giovedì 12 luglio 2007

una lavata di capo


12 luglio 2007


Non ho voglia di parlare sempre delle stesse cose, quelle che si leggono su tutti i quotidiani; dei morti amazzati della lunga diatriba sulle pensioni che non è altro che una discussione fra baby pensionati politicizzati, sulla pellaccia di noi poveri cristi. Oggi desidero parlare solo di pioggia, della prepitazione metereologica che alcuni odiano e altri bramano. Già anche il tempo ormai deve ubbidire e piegarsi alle esigenze del capriccioso essere umano, ai suoi desideri impellenti, da soddisfare nell'immediato. C'è chi vuole andare al mare con la morosa e ha voglia di abbronzarsi, chi ha le melanzane o i cetrioli rinsecchiti e li vorrebbe rivitalizzare, chi invece soffre di reumatismi e odia l'umidità. Povera natura, se dovesse ascoltare tutti, sarebbe meglio per lei cambiar " aria". In fondo chi letteralmente sta cambiando l'aria è proprio l'elemento umano che non rispetta più la natura e nel contempo con il consumismo sfrenato, fa si che l'effetto serra aumenti anno per anno. Allora godiamoci stà pioggia finchè potremo. Fra non molto l'acqua la dovremo ricavare dai tuberi di alcune piante celate nel terreno, proprio come gli aborigeni. Ma lasciamo perdere e raccontiamo un pò cosa mi è successo oggi. Tornavo come ogni periodo estivo verso casa a piedi, percorrendo sotto il timido sole la strada interrata e solitaria che attraverso i campi della mia zona, conducono verso casa. Ad un tratto un piccolo tic, provocato dalla caduta di una infinintesimamente piccola goccia d'acqua su una lente dei mie occhiali, mi ha distolto dai pensieri. Camminavo nemmeno speditamente con la borsa zeppa di libri di varia natura ben stretta nella mano sinistra , mentre la destra accompagnava verso la bocca una piccola mela non ancora matura, raccolta da un'albero lungo il bordo della strada. Gettai ciò che rimaneva del frutto, con una smorfia di disgusto, nel fosso laterale, mentre contemporaneamente, un sapore acerbo e asprigno avvolgeva tutto il palato. "Ecco mi son detto, questa è la punizione per aver approfittato sia dell'uomo che della natura. Hai preso quello che non ti apparteneva e oltretutto non hai nemmeno rispettato che la natura facesse il suo corso ed il frutto divenisse maturo". Bene!, dissi fra me e me, ora ci vuole anche la pioggia, ti sta proprio bene! Rosa mi aveva appena telefonato, avrebbe voluto assentarsi dal lavoro per cinque minuti per venirmi a prendere in macchina, ma non le è stato permesso. Un'ulteriore riprova dell'inutile stupidità dell'uomo e della sua cattiveria. Ma non ha importanza, il corpo umano non è solubile in acqua, ricordi? era una frase pronunciata scherzosamente dal professore di chimica del biennio. Sarà, ma i vestiti?. Certo i capelli non avrebbero potuto più proteggermi il capo, e indossavo solamente una leggera maglietta a maniche corte e un paio di jeans. Non avevo nemmeno finito di pronunciare a voce bassa fra me e me queste frasi, che dalle nuvole scure galleggianti nell'aria leggera delle nostre montagne, si rovesciarono su di me catini di gelida acqua piovana. Fui colto da un'angoscia improvvisa mentre i vestiti si inzuppavano completamente, la maglietta si attaccava al mio corpo mentre sull'asfalto rivoli di acqua convogliavano verso le mie calzature, non certo invernali. Sentivo che i piedi si raffreddavano man mano che i calzini s'infracidavano di abbondante liquido metereologico. Mi sono guardato attorno sperando che qualche automezzo potesse passare per quella strada fuori dal mondo. Nessuno!, attorno solo alberi, piante prati verdeggianti e lontano il profilo delle colline. Sembrava che la natura, in questo momento bizzarra, avesse risparmiato la bellezza di un quadro naturale e affascinante. Il profilo delle montagne si stagliava nettamente contro il chiarore del cielo all'orrizzonte. L'acqua scendeva scrosciando, senza peraltro disturbare il silenzio di quei luoghi, anzi amplificandolo. Incominciai a rallentare il mio passo per osservare affascinato quello spettacolo divino. I prati e l'erba sembravano più verdeggianti, quasi che la precipitazione atmosferica in atto, servisse da toccasana, rigenerasse le forze di una terra assetata di giustizia ma anche di elementi naturali, di preziosi sali mancanti nel corpo, nelle sue viscere contorte da lungo tempo per i veleni iniettati dall'uomo. Guardai il cielo e mi comparve un sorriso, il volto si distese assumendo una espressione felice, serena. In fondo, ho pensato, se la natura è una creatura di Dio, a maggior ragione deve esserlo la pioggia che cade appunto dall'alto. Scende direttamente dal luogo in cui esso stesso regna, il cielo!. Sì, era così bello camminare ora, sotto il rovescio improvviso. Era come se avessi accettato la sofferenza, senza rifuggirla, assorbendola passivamente e serenamente, levandole la forza negativa e trasformando la stessa in piacevole consapevolezza. Allargai il palmo della mano sinistra raccogliendo due gocce del sudore di Cristo, portandole poi alla bocca e baciando quelle figlie della natura. Poi abassai il capo incurante d'essere osservato e ripresi ad incamminarmi pacatamente verso la mia piccola dimora. Là in fondo per ora non c'era nessuno ad attendermi sotto il tetto di casa, nemmeno due luminose gocce di pioggia!.


Italo Surìs

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