venerdì 18 aprile 2008

ilii,illyyy,illyyyy, buona notteeee....!

17 aprile 2008


Come stanno le cose in Friuli, dopo il voto di due giorni fa? E’ una domanda alla quale mi piacerebbe rispondere con dati alla mano, al di là delle ipotesi sollevate da cervellotici politologi. La gente si diverte a fare analisi, congetture, a psicanalizzare l’elettore per scoprire i motivi di un repentino cambiamento di consensi dall’uno all’altro schieramento. Ma è possibile prevedere il comportamento dell’uomo, basta comportarsi in modo estremamente corretto e professionale per essere approvato e rieletto?.

Sono domande che ogni giorno che passa si fanno in me più assillanti e alle quali sto, solo ora, trovando la risposta. Una constatazione semplice quanto brutale e definitiva, la stessa che probabilmente ha attraversato la mente dell’ex governatore e giovane imprenditore friulano, Riccardo Illy, il re del caffé, il più progressista dei politici, il più impegnato anche nel riconoscere e rafforzare quell’autonomia fiscale già largamente posseduta dagli abitanti di questa regione di gente laboriosa e ricca.

Non c’è nessuna ragione se non l’egoismo, già l'atavico sentimento che riaffiora, associato al cinismo più abbietto, alla furbizia del più forte perché furbo e più furbo perché più forte. Non ci sono altre risposte se non il desiderio di una secessione strisciante, come appunto ho letto da qualche parte. La convinzione di essere autosufficienti, di non aver bisogno di nessuno se non di se stessi, si è alla fine concretizzata sotto forma di voto e lontana da occhi indiscreti, nell’urna elettorale.

Proprio questa è la risposta, l’unica e convincente per cui, in un sol giorno, si sono sovvertiti i sondaggi che davano in vantaggio il candidato di sinistra. Le solite frasi hanno ancora una volta avuto successo, dal “dai al comunista” a “Roma incapace e ladrona” “le tasse non si devono pagare se sono più del 32%”. E’ questa aggiungiamo, la scomoda verità che nessuno ha il coraggio di ammettere, il desiderio di non dare “schei “a nessuno, nemmeno quelli dovuti e che tutti pagano in un paese democraticamente avanzato.

Al massimo si potrebbe con uno sforzo abnorme darli a se stessi, ai propri rappresentanti politici, quelli in cui c’identifichiamo, i padroni della terra su cui viviamo anche se calpestata da una maggioranza di persone “importate”. In fondo perché sono qui? per dare, cacchio!, mica per avere quello che spetta di diritto ad ogni cittadino di questa nazione. Gli immigrati portano via case, terreno, attività e anche donne e l’uomo friulano si chiude a riccio rifiutando il confronto, evitando di crescere, dimenticando ormai il significato d’ imprenditoria e di innovazione. Questa è l’unica scomoda verità, punto e basta.
Italo Suris

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