giovedì 5 luglio 2007

Due righe alle nuvole XIV^







05 luglio 2007






lLettera ad un bambino mai nato. Capitolo 14


Ma come è possibile che debba pensare sempre al sesso, sono forse malato? Oppure mi manca il calore che l’abbraccio di una donna avvinghiata al mio corpo trasmette, o meglio ancora quello percepito nelle sue cavità.? In quel guanto di tessuto corporeo, in cui introdurre, in cerca di calore e di gioia, quella parte del corpo, là dove si fa termometro per misurare la temperatura della passione più profonda. E sentire il calore di quel vulcano di felicità, quel monte chiamato giustamente di Venere perché solo una Dea è all’altezza di possedere. No!, non è il sesso che vuoi Mario, sai bene che esso è un dono, un dono d’amore che Dio stesso ha voluto creare come sistema di prezioso suggello per un giuramento che mai dovrebbe rompersi. Un patto anche scellerato se vogliamo, fra due compiacenti esseri, in cerca di una continua identità, per piacersi nel cambiamento continuo, per stupirsi con sorprese improvvise, per crescere e maturare forme d’amore sempre diverse, sottili, intriganti, anche indecenti, ma sempre condivise in una forma di perversa complicità. Ecco che la gelosia sparisce, la felicità negli occhi di uno diventa gioia dell’altro, la sorpresa sul volto della donna è stupore su quello del maschio. Guai ad essere privi di fantasie, guai a far cadere la curiosità del bambino che è in noi, il quale cerca continuamente un nuovo gioco, un divertente gioco d’amore. Proprio così, non sono un depravato, ma un sognatore, non un assatanato di sesso, ma un fanciullo che ha voglia di giocare e di correre, di allontanare i pensieri e la fatica del vivere quotidiano, di cancellare dalla mente i tabù imposti per convenienza. Allora perché penso alle ragazze di Roma, o a quelle della prima infanzia? Perché il mio pensiero corre a quella biondina dodicenne, figlia di un militare della scuola di Bracciano, che difesi da un ragazzo che la importunava?. Ero un fanciullo con i pantaloncini corti, appena di un anno o due più vecchio di lei, ma il suo volto, i suoi capelli, il suo modo di vestire e la felicità che solo la vista del suo sguardo donava, mi avevano colpito intensamente. Mi guardò con riconoscenza quel giorno, sparì poi dalla mia vita, come un fantasma. Un angelo venuto dal cielo e ripartito. Il padre fu trasferito al nord, in Friuli e portò con sé la famiglia e con essa ogni mia speranza. Come avrei voluto giocare e crescere con lei, condividere tutto il possibile con quell’angelo biondo. Tornò un giorno a Roma a cercarmi, venne per dichiararsi apertamente, per dire timidamente che anch’io per tutti quegli anni gli ero rimasto nel cuore. Maledizione, maledizione, perché non l’ho trattenuta?, perché me la sono fatta sfuggire?. Avevo paura di deluderla , di non poterle dare più di quello che sapevo meritasse, un uomo ricco più colto , forse più bello. Soffro ancora oggi pensando al suo voto. Mi straziò il cuore quando la vidi piangere dopo il mio malcelato rifiuto. Eppure non era quello che volevo, Dio sa quanto non lo volessi , allora perché ho agito così? Dio dimmelo tu!. Sono queste le donne che cerco, qui in questo spazio verdeggiante di magnifiche e gigantesche piante. Ad ognuna dò un nome; Irene, Aisha, Lidia, Anna, Marina, Assunta, Franca, Giulietta,Veronica, Teresa..........







Alla prossima puntata.





ciao




Italo Surìs


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