venerdì 4 aprile 2008

l'oca all'ingrasso

04 aprile 2008

E la storia si ripete, il potere contrattuale è sempre nelle mani del più forte, non c’è niente da fare. Pur facendo gola alla Air France, l’Alitalia è allo stato di fatto un semplice affare, aerei, aeroporti, hangar, hub hostess, piloti, addetti allo scarico merci, sono solo elementi di un grosso giocattolo messo in svendita, un giocattolo che nessuno vuole più perché vetusto, un peluche sdrucito, che rischia di finire nella pattumiera proprio come molte cose in Italia.

Quello che una volta era considerato per la nostra nazione, il simbolo dell’orgoglio nazionale dei trasporti aerei, è rotolato anzi per stare in tema è precipitato per le responsabilità politiche sindacali per un soprappeso. Se vogliamo fare una similitudine la compagnia di bandiera si è rivelata agli occhi di tutti per quello che è, non un’aquila veloce, un rapace dalle forme snelle e dalle ali forti e ampie, dai muscoli pettorali sviluppati, dal becco arcuato e robusto, pronto a dilaniare la preda agognante, ma pur sempre animale dignitoso ed elegante. Non potremmo più osservare nel cielo una forma alata che si staglia in controluce come ombra nella luminosità del sole planando leggera e sicura fra le vette più alte delle nostre bellissime montagne. Per molto tempo ci siamo illusi che la nostra compagnia aerea rappresentasse tutto ciò, e non come alla fine si è scoperto per quello che realmente è, “una rassa” , in dialetto veneto, una stupida ed inutile oca messa all’ingrasso per farne poi dell’ottimo patè di fegato, che tanto appunto piace ai francesi.

Sappiamo tutti che questa è un prodotto della tradizione d’oltralpe, eppure anche in questa specialità, noi italiani ci siamo dimostrati molto più bravi. Abbiamo ingrassato a nostre spese un’intera compagnia d’oche. Lo abbiamo fatto con i soldi pubblici, con il nostro denaro, a discapito dell’efficienza e in nome dell’appartenenza ad un partito politico o alla miriade di sigle sindacali. Siamo stati veramente bravi, dobbiamo come narcisi complimentarci a vicenda, le abbiamo ingrassate tutti, dai partiti ai sindacati ma dagli stessi dipendenti che ora starnazzano impauriti come anatre, imprecando contro le categorie che hanno giocato al rialzo, ma che essi stessi hanno voluto e appoggiato. Tutti, ora, ci siamo resi conto che non esiste più per nessuno quel salvagente o il canotto di salvataggio che fin’ora è stato sempre calato dall’alto in acqua, in caso di ammaraggio forzato per un guasto ai motori di qualsivoglia aereo.

Un canotto chiamato Stato che non esiste più. Ora, giubbotti salvagente ormai bucati o addirittura inesistenti, sono gettati ai naufraghi da cinici politici durante una campagna elettorale che gioca sulla pelle dei dipendenti a rischio di disoccupazione. Angeli in doppiopetto promettono di lanciare una corda, anzi illudono le migliaia di persone che stanno annegando in un mare in tempesta, che ci sia una cordata pronta a levarli dai guai, una scialuppa enorme che verrà ad accoglierli tutti gratuitamente di cui però non si vede neppure la prua all’orizzonte. Terraaa, terraa, gridarono gli uomini della nave ammiraglia, quella di Cristoforo Colombo, alla vista lontana di una sottile striscia di colore grigiastro, nella nebbia della prima mattina.

Sono sicuro che le nuove indie saranno nuovamente scoperte anche per i dipendenti dell’Alitalia, terre su cui ricostruire un futuro più realistico anche se difficile e doloroso. Avverrà di certo, ma ad un costo maggiore di quello che avrebbe potuto essere, se tutti avessero trattato il problema con maggiore responsabilità e realismo. Il datore di lavoro, si sa, ha sempre il coltello dalla parte del manico. Qualcuno ha tentato di giocarci ferendosi e peggio ancora, dirottando la lama nella direzione più pericolosa, affondandola in un potere contrattuale già ridotto all’osso. Intervenga lo Stato a mediare, stiano a casa i possibili millantatori e rincominciamo da capo. Non esistono più bandiere né etichette, ma solo la necessità di ricostruire la nostra economia “sommersa”……..dai debiti!


Italo Surìs

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