martedì 19 febbraio 2008

Pdue o Pd nuova

18 febbraio 2008

Leggo il giornale d’oggi, non seguo la politica da parecchio tempo, ritengo che ormai la stessa sia al servizio delle imprese e non del cittadino. Veltroni, leggo, ha inserito nelle sue liste sia Colanino sia il sopravissuto alla sciagura della Thyssen. Dei due uno è di troppo, ha detto Bertinotti. Fra i candidati, giovani ragazzi, Genovese, ex sindaco di Messina, Madia ricercatrice e conduttrice televisiva e De Sena, ex prefetto di Reggio Calabria e simbolo della lotta alla malavita organizzata.

Insomma, se si considera che nel Pd è entrato anche Di Pietro e probabilmente entreranno i radicali, si capisce dove vuole arrivare Veltroni e quale potrebbe essere il suo obbiettivo politico. Il sogno di un’Italia unita , unico sistema proiettato verso uno sviluppo sociale che sta attualmente scivolando man mano, verso il basso, lungo la scarpata dell’inflazione e della corruzione. E’ sempre stata una chimera, veder realizzata quell’unità d’intenti per l’ottenimento d’obbiettivi condivisi da ogni classe sociale, cosciente dei propri limiti e della propria forza di coesa determinazione

Già in questo partito sono presenti tutti i simboli di una sinistra liberale, una social democrazia, in cui i valori cristiani vengono rivalutati, com’è data importanza al ruolo dell’essere umano nella società, di cui diventa centro di un sistema politico innovativo. Lavorare per l’uomo e non con l’uomo. E’ un’idea antica quella che ha creato nei primi anni sessanta, i presupposti del miracolo economico italiano. Erano quelli, momenti di pieno sviluppo industriale, tempi in cui il mercato non era ancora globalizzato e l’Italia tutta era da ricostruire dopo gli anni della distruzione. Forse anche ora ci rendiamo conto che c’è da ricostruire un’Italia andata ormai in pezzi.

Ma per far ciò serve rispettare alcune regole fondamentali, prime fra tutte l’uguaglianza, la legalità, la lotta alla corruzione e alla grande criminalità oltre che all’evasione. Ci ho sempre creduto in ciò, ho sempre sperato che avvenisse, che il popolo italiano si accorgesse che solo la partecipazione compatta ad un unico progetto, avrebbe portato fuori dalla secca, la nostra nazione. Si fa bene il Veltroni a parlare di Patria, d’orgoglio nazionale di lavoro, d’industria, di giustizia e di rinnovamento della politica. Le mie idee le ho espresse molti mesi addietro, durante il periodo delle precedenti politiche, sui quotidiani locali. Ora le ripropongo, ma sono disincantato, mi sono accorto che potrebbero essere solo sogni e chimere e non voglio più risvegliarmi bruscamente da sogni irrealizzabili.

E' vero, in questi due anni sono profondamente cambiato, la speranza di vedere un paese moderno e democratico è quasi scomparsa e il cinismo e lo scetticismo hanno preso il posto delle illusioni. Mi chiedo se sarà mai possibile, in un paese come il nostro, condividere gli stessi valori fra persone animate da diversi interessi e con principi morali differenti e distanti l’uno dall’altro. E’ una nazione la nostra che è diventata una babele di razze e d’idee, ove i politici locali fanno più da procacciatori che da amministratori. Se guardiamo ai paesi d’oltreoceano come l’America, vediamo che esistono contraddizioni sociali molto evidenti. La buona sanità, per esempio, è riservata solo a chi se lo può permettere, per contro, chi non paga le tasse va in galera e chi subisce un danno economico o esistenziale, si vede risarcito con somme da capogiro, mentre i processi hanno tempi limitati. Non esiste il conflitto d’interessi, come anche la pena viene scontata completamente.

In quel gran paese, si misura tutto con il metro del danaro, una forma condivisa che mette tutti sullo stesso piano, indistintamente. Tutti cioè sono nelle condizioni di intraprendere nel limite delle proprie capacità economiche intellettuali. Un Caravaggio non sarebbe morto solo e in povertà, come capita da noi e la chiesa già mai avrebbe influenzato leggi nazionali, almeno non nella misura di questo paese. Ho sempre creduto in un patto fra le generazioni e le diverse categorie, in una condivisione d’intenti fra la classe operaia e quella imprenditoriale, ma sono passati ormai quasi 40 anni da quando ho iniziato a lavorare e non ho mai visto un imprenditore stringere la mano ad un suo dipendente spontaneamente, con il coraggio di guardarlo negli occhi senza un furbesco sorriso stampato sul volto.
Ora mi chiedo più cinicamente se è ancora possibile avere senza prendere, quindi pretendere, se la condivisione non sia figlia di lotta e non di giustizia, se il debito pubblico sia solo un brutto sogno e non una realtà dovuta al malgoverno, se ancora il cielo e la terra, come pure l’acqua e la natura appartengano ancora a tutti, o se di tutto ciò non si siano già impossessati i grossi gruppi economici mondiali. E ancora mi chiedo se veramente lo sviluppo possa essere a beneficio di tutti e non solo di pochi e se la ricchezza che ne deriva sia suddivisa equamente far i vari rappresentanti di quel sistema che il nostro caro Veltroni vorrebbe che esistesse. Mi domando: “ ce la farà?”

Intanto preferisco fare le mie battaglie quotidiane per la sopravvivenza, perché probabilmente si andrà a nuove elezioni per rivedere al governo le stesse persone di prima, forse con ruoli diversi, ma pur sempre gli stessi. Fra l'altro, se nel Pd non potranno essere eletti i pregiudicati o i condannati, costoro potrebbero andare tutti a confluire nell’opposizione, la quale, se anche non dovesse vincere le elezioni, potrebbe ostacolare la crescita del paese, boicottandola nelle regioni e nei comuni in cui governa. Ecco allora perché è necessario un patto con l’opposizione, trovando un punto d’incontro su problemi concreti e determinanti, chiudendo un occhio realisticamente e pragmaticamente su vizi, anche gravi, presenti nell’opposto schieramento. A quale prezzo?

Italo surìs

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