martedì 5 febbraio 2008

diventiamo tutti gialli

05 febbraio 2008

Pensavo fra me e me , in silenzio scrutando la folla di studenti e lavoratori che alla mattina si alzano per affrontare una giornata faticosa ed impegnativa. Quante persone coraggiose ci sono in questo paese, quanti piccoli e grandi eroi. Veri eroi, operai, impiegati, bidelli gente nata in queste città che hanno visto in un recente passato la loro vita migliorare nel tempo fino a potersi costruire una piccola dimora o forse anche più di una. Ora vagano assieme a compagni lavoratori con gli occhi assonnati e con lo sguardo indecifrabile, verso un futuro per tutti oscuro ed ostile. No sanno quanto durerà il lavoro, se La ditta si trasferirà o adotterà nuove politiche industriali, se torneranno i co-co-co oppure se il nuovo governo cambierà strategia politica mantenendo i risultati ottenuti dal precedente governo.

Operai bianchi assieme ad altri dalla pelle scura marceranno uniti sotto un’unica bandiera sindacale che è quella della speranza di migliorare e di non farsi inghiottire dalla svalutazione e dalle manovre di grossi gruppi economici ciò che nel tempo con sacrifici hanno costruito. Tutto questo per cosa? Per un ambiguo sviluppo di cui nessuno conosce i costi reali delle opere ma anche delle vite dei nuovi cipputi. Già perché non si muore più di fame , questo è vero almeno finché si riesce a procurarsi un pranzo al giorno, ma di fatica e di sacrifici sì. La vita svanisce infatti lentamente con la felicità e la speranza di farsi un futuro., e come gli schiavi che raccoglievano il cotone nei paesi del sud America, nuovi schiavi della casta composta da poteri traversali e bipartisan, si avviano ogni mattina cantando il gospel verso gli altiforni o le fabbriche metallurgiche che di nuovo e moderno hanno solo i computer per la contabilità di bilancio.

Intanto fra fratelli neri o bianchi, gialli o dalla pelle olivastra, nascono sentimenti contrastanti; odio ma anche amore paura e diffidenza, invidia e razzismo xenofobia e bullismo. Si ha paura di essere contagiati da malattie strane, da modi e abitudini diverse, ci si guarda ogni mattina allo specchio con il timore che la pelle sia diventata leggermente più scura e le labbra forse un po’ più grosse, senza pensare che alcune donne ricorrono alla chirurgia plastica proprio per questo motivo. L’aggressività verso i più deboli aumenta proporzionalmente con l’aumentare delle difficoltà economiche, si considerano nemici coloro che fanno lavori che nessuno vuole più fare, e solo perché non si ha il coraggio di chiedere il proprio, di cambiare questa società in sfacelo ma anche sé stessi, rinunciando a raccomandazioni e privilegi. Eppure non ci accorgiamo d’essere tutti incatenati alle caviglie e di procedere lentamente verso l’incognito. Vogliamo la TAV, senza sapere come la pagheremo e se veramente è necessaria, il ponte di Sicilia per non poterlo attraversare visto che di ferie se ne faranno sempre di meno e la durata delle stesse sarà sempre minore. E per realizzare questi progetti, le nostre case andranno vendute visto che alla salute e alla pensione dovremo provvedere con quello che abbiamo realizzato in una vita di lavoro.


Ora c’è chi vuole impedire agli immigrati , per un’apparente giusta motivazione che è poi l’integrazione nel tessuto sociale che li ospita, di coabitare nello stesso appartamento in numero eccessivo. Facile a dirlo o ad imporlo, ma tutti sanno che la maggior parte di immigrati lavorano saltuariamente e con contratti temporanei e che i lavori che svolgono non sono ben pagati e di conseguenza se dovessero pagare gli affitti richiesti tornerebbero di corsa a casa visto che fanno sacrifici , come d’altronde li hanno fatti i nostri emigranti, allo scopo di farsi un futuro in patria. In Germania ed in Belgio perlomeno venivano costruite per i nostri operai abitazioni allo scopo di agevolare la loro permanenza senza che il costo dell’affitto potesse incidere molto sulla busta paga. In Italia si costruiscono invece appartamenti e case dal costo improponibile che a quanto sembra non possono permetterselo più nemmeno i residenti. Ma mi chiedo: cosa aspettiamo a diventare tutti gialli di pelle?, potremmo traslocare in Cina, con maggiori speranze di sviluppo economico personale.
Italo Surìs

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