mercoledì 27 giugno 2007

La perla d'oriente II^


27 giugno 2007

L’harem 2°

Altri arabi, berberi e tuareg cavalcavano a briglia sciolta, proteggendosi dal lancio delle frecce nemiche, con minuscoli scudi di forma circolare con una mezzaluna centrale. Su alcuni di essi, in alcuni casi, erano rimasti infilzati i dardi delle balestre scagliati da combattenti crociati appiedati. Attorno , sotto gli arazzi o dinnanzi alle nicchie incassate nei muri ricoperti da piccole piastrelle in ceramica smaltata di colore azzurro e dai bordi dorati, vecchi eunuchi versavano latte di capra acido e altre bevande, alle magnifiche donne discinte. Donne che si allontanarono in fila indiana e con passo veloce e silenzioso, allorché un giovane uomo dall’enorme mole, malcelata dai larghi abiti di foggia ottomana, fece entrare con un cenno del capo, seguito da un piccolo colpo di mani, una bellissima figura di donna. Un velo leggero e trasparente di colore dell’acqua marina le copriva il capo e parte del volto, lasciando solo scoperti i suoi bellissimi occhi di un colore color del carbone. Due occhi grandissimi che luccicavano di luce interiore. Sovente coperti pudicamente da un soffice manto di lunghissime ciglia, nere arcuate ed invitanti ciglia, il cui impercettibile battito celava l’intensa emozione di quel magico momento. Un lembo della leggerissima stoffa colorata, era trattenuta da dei bianchissimi denti del colore della perla più pura. I capelli di un nero appena accennato, e leggermente arricciati, ne evidenziavano la provenienza africana. Incrocio di arabi erranti e di una bellissima donna Masai. Il lunghissimo e sottile collo, adornato da un gigantesco pendente con un diamante da sessanta carati, confermava quale fosse la sua etnia. Il velo proseguiva e scendeva lungo i suoi fianchi, fino alla caviglia destra a cui si allacciava per mezzo di un piccolo nastro di seta dello stesso colore del velo. Il seno si intravèdeva appena, quando durante i suoi movimenti, il velo si discostava. Due seni dorati , color dell’ambra, sorretti solamente dal supporto della sua gioventù. Cingeva il fianco generoso, una magnifica cintura di perle, le stesse perle che portava attorno all’esile caviglia del piede sinistro. Il ventre era scoperto e al centro dello stesso faceva sfoggio un ulteriore rubino incastonato nella plasticità delle sue carni. Il pube e il resto della natura erano celati allo sguardo dell’unico spettatore, da una sottile striscia di lucida stoffa color turchese.Gli eunuchi, i guardiani dell’harem si muovevano con grazia assoluta in quell’ambiente al femminile, nonostante la loro mole. Uomini castrati al bisogno in tenera età e divenuti capponi da ingrasso. In cambio, oltre la voce femminea, essi ottenevano i favori del gran sultano e l’onore di poter godere della vista di ciò che di supremo avveniva in quel mondo incantato. Sui piccoli tavolini posti lateralmente, vi erano appoggiate teiere fumanti colme della classica bevanda araba. Il tè alla menta, che gli eunuchi versavano afferrando le stesse con mani sudate e dalle dita grassocce, facendolo precipitare da un’altezza che variava col variare del movimento del braccio.


alla prossima puntata


Italo Surìs

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