extracomunitari. La scelta adottata per queste elezioni, la si può quindi considerare, a tutti gli effetti, come una strategia di Veltroni e della Cd del partito avversario. Un Walter, che in fondo, pur avendo un’età anagrafica decente, è a tutti gli effetti un brontosauro della partitocrazia. Mancano le scuole di buona politica e scienza della comunicazione, intanto facciamo pur largo ad avvocati ambiziosi. Largo ai giovani quindi, almeno in apparenza.

Italo Surìs

venerdì 22 febbraio 2008

I cornuter

22 febbraio 2008

Mamma board I^ parte

Divaghiamo dai temi di questi giorni, importanti, sì, ma non così coinvolgenti per coloro che amano vivere in serenità. La politica si esprime con un linguaggio incomprensibile ai più, e dalla stessa, non si può trarre alcun’utilità per chi è in una ricerca di crescita interiore o professionale. Parliamo quindi d’altro, di qualcosa che dovrebbe interessare una gran moltitudine di persone le quali, quotidianamente si avvicinano alla tecnologia avanzata e più precisamente all’informatica, e alle tecnologie digitali; cellulari, navigatori, notebook o quant’altro, oggetto demoniaco che diventano il quotidiano ed indispensabile mezzo per risolvere piccoli o grandi problemi operativi o ludici.

Mi è capitato in questi giorni, di assemblare un computer con pezzi acquistati presso rivenditori specializzati. I giovani sicuramente saranno molto più preparati di quanto lo sia io, ed è anche logico. I ragazzi, in genere, iniziano in giovane età ad usare questi marchingegni elettronici. Eppure, anch’io, seppur da poco inserito nel settore, ho trovato il coraggio di osare. Osando e osando, alla fine il pc sta ora andando, ma non arrancando. Sarà partito instabilmente forse all’inizio, ma poi, con l’aiuto di supermario-bross, il tutto ha incominciato ad ingranare, anche se sbuffando.

Unico problema non risolto, qualche filo di fumo proveniente dalla Main board, strana ed indecifrabile parola yankee, che alla fine non vuol dire altro che scheda Madre. Strano nome da dare ad un genitore di sesso femminile, se l’avessero chiamata Mom, sarebbe stata una forma più gentile per rendere più umana una tecnologia così complessa. Fa niente, papi e mami, stanno prendendo nel lessico comune, il posto dei bellissimi sostantivi maschili e femminili che una volta riempivano la bocca dei più piccini.

un bar molto affollato

22 febbraio 2008



Vado al bar dell'azienda in cui lavoro per bermi il caffè della pausa del mattino. Al che il solito spiritoso seduto comodamente su uno sgabello al bancone mi dice:" ma sei sempre qua?"ed io: " certo ma non riesco a capire da cosa tu l'abbia immaginato"

Italo Surìs

giovedì 21 febbraio 2008

lasagnette alla marchigiana

21 febbraio 2008



Dosi per 4 persone

350 gr di farina
3 uova
1 cipolla
1 carota
1 costa di sedano
2 spicchi d'aglio
100 gr di pancetta affumicata
1/2 bicchiere di vino bianco
500 gr di pomodori maturi
4 cucchiaini di pecorinograttuggiato
olio sale pepe

Miscelando la farina con le uova sbattuta, un cucchiaio d'olio e un pizzico di sale,preparate la pasta per le lasagnette. Se necessario aggiungete un pò d'acqua creando un composto compatto e sodo.: Lavorate la pasta a lungo fino a renderla liscia ed omogenea, quindi spianatela sottilmente.Ottenuta una sfoglia sottile,arrotolatela e tagliate delle fette larghe circa 6 mm. di larghezza. Dipanate le fette e allargate le lasagnette su un tovagliolo , perchè asciughino brevemente. A parte intanto , tritate finemente la cipolla, la carota, la costa di sedano, gli spicchi d'aglio e la pancetta. Rosolate il trito in una casseruola di medie dimensioni; poi appena appassito, bagnatelocon il vino e fate brevemente evaporare il liquido, alzando la fiamma; infine abbassate nuovamente la fiamma, unite all'intingolo i pomodori, pelati, spezzettati e senza semi; salate moderatamente, coprite e fate cuocere. Lessate la pasta, scolatela e versatela subito nel tegame del condimento. Fatte le porzioni, cospargetele di pecorino grattuggiato, spolverizzate di pepe e servitele.

l'Euro forte

21 febbraio 2008

Nel nostro paese uno ruba all'altro in continuazione...; e le banche stanno a....GODERE!

meditate gente

Italo Surìs

mercoledì 20 febbraio 2008

pappardella coi fegatini

20 febbraio 2008

Ingredienti per 4-6 persone

350 gr. di farina
3 uova
200 gr. di fegatini di pollo
40 gr di burro
brodo
50 gr di parmigiano

Preparazione

preparate una pasta soda con la farina e le uova.Ottenuto l'impasto liscio e compatto, avvolgetelo in un tovagliolo e mettetelo a riposare in un tovagliolo. Curate i fegatini , spezzateli e metteteli a rosolare nel burro; bagnateli con poco brodo e lasciateli sobollire pian.Spianate la pasta ad uno spessore di 2-3 millimetri, arrotolatela e tagliate delle fettuccine larghe 5mm. Dipanate i rotolini e lasciate seccare la pasta su un tovagliolo. Mettete dopo venti minuti a bollire dell'acua , salatela e cucinate le pappardelle al dente. versatela nel recipiente con i fegatini precedentemente rosolati erigiratela per qualche minuto. Versatela nei piatti surriscaldati e cospargete di parmigiano.

Italo Surìs

L'onestà della disonestà

20 febbraio 2008

Ricordatevi; mai essere troppo onesti in Italia, rischiereste di essere gli unici!

meditate gente

Italo Surìs

L'Italia se desta?

20 febbraio 2008



Non so se è una personale sensazione, so solo che sento nell’aria qualcosa di nuovo, come un fermento Mazziniano. Sembra quasi che la gente si sia resa conto tutto d' un colpo che l’unità e la condivisione d’obbiettivi comuni, purché non siano la prevaricazione dei diritti degli altri e anzi un’equa suddivisione delle ricchezze materiali e morali, non potrebbero altro che condurre ad un giovamento per questa terra martoriata.

Sta morendo la vecchia maniera di far politica il, o meglio, i nostrani Fidel Castro, accomunati dalla stessa ambizione di potere tuttora ancora in mano loro, senza che ne abbiano alcun merito, come invece il leggendario eroe cubano ancora vivente, bene o male si è guadagnato in cinquant’anni di convinta e strenua battaglia contro, quello che lui considera erroneamente il male di tutti i mali, il capitalismo.

Il suo popolo ha pagato e sta ancora pagando le sue scelte egoistiche e imperialiste, ciò non toglie però che come qualche nostro simbolo del passato, e mi riferisco al Duce, ciò che ha fatto non sia stato dettato da convinzioni, considerando i tempi storici in cui alcune scelte sono state fatte , anche logiche conseguenze del momento. E’ un corso e ricorso storico quello a cui stiamo assistendo attivamente.

Il popolo tutto si è fatto pacificamente protagonista del proprio futuro, ha deciso di provare a dettare le proprie condizioni, prendendo la vita nelle proprie mani e obbligando gli attuali politici e i futuri amministratori a tener conto delle esigenze dei cittadini che rappresentano. Non è Veltroni che sta trascinando, come un moderno Napoleone, la massa dei suoi soldati verso una incerta vittoria o forse in una sofferta battaglia. Tutt’altro è il popolino costituito da operai, impiegati, massaie, dottori statali e non, che sta riscoprendo il gusto di combattere, di guadagnarsi con il sudore e, attraverso le proprie capacità, un futuro forse non ricco economicamente, ma sicuramente più soddisfacente sotto il profilo esistenziale. E’ ritornato il gusto di vivere, di sentirsi vivi, importanti, decisivi per la crescita di tutto il paese.

Abbiamo dinnanzi a noi grosse sfide che dobbiamo a tutti i costi affrontare con serenità e con fiducia. Grosse potenze più avvantaggiate dal punto energetico, stanno crescendo a vista d’occhio giorno dopo giorno, mentre l’Italia è ancora il fanalino di coda di un’Europa che non si stima e che non si ama. Ma io ho fiducia la passione è qualcosa che coinvolge emotivamente, come ogni sentimento che dia gratificazione. La passione è sostenuta dalla speranza e forse è questo sentimento che milioni di persone stanno incominciando ad intravedere. La stessa era stata soffocata dagli egoismi di talune categorie irresponsabili che non voglio nemmeno nominare per non far polemica. Certo, l’inversione di tendenza che si sta notando da parte dei giovani nella scelta dell’indirizzo scolastico per il proprio futuro, sta a dimostrare quanto ormai si stia dando più importanza al “ fare “ più che al “ sembrare”.

Finalmente stiamo capendo che sporcarsi le mani non è un disonore, anzi, come non lo è partecipare collettivamente a progetti importanti suddividendo i compiti in base alle proprie capacità ed esperienze e che il non sapere non è una colpa personale ma una manchevolezza del sistema parassitario. Chi fa e sa concretizzare, non soffocherà il vicino, anzi con il suo esempio e le sue conoscenze darà l’opportunità, per chi ne ha le possibilità psicofisiche, d’imparare e d’essere umilmente utile per la realizzazione ed il compimento di un grande progetto chiamato Italia Democratica e moderna.


Italo Surìs

preghiamo per i cubani che non diventino italiani


20 febbraio 2008


Leggo testualmente in un trafiletto sulla repubblica di oggi: “Benedizione del Papa per tutti i Cubani, compresi i politici”non so se il titolo fosse stato inserito con questa dicitura, appositamente per creare una reazione di stupore. Di certo quel “ compreso i politici” mi ha fatto pensare e non poco.

Nella mia logica di mediocre cristiano praticante, la benedizione non dovrebbe guardare in faccia a nessuno, anzi: chi più sbaglia, più ha bisogno di tale benedizione, un appoggio morale di Dio che indichi dall’alto, la via migliore per eliminare quegli errori che fanno parte del carattere delle persone, dell’essenza stessa dell’essere umano. Comunista o capitalista, ognuno ha bisogno di conforto e di suggerimenti, quelli dettati dalla propria coscienza, ma anche altri suggeriti durante la meditazione o dai rappresentanti di qualsiasi religione che possa illuminare la mente di noi imperfetti e fragili esseri terreni.

Avrei preferito leggere una frase con un titolo leggermente diverso, anche se alla fine il concetto non cambia e le sfumature, se sottolineate maliziosamente, potrebbero solo creare imbarazzo o confusione. La strumentalizzazione politica è sempre in agguato, per cui è necessario saper dare alle parole il peso che spetta loro. Accettiamo quindi la frase che segue per quel che è, senza interpretarle attraverso il linguaggio di ambigui significati personali o creare alcuna dietrologia per convenienza politica. “ Pregherò”, ha detto il cardinale Tarcisio Bertone segretario di Stato vaticano, ”per la Chiesa, per il popolo cubano compresi i leader politici. Pregherò per lo sviluppo positivo di quella realtà complessa, ma promettente”, affinché, aggiungo io visto che siamo in campagna elettorale, non diventi altrettanto complessa e, solo promettente e per niente mantenente, come quella Italiana.

Italo Surìs

martedì 19 febbraio 2008

libero di far violenza

20 febbraio 2008


Guardo quel volto, e provo un senso di ribrezzo e di disgusto, è il volto del pedofilo che ha violentato l’ennesima bambina ad Agrigento. Doveva essere in carcere , ma per le lungaggini ed i ritardi dei processi era in libertà vigilata con obbligo di firma, come se una semplice firma potesse impedire che un malato mentale , un maniaco riuscisse a controllare i suoi impulsi sessuali degenerati e la depravazione potesse essere messa al bando con la galera.

Sciocchezze c’è qualcosa che non quadra in tutto ciò e non si può riassumere nella responsabilità di giudici o magistrati, ma in quella di un intero sistema. Siamo o dovremmo essere una nazione moderna, in cui dovrebbero già esistere strutture e professionisti capaci, se non a risolvere il problema, perlomeno a limitarlo e controllarlo, monitorando costantemente questi soggetti, instabili psichicamente.

Ma si sa in Italia ognuno fa il suo, si attiene alle norme , alle leggi anche se sa che queste possono essere ingiuste o addirittura inefficaci. Possibile che non esista una casa di cura, e come può essere che una mamma , anzi una bambina possa avere tre figli a poco più di vent’anni ed essere abbandonata a sé stessa , senza l’aiuto di una struttura adeguata che l’aiuti a risolvere i suoi problemi umani e psicologici? Com’è possibile che debba dare la figlia in custodia ad uno psicopatico impulsivo e ossessivo? Forse esso stesso vittima di un sistema che non riesce a controllarlo e ad impedirgli di reiterare i propri crimini?

Non so se in questo la nostra legislatura sia carente, certo non offre il massimo delle garanzie e non solo in questi che sono sì delitti abominevoli, ma di cui tutti noi dovremmo sentirci un po’ responsabili. Non c’è stato nessuno che abbia potuto o voluto aiutare quella giovane madre, nessuna amica, nessuna donna di buon cuore? E poi come mai costui non era messo sotto controllo. E,’ come accennavo proprio l’altro ieri ,se si dovesse restituire la patente ad un ubriaco senza prima verificare se il vizio di bere è diventato una forma di vivere, un’abitudine, o meglio un impulso distruttivo a cui ormai non riesce a farne a meno. Che senso ha?

Ma l’Italia è anche questo, un ladro viene pizzicato in fragrante, sconta i suoi giorni di prigione, alcune volte addirittura non fa nemmeno un giorno di galera e poi è libero di delinquere. Non vi sono strutture rieducative, la legge Bisaglia è rimasta su carta, è una legge monca anche se giusta sotto il profilo terapeutico. Alla liberazione dei diversi non è seguita la necessaria forma d’inserimento sociale attraverso sistemi rieducativi sociali che permettessero di seguire il malato nella quotidianità. Ma ad Agrigento ci sono state parecchie vittime del sistema; una mamma giovanissima abbandonata da un marito, un malato mentale , ma soprattutto quella bellissima bambina a cui auguro di dimenticare le violenze subite e anche se permettete le due sorelle di cui mi auguro qualcuno responsabilmente dovrà dare un supporto ed un aiuto tangibile affinché in un prossimo futuro non diventino anch’esse vittime di una società spietata e cinica.

Friuli, formaggi caprini




Il formaggio caprino sul carso e nelle aree adiacenti la Slovenia, denominato formaggio caprino morbido, è di forma cilindrica allungata ; derivato da latte di capra, dopo lenta coagulazione, la cagliata viene raccolta in sacchetti di juta dove rimane a scolare per 24 ore prima che la pasta sia lavorata e salata

Ansia un problema per risolvere i problemi

19 febbraio 2008

L'ansia è un meccanismo primordiale che serve per affrontare e risolvere i problemi, ma quando la stessa diventa un problema, come pensate di risolverlo?

meditate gente

Italo Surìs

Insalata di tonno e fagioli

19 febbraio 2008
Oggi ho provato una ricetta semplice semplice e coi tempi che corrono abbastanza nutriente con costi sostenuti. L'insalata di fagioli con tonno sott'olio.
Ingredienti per 4 persone:
200 gr. di tonno sott'olio
3 pomodori
300 gr di fagioli bianchi di Spagna già lessati o in scatola
1 cipolla rossa di Tropea, è più dolce
6 cucchia di olio extravergine d'oliva
3 cucchiai d'aceto di vino bianco ma va bene anche quello di mele.
sale e pepe
Preparazione
Tagliate dopo aver sbucciato la cipolla ad anelli e lasciatela in ammollo per circa un'ora. Sgocciolate il tonno, spezzetatelo e trasferitelo in una capiente insalatiera, aggiungete i fagioli sgocciolati, i pomodorini tagliati afette e la cipolla scolata e asciugata bene, ora mescolate. Condite l'insalata con l'olio e il pepe e aceto, mescolate e servite. Un pò di pane, un bicchiere di vino e buon appetito.

I numeri col Truks




19 febbraio 2008





Le immagini raffigurate ad inizio pagina, rappresentano un bilico di una nota marca mentre sta caricando materiale inerte tramite una pala meccanica la cui benna contiene perlopiù 6mc. E lo stesso mentre si muove nella cava stessa per accingersi a trasportare il materiale di escavazione altrove.


Ho voluto inserire queste due immagini, perchè attraverso le proporzioni fra i mezzi, quello che carica ed il bilico caricato, si possano capire le dimensioni dell'uno e dell'altro. A cosa mi serve ciò?, semplice a fugare ogni dubbio ancora se ce ne fosse della capienza e della portata dell'utocarro. Non lo faccio certo per divertimento, ma per una sorta di scommessa che desidero vincere con il rappresentante della ditta che li userà per trasportare 1000 ton al giorno, scaricandoli a trecento metri da casa mia.


Sapete, io sono un tipo a cui non piace essere preso per il naso e, siccome in una riunione indetta venerdì dai rappresentanti politici di un certo partito, fra i cittadini interessati e il consulente della ditta, ho avuto modo di ascoltare diverse teorie e numeri che secondo me non combaciano con la realtà. Non sono mai stato proprietario di simili bestioni, per cui proprio ieri, ho sorpassato uno di questi mezzi e l'ho costretto a fermarsi a fianco della careggiata. Mi sono scusato con l'autista e a lui , dopo aver visto di che mezzo si trattasse, ho chiesto i dati che mi servivano per fare finalmente un pò di chiarezza sulla quantità di mezzi che mi verranno a trovare. Così saprò se dovrò acquistare una cassa di bottiglie di nero oppure una o più damigiane, nel caso dovessi bagnarmi la gola dalla polvere sollevata dal materiale trasportato da questi capienti mezzi.


Ecco i dati: Peso del bilico, circa 7 tonnellate

Cubatura del cassone a pieno carico mc. : 18-20

Peso dello stabilizzato totale trasportato: ton 33-35

Massimo peso permesso complessivo : ton 42


Se come è ammesso sia dalla ditta che dalle carte in nostro possesso, il materiale giornaliero da scaricare ammonta a ton 1000, se ne deduce che i mezzi carichi saranno 30,30 e altrettanti quelli scarichi. Per cui i viaggi totali all'inizio dell'attività potrebbero essere 60 in 8 ore lavorative, almeno si spera perchè se fossero in 9 ore, significa che ce li dovremo sopportare sia in estate che in inverno con la luce o col buio per 20 anni. Ora considerando un'efficenza alla tedesca, se i camion venissero caricati con tre bennate i tempi di carico non supererebbero la 1/2 ora e quelli di scarico probabilmente anche meno.
Considerando il viaggio fra andata e ritorno di circa ore 1 per automezzo, in 480 minuti equivalenti a 8 ore un mezzo potrebbe fare circa 4-4,5 viaggi/die. Uno ogni 8 minuti!! Ma solo all'inizio attività, SIA BEN CHIARO! Eppure stranamente sui giornali locali si è letto che il passaggio sarebbe stato di soli 24 camions uno ogni 22 minuti. In realtà il dato che meno ritengo rispecchi la realtà è quello iniziale, le1000 tonnellate al giorno!.
Infatti, carte alla mano se si dovesse partire da una produzione di 3.850.00= mc. in 20 anni, suddividendo questo dato per un anno lavorativo di 250 giorni utili, otterremmo circa 770 cubi da traslocare in una giornata. Fermo restando il carico di 18- 20 mc. per automezzo, sulla pedemontana potrebbero transitare ben 42 mezzi in andata e altrettanti al ritorno. Uno ogni 6 minuti, considerando la giornata lavorativa di 8 ore! In americano i camions si chiamano Truks; in italiano i numeri non veritieri si chiamano trucchi. Ecco l'unica cosa che accomuna le due teorie.


Italo Surìs





Il serpente di Firenze


19 febbraio 2008

Mentre aspettavo che si caricasse il programma operativo sul p.c. appena assemblato, mi son permesso di dare un’occhiatina alla repubblica di ieri. Un articolo e la foto in primo piano in esso contenuto, mi hanno incuriosito. Si parla di un referendum indetto fra gli abitanti per dare la loro idea in riguardo alla realizzazione, in centro storico, della nuova tramvia. Passerebbe dinnanzi al Duomo di Firenze. Il sindaco ha dichiarato, forte della maggioranza in consiglio, "vada come vada il referendum, la tramvia si farà". Perlopiù sebbene i no abbiano vinto, non si è raggiunto il quorum fra i votanti.

Alla faccia della volontà della gente, quella che ama la propria città. Chissà cosa avrebbe detto la buonanima della Fallaci. Pensate a delle figure di trenini dalla forma arrotondata e modernizzante, sferragliare nel pieno centro della città di Cellini, di Dante e dei più grandi e sommi artisti mai esistiti al mondo. Almeno a Londra e nelle vecchie metropoli, si usano ancora vecchi e rumorosi mezzi, dalle caratteristiche estetiche in tema con l’ambiente e con l’architettura circostante.

Vetusti e affascinanti tram del 900. Mi chiedo, non sarebbe stato più congegnale escludere il centro dal passaggio di questi moderni mezzi, sostituendoli al limite con altri elettrici più piccoli e silenziosi? Non conosco i costi ed i problemi tecnici collegati, ma mi sembra un sacrilegio far passare degli squali d’acciaio in una zona tanto affascinante.

Certo che il progresso serve solo ai commercianti, alcuni parcheggi esterni o adiacenti avrebbero risolto il problema, avremmo così ottenuto di chiudere il centro storico, come d’altronde sembra sia stato promesso, in campagna elettorale, dalla destra. Oppure avrebbero potuto tenere come ipotesi la costruzione di una mini metropolitana sotterranea , almeno per il centro storico.
Non sarebbe poi stata così malecome idea, semprechè i tempi di realizzazione e i problemi ad essi collegati, non fossero diventati quelli di Napoli.

Italo Surìs

Pdue o Pd nuova

18 febbraio 2008

Leggo il giornale d’oggi, non seguo la politica da parecchio tempo, ritengo che ormai la stessa sia al servizio delle imprese e non del cittadino. Veltroni, leggo, ha inserito nelle sue liste sia Colanino sia il sopravissuto alla sciagura della Thyssen. Dei due uno è di troppo, ha detto Bertinotti. Fra i candidati, giovani ragazzi, Genovese, ex sindaco di Messina, Madia ricercatrice e conduttrice televisiva e De Sena, ex prefetto di Reggio Calabria e simbolo della lotta alla malavita organizzata.

Insomma, se si considera che nel Pd è entrato anche Di Pietro e probabilmente entreranno i radicali, si capisce dove vuole arrivare Veltroni e quale potrebbe essere il suo obbiettivo politico. Il sogno di un’Italia unita , unico sistema proiettato verso uno sviluppo sociale che sta attualmente scivolando man mano, verso il basso, lungo la scarpata dell’inflazione e della corruzione. E’ sempre stata una chimera, veder realizzata quell’unità d’intenti per l’ottenimento d’obbiettivi condivisi da ogni classe sociale, cosciente dei propri limiti e della propria forza di coesa determinazione

Già in questo partito sono presenti tutti i simboli di una sinistra liberale, una social democrazia, in cui i valori cristiani vengono rivalutati, com’è data importanza al ruolo dell’essere umano nella società, di cui diventa centro di un sistema politico innovativo. Lavorare per l’uomo e non con l’uomo. E’ un’idea antica quella che ha creato nei primi anni sessanta, i presupposti del miracolo economico italiano. Erano quelli, momenti di pieno sviluppo industriale, tempi in cui il mercato non era ancora globalizzato e l’Italia tutta era da ricostruire dopo gli anni della distruzione. Forse anche ora ci rendiamo conto che c’è da ricostruire un’Italia andata ormai in pezzi.

Ma per far ciò serve rispettare alcune regole fondamentali, prime fra tutte l’uguaglianza, la legalità, la lotta alla corruzione e alla grande criminalità oltre che all’evasione. Ci ho sempre creduto in ciò, ho sempre sperato che avvenisse, che il popolo italiano si accorgesse che solo la partecipazione compatta ad un unico progetto, avrebbe portato fuori dalla secca, la nostra nazione. Si fa bene il Veltroni a parlare di Patria, d’orgoglio nazionale di lavoro, d’industria, di giustizia e di rinnovamento della politica. Le mie idee le ho espresse molti mesi addietro, durante il periodo delle precedenti politiche, sui quotidiani locali. Ora le ripropongo, ma sono disincantato, mi sono accorto che potrebbero essere solo sogni e chimere e non voglio più risvegliarmi bruscamente da sogni irrealizzabili.

E' vero, in questi due anni sono profondamente cambiato, la speranza di vedere un paese moderno e democratico è quasi scomparsa e il cinismo e lo scetticismo hanno preso il posto delle illusioni. Mi chiedo se sarà mai possibile, in un paese come il nostro, condividere gli stessi valori fra persone animate da diversi interessi e con principi morali differenti e distanti l’uno dall’altro. E’ una nazione la nostra che è diventata una babele di razze e d’idee, ove i politici locali fanno più da procacciatori che da amministratori. Se guardiamo ai paesi d’oltreoceano come l’America, vediamo che esistono contraddizioni sociali molto evidenti. La buona sanità, per esempio, è riservata solo a chi se lo può permettere, per contro, chi non paga le tasse va in galera e chi subisce un danno economico o esistenziale, si vede risarcito con somme da capogiro, mentre i processi hanno tempi limitati. Non esiste il conflitto d’interessi, come anche la pena viene scontata completamente.

In quel gran paese, si misura tutto con il metro del danaro, una forma condivisa che mette tutti sullo stesso piano, indistintamente. Tutti cioè sono nelle condizioni di intraprendere nel limite delle proprie capacità economiche intellettuali. Un Caravaggio non sarebbe morto solo e in povertà, come capita da noi e la chiesa già mai avrebbe influenzato leggi nazionali, almeno non nella misura di questo paese. Ho sempre creduto in un patto fra le generazioni e le diverse categorie, in una condivisione d’intenti fra la classe operaia e quella imprenditoriale, ma sono passati ormai quasi 40 anni da quando ho iniziato a lavorare e non ho mai visto un imprenditore stringere la mano ad un suo dipendente spontaneamente, con il coraggio di guardarlo negli occhi senza un furbesco sorriso stampato sul volto.
Ora mi chiedo più cinicamente se è ancora possibile avere senza prendere, quindi pretendere, se la condivisione non sia figlia di lotta e non di giustizia, se il debito pubblico sia solo un brutto sogno e non una realtà dovuta al malgoverno, se ancora il cielo e la terra, come pure l’acqua e la natura appartengano ancora a tutti, o se di tutto ciò non si siano già impossessati i grossi gruppi economici mondiali. E ancora mi chiedo se veramente lo sviluppo possa essere a beneficio di tutti e non solo di pochi e se la ricchezza che ne deriva sia suddivisa equamente far i vari rappresentanti di quel sistema che il nostro caro Veltroni vorrebbe che esistesse. Mi domando: “ ce la farà?”

Intanto preferisco fare le mie battaglie quotidiane per la sopravvivenza, perché probabilmente si andrà a nuove elezioni per rivedere al governo le stesse persone di prima, forse con ruoli diversi, ma pur sempre gli stessi. Fra l'altro, se nel Pd non potranno essere eletti i pregiudicati o i condannati, costoro potrebbero andare tutti a confluire nell’opposizione, la quale, se anche non dovesse vincere le elezioni, potrebbe ostacolare la crescita del paese, boicottandola nelle regioni e nei comuni in cui governa. Ecco allora perché è necessario un patto con l’opposizione, trovando un punto d’incontro su problemi concreti e determinanti, chiudendo un occhio realisticamente e pragmaticamente su vizi, anche gravi, presenti nell’opposto schieramento. A quale prezzo?

Italo surìs

lunedì 18 febbraio 2008

Il frullavore

18 febbraio 2008

Se nell'ambiente lavorativo si dovesse notare un dipendente che si agita troppo, non lo fa certo per amore verso il proprio lavoro, ma solo perchè pensa d'essere un frullatore.

meditate gente

Italo Surìs

Il signore degli anelli

18 febbraio 2008

Venerdì c'è stata nella sala consigliare del comune, un'assemblea pubblica della Lega, alla quale è stato gentilmente invitato anche il nostro comitato, un gruppo di cittadini nato per trovare una soluzione condivisa con la ditta di produzione di stabilizzato da usare per molteplici scopi. E' stata una serata veramente interessante e il rappresentante della lega, sig. Santin a sua volta a capo di un gruppo di persone sensibilizzate ai motivi ambientali, ha presentato diverse soluzioni alternative al progetto iniziale, un progetto che vedeva penalizzata la frazione di S.ta Lucia di Budoia.

La proposta che ritengo più interessante , sia per i residenti, sia per la ditta, ma anche per gli amministratori locali e non, è quella più logica e anche fattibile in tempi razionalmente brevi. Consiste nel collegare la cava, anzi il luogo di lavorazione del materiale, con una vicina ferrovia. Direi che tutti i presenti hanno concordato con i politici che la soluzione possa soddisfare le esigenze di tutti e che temporaneamente, accordi con i singoli comuni, permetterebbero il transito degli automezzi carichi.

Non è detto infatti che debba essere un singolo comune ad accollarsi l'onere del trasporto, questo, vista la viabilità del posto, potrebbe per un periodo ben preciso di tempo, equivalente al tempo di realizzazione della nuova opera, potrebbe, ripeto, essere dirottatao o da una parte o dall'altra. E' chiaro che questa operazione deve essere concertata a livello perlomeno provinciale ed è altrettanto chiaro che alla decisine deve far parte anche il direttivo dei singoli comitati civici dei paesi interessati. La gente non è sciocca, sa come va il mondo e preferisce vivere in pace.

Ma per vivere in pace, ovviamente non deve subire imposizioni o bliz sul proprio territorio. Ciò equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra. A che vale mi chiedo se si possono ottenere i medesimi risultati condivisi?. Di questo ne son sicuro, a meno che non si chieda uno sconvolgimento totale della realtà. Ovvio che ognuno debba rinunciare a qualcosa, forse ad un piccolo introito precedentemente preso in considerazione, ma che rispetto al complesso e all'entità dell'operazione, potrebbe essere o divenire irrisorio se non addirittura rappresentare nel prossimo futuro fonte di maggior guadagno.

Ringrazio i politici per la sensibilità dimostrata, un pò meno il rappresentante della ditta, che forse non ha capito che il Friuli non è terra di conquista. Forse lo sarà stata al tempo dei Dogi, ora la consapevolezza dei propri diritti-doveri e la classica ospitalità dei friulani, permette l'accesso solo ai veri amici, e fra amici si fanno le cose per bene o sbaglio?Non siamo lontani dal Veneto, anzi, siamo quasi più veneti che friulani. Il nostro dialetto è il meneghello, quello per intenderci di arlecchino, ma di maschere di carnevale non ne abbiamo mai indossate, come nemmeno le pezze colorate hanno ricoperto i nostri vestiti pur semplici.

Io ho studiato, come il primo cittadino a Conegliano, con noi sulla stessa littorina viaggiavano quelli che ora sono; manager, professionisti o politici, ragazzi che salivano a Pinzano, a Orsago o Godega di S.Urbano, parlavamo lo stesso dialetto, ci sentivamo tutti figli della stessa terra, una terra senza confini. Ed è per questo che un miracolo lo si può fare con un pò di buona volontà da parte di tutti. Ecco allora che proprio come nel libro di Herry Potter, all'improvviso e per magia, potrebbe comparire da una terra lontana un nostrano "signore degli anelli!"che con un tocco delle sue affusolate dita potrebbe sciogliere i nodi apparentemente più intricati.

Italo Surìs

L'obbiettivo convergente

Pordenone 18 febbraio 2008


Avevo, tempo addietro, telefonato a Mauro Corona. Quella volta il suo telefono squillò parecchie volte a vuoto. Un suono continuo ed irriverente; tuuu, tuuu, tuu, tuu, fu l’unica risposta che ebbi, finquando una gentile voce di donna, registrata in segreteria telefonica, interruppe quel monotono soliloquio, pregandomi di richiamare o di lasciare un messaggio.


“ Buongiorno, questa è l’abitazione di Mauro Corona che è temporaneamente assente, siete pregati di richiamare o di lasciare un breve messaggio dopo lo squillo.” “ sarete richiamati al più presto possibile grazie.” Mi prese allora un senso di sconforto, un’insofferenza, che man mano aumentò, sfiorando l’irritazione allorché, dopo la sesta telefonata, non riuscii a mettermi in contato con il grande Mauro, l’eroe della Valcellina, il famoso scrittore che tutte le donne amano per la sua sensibilità che apparentemente contrasta con il suo fascino di rude uomo di montagna, ma che in fondo non rappresenta altro che il rovescio della stessa medaglia.


Ho avuto la fortuna di conoscere Corona, o per meglio dire, di vederlo a Claut, paese da cui proviene mia moglie. Lo trovai in un bar del centro, con un braccio appoggiato stancamente al bancone di acciaio, mentre la mano destra sosteneva un bicchiere di buon vino rosso, ancora mezzo pieno o mezzo vuoto. Mi misi allora ad osservarlo attentamente, su di lui circolavano voci che ormai si erano trasformate in vere leggende. Derivavano da un condensato di atteggiamenti, da vizi e virtù che potevano riassumersi in sentimenti, emozioni, sogni e fatti concreti. Una simpatica eccentricità si rispecchiava nella fama di sensibile e famoso scrittore di grido, ma anche nel suo atteggiamento burbero e scostante ma anche nel suo modo di vestirsi.


Il suo abbigliamento abituale era, e lo è ancora, costituito da un gilé che copriva a malapena il torace aprendosi sul petto nudo e lasciando completamente scoperte le braccia, già dalle spalle. Indumento che veniva indossato anche o soprattutto in pieno inverno, quando fuori la temperatura non raggiungeva lo zero e la gente girava nelle strade ghiacciate del paese infagottata in pesanti giubbotti e con il volto fasciato da morbide sciarpe di lana.


Ma di lui si conoscevano anche la capacità ed il coraggio nell’affrontare vette e rocce, apparentemente inviolabili, in scalate ardue e difficili, affrontate con il solo mezzo della forza delle braccia e della sua tenacia. Una grinta che si sposa quasi al suo estro, alla sua geniale fantasia e alla sensibilità, che meglio esprime nel raccontare eventi della sua infanzia. Ma grande è nel contempo, la capacità di coinvolgere emotivamente i suoi lettori, allorché descrive la vita passata fra i monti, fra le amate piante di boschi che stanno scomparendo, come scompare con esse tutta l’umanità, perché natura ed uomo sono univoci ed indissolubili elementi, legati ad un unico destino.


Una natura vittima della bramosia umana, del suo incontrollato ed incontrollabile desiderio di possesso, come se il controllo su di essa potesse diventare il controllo sull’universo e quindi sul creato. Già Dio si fece uomo e ora l’uomo vuol farsi Dio, con ogni mezzo, lecito o illecito che sia.

Tuuuu, tuu, tuu, il telefono squillò ancora per molto, senza risposta, senza quella risposta che mi sarei aspettato da un animo apparentemente inaccessibile per chi non conosce l’essere umano, ma fragile come può essere solo quello di un bambino che ama la madre terra, che adora i propri fratelli, quelli in vita ma soprattutto quelli seppelliti sotto le ghiaie di Longarone. Ho lanciato un grido di dolore, ho chiesto al telefono la sua partecipazione, un aiuto, un suo appoggio alla nostra lotta contro il perpetrarsi del nostro Vajont degli anni tremila, il vajont di una zona pedemontana, ove nel terzo millennio nuovi e più voraci squali del sistema imprenditoriale, se non si dovesse rispettare, più che le norme previste in materia ambientalista , il buon senso, potrebbero creare gravi danni ambientali, con conseguenze imprevedibili anche sulla salute dell’uomo.

Il monte toc si è spostato più a valle e sta nuovamente e silenziosamente scivolando dopo 44 anni, lungo i pendii per raggiungere la scura massa liquida che già attende di sommergere nuovi ambienti e graziose abitazioni. Già c’è il pericolo che si crei una nuova diga, in una zona non molto distante da Erto, tonnellate di ghiaia potrebbero allora riversarsi senza controllo e, come vendetta della natura, sull’uomo sordo ai suoi richiami disperati, su un paese grazioso in cui la gente felice e operosa conduce la sua vita normalmente, portando come ogni giorno i figli all’asilo, lavorando nelle fabbriche adiacenti, gestendo la casa nelle attività quotidiane, ma ora con una velata preoccupazione nel cuore. Una malinconia dettata da dubbi atroci a cui non è stata data ancora alcuna risposta e chiarezza.

Sì Mauro, parli del nuovo oro dell’era moderna, la ghiaia nel tuo caso e il materiale per fare cemento nel nostro. So perché scrivi proprio in questo momento, so perché non lo hai fatto quando avresti potuto farlo. Il telefono è rimasto muto per troppo tempo, non ho più sentito la tua voce, ti chiedevo un aiuto che pur non hai voluto o potuto dare alla nostra comunità. Forse che la natura è figlia di madri diverse? O come sospetto sta diventando orfana di ambo i genitori. Oppure ognuno si è impossessato di un pezzo di natura da salvaguardare, facendolo proprio, come se fosse una battaglia da vincere e non una guerra da condurre unendo le forze.


Quella che l’uomo sta facendo contro l’incalzare del nemico il quale, con il busto eretto e con la lancia salda nel pugno, cavalca su cavalli bardati con corazze di lucente acciaio chiamato sviluppo? Sarebbe sciocco dividere il mondo a spicchi come si divide un’arancia o un mandarino o, per restare in tema con gli ambienti in cui vivi che sono alla fine anche i miei, una cacciottina di ricotta affumicata o una fetta de formaj di malga. Tu, tuu, tuuuu; il telefono sta ancora squillando a vuoto, ma vedo il tuo viso fasciato sulla fronte dalla bandana, la stessa che ha fasciato la testa di uno che sul cemento ha fatto la sua fortuna, pubblicato sullo stesso giornale a cui invio questa lettera aperta, sperando che la pubblici.

Non fa nulla Mauro, non serve che tu risponda, lascia che la cornetta resti al suo posto, ci ritroveremo sicuramente a bere un nero assieme, nello stesso bar che ambedue conosciamo, ma solo dopo aver vinto le nostre battaglie, su due fronti diversi probabilmente, ma per un obbiettivo comune.

Ciao Mauro


Mario Fucile

domenica 17 febbraio 2008

lammellare una scelta moderna

17 febbraio 2008

E’ parecchi tempo che non parlavo di lamellare, riprendo quindi a discuterne con chi questo tipo di soluzione lo ritiene adeguato alle sue esigenze. La richiesta nel mercato si fa sempre più pressante e le domande che gli acquirenti si rivolgono, potrebbero essere molteplici. Alcune potrebbero riguardare la convenienza economica, altere la tenuta nel tempo altre ancora le dimensioni e le lunghezze.

Vorrei fare un po’ di chiarezza in tutto ciò, vi è stata nel tempo una certa evoluzione di questo tipo di prodotti, per cui i prodotti a cui mi riferisco sono quelli tradizionali, quelli cioè creati dall’incollaggio di un numero di tavole perlopiù dispari, di spessore che varia da 30 -33 mm a 40mm. Quest’ultimo è quello maggiormente usato, ed il meno costoso, perlomeno per il fornitore.

Ma come si crea il trave in lamellare? In genere si acquista il legname in profilati già sagomati e dello spessore leggermente superiore a quello definitivo. L’umidità dovrebbe essere uguale o minore a 5% ed è per questo motivo che un buon costruttore verifica sempre che la stessa rimanga invariata,accatastando il legname in capannoni non troppo umidi, per impedire che tali limiti aumentino. La tavola viene poi piallata, per aumentare l’aderenza con la successiva, quella cioè che verrebbe incollata superiormente in modo da raggiungere l’altezza necessaria, insieme alla larghezza per sostenere il carico da sopportare. Questo è calcolato dai progettisti in base alle norme vigenti e all’utilizzo delle travi stesse.

Una volta piallate le stesse vengono fresate a pettine da un apposito macchinario che le incolla di testa in modo da determinare la lunghezza definitiva es: 12 mt. Le tavole incollate superiormente vengono poi distribuite con colle di diverso tipo che ne determinano un incollaggio duraturo nel tempo e molto potente. I giunti fra le varie tavole vengono sfalsati fra uno strato e l’altro. Ciò permette di non avere le parti di giunzione, sfalsate fra loro. Strato dopo strato, si raggiunge l’altezza richiesta, in genere per una trave di 12 mt., 50 cm circa, dopo l’incollaggio degli elementi, la trave prefinta viene messa nelle morse pneumatiche o meccaniche per il tempo necessario all’incollaggio, da 12 a 24 ore e quindi data la forma desiderata.

Noi siamo abituati a vedere le travi dritte, ma alcune possono essere curve e anche rastremate o curve nell’intradosso e sagomate all’estradosso. Come vedremo si possono ottenere archi di sezioni diverse e di lunghezze anche molto importanti, fino a 25 mt. Quando la colla ha fatto presa, le travi vengono piallate da ambo le parti in uno specifico macchinario, una piallatrice doppia di grande larghezza. Poi si daranno forme e si creeranno gli incastri necessari con attrezzatura apposita, seghetti per legno elettrici o seghe circolari, ma anche frese di diversa forma. Gli incassi potranno anche servire per la posa delle lamine da imbullonare successivamente sia alle travi che al supporto alle quali vengono collegate.

Italo Surìs

minestra di zucca e lenticchie

17 febbraio 2008

con i legumi si possono, anzi è quasi ovvio che si facciano le minestre, quello che può stupire sono i diversi abbinamenti, fra i quali nel post precedente ho citato l'abbinamento fra fagioli e zucca che ho sperimentato mentre è possibile con alcune varianti, preparare una minestra sempre usando la zucca, se reperibile e le lenticchie al posto dei fagioli.

Ingredienti per quattro persone:

300 gr. di lenticchie
500 gr. di zucca
200 gr. di pasta corta
1 cuore di sedano
1 carota
1 cipolla
5 pomodorini maturi o dei pelati
1 ciuffo di prezzemolo
3 cucchiai d'olio d'oliva extravergine
sale e pepe.

Lasciate le lenticchie a bagno in acqua fredda per circa 4 ore. Pulite le verdure, tritatele e lasciatele appassire in un tegame con due cucchiai d'olio. aggiungete la zucca pulita e tagliata a dadini con le lenticchie ben scolate. Fate insaporire tutto per un paio di minuti; poi unite i pomodori pelati privati dei semi e coprite con due litri d'acqua. Cuocete su fiamma moderata. Una volta cotta la zuppa, aggiustate di sale, se necessario aggiungete ulteriore acqua calda e versate la pasta portandola a cottura. Irrorate la minestar con l'olio rimasto, cospargete di pepe e servitela ben calda.

minestra di zucca e fagioli

17 febbraio 2008

Non so se voi abbiate ancora della zucca da parte, anche congelata, nel caso potreste preparare un'ottima minestra di zucca e fagioli.

Ingredienti per 4 persone:

400 gr. di fagioli borlotti secchi
200 gr. di pasta corta
150 gr. di prosciutto crudo grasso
300 gr di zucca gialla
1 cipolla
1 costola di sedano
6 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
sale e pepe.

Lasciate i fagioli a bagno per una notte; quindi sciaquateli e lessateli per 30 minuti. Fate appassire un trito di cipolla e sedano in padella con4 cucchiai d'olio ed il prosciutto tagliato a dadini. Salate, pepate e cuocete dolcemente per più di un'ora. A questo punto versate la pasta e portate a termine la cottura aggiustando di sale e di pepe.

Minestra selvatica

17 febbraio 2008

Ingredienti per 4 persone:

200 gr. di borlotti secchi
200 gr. di lenticchie
500 gr di verdure selvatiche miste
1 mazzetto di finocchietto selvatico
200 gr di pasta corta
olio e.v.o.
sale e pepe.

Preparazione:
lasciate per una notte intera a bagno in recipienti adatti, che i fagioli, le lenticchie per un tempo minore. scolate i fagioli e cuoceteli in un tegame con acqua abbondante per 1 ora, aggiungete quindi le lenticchie e proseguite quindi la cottura per altri trenta minuti. Mondate nel frattempo le verdure, lavatele e scottatele in acqua bollente dopo averle tagliuzzate. A fine cottura trasferitele , dopo averle sgocciolate nella pentola con le lenticchie ed i fagioli; salate e fate cuocere per 20 minuti. Allungate se occorre l'acqua bollente, aggiungete la pasta e tenete su fiamma moderata, mescolando spesso. Quando la minestra sarà pronta, condite con un pò d'olio e servite.

Binari divergenti



17 febbraio 2008

Ho voluto inserire questa mappa, che vuol dimostrare ai lettori, come sarebbe facile dal punto di vista tecnico logistico, collegare Sarone, zona di estrazione o meglio di coltivazione della cava Val Longa di materiale litoide, al tronco di linea ferroviaria esistente, più vicina. In linea d'aria dal paese ai binari, visibili indistintamente, come si vede, non dovrebbero esserci più di3 km. Una strada o meglio un binario fino alla cava, eviterebbe il passaggio per 15 km, lungo la pedemontana, di automezzi pesanti, con il conseguente degrado ambientale e viario.

Soluzione tecnicamente semplice ed in linea con l'impostazione di una viabilità più veloce e meno inquinante, proprio come prevede la modernizzazione della viabilità. Ma chi si oppone a questa ipotesi, anzi chi si è particolarmente e con cocciutaggine arroccato su posizioni e scelte radicate?, proprio il consulente della ditta proponente, la Cps. Eppure probabilmente la ferrovia sarebbe stata eseguita con fondi statali e/o regionali e caricando il materiale proprio nella zona di produzione, la ditta stessa, avrebbe risparmiato il trasporto lungo un tragitto quattro volte superiore , impiegando ben 24 mezzi, carichi in andata e altri 24 in ritorno, vuoti.


Non si prende nemmeno in considerazione il costo inutile dello scarico dello stabilizzato, nello scalo ferroviario di S.ta Lucia di Budoia, per caricarlo subito, con mezzi adeguati, su vagoni ferroviari, per poi tornare in direzione opposta. Si deve tener conto poi dei costi di manutenzione dei mezzi , ma anche della viabilità. Probabilmente la ditta non si fida molto delle promesse e visto che ha già i permessi firmati dagli enti, non vuole rinunciare al sicuro per ciò che potrebbe essere, come capita spesso in Italia, solo una promessa su carta e fatta in campagna elettorale.

Certo che nel nostro paese sono più le cose che non si capiscono che quelle normali, si vede che la logica non è di tutti oppure i parametri su cui si discute partono da presupposti diversi.

Italo Surìs
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