giovedì 17 aprile 2008

Non ci capisco un pino secco





17 aprile 2008

Bianco e verde, il vecchio ed il nuovo, anche in politica. Già, una mia fissazione quella di paragonare ogni cosa che dico e che faccio con qualcosa di reale, con esperienze di vita. Il color bianco raffigurato nell'immagine dai fiori di un ciliegio che ad ogni primavera vedo rifiorire dalla finestra dell'ufficio in cui lavoro, potrebbe paragonarsi politicamente alla vecchia DC. Quella per intenderci del primo dopoguerra, nata dalla resistenza dei pattrioti Italiani durante l'occupazione nazista. Un partito scomparso nei rivoli del trasformismo politico e che in questi anni, subito dopo l'uccisione di Aldo Moro, si è riversato in molteplici schieramenti dai simboli più disparati.

Proprio questa sera, mi sembra d'aver sentito distrattamente paragonarlo al nuovo albero che svetta verso il cielo, un' imponente pianta alpina, di color verde padania, l'abete o il pino dei boschi del nord Italia. Non so se politicamente il paragone possa essere considerato corretto, so solo che la vecchia DC profumava più o meno candidamente di primavera, proprio come l'essenza dei fiori di ciliegio segnati al centro da una leggera colorazione rosa. Il pino cresce ben radicato fra le rocce, nei terreni impervi delle valli, o lungo i pendii scoscesi dei monti delle nostre affascinanti montagne.

Ma non profuma come i frutti del primo, nè ha fiori, ha solo aculei di un bel colore, ma che una volta caduti al suolo, non permettono più la crescita di alcun'altra forma di vita. Solo un tappeto di filiformi foglie, all'ombra di quest'imponente pianta così cara a tutti noi. E' un paragone calzante? ditelo voi, io di politica come avrete capito non ci capisco un bel pino secco.

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