giovedì 26 luglio 2007

Il vecchio ardore X^



26 luglio2007

L’amore non ha età 10°


Versa lacrime amare per un padre e una madre mai avuti e mai goduti. E’ stata una vita dura pure la sua, anch’essa segnata dalla sfortuna della triste realtà. Questa purtroppo è la vita cara Anita!, Tu non ci sei più, ma io spesso ti penso, mi vedo come se fossi in questo preciso istante, assieme a te nell’ascensore. Nel nostro piccolo ambiente protetto e segreto, un mondo isolato, lontani da tutto e da tutti. Sento il tuo fragile e minuscolo petto fremere tremante, mentre abbraccio teneramente il tuo corpo, come se volessi proteggerti. Io, povero illuso, proteggere te, una farfalla talmente fragile che la forza di un lieve sospiro riuscirebbe a spezzare le tue ali incantevoli. Sento ancora adesso la tua guancia destra appoggiata sulla mia spalla, mentre le mie dita giocano con i tuoi lunghi capelli e tu sussurri dolci parole di speranza. Frasi in cui tu stessa, mi ricordo, non credevi, stereotipi di atti e verbi inutili, sentiti o letti nelle riviste d’amore, quelle patinate, ove il mondo si tinge di rosa pur fra struggenti sofferenze del cuore. Sì le solite frasi:” Mario ti amo tanto, ma e se ci scoprono?, se papà verrà a saperlo, ti prego, andiamo via, da un'altra parte ti prego, ho paura!” Ma il piacere del corpo e dell’anima era superiore ai nostri timori, come lo era la speranza che tutto potesse risolversi, che la sofferenza del tuo animo potesse scomparire di colpo, volatizzarsi nell’aria come un gas, come il profumo che ti avevo regalato per il tuo compleanno. Un profumo delicato come il tuo corpo, ma dall’odore leggermente dolciastro. Un’essenza che entrava direttamente nel mio cervello, inebriando l’animo e rallegrandomi il cuore. Un profumo eccitante che appositamente e civettuosamente, versavi in microscopiche dosi sul collo o dietro l’orecchio. Sapevi che io andavo pazzo per quell'essenza , sapevi che ti avrei baciata, lì dove appunto la traccia del profumo era più intensa. Lo stesso punto in cui le mie labbra avrebbero provocato ad entrambi un lungo brivido di intenso e prolungato piacere. Un piacere che si sarebbe trasformato in frenetica eccitazione, desiderio intenso che aumentava via via che il tuo bacino si avvicinava al mio diventando per un istante un unico corpo in movimento. E lì, in quello spazio angusto, le nostre paure sparivano improvvisamente, lasciando spazio a momenti di gioia indimenticabili, ad emozioni forti ed intense, ad esplosioni di piacere, mentre le mie labbra si serravano in uno straziante e disperato tentativo di trattenere un urlo liberatorio e tu mordevi la mia spalla per soffocare i tuoi gemiti nel momento in cui, all’unisono, esplodevano i nostri sessi ed il nostro cervello. Quante volte siamo usciti imbarazzati dalla nostra piccola alcova mobile, con le vesti sgualcite e scomposte, alcune volte anche arrossendo allorché, all’apertura automatica delle porte, dinnanzi a noi compariva la figura di qualche persona conosciuta, qualche condomino. Immaginavamo che potessero vedere nel cuore, che riuscissero a capire il nostro imbarazzo, leggerci nella mente, vedere attraverso gli abiti il liquido e gli umori che impiastricciavano i nostri indumenti intimi, provocando nel contempo disagio, ma anche prolungando ancora per un pò il piacere di quegli attimi di intensa passione. Uscivamo dall’elevatore con la mano nella mano. Per un attimo i tuoi occhi sembravano brillassero di luce interiore, come se fossero colmi di felicità, mentre la tetra ombra della tristezza, che sempre avevo letto nelle sue nere pupille, sembrava per sempre sconfitta.



alla prossima puntata



Italo Surìs






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