lunedì 31 marzo 2008

natura innaturale



30 marzo 2008

fiori, fiori di plastica, che durino per non disturbare più di tanto il parente ancora in vita. Non c'è più tempo in questa vita nè per i vivi, nè per i morti, e nemmeno per gli affetti, ma solo per il denaro e gli affarii, per il potere e le angherie, neppure per la natura e per Cristo non riserviamo più un briciolo del nostro prezioso tempo, della nostra artefatta felicità. Più nulla esiste e si meritano i nostri morti. Forse neppure un pensiero che genererebbe un forte senso di colpa, un'imbarazzante senso di disagio interiore che si può solo tradurre in vergogna e in rimorso. Fiori, fiori di plastica che non appassiscano, addossati su pareti di lucido e freddo marmo, corpi stivati in gabbie di pietra, come animali da stipare ormai congelati in celle sovrapposte. Macelleria mentale e emotiva di giorni oscuri come non mai, la paura rende cinici, l'illusione di onnipotenza e di garanzia di vita legata al possesso delle cose terrene, si scontra con questa realtà, cinica e fredda realtà di tutti i giorni, una fila di morti che si vergognano di essere tali, che mai più vorrebbero pesare cadaveri in decomposizione o mummificati che desidererebbero solo il silenzio e l'oblio. Ma la speculazione e la necessità di guadagno dei loro stessi simili, non riosparmia nemmeno il dolore, nè le ultime volontà di che avrebbe voluto per sempre vivere finalmente sereno senza render conto più a nessuno. Fiori, fiori di plastica come di plastica è il nostro cuore, vene di fibra, sorrisi ceramici, sesso blasfemo e nulla più.
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