venerdì 4 aprile 2008

vorrei la pelle dura

04 marzo 2008

Che c’è da dire, l’Italia è una nazione di masochisti, di gente che ormai gode frustandosi o facendosi frustare nel fondoschiena e anche castrandosi i cicisbei, leggasi coglioni, da sé. Scusate la franchezza e la rudezza delle mie espressioni apparentemente prosaiche. Ma come avrei potuto render meglio l’idea?, come avrei potuto considerare, mantenendo una forma di relativo rispetto, degli imprenditori agricoli che esportano nel mondo cibo o bevande adulterate?

Ovvio che mi riferisco agli ultimi avvenimenti, alle mozzarelle alla diossina ed al vino all’acido muriatico. Speriamo che non inventino la mortadella alla dinamite e la pizza alla capricciosa, cambiando gli ingredienti e sostituendoli con polvere di carbone, verde zolfo, cadmio a scaglie e mercurio sfuso. L’italiano, si sa, ha molta fantasia e la usa di solito nel modo meno proficuo dal punto di vista dell’immagine personale e nazionale. L’italiano medio è a tutti gli effetti un autodistruttivo, una persona che vuole costruire il successo, sul decesso, quello fisico degli altri, ma anche quello della propria identità nazionale.

Non si contano più le truffe fatte alla comunità Europea, richieste di sovvenzioni per vigneti che ben a guardare sarebbero sorti in pieno mar adriatico, ma anche soldi richiesti per la ricerca, unica cosa veramente portata a termine con risultati eccellenti, “ la ricerca costante di metterla in cubo agli altri”. In questo possiamo far scuola e aprire atenei in tutto il mondo. Ecco, si facciano avanti i Totò del terzo millennio, l’italico Arsenio Lupen o l’Albertone di turno, travestito da novello paparazzo o da immobiliarista rampante, e perché no?, da politico cattoultranazidiesseverdista. In fondo non è che godiamo nel mondo di buona fama, ci chiamavano maccaroni e violincellisti, chiacchieroni e menefreghisti. Sono passati quei tempi, ora non ci chiamano più mafiosi, ma camorristi. Siamo avanzati di grado e la mondezza ha sostituito la lupara dei tempi che fu. Certo fa più morti la monnezza che la lupara nel terzo millennio, ma se aspettiamo un pochettino, vedrete che si aggiungeranno ulteriori novità.

La Cina non vuole le nostre mozzarelle, ma come si permettono?, noi non abbiamo mai bloccato l’esportazione di volatili durante l’epidemia aviaria, e nemmeno l’America si è permessa d’ impedire che entrassero nel paese i giocattoli trattati con vernice al piombo molto pericolosa, ciò per la salute pubblica e probabilmente quando la cosa è divenuta di pubblico dominio. Allora perché mai questo gigante di quasi tre miliardi di persone non dovrebbero cibarsi delle nostre filanti mozzarelle?, ma come si permettono, visto che mangiano cani, vermi nidi di rondine e pure cavallette fritte? E’ una gran vergogna!! Sarà, ma suppongo che possa essere una forma di ritorsione, un modo per ammorbidire gli stati canaglia, quelli che chiudono le frontiere al primo piccolo imprevisto o che si allarmano per un po’ di sangue sparso recentemente in Tibet. State attenti ragazzi a non voler seguire l’esempio dei francesi o dei tedeschi, mi sembra di capire, mettete sotto controllo le mozzarelle per un periodo di dieci giorni e vedrete che tutto si sistemerà.

Già non è difficile sistemare le cose in Italia, un insigne primario parla bene dei termovalorizzatori e un altro ne parla male, uno promuove i prodotti OGM e l’altro li boicotta. Ma chi ci capisce più nulla: Io una cosa la proporrei, perché non ci mettiamo, mentre si mettono tutti d’accordo a giocare a briscola sorseggiando un buon rosso al metanolo in modo che non ci sia più il motivo di contendere; la nostra pellaccia?
Italo Suris

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