lunedì 31 marzo 2008

castello di carta


31 marzo 2008

Castello di carta. Ho voluto identificare come castello di carta quella casa in mezzo al verde. Stona, sì stona il cemento, il ferro, l'auto posteggiata ai lati del muro che trattiene il terrapieno a forma trapezioidale, solcato da un vialetto di accesso. S'ì è un maniero che ha deturpato una zona una volta bellisssima, fra le colline di Vittorio Veneto. Mi sono affacciato ad un parapetto lungo una via di montagna, ho guardato in basso e ho visto. Osservavo il paesaggio, mentre al mio fianco una donna non più giovane esclamava il suo stupore per tanta bellezza, era incantata da un panorama, un'insieme di campi e di piccole e grandi abitazioni, che si estendevano a perdita d'occhio verso l'infinito. "Che bello questo panorama, davvero incantevole" esclamava con voce stridula ed eccitata. Rimasi stupito, e non riuscivo a capire. Dall'alto la natura sembrava soccombere sotto la sconfortante visione di centinaia di abitazioni di cemento e di mattoni. Tetti, fabbriche e capannoni deturpavano per sempre quella che era stata una volta una meraviglia della natura, un'area immensa di verde, un'estensione di campi e di vegetazioni, di piante e vigneti, di fiori e di arbusti. Il colore del verde non era più nemmeno quello che avrebbe dovuto essere, sembrava un colore bruciato, un insieme di terra contaminata dall'uomo da tante piccole e grandi scatole vuote come solo il cervello di chi ha potuto volere tanto scempio può essere. Guardatela quella villa che identifica la necessità di sentirsi qualcuno, di possedere la terra, anzichè essere posseduti dal sole e dalla natura.
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