sabato 17 maggio 2008

il lenzuolo virtuale

17 maggio 2008



Lorena Cultraro, di appena 14 anni, se n’è andata in silenzio come ha vissuto in una città della Sicilia, in quella Sicilia legata ancora e nonostante tutto, ad arcaici concetti d’onore. Paesi del profondo sud come Niscemi, abitati da persone avvezze al timore di dover rendere conto del proprio operato ad una società alla fine ipocrita. Una collettività pronta ad accusare nel silenzio delle quattro mura di casa, l’operato altrui e ad essere invece apparentemente compartecipe del dolore e della riprovazione, nel caso di responsabilità collettive. Lorena ha incominciato proprio oggi il lungo viaggio verso una meta ignota, confortata dall’affetto dei genitori e di tanti giovani amici, compagni di scuola, e gente comune che hanno voluto salutarla per l’ultima volta.

Mancavano solo i suoi aguzzini ora in carcere, giovani minorenni accusati probabilmente di violenza di gruppo, stupro e forse d’omicidio premeditato. Se ne va in una bara di legno bianca, il colore dell’abito da sposa, simbolo di purezza fisica e interiore. Sono finiti in Sicilia i tempi in cui alle finestre, il giorno del matrimonio, veniva mostrato al pubblico il lenzuolo usato la notte in cui si era consumato per la prima volta il rapporto sessuale, macchiato del sangue provocato dalla lacerazione dell’imene. Forse una lacerazione dolorosa provocata non tanto dalla penetrazione violenta del corpo, quanto dalla consapevolezza di aver perso, con quel lembo di pelle, anche la gioventù o la speranza di poter passare il resto della propria vita accanto all’uomo veramente amato, scelto in modo autonomo e non imposto da volontà superiori.

La giovanissima sposa era conscia che dopo quella notte, sarebbe diventata per sempre schiava di un nuovo padrone, un uomo che l’avrebbe usata a proprio piacimento, come macchina di figli possibilmente maschi, serva e cameriera, prigioniera in casa e privata della possibilità di rivolgere un cenno del capo a chicchessia, soprattutto se di sesso maschile. Come sono lontane quelle notti in cui i picciotti davano prova della loro virilità legata al concetto d’onore. Una prova di mascolinità da mettere in risalto orgogliosamente e paradossalmente proprio con lo stesso lenzuolo steso alla finestra o sul balcone. Perché diciamocelo chiaro e tondo, era anche questo il motivo di tale esecrabile esibizione. Lo dimostra il fatto che colui che avesse per disgrazia trovato già il vuoto attorno a se, oppure, se la legge di Newton fosse stata la causa di una cilecca preannuncita, lo stesso sarebbe stato costretto a sgozzare la gallina di scorta, direttamente sul candido drappo da esporre in seguito al pubblico.

Si afferma che le giovani siciliane siano oggi, assieme alle campane, le più disinibite, quelle che amano provare sin da ragazzine le gioie e le emozioni legate al sesso, a divertirsi facendo all’amore, alla faccia di preconcetti, di tabù e di insopportabili usanze, di luoghi comuni e di ipocrisie. Una rivoluzione sessuale resa pubblica attraverso il best seller “ gli ultimi 100 colpi di spazzola"(100 colpi di spazzola prima di andare a dormire - ), un libro in cui un’adolescente catanese, ha raccontato tutte le sue performance sessuali, le sue avventure, anche di gruppo. Esprimendo pubblicamente, il piacere di diventare schiava del sesso, di godere donando liberamente e spontaneamente la gioia carnale intesa come amore per il prossimo e spontanea dedizione.

Sarà quello descritto, il sentimento che ha spinto la bella e dolce Lorena ad appartarsi con quelli che credeva dei cari amici, a cui voleva probabilmente bene, e di cui incoscientemente non ne aveva capito la pericolosità e la grettezza?, penso proprio di sì. Sicuramente è l’unico aspetto di tutta questa faccenda da poterle rimproverare, non certo quello di aver consumato qualche attimo d’intenso piacere in casolari luridi e isolati, in una coreografia che ha sminuito la bellezza e la purezza del rapporto avuto.

Cosa certamente più grave è di aver voluto bruciare i tempi, e d'aver iniziato a frequentare ragazzi di cui non ne aveva, per inesperienza appunto, intuito la pericolosità e l’immaturità. Insomma non aver intuito le loro angosce interiori, e il rifiuto di prendersi le proprie responsabilità, nel caso avessero dovuto in qualche modo rispondere del loro operato nei confronti della famiglia della vittima, delle fidanzate e di tutta la società. Ecco allora che, come d’incanto, ritorna l’ancestrale simbologia del lenzuolo sporco di sangue, e non semplicemente macchiato , un lenzuolo nefando che sono stati costretti a estrarre dalle loro coscienze e ad esporre, dopo i molteplici tentativi di depistaggio, nella caserma dei carabinieri. E’ questo il vero problema, il gioco dell’amore può creare spiacevoli conseguenze delle quali si deve essere in grado di risponderne, senza dover tirare a sorte o costringere chicchessia a fare la prova del DNA per scoprire l’eventualità paternità di un figlio mai desiderato, visto che per chi non lo sapesse, un figlio può essere il frutto di un atto d’amore consenziente o anche no.

A Palermo poi recentemente non sarà stata certo presa in considerazione dalla giovanissima adolescente, l’eventualità che le foto hard scattate dal fidanzato durante i rapporti consumati nell’abitacolo della propria auto, sarebbero poi state trasmesse via etere, a tutti gli amici dello stesso. Così anche in questo frangente si vede sbucare, nel trentesimo secolo, l’atavico costume di esporre il lenzuolo macchiato di sangue. Lo si è fatto in questo caso mediaticamente, usando un pezzo di stoffa virtuale, lo schermo di un cellulare. Alla fine si scopre come tutto il mondo è paese e che, il grande fratello, non è altro che il perpetrarsi di un’antica tradizione esibizionista tutta italiana e forse neppure più tanto maschilista.

Italo Suris

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