mercoledì 6 giugno 2007

il coraggio dell'amore





06 giugno 2007


Ho provato un senso d'inquietudine guardando il vostro logo, quello dell'aquila, il simbolo della fierezza e della forza, dell'arguzia e dell'intelligenza, il vero senso della forza della natura. Incontaminata perchè vola fra le vette innevate, quelle più alte, dove l'aria è la più pura dove i baratri sono i più profondi, ma il sole è vicinissimo e scalda, scalda il cuore e il sangue. Come pure è vicino l'universo, e la presenza di Dio, del Creatore. Tutti scelgono l'aquila come simbolo, era nell'insegne degli antichi Romani, forse in quello degli Atzechi e dei Maya, la sua figura è rappresentata nella bandiera Americana e in quella della nostra regione. Ma sono tutti simboli astratti, senza vita, appicicati a forza su un pezzo di stoffa, non c'era passione in colui che li ha concepiti, nè amore per la natura, nè propensione per l'essere umano. Erano drappi da portare in battaglia, effigi e simboli da dipingere sulla fusoliera di aerei da guerra. Tutti con lo sguardo truce, tutte raffigurate in volo con gli artigli protesi verso la vittima, un cucciolo di daino , un muflone, una pecora, uno scoiattolo. Un simbolo quindi che incute terrore, non protezione. Un'aquila che non rassicura, che non veglia. Ecco la differenza sostanziale fra le varie effigi. Guardatela la vostra acquila, ha lo sguardo fiero, non china il capo, guarda lontano come a scrutare perennemente l'orizzonte, con attenzione, con determinazione. Non vola, non caccia, il suo corpo è fermo, immobile, ancorato con gli artigli, saldamente alla roccia. Lassù sulla vetta più alta, guarda lontano la vostra aquila, è lì per proteggere, per difendere per recriminare, e l'ì per vegliare attentamente su di voi, su tutti voi, con fierezza con pazienza e saggezza, ma anche con determinazione. Le ali sono leggermente spiegate, pronte al volo, come un aereo con i motori perennemente accesi, come una molla d'acciaio compressa. Il suo petto è gonfio d'orgoglio, l'orgoglio di appartenere, di appartenere alla terra a questa terra alla natura, al mondo intero. Terra che si chiami Friuli, o Sicilia o Calabria o Toscana, terra d'Italia, la nostra beneamata Italia. Fra gli artigli stringe una rosa, una rosa rossa, il colore del sangue e dell'amore appassionato. Quella rosa stretta fra le labbra dei ballerini di flamenco, uomini calienti e donne focose dalle robuste caviglie e dalle cosce piene e muscolose. Una rosa del color della mantella del torero che attende trepidante, proprio come l'aquila, il momento più opportuno per colpire e abbattere in un sol colpo, infilzando all'altezza del cuore l'affilata lama d'acciaio di toledo, il grosso minotauro rappresentato dalla corruzione.



Simbologia

L'aquila reale riveste un ruolo molto importante nella storia della simbologia europea. Per i greci era un simbolo di Zeus, colei che ne rispecchiava i valori fondamentali. Il fatto che simboleggiasse il padre degli dei fece sì che i romani la scegliessero come emblema fin dai tempi della repubblica. L'aquila verrà poi spesso ripresa da tutte le nazioni che vorranno emulare l'immagine di Roma e questo comportò quindi che essa venisse utilizzata da Carlo Magno, Napoleone, gli stati dell'Europa dell'est, Hitler, Mussolini e infine dagli USA.La valorizzazione dell'aquila venne portata avanti in seguito dalla chiesa cattolica, che prese a sua volta spunto dal fatto che essa è simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni il più spirituale dei 4). Dante la riporta nel sesto canto del paradiso e ne innalza i valori. La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Oggi, tuttavia, è usata comunque in molte aziende, società e paesi come simbolo di fierezza, nobiltà, divinità e orgoglio.

olè


Italo Surìs









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