martedì 19 febbraio 2008

Il serpente di Firenze


19 febbraio 2008

Mentre aspettavo che si caricasse il programma operativo sul p.c. appena assemblato, mi son permesso di dare un’occhiatina alla repubblica di ieri. Un articolo e la foto in primo piano in esso contenuto, mi hanno incuriosito. Si parla di un referendum indetto fra gli abitanti per dare la loro idea in riguardo alla realizzazione, in centro storico, della nuova tramvia. Passerebbe dinnanzi al Duomo di Firenze. Il sindaco ha dichiarato, forte della maggioranza in consiglio, "vada come vada il referendum, la tramvia si farà". Perlopiù sebbene i no abbiano vinto, non si è raggiunto il quorum fra i votanti.

Alla faccia della volontà della gente, quella che ama la propria città. Chissà cosa avrebbe detto la buonanima della Fallaci. Pensate a delle figure di trenini dalla forma arrotondata e modernizzante, sferragliare nel pieno centro della città di Cellini, di Dante e dei più grandi e sommi artisti mai esistiti al mondo. Almeno a Londra e nelle vecchie metropoli, si usano ancora vecchi e rumorosi mezzi, dalle caratteristiche estetiche in tema con l’ambiente e con l’architettura circostante.

Vetusti e affascinanti tram del 900. Mi chiedo, non sarebbe stato più congegnale escludere il centro dal passaggio di questi moderni mezzi, sostituendoli al limite con altri elettrici più piccoli e silenziosi? Non conosco i costi ed i problemi tecnici collegati, ma mi sembra un sacrilegio far passare degli squali d’acciaio in una zona tanto affascinante.

Certo che il progresso serve solo ai commercianti, alcuni parcheggi esterni o adiacenti avrebbero risolto il problema, avremmo così ottenuto di chiudere il centro storico, come d’altronde sembra sia stato promesso, in campagna elettorale, dalla destra. Oppure avrebbero potuto tenere come ipotesi la costruzione di una mini metropolitana sotterranea , almeno per il centro storico.
Non sarebbe poi stata così malecome idea, semprechè i tempi di realizzazione e i problemi ad essi collegati, non fossero diventati quelli di Napoli.

Italo Surìs

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