martedì 6 maggio 2008

bigoli col nero


06 maggio 2008

Ho ascoltato questa sera il dr. Andreoli, lo psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale, così strano con quei capelli arruffati e sempre scomposti, ma così bravo e preparato che è sempre un piacere ascoltarlo.

Ha analizzato la causa della violenza nel nostro paese, in special modo nel nord est, e incalzato dal conduttore ha ammesso che vi sono dei simboli ai quali i giovani fanno riferimento, in genere quelli nazisti o fascisti. Lavoro in una scuola statale e ho constatato come oramai sia radicato nei ragazzi, il concetto di ordine assoluto, un ordine imposto con la forza, identificandosi appunto in schemi ideologici di un passato non più recente.

Il ricordo delle sofferenze patite dalla nostra gente durante l’occupazione nazista, e forse nello stesso periodo anche fascista, è scomparso nell’oblio. Ormai i vecchi militari, coloro che hanno combattuto non solo sui monti come partigiani, ma anche nelle battaglie in tutto il globo, sono quasi tutti scomparsi e, a quei pochi ancora in vita, si tende ad inviare in omaggio un paio di stampelle, come fossero un mazzo di rose.

Ecco una dimostrazione di mancanza di tatto e d’ignoranza, i giovani d’oggi non sanno più che le rose si regalano in numero dispari e quindi non meno di tre, lo stesso dovrebbe valere allora anche per le stampelle. Vi è un motivo per cui il paese di CarloV°, è una delle poche nazioni con un governo di sinistra. E' ancora vivo, in quel paese il ricordo del Franchismo, periodo nero per la spagna, in tutti i sensi. Molti italiani, sia dall’una che dall’altra parte, da quel che mi raccontava mio padre fascista convinto ed irriducibile, si arruolavano nelle varie fazioni. Molti combattevano con i franchisti altri con i comunisti nella Spagna degli anni trenta.



Partivano come volontari facendo a gara per essere arruolati, poichè il governo spagnolo e forse anche quello italiano, pagavano bene i mercenari. Molti giovani volontari fra cui mio padre, non riuscendo ad arrualarsi per la guerra civile spagnola, dovettero combattere in Libia, sempre come camicie nere. Ora non ci sono più guerre o eserciti che si contrappongano, eppure si muore, si lascia la pelle per una sigaretta, un alibi sciocco, un pretesto per imporre il proprio potere, quello di leader , di capo, di condottiero e salvatore dell’onore italico. Sembra quasi d’essere ripiombati nel passato buio, nero e doloroso.

Sono finiti i tempi in cui si poteva tranquillamente girare per le vie delle nostre città, scherzando ma anche azzuffandosi, fra gruppi avversari di ragazzi, per motivi di donne. Come giustamente ha detto Andreoli, il nord est è cresciuto economicamente, ma nel contempo non è maturata la convinzione che star bene non significa imporre con la forza la propria volontà. Ecco perché nel mio blog, ripeto continuamente e ossessivamente che il capitalismo, così concepito, è solo autodistruttivo.

E’ l’identificazione fra potere e denaro che crea i presupposti della violenza. L’assioma che chi ha più soldi debba comandare ed imporre la propria volontà è errato, è un atteggiamento irresponsabile per chiunque lo metta in atto, sia nelle industrie sia fuori delle stesse. Ora c’è scappato il morto, per una sigaretta?, no per un falso concetto di sé e del rapporto con il denaro. E più propriamente c'è la convinzione che sia doveroso punire chiunque si permetta d' infangare ciò che più si avvicina all'immagine che si ha di sè stessi o di ciò che ci rappresenta. Nel caso specifico di Michele, il ventinovenne deceduto quest’oggi, la piazza della città di Verona era considerata out per i diversi, per coloro che non appartenevano al gruppo.

Cos' ha fatto Michele di così grave?, niente si è solo seduto sui gradini di una scalinata. Ecco che i camorristi del nord si chiamano Ultra o naziskin, fascisti o bulli di periferia, bambocci. Chiamateli come volete, ma stateci alla larga, sono a quanto pare molto pericolosi. Uccidono anch’essi per furto come gli extracomunitari, così pericolosi durante la campagna elettorale, quelli per cui si chiedevano le ronde. Ognuno a modo suo ruba ciò che può servirgli. In questo caso non necessitava la refurtiva composta da cellulari, bracciali o portafogli, ma la vita di un coetaneo, al solo scopo di dimostrare la propria potenza o meglio il delirio di onnipotenza. Ora basta, su questo argomento ho scritto anche troppo, speriamo che le cose in futuro cambino.


Intanto un pò di storia:


« Sono padrone di un Impero su cui il sole non tramonta mai »
( Carlo V del Sacro Romano Impero)
« Parlo in spagnolo a Dio, in italiano alle donne, in francese agli uomini, e in tedesco al mio cavallo. »
( Carlo V del Sacro Romano Impero)



Italo Suris

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