martedì 12 febbraio 2008

Hai, hai hai!, cactus, che male che mi fai


12 febbraio 2008

Forse sarò diventato anche vecchio, mi rendo conto di non riuscire più a leggere i giornali, ma non é la presbiopia a crearmi problemi, quanto la miopia. Non intendo affermare che il disturbo visivo non mi permetta di leggere in modo normale, mi riferisco solo alla miopia di chi trasmette le notizie. Ho pensato fra me e me, questo o è miope veramente, o lo fa.

Mi riferisco ad una notizia, apparsa su un quotidiano locale, in cui si parlava dell’abbattimento dei lecci. A dir la verità, e scusate la mia ignoranza, in un primo momento ho pensato a degli animali pugliesi. Come, mi sono chiesto, degli animali selvatici in piena città? già perché per decidere cosa fare, se abbatterli o no, la giunta comunale del paese ha raggiunto, quello che in parvenza dovrebbe essere un accordo, solo verso le ore 24.00= Sì signori proprio mezzanotte.

Solo scorrendo attentamente le righe successive e, attraverso l’immagine che si prospettava nitida dinnanzi ai miei occhi stanchi, ho capito che si trattava d’alberi, già proprio piante. Certo non sono riuscito a capire il motivo di una tale prolungata discussione. Ho spostato allora timidamente lo sguardo, quasi con pudore e sempre più convinto d' essere un cretino, su un articolo adiacente al primo. Ciò facendo, ho letto qualcosa che si collegava ad un progetto per l’esecuzione di una variante della viabilità esistente, riferita alla stessa strada. Si trattava di una proposta per trasformarla in senso unico, creando una carreggiata più larga, e affiancando alla stessa, una pista ciclabile. Un progetto respinto dal primo cittadino e da attuarsi semmai, dopo la definitiva esecuzione di uno svincolo da eseguirsi in altro luogo.

Mi è sembrato di fare un puzzle, ho collegato le due notizie scoprendo che l’argomento alla fine riguardava lo stesso obbiettivo, ma allora mi sono chiesto perché non è stato fatto un unico articolo? Probabilmente i giornalisti saranno stati due e dello stesso giornale, oppure gli argomenti non saranno stati correlati fra loro e discussi nello stesso consiglio comunale, o forse avranno voluto suddividere i meriti o i demeriti, fra i vari proponenti; vallo a capire. Certo che la politica e gli editori sono un po’strani. Più sopra, infatti, sempre a proposito di piante, il consiglio “consigliava” di sostituire quelle malate, “proprio come si è fatto a Roma e a New York”, ha commentato un politico nostrano, concludendo il suo intervento.

Forse che a Tamai di Brugnera o a San Martino di campagna, non è più in uso fare una cosa del genere?, ditelo voi. In ogni modo devo ammettere che l’idea è veramente originale, anche perché, si legge più avanti, le piante malate verranno sostituite con altre 400, prelevate da un vivaio, il cui terreno è stato espropriato per fare uno svincolo di qualche altra viabilità. E qua va ancora tutto molto bene.

Sapete invece di tutto questo, cosa mi preoccupa veramente?, non tanto gli articoli scollegati fra loro e il collage che la mia mente confusa ha creato forse erroneamente, quanto la paura per un futuro incerto. Pensate che se un domani in quel comune dovesse governare un’amministrazione di destra, potremmo trovarci a passeggiare lungo una strada, larga sì una decina di metri, ma con qualche ciclista con il culo infilzato da aculei appuntiti, pendente dalle ramificazioni di qualcuna delle innumerevoli piante di cactus, piantumate lungo i bordi e prelevate da un vivaio di una sperduta isola mediterranea.


Italo Surìs

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