giovedì 15 maggio 2008

la caccia alle streghe

14 maggio 2008

A dir la verità sono un po’ inquieto. Dopo il risultato delle precedenti elezioni, sento attorno a me un clima ostile, come se regnasse su di noi una cappa d’insicurezza perenne. Dubbi si affacciano alla mia mente, interrogativi che si trasformano in constatazioni, poi confermate da dichiarazioni di ministri e presidenti. Sento attorno a me un’aria di smarrimento, mentre esclamazioni inneggianti al fascismo mai pronunciate precedentemente anche in presenza di governi di destra, si fanno sempre più frequenti.

Ragazzini irrequieti rispolverano simboli e motti del Duce. Squadre di giovani dal volto coperto ed armati di mazze e coltelli, irrompono nei campi dei Rom creando terrore e scompiglio. Gli extracomunitari camminano in silenzio con il viso tirato e gli occhi abbassati verso il selciato, scivolando lungo i muri velocemente, sperando che qualcuno non si accorga della loro presenza. Eppure la violenza è figlia della paura e c’è da scommettere che paradossalmente, anziché diminuire, con l'attuale amministrazione, si acutizzerà, sarà ampliata dal megafono dell’intransigenza e dal desiderio di stravolgere in tempi brevi, ciò che non si è neppure mai pensato di risolvere con un colpo di bacchetta magica.

Ordine e disciplina, sembra sia l’imperativo delle prime giornate dell’insediamento dei nuovi amministratori, mentre continua la pubblicità ininterrotta di proclami e atteggiamenti che dimostrano come la campagna elettorale continuerà a far parte della nostra quotidianità. E’ uno stratagemma che serve a creare un clima di continua insicurezza, squarciato solo da lampi di inconsistente approvazione, qualsiasi sia l’argomento, e qualsivoglia il provvedimento che si pensi di adottare. Dalla caccia al clandestino, alla distruzione dei campi nomadi, all’inasprimento delle pene per gli irregolari, al licenziamento di statali fannulloni. Comportamenti forse corretti, che però come impostati e presentati, danno l’impressione di una generalizzazione di problemi anche marginali, che si vuol far credere causa di tutti i mali.

E’ come se l’attuale Governo stesse cavalcando la tigre di un pensiero comune e ricorrente, sviando l’attenzione da quei problemi economici e di risanamento che il Governo Prodi aveva iniziato ad affrontare con successo. L’evasione fiscale e il welfare , per esempio, l’abbattimento del debito pubblico e l’apertura a nuovi programmi di democratizzazione e di innovazione del nostro paese. Paradossalmente il Papa segue una strada parallela e convergente con le attuali strategie politiche, condannando apertamente i DICO, la legge 194 e demonizzando l’Islam, fino a far erigere una statua o collocare una targa ricordo a nome della Fallaci, per i suoi scritti contro la cultura islamica.

Sembra quasi che una xenofobia sociale stia prendendo il sopravvento sulla ragione di chi ci deve governare ed indirizzare verso atteggiamenti di paziente sopportazione. Che non vuol dire, state attenti, sottomissione o sottovalutazione di problemi sicuramente gravi, quanto un atteggiamento responsabile ed equilibrato nei confronti delle problematiche urgenti del paese. soluzioni da adottare solo dopo aver ben ponderato quale sia il miglior metodo per non peggiorare lo stato esistente. Ponderatezza quindi e non impulsività.

Ieri il Rom che abita dietro casa mia, mi ha salutato dicendomi che forse se ne andrà, non sa ancora dove, non ne capisco il motivo, ma una cosa ho intuito; si è reso conto che l’aria, per lui e per molti come lui, si è fatta irrespirabile. Non so come viva e di cosa viva, me lo immagino, ma personalmente non mi ha mai creato problemi, al di là del volume eccessivo delle note provenienti dalle casse acustiche delle loro apparecchiatura musicali. Saranno contenti i vicini che si vedranno rivalutata la casa, io un po’ di meno visto che proteggeva con la sua presenza il vicinato da malintenzionati. In fondo ogni cosa ha il suo rovescio. Ricordo ancora come una mattina in cui ero assente, fece fuggire un malvivente che si era intrufolato, con intenzioni non proprio pacifiche, nella mia proprietà. In fondo mi ero abituato alla sua presenza, al suo gioviale saluto, all’odore di cipolla fritta e di carne alla brace, chissà se tornerà nuovamente in Romania.

Italo Suris

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