domenica 25 febbraio 2007

Ciao Mariangela


25 febbraio 2007


Oggi non ho avuto tempo di scrivere qualcosa. Ho riesumato una vecchia lettera scritta ad una giovane ragazza per alleviare le sue angosce e la tristezza, dopo che l'innamorato l'aveva lasciata!
Ecco la lettera!


Ciao Mariangela, non avrei mai voluto sentirti piangere, il pianto è sofferenza, ma nel contempo è sintomo anche di rabbia, frustrazione e disperazione. Si piange per parecchie cose, si piange per un lutto, si piange per amore, si piange per gioia, per ilarità, ma soprattutto si piange per dolore.

Dolore dovuto quasi sempre alla perdita di una persona cara, quindi ad un lutto. Il lutto è vissuto con più o meno intensità in base alla personale sensibilità, al concetto di moralità, di correttezza, di giustizia, di fiducia e onestà. Ma questi sono sentimenti che variano da persona a persona, da età ad età, in base al proprio status quo, alla cultura ma soprattutto al vissuto.

Una persona gretta, insensibile, amorale con un senso di onnipotenza e uno smisurato concetto di sé, unito ad abbietto cinismo, ed eccessivo edonismo e , caratteristiche che alla fine si riassumono in due o tre semplici parole: immaturità, egoismo, e materialismo, non può conoscere la sofferenza di chi ha vissuto con il mal d’amore. Un amore che pensi sempre di raggiungere e che immancabilmente sempre ti sfugge. Ma non è così.

Il mondo è pieno di gente che vuol bene, ma che ha paura di dirlo, l’amore infatti è da tutti vissuto come una debolezza e non come una forza, l’unica vera forza che fa muovere il mondo. Tutti ormai hanno paura di questo sentimento, lo sfuggono hanno paura di sembrare deboli, fragili, ridicoli, inadeguati ad affrontare le prove che il nordest ricco ed opulento richiede ai propri figli viziati.
Costoro disprezzano l’amore come disprezzano la loro terra e le cose belle, come la natura, come i fiori.
Il tuo errore è quello di essere un fiore, nato e cresciuto in un terreno arido di valori. E i fiori si possono anche calpestare, se non ami la natura. Non vorrei più vederti o sentirti piangere, lo so è inevitabile in questo periodo per te così triste, ma serbo il ricordo di quando a …. ( eri una piccola bambina molto graziosa ), una mia parola di conforto scatenò in te una crisi di pianto liberatorio. Anche allora si trattava di ciò che tu consideravi un vuoto d’amore, quello della figura paterna. Io l’avevo inconsciamente capito e mi bastò dirti:” Non ci pensare, tuo padre è fatto così, ma anche se alza la voce, ti vuole molto bene”.
Ecco, ora nell’abbandono, hai inconsciamente rivissuto quel dolore, ti sei sentita ancora una volta tradita, proprio come ti sentivi tradita allora, e ti sei chiesta: “ma come, io ho fatto tanto per lui, gli ho voluto bene , ho trascurato me stessa, le mie cose, ho rinunciato a tutto per avere il suo amore, ho dato tutto, proprio tutto……e questa è la sua risposta?????” Si hai dato tutto, molto responsabilmente a tutti, è un vizio di famiglia, è una forma di debolezza, di fragilità, è come annullare la propria personalità, per avere in cambio almeno un briciolo di quell’affetto mai provato, mai avuto, che si pensa di non meritare. E' un questo un meccanismo infernale da cui sembra non si riesca mai ad uscire.

Non se ne vede una via d’uscita, non si vede la luce. Ma la luce c’è, è all’interno di noi stessi è amarci e stimarci da soli, scegliere la nostra strada consapevolmente, con la maturità che deriva dalle piccole e grandi sconfitte, dal cadere e sapersi rialzare, dalla consapevolezza di ciò che si è fatto, come lo si è fatto, dove si è sbagliato, dove si vuol arrivare.
Questo è il nocciolo del problema, l’ errore è sempre il nostro, o perché ci siamo comportati come genitori che riversano il loro innaturale amore sui figli, al solo scopo di riempire il vuoto che è in noi, o nell’aver negato le avvisaglie di un rapporto che non sarebbe mai dovuto cominciare, o i segnali di un’imminente rottura.

Questo atteggiamento si chiama negazione. I figli dei non amati, negano la realtà poiché per loro la consapevolezza di una vita senza amore sarebbe un’ inferno.
Bene piangi pure quanto vuoi, disperati, tirati i capelli, pitturati la faccia di nero, le unghie di viola, ma reagisci; incomincia a costruire la tua vita su basi più solide, sul rispetto per te stessa, sul lavoro; dando a questo la giusta importanza, sullo studio e la cultura che rappresentano, questi sì, gli elementi essenziali e portanti per una vera libertà dalla sofferenza.
Vedrai tutto ciò che ti ho scritto lo studierai più avanti. Intanto fidati e se vuoi confidati. Lo sai, io ti voglio tanto bene. La vita è scuola continua ,ma offre anche gioie , Attese e speranze ,ma alla fine …..!!!!!!

Ricordati se vuoi arrivare ,tutto dipende dal lavoro che farai su te stessa!!!

Ciao un grosso bacio !
Italo suris
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