Capire, soprassedere, perdonare; questi sono gli elementi e le condizioni minime per rapportarsi con le persone e trarne anche un vantaggio. Quello di potersi sedere con tranquillità in poltrona per discutere di tutto, un pò
lunedì 31 marzo 2008
la valle disincantata
31 marzo 2008
Altra foto, più o meno bella, più o meno triste, più o meno realista. Da una collina del vicino Veneto, si può osservare come non vi sia più spazio per l'obbiettivo della fotocamera digitale, di spaziare liberamente verso l'orrizzonte senza incontrare l'ostacolo innaturale di qualcosa che deturpa il paesaggio. Il verde regredisce ogni giorno che passa ed i filari di viti assomigliano sempre di più a croci più che a piante. Ogni croce di legno, una speranza perduta.
Paesaggio contaminato
31 marzo 2008
Questo è un panorama accettabile il campanile svetta alto verso il cielo, quasi ad indicare la direxzione verso cui guardare, le piante sulla destra della collina, sembra si siano ritirate timorose su un lato lasciando il posto al piccolo gruppo di edifici che compongono quello che una volta si poteva definire un apiccolo agglomerato urbano in mezzo alle colline e che ora si sta ampliando, conquistando metro dopo metro il terreno su cui i primi abitanti coltivavano i campi, patate fagioli, vuva ed ulivi. Sullo sfiondo le montagne stanno a guardare, aspettando il loro turno che prima o poi verrà, sarà quello di cedere il passo al progresso, alle ruspe o alle mine, per fare cemento che crescerà indisturbato e colorato dalla ruggine dei tondini di ferro in esso annegato.
castello di carta
31 marzo 2008
Castello di carta. Ho voluto identificare come castello di carta quella casa in mezzo al verde. Stona, sì stona il cemento, il ferro, l'auto posteggiata ai lati del muro che trattiene il terrapieno a forma trapezioidale, solcato da un vialetto di accesso. S'ì è un maniero che ha deturpato una zona una volta bellisssima, fra le colline di Vittorio Veneto. Mi sono affacciato ad un parapetto lungo una via di montagna, ho guardato in basso e ho visto. Osservavo il paesaggio, mentre al mio fianco una donna non più giovane esclamava il suo stupore per tanta bellezza, era incantata da un panorama, un'insieme di campi e di piccole e grandi abitazioni, che si estendevano a perdita d'occhio verso l'infinito. "Che bello questo panorama, davvero incantevole" esclamava con voce stridula ed eccitata. Rimasi stupito, e non riuscivo a capire. Dall'alto la natura sembrava soccombere sotto la sconfortante visione di centinaia di abitazioni di cemento e di mattoni. Tetti, fabbriche e capannoni deturpavano per sempre quella che era stata una volta una meraviglia della natura, un'area immensa di verde, un'estensione di campi e di vegetazioni, di piante e vigneti, di fiori e di arbusti. Il colore del verde non era più nemmeno quello che avrebbe dovuto essere, sembrava un colore bruciato, un insieme di terra contaminata dall'uomo da tante piccole e grandi scatole vuote come solo il cervello di chi ha potuto volere tanto scempio può essere. Guardatela quella villa che identifica la necessità di sentirsi qualcuno, di possedere la terra, anzichè essere posseduti dal sole e dalla natura.
filari
30 marzo 2008
filari, spogli filari di uva, solo piante che aspettano di dare la vita a bianchi grappoli d'uva, oro della natura, sidro della speranza, il sangue di cristo, è questo che la pur alcolica bevanda ha rappresentato nell'eucarestia. Era forse prezioso come il pane? o nei chicchi dorati è andato a finire il sudore dell'uomo. Frutti amatie cullati dal vento, accarezzati dalle mani dell'uomo e baciati dai raggi solari. Piante agrappate alla terra speranzose di vivere ancora a lungo di servire il padrone suo , l'uomo, di rendersi tile facendosi strappare in ogni stagione i figli suoi, i grappoli d'uva per soddisfare colui che loe ha con pazienza coltivate, forse con interesse amate. Un amore di comodo, forse voluto dalla stessa natura e ora diventato eccessivo, sacrificato com'è al profitto e non alla semplice esisgenza di sopravvivenza e di piacere.
fra pennello e mitra
L'arte è prerogativa di animi sensibili, serve ad esprimere i propri sentimenti, senza inquinarli con la parola e con i gesti. E' più facile farsi amare usando un pennello, come è ancor oggi molto difficile, trasmettere le proprie emozioni sciogliendo i sentimenti congelati dalla paura.
meditate gente
Italo Surìs

pietre e rispetto
30 marzo 2008
Belle case di pietra, coppi scoloriti dal sole e dal tempo, abbaini di legno ingrigito dagli anni, fascino di un tempo che fu. Nostalgia, sì nostalgia di un passato, nostalgia del sudore e dell'amore fatto nei fienili fra l'odore dell'erba essiccata, mista a quello dei fiori. Sì nostalgia, nostalgia di sentimenti violenti, di passioni e di odi, di rancori e di soffrenza del corpo e dell'anima. Montagne sullo sfondo che non possono parlare, ricordare le morti dei nostri giovani partigiani, di banditi o di onest'uomini. Case, case di pietra e di speranza, la speranza di vivere meglio ma non fra quattro mura ingrigite e ormai inacessibili, ma meglio perche fra le fughe delle pietre che le compongono esiste la speranza che qualcosa che sta scomparendo non si allontani per sempre da questa terra. La solidarietà, l'aiuto spontaneo di gente di montagna o di campagna, sentimenti divorati in città fittizie lastricate d'asfalto e costruite per animali forse in calore.
natura innaturale
30 marzo 2008
fiori, fiori di plastica, che durino per non disturbare più di tanto il parente ancora in vita. Non c'è più tempo in questa vita nè per i vivi, nè per i morti, e nemmeno per gli affetti, ma solo per il denaro e gli affarii, per il potere e le angherie, neppure per la natura e per Cristo non riserviamo più un briciolo del nostro prezioso tempo, della nostra artefatta felicità. Più nulla esiste e si meritano i nostri morti. Forse neppure un pensiero che genererebbe un forte senso di colpa, un'imbarazzante senso di disagio interiore che si può solo tradurre in vergogna e in rimorso. Fiori, fiori di plastica che non appassiscano, addossati su pareti di lucido e freddo marmo, corpi stivati in gabbie di pietra, come animali da stipare ormai congelati in celle sovrapposte. Macelleria mentale e emotiva di giorni oscuri come non mai, la paura rende cinici, l'illusione di onnipotenza e di garanzia di vita legata al possesso delle cose terrene, si scontra con questa realtà, cinica e fredda realtà di tutti i giorni, una fila di morti che si vergognano di essere tali, che mai più vorrebbero pesare cadaveri in decomposizione o mummificati che desidererebbero solo il silenzio e l'oblio. Ma la speculazione e la necessità di guadagno dei loro stessi simili, non riosparmia nemmeno il dolore, nè le ultime volontà di che avrebbe voluto per sempre vivere finalmente sereno senza render conto più a nessuno. Fiori, fiori di plastica come di plastica è il nostro cuore, vene di fibra, sorrisi ceramici, sesso blasfemo e nulla più.
Il lampione
30 marzo 2008
Una foto scattata per prova, di notte se non erro, voi cosa ne dite?. ho usato la massima sensibilità di velocità ISO disponibile nella fotocamera canon 400D in mio possesso, e la mano ferma,non possedendo tutt'ora alcun cavalletto. Il risultato è affascinante e si respira un sottile romanticismo, una nostalgica voglia di serenità notturna. Il desiderio di respirare l'aria della notte, fumando una sigaretta mentre si guardano le stelle , quelle vere e quelle costituite da luci artificiali del lampione che con la sua flebile luce rassicura gli animi. Non ha importanza se sotto allo stesso attenda impaziente un cliente, per un amore fugace e mercenario, una giovane donna venuta dall'est. E' là che pensa sotto al lampione, è una donna come tante più o meno fortunata che pensa a come tirara avanti, forse vittima di una vita mai voluta e di speranze disattese, della stessa violenza che implica il possesso del corpo ma non dell'anima. Donna libera di pensare e di soffrire, uniche libertà ancora concesse per lei sotto un lampione di una città metropolitana.
domenica 30 marzo 2008
il candore che ci rimane
30 marzo 2008
Queste sono le mie montagne in una giornata apparentemente invernale. Il sole era riflesso dalcandore della neve depositata nonostante la primavera sulle cime più alte delle prealpi carniche. Gli arbusti sembrano con i loro rami voler proteggere la natura che oltre si intravvede dalle mani rapaci e dall'incuria dell'uomo. Ultimo baluardo, braccia sollevate verso il cielo terso colori indimenticabili, sfumature di azzurri, ombre e curve discendenti rocce che si intravvedono fra le foglie ancora poco sviluppate. mentre sulla parte inferiore l'oscurità cela la vergogna più assoluta, case, cemento,campi incolti e abbandonati, ultima speranza di un senso etico di un'appartenenza ad una natura che sta scomparendo nello stomaco di ingordi animali.
sabato 29 marzo 2008
raziocinio un ricordo?
venerdì 28 marzo 2008
notturno
28 marzo 2008
Ecco una prova di fotografia digitale scattata di notte. Ho usato la mia nuova Eos 400D con velocità ISO impostata su 16600, senza alcun cavalletto ed usando l'obiettivo sigma con lo stabilizzatore inserito. Non male per essere una delle prime da me fatte. come vedete no c'è luce artificiale dovuta al flash, nè alcun altra le ombre paiono nette ed i colori nonostante l'oscurità sono morbidi, mentre la messa a fuoco è quasi ottimale. Complimenti canon, hai realizzato una machhina reflex digitale di buona qualità.
Italo Surìs
l'immondizia nel petto
giovedì 27 marzo 2008
insieme di colori
27 marzo 2008
Non è venuta proprio male questa fotografia scattata con la mia nuova canon 400D. I colori sono caldi, l'insieme è ben riuscito e la pianta è posizionata rispetto all'inquadratura generale sulla sinistra, è un pò sfuocata ma appare viva nei colori ed i dettagli e le ombre sono nitide dando all'insieme quella vivacità e naturalezza che la rende quasi tridimensionale.
Con la marsigliese si ripianano le spese
Come dice Beppe Grillo, facendoci invadere dai tedeschi o dagli austriaci, finalmente torneremmo a capire cosa vuol dire vivere decentemente. Sparirebbero di punto in bianco molti problemi che si sono cristallizzati, forme di parassitismo che fanno affondare la nave Italia, zavorra inutile, supportata da vecchi sistemi imprenditoriali non liberisti, anzi monopolisti alla faccia degli italiani. In fondo lo si sa, la vera impresa nel nostro paese non esiste da tempo, siamo retrocessi all’ottantesimo posto come rapporto Pil e qualità di vita. Si legge continuamente di mancato rispetto di norme contrattuali, di morti bianche di mafie,di guerre di camorra, ultimamente di giovani straniere seviziate e torturate, costrette in schiavitù e ad immergersi, seppur gravemente malate, in acqua gelida assieme ai piranha.
Solo nel nostro Paese succedono cose di questo genere nell’indifferenza generale. Ben vengano nuovamente i Francesi a ridarci l’aria d’oltralpe, a sventolare la loro bandiera che è simile alla nostra, non dimentichiamolo. E’ la nostra bandiera che abbiamo tradito e che continuiamo ad insozzare, è nostra la responsabilità di ciò che avviene. L’alitalia avrebbe dovuto essere salvata un sacco di tempo fa. Ora mi chiedo, a chi faceva comodo che crollasse nel baratro fallimentare?,forse agli stessi che all’ultimo momento stanno rilanciando un ‘offerta improbabile per impedire apparentemente l’acquisto da parte di una compagnia straniera, guarda caso sotto elezioni? E a quale prezzo vorrebbero comprare la nostra decaduta compagnia aerea?
Forse al prezzo di una pipa di tabacco, come si fa nei paesi antidemocratici, allo scopo d’acquisire ciò che è di tutti a discapito dell’intera collettività, chiedendo casomai al Governo d’intervenire con ulteriori finanziamenti?. No grazie la cassa del mezzogiorno lasciamola per ora dov’è, un ricordo del passato, che si è però trasformata nel tempo in milioni di piccoli rivoli di malcelato e vergognoso spreco di pubblico denaro. Sì avete capito bene signori, Linate Malpensa come la Calabria o la Sicilia, o la Campania, un gioiello in mano ad amministratori probabilmente impreparati, incapaci o sonnolenti.
Questa è la verità, una scomoda verità che tutti conoscono ma che fingono di non sapere. Se dovesse esserci una cordata di banche e d’imprenditori italiani ben vengano, ma paghino tutto, il reale valore dei nostri sacrifici, senza sconti alcuno, prendendosi con il gioiello anche le responsabilità collegate. Non c’è rosa senza spine dice un detto che tutti conosciamo. Comprate pure signori, personalmente preferisco l’imprenditore straniero con cui devi rigar dritto certo, ma che parla chiaro, senza lasciarti all’improvviso in braghe i tela. Comprate, comprate o banche con i nostri soldi, quelli dei subprime o dei bond argentini, ma non trattate le nostre imprese come titoli di carta straccia.
Italo Surìs

mercoledì 26 marzo 2008
verdi l'ultima spiaggia
Gnocchi di susine ricetta Giuliana
Ingredienti per 6 persone:
500 gr di patate
250 gr di farina
1 uovo
250 gr di prugne secche
120 gr di ricotta affumicata
100 gr di burro
2 cucchiaini di zucchero
sale pepe cannella
Preparazione:
martedì 25 marzo 2008
il cane che si morde la coda
le Bois

25 marzo 2008
Certo che dopo tanti anni, è un pò curioso ritornare su vecchi argomenti, ma dà soddisfazione vedere che nella vita si è imparato parecchio o per meglio dire, si sono avute molteplici esperienze, molte negative, ma altrettante positive. Parlo di quando, per breve tempo, ho avuto l'esperienza di vendere travi lamellari "le bois lamelè colè", in francese. Il legno lammellare incollato, traducendolo in italiano. Non conoscevo a quel tempo nulla della materia, per cui ho dovuto imparare un pò alla volta. I primi libri, o meglio opuscoli, che ho avuto in regalo dalla ditta, erano in francese, lingua che per me equivaleva al gotico assoluto. Ne ho acquistati degli altri in italiano, ma a dir la verità l'esperienza in Italia dell'utilizzo del legno lamellare per eseguire coperture o altri tipi di manufatti ,era ai primordi. Per cui anche i manuali in materia o erano tedeschi o francesi, Paesi questi che avevano una lunga tradizione nell'utilizzo del legno nelle abitazioni. Paesi nordici s'intende. Infatti la zona ove era situata la fabbrica del materiale di cui vi parlo era, visto che non so se esista ancora, in Alsazia vicino alla foresta nera, zona dei Galli e di Asterix. Al di là del francese lingua in cui è scritta la paginetta, mi premeva farvi vedere qualcosa che ricorda i tempi passati. Parlo di quasi ventidue anni addietro. Fu in quella data che iniziai questa esperienza e lo si vede dallo stato della documentazione allegata. Proprio come i manoscritti di Firenze, i fogli ed altri documenti in mio possesso, hanno subito il danno derivante da un'alluvione, ma non si sono inzuppati di acqua derivante dallo straripamento del fiume che attraversa la bellissima città di Firenze, ma piuttosto per colpa dello scarico dell'acqua piovana di casa mia, che si era intasato di foglie. Un danno meno nobile e che la storia non ricorderà certamente, ma pur un danno. Il foglio che vedete alla vostra destra mentre leggete il presente post, descrive le qualità del legno, anzi si parla della pianta e della sua composizione: corteccia, anelli, midollo, rami. Dategli un'occhiata e divertitevi a tradurre se vi aggrada.
Italo Surìs
Canon Eos 400D divertiamoci assieme
25 marzo 2008
Se noi guardiamo un attimo la ghiera delle impostazioni, posta il alto a destra, vedremo che c’è la possibilità di gestire la fotocamera in diverse maniere quella sicuramente più comoda è in automatico, scelta che permette di modificare minime funzioni al di fuori di quelle già automatizzate o impostate. Scegliendo quest’ipotesi, l’unica possibilità possibile è quella della scelta del tipo di fotografia da impostare e più precisamente: ritratto, panorama, movimento, luce notturna, esclusione del flash.
E’ ovvio che la scelta del tipo d’impostazione, presuppone delle caratteristiche di risultati totalmente diversi. Una maggiore profondità di campo, un primo piano con sfondo leggermente sfocato e così via. Intanto allego al presente post alcune immagini del mio nuovo gioiello. Un giocattolo con cui mi diverto appena possibile.
una sedia per ogni dolore
25 marzo 2008
Una sedia vuol dire tutto, significa perizia e manualità di un bravo artigiano, precisione, pazienza, operosità, sacrificio e anche sudore. Una sedia vuol dire riposo, una base di paglia ed un cuscino per risollevare le membra stanche ed affaticate dopo ore di faticoso lavoro. Ma anche una sedia vuol dire natura, quella delle piante filiformi strappate al suo ambiente, fatte essiccare ai raggi del sole estivo ed intrecciate fra loro con pazienza e perizia. Una sedia è pianta levata alla vita, è legno sagomato a piacere, è natura piegata alla volontà dell'uomo, al suo volere e alla sua cupidigia. Una sedia è sviluppo ed imprenditoria, è PIL per la nazione, una nazione seduta ormai da troppo tempo al buio di una casa che si chiama prigione. attorno ad un tavolo non più imbandito, un piano vuoto di ogni speranza, su cui appoggiare i gomiti di giovani ed anziani falliti, aspettative deluse, speranze disattese, che ben si evidenziano nello sguardo di costoro. Uno sguardo sfuggente, mentre le mani nervose torturano i capelli che scivolano nervosi lungo la fronte corrucciata.
Italo Suris
lunedì 24 marzo 2008
piccoli eroi color lillà
Con coraggio sbucano timidamente dal terreno ancora brullo alcuni fiori di lillà, guardati con modo sospettoso da alcuni alti arbusti alle loro spalle. Non sono ovviamente dei nemici, ma neppure si interessano di loro. Guardano sospettosi la nuova vita che avanza con difficoltà, un colore si accende nell'ombra delle radici, ad indicare l'arrivo di una nuova stagione, nonostante tutto. La primavera che avanza scaldando con i tiepidi raggi del sole questa fragile cretura della natura. speriamo che mano sacrilega non la strappi dalla madre che le ha dato i natali. Madre terra.
rami contorti di un mondo difficile
22 marzo 2008
Questa foto che ho già precedentemente inserito, la chiamerò intreccio. Intreccio di rami, intreccio d'interessi, intreccio di passioni e di sentimenti, ma anche intreccio di affari, di inciuci e di miserie umane di cui ne è pieno il mondo. La reltà è a tutti gli effetti eguale a questa fotografia, si presenta come un intrigo, un'intricato mondo che ciascuno di noi si trova, suo malgrado, a dover affrontare. Arbusti, rami, fogliame, radici e alberi contorti, di cui giornalmente dobbiamo tener conto. E' la vita stessa che ci costringe ad affrontare ostacoli che sembrano insormontabili, ma che alla fine e un pò alla volta, si riesce a districare con pazienza e determinatezza.
un vaso su un cristallo
oro e diamanti
una smorfia di disgusto
22 marzo 2008
Una piega che è una piaga, oppure una smorfia di disgusto, o anche altro. Cosa vedete in questa foto all'apparenza assurda, un albero marcito, un muso di un cane, oppure un uomo che si affloscia stanco al suolo. O anche, se guardiamo meglio, la forma della sessualità femminile. Ognuno ne dà una interpretazione personale in base al suo vissuto o a ciò che pensa di vedere nella sua immaginazione. Ma alla fine una cosa è certa, vi sono cavità che non fanno pensare a nulla di buono. Non c'è più carne, nè polpa, nè osso, in questo tronco. Il vuoto è la parte più consistente, quella maggiore, un pò come la sofferenza nella nostra vita. E' quella che accomuna ogni essere umano, che lo rende forte, che alla fine sorregge un sottilissimo strato di legno imputridito. Si finge di vivere, come si finge di essere felici o di godere, ma anche di morire, visto che la morte è già in noi, prima ancora di nascere.
l'oro nei campi
22 marzo 2008
ecco un tono di colore nel grigiore dell'esistenza, una fievole speranza che la vita migliori, che cambi finalmente qualcosa. Ma quel poco che nasce nella terra incolta ha colori così vivaci e belli da non passare inosservati, come non passano inosservati due occhi di donna in un volto distrutto dalla fatica. Sono e saranno sempre belli, anche se la vecchiaia cercherà vanamente di aggredirli di smorzare la loro vitalità, il loro aspetto incantevole, la freschezza di qualcosa che nemmeno la mano dell'uomo riuscirà a sgualcire. Risorgerà infatti ogni volta più bello e più forte di prima.
groviglio di idee
24 marzo 2008
venerdì 21 marzo 2008
un fiore ancora vergine
Ecco una delle prime immagini scattate, come prova, con la mia nuova canon 400D. Per essere una delle prime , mi ritengo alquanto soddisfatto. Certo non sono come quelle di un professionista, ma a me basta. In fondo la vita si gode proprio accontentandosi di poco. In questo caso non è proprio così, pensate; cosa si può chiedere dalla natura se non la sua bellezza?. Questo fiore è come il sesso di una giovane donna. E' puro, candido, integro e si mostra senza pudore nè vergogna alcuna, visto che non conosce peccato che non sia quello di contraddire la natura che lo ha generato. Già mostra il rigonfiamento al centro senza timore d'essere svergognato, senza paura di essere libero di farsi accarezzare dal vento e scaldare dal sole. Cosa si può dire donne? Tornate così, come appunto è questo fiore, bello e puro, sarete più desiderate e rispettate.
gravità contronatura
giovedì 20 marzo 2008
cingoli sulle nostre coscienze

lasagnette con le seppioline alla ligure
300 gr. di farina di grano duro
3 uova
250 gr. di seppioline
1 spicchio d'aglio
1/2 cipolla
1 costa di sedano
1 carota
1 bicchiere di vino bianco secco
300 gr. di fagiolini
1/2 bicchiere di panna da cucina
1 mazzetto di prezzemolo
4 cucchiaini di parmigiano grattuggiato
olio d'oliva
sale pepe
mercoledì 19 marzo 2008
circolare prego
Il Bevaccione
Secondo tema del giorno: “Il bamboccione”. E’ questo un nomignolo già in precedenza sentito e anche rifiutato con sdegno da molti ragazzi italiani. Fu se non sbaglio il ministro dell’economia a profferire tale termine, bonariamente e riferendosi giustamente al fatto che i ragazzi italiani vivono rispetto ai loro coetanei in famiglia fino ad una età che potrebbe essere quella di precedenti baby pensionati. Mi ricordo che sulla stampa e nelle piazze si sollevarono da parte della minoranza di destra, anatemi e accuse che per poco non sfociarono in dimostrazioni di piazza.
“Siamo costretti a star a casa fino ad un’età, che non si può certo considerare come prima giovinezza, per colpa della politica e del Governo. Siamo precari a vita la paga che ci viene corrisposta non ci permette di affrontare con serenità un futuro, di crearci una famiglia normale, di far su casa e casomai affrontare dei mutui per poterla acquistare”. Tutte sante parole, non c’è alcun dubbio che in ciò che è stato asserito ci sia un fondo di verità. Eppure qualche giovane, parte dai paesi africani o dell’est Europa per cercare lavoro altrove. Mi domando: che siano diversi, dei marziani o degli incoscienti, oppure per meglio dire dei disperati?
Ho degli amici della Bosnia e dell’Albania, altri del Ghana o della Romania, ma anche moldavi o polacchi e ucraini. Alcuni hanno trovato un degno lavoro, i più intraprendenti hanno aperto un’attività che è diventata anche redditizia, forse non troppo ma quanto basta loro per avere speranze per il futuro. So che vi sono delle contraddittorie recriminazioni che affermano che vi siano delle discriminazioni fra i cittadini della nostra benemerita nazione e quelli che provengono da altri paesi del globo, ma se così fosse considero ciò come una scelta puramente politica, un patto fra paesi, come alla fine ci fu fra il Governo italiano e quello belga negli anni della nostra emigrazione nel paese del nord famoso per le miniere di carbone. Vi furono allora dei patti o meglio dei contratti stipulati fra le due nazioni; merce umana in cambio di fonti energetiche.
Come potete vedere il mondo non è per nulla cambiato in più di cinquant’anni e penso che mai cambierà. Da che mondo e mondo, il commercio di braccia e di menti è sempre esistito. Purtroppo bisogna adattarsi. So che alle madri e ai genitori potrebbe anche dispiacere, so che considerano il figlio come una loro proprietà, un elemento per sopravvivere o uno specchio della loro stessa vanità, che rifletta un amore che si vuole riassorbire, completamente. E’ come auto amarsi intensamente, è una forma di narcisismo infantile, che non permette il distacco dallo specchio del laghetto che sorride a comando. Ma non si può ora appropriarsi di un termine tale, solo per difendere un figlio tanto scellerato quanto sfortunato, allontanandolo dalle proprie responsabilità. Non si può pretendere che il banboccio resti in letargo in eterno, soprattutto se ci sono delle vite spezzate dalla sua immaturità, la propria e forse anche di chi ha cercato di educarlo. Mi riferisco a Friedrich Vermicelli, un bambino ormai grandicello che non bevevo e non usciva mai di casa e che l’unica volta che si è allontanato, ha falciato in piena città, si parla di Roma, le vite ancora acerbe di due ragazze Irlandesi.
Pianga pure in silenzio il papà, ma si assuma le sue responsabilità, non lo difenda ad oltranza, non lo protegga ulteriormente da un mondo forse crudele, ma come lui in taluni casi troppo permissivo. Risponda Friedrich di ciò che ha fatto davanti alla sua famiglia, ai genitori delle sue coetanee e al giudizio dell’uomo oltre che a quello di Dio. Forse è venuto il momento per lui di crescere e di maturare veramente allontanandosi per un po’ dalla sua famiglia prigione dorata, per entrarne in una vera dove, ne sono sicuro, lo aiuteranno sempre che lo voglia, a trovare una valida motivazione per essere utile e diventare un umile e silenzioso vero protagonista della comunità. Ciò sarà possibile solo se riuscirà ad allontanare da sé eccessi di qualsiasi genere, droghe o alcool che siano e da quel bisogno compulsivo che ormai si è impossessato della nostra gioventù, fino a renderla schiava della propria immagine o di forme altamente lesive della propria personalità, per l’unico e sciocco scopo di non sentirsi “un nessuno”.
Italo surìs

il nero ed il nero
Ma cos’è che li accomuna sulla pagina dei giornali nazionali più titolati ? Risposta: il lavoro della procura, quello della Guardia di Finanza e infine l’opera delle agenzie delle entrate. In poche parole tutte quelle istituzioni che hanno il compito di far emergere il “ sommerso” dagli abissi oscuri e compiacenti di grossi gruppi bancari o immobiliari. Non voglio e non m’interessa fare nomi, anche perché saranno di pubblico dominio nell’immediato, ma uno di questi mi riguarda da vicino, non tanto perché mi è parente, quanto perché l’ex proprietario è stato per anni ed è tutt’oggi considerato un benefattore dall’intera comunità Pordenonese.
E’ alla fine il simbolo del dopoguerra Friulano, il nome che ha marchiato gli elettrodomestici degli anni 60; Il nome è composto da sette semplici lettere dell’alfabeto e stranamente quel assieme di vocali e consonanti che compongono un cognome di prestigio, incomincia con l’ultima lettera dell’alfabeto: “la lettera Z”. Quella di cui, tutti da bambini andavamo tanto fieri e che era evidenziata, con il suo color oro, sul capello nero a larghe falde calzato da un eroe messicano che avevamo imparato ad amare guardando i primi e innocenti film alla Tv. Una strana e gracidante scatola di legno e vetro prodotta proprio dalla ditta di quello che, da ex operaio, aveva ingrandito la sua piccola e modesta bottega di trapani o elettrodomestici fino a farla diventare un colosso Europeo se non mondiale. Anche lui generoso ed intraprendente eroe da imitare, un giusto delle terre friulane.
Ora si è scoperto che molti dei suoi capitali, una cifra enorme, giacciono e si fa per dire nel senso che sono banconote vive e vegete e procurano, pur apparentemente inattive, ulteriori vertiginose entrate da tradurre in cifre a sei o nove zeri. Maledetta “Z”, ancora presente e apparentemente insignificante, come lo può essere, per una società distratta, la vita di un essere che lavora in catena o a cottimo o non in regola; uno “0” del mondo produttivo. Strano questo mondo che mette al sicuro un pezzo di carta straccia preservandolo e coccolandolo come se fosse un bimbo in fasce, mentre lascia morire il suo vero capitale in guerre vere o fittizie che siano.
Incidenti sul lavoro, missioni di pace, errori dovuti ad imperizia nella malsanità, in conflitti a fuoco con la criminalità o lasciando che la sostanza dopante e le droghe che impestano l’aria di grossi centri e capitali mondiali, spappolino nel tempo il cervello di giovani promesse del mondo culturale e dello spettacolo, come quello dell’imprenditoria e della disperazione notturna che si nota ai bordi delle strade. Mettiamo questa gente nelle cassette di sicurezza di una banca estera, come potrebbe essere appunto la Lgt di Vaduz in Lichtenstein, almeno preserveremo la preziosa vita donataci per nobili scopi:” la continuità della specie umana in un mondo che in fondo non ci appartiene.
Budoia
Italo Surìs

martedì 18 marzo 2008
il mondo nei forzieri
Mi sono soffermato su un articoletto apparso oggi a pag. 4 del quotidiano Repubblica. E più precisamente su un’intervista fatta a Guido Rossi ex presidente della Consob, il quale ha concisamente spiegato quali siano le motivazioni che hanno portato l’America e alcuni paesi europei, verso una crisi economica considerata come gravità, pari se non superiore a quella del 1929 in America. Anni in cui si dissolsero parecchie fortune e gli immigrati dell’eldorado d’oltreoceano, tornarono più poveri di quanto lo fossero alla partenza dell’avventura americana. Più poveri certamente, non tanto di denaro, quanto di speranze.
La svalutazione del dollaro mette in crisi quasi tutto il mercato mondiale, direttamente o indirettamente. Essa dipende dalla necessità di far circolare denaro per risollevare un’economia in stallo o meglio in recessione, creando i presupposti per una maggiore esportazione. Ciò ovviamente crea grossi problemi alle attività nazionali visto che allo stato attuale esiste un rapporto fra € e $ di 1,6. Ma torniamo a ciò che afferma il Dr. Rossi che possiamo riassumere in un unico motivo: l’abolizione di una legge americana, emanata dopo la crisi del 29, per controllare il mercato attraverso la divisione fra le banche commerciali e quelle d’investimenti.
Ciò si era reso necessario affinché non nascessero al loro interno, probabili conflitti d’interessi. Questi alla fine sono gli unici veri motivi che hanno creato i presupposti di un supercapitalismo a livello internazionale, incontrollato ed incontrollabile dalla democrazia. Le banche sono diventate a tutti gli effetti più ricche delle nazioni stesse e influiscono sull’economia mondiale.
Di conseguenza, come sostiene Guido Rossi nel suo ultimo libro pubblicato da Adelphi, prima dell’inizio degli anni 70, esisteva un capitalismo democratico a grandezza d’uomo. Poi è iniziato un periodo in cui la presenza di una concorrenza elevata, e il conseguente abbassamento dei prezzi di mercato, hanno portato come conseguenza i presupposti di una minor democrazia, minori diritti sul lavoro, minor sicurezza e la mancanza di rispetto di norme ambientaliste. “Grandi corporazioni e banche”, afferma l’ex presidente della Consob, “da sole fanno fatturati superiori a quelli di intere nazioni”.
A questo punto vorrei capire come sarà possibile migliorare il nostro futuro se non riusciremo, come paesi, a controllare un’economia che sfugge alle regole democratiche. Ora si spiegano molte cose, una fra tutte l’impoverimento della società Italiana. e soprattutto appare chiara la necessità di rafforzare forze politiche che riescano a controllare i poteri forti. E questo ovviamente non solo nel nostro paese, altrimenti la conseguenza sarebbe veramente disastrosa e già si vedono i risultati nell’intero pianeta; guerre, miseria, poteri forti e condizionamenti politici sociali.
Italo surìs

10 bombe sotto il culo

lunedì 17 marzo 2008
attenti allo scout
