mercoledì 19 marzo 2008

il nero ed il nero

19 marzo 2008


Due notizie occupano la cronaca dei giorni nostri e l’argomento è similare, anche se gli interessati non svolgono lo stesso lavoro, oppure si, ma con metodi e in situazioni del tutto diverse, I primi sono ufficialmente considerati dei Vip o delle star come si voglia dire del mondo politico istituzionale, dello spettacolo o grossi imprenditori dell’industria metalmeccaniaca e farmaceutica, alcuni addirittura insigniti di onorificenze, mentre gli altri più mestamente, pur intraprendendo, ruotano nella sfera di un’economia che poco a che fare con quella reale e legale, ma che condivide le stesse finalità. Il potere e l’accumulo di denaro attraverso l’economia sommersa dell’illegalità.

Ma cos’è che li accomuna sulla pagina dei giornali nazionali più titolati ? Risposta: il lavoro della procura, quello della Guardia di Finanza e infine l’opera delle agenzie delle entrate. In poche parole tutte quelle istituzioni che hanno il compito di far emergere il “ sommerso” dagli abissi oscuri e compiacenti di grossi gruppi bancari o immobiliari. Non voglio e non m’interessa fare nomi, anche perché saranno di pubblico dominio nell’immediato, ma uno di questi mi riguarda da vicino, non tanto perché mi è parente, quanto perché l’ex proprietario è stato per anni ed è tutt’oggi considerato un benefattore dall’intera comunità Pordenonese.

E’ alla fine il simbolo del dopoguerra Friulano, il nome che ha marchiato gli elettrodomestici degli anni 60; Il nome è composto da sette semplici lettere dell’alfabeto e stranamente quel assieme di vocali e consonanti che compongono un cognome di prestigio, incomincia con l’ultima lettera dell’alfabeto: “la lettera Z”. Quella di cui, tutti da bambini andavamo tanto fieri e che era evidenziata, con il suo color oro, sul capello nero a larghe falde calzato da un eroe messicano che avevamo imparato ad amare guardando i primi e innocenti film alla Tv. Una strana e gracidante scatola di legno e vetro prodotta proprio dalla ditta di quello che, da ex operaio, aveva ingrandito la sua piccola e modesta bottega di trapani o elettrodomestici fino a farla diventare un colosso Europeo se non mondiale. Anche lui generoso ed intraprendente eroe da imitare, un giusto delle terre friulane.

Ora si è scoperto che molti dei suoi capitali, una cifra enorme, giacciono e si fa per dire nel senso che sono banconote vive e vegete e procurano, pur apparentemente inattive, ulteriori vertiginose entrate da tradurre in cifre a sei o nove zeri. Maledetta “Z”, ancora presente e apparentemente insignificante, come lo può essere, per una società distratta, la vita di un essere che lavora in catena o a cottimo o non in regola; uno “0” del mondo produttivo. Strano questo mondo che mette al sicuro un pezzo di carta straccia preservandolo e coccolandolo come se fosse un bimbo in fasce, mentre lascia morire il suo vero capitale in guerre vere o fittizie che siano.

Incidenti sul lavoro, missioni di pace, errori dovuti ad imperizia nella malsanità, in conflitti a fuoco con la criminalità o lasciando che la sostanza dopante e le droghe che impestano l’aria di grossi centri e capitali mondiali, spappolino nel tempo il cervello di giovani promesse del mondo culturale e dello spettacolo, come quello dell’imprenditoria e della disperazione notturna che si nota ai bordi delle strade. Mettiamo questa gente nelle cassette di sicurezza di una banca estera, come potrebbe essere appunto la Lgt di Vaduz in Lichtenstein, almeno preserveremo la preziosa vita donataci per nobili scopi:” la continuità della specie umana in un mondo che in fondo non ci appartiene.

Budoia

Italo Surìs

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