25 aprile 2008
Ecco gli imponenti alberi verdeggianti che con le loro chiome proteggevano formando coltri verdeggianti ed impenetrabili all'occhio umano, i pochi coraggiosi che avevano osato ribellarsi nei 1948 alle forze d'occupazione. Forse sono ancora tutti là e potrebbero dopo più di cinquant'anni, raccontare cose e anedoti mai conosciuti o sentiti da pochi. Amori nascosti e fugaci, lunghe gonne nere alzate sopra la vita per agevolare un rapporto veloce di sesso fra fidanzati divisi dall'esigenza di sopravvivere alle retate tedesche. Giovani mogli o fidanzate partigiane il cui compito consisteva nel portare vettovagliamento e messaggi cifrati ai loro consorti e a capitan "Maso" o al "comandante guglielmo". Ricordi che gelosamente conservano nel cuore del fusto, immagini scolpite nelle radici dei pini o degli abeti ma anche di faggi e di larici che rendono così misteriosa e affascinante l'intera vallata. Appena sotto il letto di alcuni caduti, fredde lastre di pietra a ricordo del coraggio di molti giovani montanari, ma anche di altri provenienti dalle città o dalla valle sottostante , o dai campi del Veneto e del Friuli. Cappellani, medici insegnanti o ufficiali fuggiti dai campi di battaglia, costituivano quelli che venivano chiamati i comandanti di battaglioni di partigiani. Una guerra disperate che ci ha portato l'illusione di una libertà che è durata una manciata di secolo. Giovani guardate queste immagini, osservate quegli alberi possenti e dignitosi e rivolgetevi alcune importanti domande. Dove stiamo andando?
Capire, soprassedere, perdonare; questi sono gli elementi e le condizioni minime per rapportarsi con le persone e trarne anche un vantaggio. Quello di potersi sedere con tranquillità in poltrona per discutere di tutto, un pò
sabato 26 aprile 2008
il verde del ricordo
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