sabato 16 febbraio 2008

In nome della Rosa

15 febbraio 2008


In nome della Rosa

Forse vi ho già raccontato alcune delle mie passate esperienze professionali. Non recentemente, ma nei primi post del mio blog. Di natura non sono un politico, anzi la mia formazione tecnica e i miei ideali utopistici, mi hanno portato ad immaginare un mondo perfetto, in cui regnasse la coerenza, la giustizia e la concretezza.


La mia mente ha sempre rifiutato di riconoscere la realtà, la paura di affrontare la vita, un timore, figlio di esperienze passate, mi ha sempre impedito di vivere con i piedi per terra. Probabilmente giocava in me, nel mio inconscio più profondo, la negazione del presente che intuivo e non vedevo nella sua reale crudezza ed ingiustizia, in poche parole non riuscivo a distinguere il male oppure, e proprio questo è frutto delle mie vicissitudini passate, riuscivo a visualizzarlo fin troppo bene.


Già perché signori, che si voglia o no, la Chiesa ha ragione. Esiste l’inferno ed il paradiso, il male ed il bene, lo spirito Santo e Lucifero, e noi siamo in mezzo, fra due realtà che non riusciamo ad accettare, ad elaborare o, come si dice in termini ecclesiastici, ad esorcizzare. Anche perché non mi ero mai accorto d’essere indiavolato, di soffrire di quella malattia che c’è nell’anima di noi tutti che si chiama sfiducia, egoismo, ma soprattutto mancanza di fede. Infatti solo la fede, quella forte che noi tutti abbiamo fin dalla nascita può guarire ogni nostro male, anche quello più subdolo e feroce che è la malattia mentale.


Il male che mi ha sempre accompagnato e che sempre mi accompagnerà fino alla tomba con una tremenda sofferenza dell’animo ma anche del corpo. Si, siamo come dei vermi, nudi vermi rannicchiati in una imperfetta sfera chiamata mela, la mela offerta ad Adamo ed Eva, la stessa che ha permesso che si generasse il peccato primo, quello che ha determinato e continua a determinare l’esclusione dell’uomo dall’Eden, che non permette alla nostra anima sofferente di aver pace in questa terra, marcia anch’essa come il mondo moderno, dove soprusi ed ingiustizie determinano la continua sofferenza di milioni d’esseri umani. Sofferenze fisiche, psicologiche, ma anche e soprattutto spirituali.


E anch’io come un nuovo miracolato, ho imparato ad accettare e amare la mia croce, la mia corona di spine attorno alla fronte. Ho dovuto accettare, come tutti fanno, la realtà anche se dolorosa, la croce che Cristo ha portato per primo e che tanti cristi umani devono imparare ad accettare se non ad amare, proprio come un dono del Divino, il sale della vita, con il conforto dei suoi rappresentanti sulla terra.


Ora ogni mattina, anche alla presenza di giovani scolari mi faccio il segno della croce, come facevo da bambino alla ricerca di una fede che alleviasse la mia sofferenza interiore. Ho imparato ad accettare la mia condizione, ad amarmi per quello che sono, scoprendo nel contempo l’amore verso il prossimo, anche se apparentemente nemico. In fondo, se ben ci pensate, la Trinità è già con noi: La fede, l’amore, il lavoro!è per questo che la vita ha il profumo di una rosa.

Italo Suris

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