sabato 24 maggio 2008

Mammà,....Facimm'ò colerà

24 maggio 2008

Mammà, sta arrivann’ o’colera”, dice il figlio alla madre che lo tiene per mano. Siamo in un’assolata via del centro di Napoli ed un bambino si rivolge con queste parole alla madre. Cosa sarà successo di così grave?, che sia nuovamente arrivata la peste come nel 400? No, non abbiate paura, niente di tutto ciò, o forse anche peggio, nel senso che sono arrivati i ministri di Berlusconi e tutti assieme fanno il colera, come si suol dire a Napoli quando si fa “ ammuine”, cioè confusione. In quanto alla peste ci pensa “bel sol”, termine puramente friulano che significa,” da solo”, lo stesso Berlusconi, chiamato appunto: “Silvio la peste”, come il famoso Pierino.

Ma le cose sono più serie e non bisogna scherzarci su, almeno non troppo. Il problema è “à munnezz”o forse una promessa tradita e, con essa, la speranza di un cambiamento indolore. Probabilmente Silvio conosce poco i napoletani, al di là d'aver cantato con Apicella “ anime e core”, una famosa canzone partenopea che inizia appunto così: “ tennimmace accussì, aneme e core, stù desiderio e te me fa pauraa”. Proprio in queste due righe si scopre il vero problema, una problematica psicologica irrisolta, il classico complesso di Edipo. Silvio non ha voluto abbracciare i suoi figli addottivi, i partenopei appunto.

I napoletani non sono mai riusciti ad abbandonare il complesso d’inferiorità, che si evince in modo evidente, proprio nella loro proverbiale creatività, la quale non è altro che un modo di farsi vedere, di sentirsi apprezzati e non traditi. Sono come gli americani, degli eterni bambini, ed è per questo che il loro modo di vivere è solo un gioco, un teatro continuo ed incompiuto, un presepe di vita. La riprova? i grandi talenti che questa generosa regione del nostro paese, la Campania appunto, ha donato alla cultura; nell’arte, nel teatro e nel canto, oltre che nella musica e nella poesia. Insomma, un vero popolo di poeti e di navigatori, il classico abbinamento che ha contraddistinto la gente italiana.

Non sto denigrando nessuno, sia ben chiaro, anzi! Io pure sono d’origine partenopea, non mi ritengo diverso da loro,tantè vero che mi definisco “un creativo” cui piace l’arte in tutte le sue forme. E’ l’emotività, il coinvolgimento dell’anima, che i teatranti di vita ricercano nel prossimo e hanno in se stessi, sono per questo molto sensibili e si accorgono subito quando uno tradisce la loro fiducia. Allora signori sono guai, incominciano a fare “o colera”, quella sceneggiata napoletana tanto cara ai cittadini delle terre vesuviane che però non è certo da sottovalutare. Hanno il bisogno di un riferimento e di un’autorità che li guidi, un padre putativo che soddisfi le loro attese. Non per niente sono ancora legati alla monarchia almeno con il cuore, proprio come ai tempi di Francischiello.

In Berlusconi, non solo per la statura, avevano identificato un moderno Francischiello, detto senza disprezzo, ma con la convinzione che queste fossero le loro reali attese. Aspettative che avrebbero dovuto essere, lavoro e benessere, pulizia e divertimento che poi è il pane dei napoletani e Silvio questo lo sa bene, visto che di cinema e di televisione un po’ se ne intende. Ma le truppe no, i militari non ci dovevano essere, nemmeno nei proclami e nelle leggi emanate frettolosamente dal governo che si è insediato nel palazzo reale di piazza plebiscito, quei ministri imposti dal nord e calati assieme alle truppe in un territorio non loro.

Ecco come si risvegliano dal loro sogno i cittadini campani, un risveglio brusco, fatto di manganellate e di trincee, di imposizioni e di appropriazioni di terreni per farne discariche, quei terreni assolati che hanno cibato con i loro frutti e per millenni, la popolazione locale. Pomodori, melanzane, limoni uva e fichi pesche e altro nettare della terra, questi sono i frutti che sono già stati avvelenati dalla camorra con le scorie ed i rifiuti solidi o liquidi derivanti dalla lavorazione dei prodotti dell’ imprenditoria veneta e lombarda. Volete levare a “pummarola o a e melanzane alla parmigiana” ai napoletani?. Pazzo, chi lo pensasse sarebbe veramente pazzo. Pensate che Napoli ed il suo litorale possa esistere, senza nocino, o il rosolio o “à pizza c'à pummarola ingoppa” e il limoncello?Impossibile!

Non è corretto prendere il posto della camorra seppellendo tonnellate di rifiuti nelle viscere della terra di Caivano o di San Giovanni a Teduccio. Tanto per fare dei nomi qualsiasi, che nulla hanno a che vedere con il problema, ma suonano bene, da nome di "sito" napoletano. Non si può proprio e tantomeno quando i treni che avrebbero dovuto portare “ ammunnezza” in Svizzera o in Germania o Francia e Austria, per qualche inspiegabile motivo sono stati bloccati, rimanendo a lungo inattivi. Ma il governo ha pensato anche a questo e di Gennaro, proprio in questi giorni è stato premiato per la sua fedeltà e professionalità. Speriamo di non dover vedere una nuova G8 a Napoli, il popolino se colto "d'acollora", potrebbe fare nuovamente “ o colera!”.


Italo Suris

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