sabato 9 giugno 2007

Vecchio ardore VII






09 giugno 2007
L'amore non ha età 7°



Ora finalmente mi sono liberato dal senso di colpa, ho il coraggio di ricordare di denunciare i soprusi avuti, il relativo abbandono, il rifiuto di una madre. Sono solo illazioni, mie teorie, ma che sicuramente coincidono con la realtà. Già perché la rimozione è una difesa, l’estrema difesa per salvare un’illusione, l’illusione di non rimaner orfano di non restare solo, per non essere accarezzato dalle dita gelide ed incartapecorite di un’altra madre peggiore. Una madre dal nome agghiacciante, dal sorriso che raggela, dall’abbraccio che più non si scioglie. La mamma di tutti noi, madre morte! Certo pensandoci bene, questo modo di fare, invece di creare un rapporto di tenerezza, avrà provocato la reazione contraria. Rabbia, ira, frustrazione, violenza. L’esasperazione dovuta al fatto di sentirsi impotente, beffato, escluso, deriso. Già perché conoscendomi, so bene d’essere stato un testardo, un ribelle, un piccolo grande uomo. Un microbo con il coraggio di un elefante, un Davide contro Golia. Un piccolo, insofferente verso un’autorità imposta con la forza e la coercizione, un disobbediente che ama tutte le donne, che le apprezza, ma da cui desidera esclusivamente sentimenti di tenerezza e di serena trasparenza. Avevo scoperto che nel suo cuore non c’era che il vuoto, riempito solo da un super io ingigantito dalla miseria. Ecco il mio eterno dramma che si ripropone ciclicamente e che condiziona ancor oggi anche se blandamente la mia vita. Tanto amore da offrire, il desiderio di baciare ogni bocca che sappia di rosa, un Dongiovanni affamato di carezze e di languidi sguardi, di leggerissimi fremiti di lunghissime e magnifiche ciglia. Finissime ciglia, belle alla pari delle ali di farfalla, quelle farfalle che più non si vedono, sparite per sempre dal mondo attuale e dai sogni d’ognuno di noi. Falene stupende che di notte venivano attratte dalla luce riflessa dai lumi. Si avvicinavano talmente alla fiamma in essi contenuta, che il più delle volte venivano avvolte dalla medesima. Anche voi bellissime farfalle, vi avvicinate pericolosamente alla fiamma, proprio come ciascuno di noi, un fuoco e una luce a cui non si può rinunciare, senza cui la vita sembra impossibile, ma in cui spesso ci si brucia le ali. Già mie graziose e variopinte falene, l’amore può essere anche crudele, può per sempre distruggere un’esistenza, una vita, una speranza. Ecco adesso ricordo, mi hanno proprio paragonato ad una farfalla, che vola di fiore in fiore, cercandone il nettare e volando poi altrove. Giuro che non mi sarei mai aspettato da una donna, un simile esempio. Adesso so cos’è la ricerca nevrotica di affetto; è fame, semplice e banale fame. Fame di un cibo virtuale, che apparentemente sazia, e con il quale si sopravvive, pur non toccando per giorni alcun alimento. Ma che, come in uno stato di bulimia grave, ho desiderio di ingurgitare fino all’eccesso, o di privarmene poi, vomitandolo, proprio come fa un anoressico. Due facce di una stessa medaglia l’anoressia e la bulimia, due forme di grave disagio psicologico e mentale, un sistema di ricerca, anch’essa spasmodica, di affettuoso consenso.




alla prossima puntata




ciao


Italo Suris












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