domenica 6 maggio 2007

interessiamoci d'interessi




04 Maggio 2007

Legge sul conflitto d’interessi. Finalmente qualcosa si muove! Responsabilmente una classe politica, vuole prendere in mano questo annoso problema per cercare di vanificare i devastanti effetti negativi del conflitto d’interessi in politica. In un’occasione, durante un incontro con determinate persone, professionisti e non, chiesi come mai la base d’Aviano fosse stata costruita con una progettazione di stile mediterraneo e non Americano. Mi risposero politica!. Non capii, e non capisco tutt’oggi, cosa c’entra la politica con lo stile? E’ ovvio, come abbiamo visto per la base di Vicenza, che per iniziare un progetto rilevante per due paesi ci siano alla base accordi comuni fra le parti. Sia su dove costruire, per opportunità logistiche, sia sotto il profilo di ritorno economico e occupazionale. Chi costruisce in Romania, fa lavorare ditte Rumene, e assume personale del luogo, e viceversa. Cosa voglio dire con questo?, semplice! che di qualsiasi cosa si parli, basta rispondere è politica o è un problema politico, per appianare ogni dubbio e risolvere apparentemente ogni problema. Ma vi sono dei problemi da risolvere anche in sede politica, su come fare politica, cosa è giusto o non è giusto fare, per migliorare una competizione politica, quali siano i candidati che si possono eleggere e quali non. E’ sotto quest’aspetto che l’attuale Governo sta facendo una proposta di legge, che personalmente ritengo anche tardiva. Se guardiamo bene, in politica il conflitto d’interesse è generalizzato, poiché i singoli rappresentanti politici, rappresentano o l’una o l’altra categoria. E qui mi sembra non ci sia nulla di nuovo sotto la luce del sole. Ci sono politici vicini alla Chiesa, quelli vicini alla grande imprenditoria, quelli vicino alle banche, altri ancora ad associazioni di commercianti. E si sa ognuno tira acqua al proprio mulino. Chi ha il secchio più grande ne prende di più chi non ha secchio, s’incarta! Sotto questo aspetto sembrerebbe tutto normale, il fatto è che un paese non può fare delle scelte condizionata da una o l’altra personale esigenza, ma come recentemente ha anche confermato Prodi, il quale fin’ora si è mosso piuttosto bene affrontando i problemi concretamente, ciò che si deve tenere d’occhio è la sostanza, il risultato nel suo insieme, la crescita del paese. Ecco cosa intendo dire quando parlo di cambiamento. Il cambiamento ovviamente comporta dei sacrifici, anche dolorosi, ma agli stessi corrisponde sempre una crescita! Meritocrazia, etica e libero mercato questi sono i presupposti per il rilancio della nazione. Basta con gli scandali, con il nepotismo, con il monopolio. Il conflitto d’interessi si può intendere come monopolio politico. Non si lascia spazio alle nuove generazioni i politici vengono scelti dal partito e non dall’elettore, e grossi gruppi imprenditoriali, inseriscono i propri uomini in punti chiave dell’economia. Nulla di nuovo sotto il sole, va bene, ma che non si possano fare delle correzioni ad un sistema politico distorto e quasi unico nel mondo, questo mi pare assurdo. In America recentemente abbiamo visto come gli sponsor incidano in modo determinante sul risultato delle elezioni. Eppure lì non si è presentato alle stesse alcun magnate. In Italia moltissimi imprenditori fanno politica. I nomi sono noti. Ovvio che ciò strida col concetto di libera concorrenza politica e corrisponda invece ad una forma di appiattimento della stessa. E’ altrettanto chiaro che per poter fronteggiare politicamente uno schieramento agguerrito, il partito avversario debba adeguarsi, divenendo esso stesso un clone. Non ci sarebbero più quindi quelle diversità che caratterizzerebbero idealmente i singoli partiti. Un po’ come avviene in America. Altro problema è il possesso di fonti di pubblicità per cui non ci sarebbe equità nella trasmissione delle informazioni. Ormai non ci sono più politici del nome di Spadolini, Moro, Einaudi, Pertini, Saragat, insigni rappresentanti della nostra democrazia, spariti dalla scena politica del paese. I grossi interessi economici hanno minato alla base la vera politica. La prima era una classe politica che amava il proprio paese e che lo ha fatto rinascere dalle macerie della seconda guerra mondiale, che ha tentato di risolvere i problemi nell’insieme, nell’interesse di tutta la comunità con equilibrio e con fermezza. Politici appassionati della materia. Altra cosa è invece possedere grosse realtà produttive, ditte o realtà commerciali, e partecipare ad elezioni come candidato. La legge non lo vieta per ora, l’etica forse sì, ma come ho sempre sostenuto la moralità è un fatto puramente personale. Giocoforza uno scadimento generale della politica stessa. Consideriamo che, come appurato, il 10% in Italia possedesse il 50% della ricchezza, mi pare ovvio che questo gruppo di persone, se non venissero fatti adeguati correttivi al sistema elettorale, avrebbero enormi possibilità di gestire e rafforzare il loro potere, accaparrandosi il maggior numero di seggi in Parlamento. Potere che verrebbe di anno in anno rafforzato.Tanto tempo addietro, un imprenditore Veneto, Bellunese mi pare, si mise in lizza per le elezioni regionali se non nazionali. Non riuscì a vincere , si incavolò talmente con i propri dipendenti che non lo avevano votato, da dare loro degli ingrati e minacciò di chiudere anche l’azienda. Non è la prima volta che si sentono operai felici di votare per il loro datore di lavoro, che reputano ovviamente molto bravo. Sarà anche vero, ma quanto sono influenzati dalla loro situazione?. Esso rappresenta per gli stessi fonte di reddito. L’imprenditore in genere è un individuo dotato di intelligenza fuori dal comune, molto capace, ma dove è scritto che debba essere altrettanto bravo in politica.? Può essere si come no!. In politica non sempre le scelte da fare corrispondono a quelle imprenditoriali. Ad ognuno il proprio mestiere. Altrimenti sarebbe anche giusto che anche i politici facessero gli imprenditori!


Saluti

Italo Surìs

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