sabato 5 maggio 2007

Il vecchio ardore II°



03 Maggio 2007


L'amore non ha età 2°

In questo momento il volto di ambedue veniva attraversato da un segno evidente di felicità. Come se gli oggetti sapientemente esposti in vetrina, riuscissero ad appagare una loro infantile esigenza d’amore, il dono confuso con l’affetto, la bellezza dell’oggetto, con la gioia, il loro rapporto parentale con uno scambio di regali. Che strano, ho pensato, da che mondo e mondo, ogni coppia si scambia un dono in segno di amore, di felicità, di dedizione. E se fossimo sulla luna?, non ci sarebbero questi sentimenti?, impossibile sciocco sistema di amarsi, l’amore ormai anch’esso soppesato, barattato con altra merce. Più è grosso l’anello, più mi ami, più è pregiata la cravatta di seta e più mi vuoi bene. Ecco perché tante facce tristi, tanti musi duri, in giro. Questo forse è uno dei motivi che spingono l’uomo verso la depressione, la follia collettiva. Ma non ha importanza, poi mi sono detto, il loro sorriso, la evidente serenità che si legge nei loro occhi, non vale una seduta di psicoterapia. E poi cos’è giusto e cosa non lo è in questo mondo. Giusto sicuramente è tutto ciò che giornalmente viviamo, le emozioni, belle e brutte che siano, le brutture, le incomprensioni. Questo è il mondo che ci circonda e questo dobbiamo serenamente accettare. Basta poco per vivere con serenità. La coppia che è lì dinnanzi a me lo dimostra è la prova di un rapporto equilibrato fra padre e figlia, fondato su valori condivisi, sicuramente non sulle passioni che piacciono tanto ai giovani, ma sul rispetto la condivisione, scelte fatte di comune accordo, senza tante domande, senza aspettarsi risposte, senza chiedersi il perché, ma nella massima fiducia ottenuta con il tempo, con lo sforzo di capire, di accettare la persona per quello che è, amandola fino in fondo senza sbraitare senza gridare ai quattro venti un rapporto intenso che a malapena dovrebbe essere pronunciato in silenzio, sussurrato per non rovinarne il suono, il tono, la soave tonalità…amoreee, tesorooo, felicita, amicizia affetto paterno, amore materno…parole soavi, senza accenti acuti o circonflessi, senza inutili ed roboanti aggettivi, che l’accompagnino, ma solo sussurri, anzi solo pensiero, anzi nemmeno questo, solo la mano nella mano del bambino che camminava fra loro. Ecco l’immagine che diceva tutto, un quadro Michelangiolesco, il miracolo fatto non da angeli, o Dei o Santi calati dall’alto, ma solo da un legame saldo, sereno silenzioso, senza grida, senza riflessi condizionati. Un legame fatto da una pace interiore, che si trasmette automaticamente all’esterno, un appagamento del corpo ma più di questo, dell’anima. Eh sì perché anima e corpo sono complementari, si muovono all’unisono, soffrono o gioiscono contemporaneamente, se gioisce l’uno anche l’altro lo dimostra attraverso segni, reazioni. E qui entriamo in quella filosofia orientale, da noi non ancora accettata pienamente, rifiutata per il semplice fatto che se riconosciuta toglierebbe potere all’uomo stesso.
Alla prossima
Italo Surìs

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